
Redazione
Lavoro: emendamento governo, possibilita' di demansionamento
Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - L'emendamento del governo alla legge delega sul lavoro prevede la possibilita' per un'azienda di demansionare in alcuni casi un dipendente, modificando di fatto l'articolo 13 dello Statuto dei lavoratori. Nel testo si legge infatti che il Governo e' delegato a introdurre con i decreti attuativi "una revisione della disciplina delle mansioni, contemperando l'interesse dell'impresa all'utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l'interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della porfessionalita' e delle condizioni di vita, prevedentdo limiti alla modifica dell'inquadramento".
Lavoro: emendamento governo Contratto a tutele crescenti
Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - Il Governo ha presentato un emendamento alla legge delega sulla riforma del lavoro all'esame della competente commissione del Senato che prevede, tra l'altro, "per le nuove assunzioni il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianita' di servizio". La proposta di modifica e' stata condivisa dai partiti della maggioranza nel corso di una riunione svoltasi questa mattina a Palazzo Madama.
Renzi: subito riforme o al voto. Pronta nuova segreteria Pd
Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - Matteo Renzi smentisce di avere come obiettivo quello delle elezioni anticipate. Anche se, nel suo intervento ieri in Parlamento, il premier mette subito in chiaro: "Non abbiamo paura di confrontarci con gli italiani, penso che lo abbiamo dimostrato in varie circostanze". Ma "oggi l'Italia ha bisogno di una sfida che abbia come orizzonte maggio 2018. Siamo disponibili ad effettuare un percorso di riforme per cui alla fine si possa anche perdere consenso. Sono disponibile a correre il rischio di perdere le elezioni ma non di perdere tempo". Poi, pero', avverte: "Si arriva al 2018 a condizione di mettere in campo le riforme necessarie come fisco, giustizia, questione educativa oltre che alle riforme istituzionali e alla riforma elettorale". Quanto alla legge elettorale, "una ennesima melina suonerebbe come un affronto a cio' che e' stato detto da autorevoli esponenti come il presidente della Repubblica e sarebbe uno schiaffo alla dignita' della classe politica che si dimostrerebbe incapace di trovare delle soluzioni". Ma l'Italicum non va fatto subito per andare presto al voto, ha chiarito ancora il presidente del Consiglio. Renzi, nel presentare il piano dei 'Mille giorni', non lascia intravedere alternative: "sono l'ultima chance per recuperare il tempo perduto. Dopo aver perso tanto tempo negli anni passati, ora abbiamo l'ultima chance. Se perdiamo, non perde il governo ma l'Italia". E ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: "Qualcuno ha dipinto la scelta del provvedimento dei 'Mille giorni' come un tentativo di dilazionare, di perdere tempo. Mai lettura puo' essere piu' grottesca e ridicola"; per poi aggiungere: "Rispetto al derby tra i 'professionisti della tartina' e l'Italia che si spezza la schiena, noi stiamo con questa seconda parte". Nel merito, Renzi ha insistito sulla necessita' di fare la riforma della giustizia, e quella del lavoro, non escludendo l'ipotesi di ricorrere a misure d'urgenza e definendo "iniquo" l'attuale sistema: "nessuna discussione ideologica puo' fermare quella che e' oggi una priorita'". Nel piano dei Mille giorni il premier fa rientrare anche i diritti civili, sottolineando che "o le riforme si fanno tutte insieme o non si fanno piu'". "Il mondo fuori di qui ha bisogno di una classe politica che pensi all'Italia e agli italiani e che non si limiti costantemente alla polemica autoreferenziale", dice il presidente del Consiglio nei suoi interventi in Parlamento. Negli ultimi anni "ci siamo guardati troppo allo specchio" e ora "e' il momento di aprire la finestra e di guardare fuori. Di cogliere il messaggio dei cittadini". Per i prossimi tre anni, suggerisce, "lavoriamo su provvedimenti concreti. Poi, al momento dello scontro elettorale, vedremo chi avra' consenso e chi ne avra' di piu'. Ma fino a quel momento continuiamo a lavorare perche' l'Italia recuperi il proprio ruolo in Europa e l'Europa abbia ancora un senso nel mondo". Infine, Renzi torna sulle ultime vicende giudiziarie: "Dico qui in Parlamento che noi aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze, ma non consentiamo a nessuno scoop di mettere in difficolta' o in crisi decine di migliaia di posti di lavoro e non consentiamo che avvisi di garanzia piu' o meno citofonati ai giornali, consentano di cambiare la politica aziendale in questo Paese". Ieri sera, infine, il premier e segretario del Pd riunisce la direzione e vara la nuova segreteria: 15 componenti, 8 donne (Stefania Covello, Chiara Braga, Micaela Campana, Francesca Puglisi, Lorenza Bonaccorsi, Valentina Paris, Alessia Rotta, Sabrina Capozzolo) e 7 uomini (Filippo Taddei, David Ermini, Enzo Amendola, Andrea De Maria, Giorgio Tonini, Ernesto Carbone, Emanuele Fiano). Per le deleghe, invece, bisognera' attendere una settimana. Ma l'avvertimento e' chiaro: "Ci riuniremo agli stessi orari antelucani della segreteria precedente", annuncia Renzi.
Renzi: segreteria a 15, con 8 donne; 41% non e' per sempre
Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 16 set. - "Una segreteria di 15 persone, con otto donne e sette uomini". Lo ha annunciato Matteo Renzi alla direzione del Pd, partito che, a detta del segretario, "in questo momento deve reggere l'urto del governo". Le otto donne della nuova segreteria Pd sono Stefania Covello, Chiara Braga, Micaela Campana, Francesca Puglisi, Lorenza Bonaccorsi, Valentina Paris, Alessia Rotta, Sabrina Capozzolo. Gli uomini sono invece: Filippo Taddei, David Ermini, Enzo Amendola, Andrea De Maria, Giorgio Tonini, Ernesto Carbone, Emanuele Fiano. Le deleghe della nuova segreteria saranno assegnate giovedi' prossimo: "Ci riuniremo agli stessi orari antelucani della segreteria precedente", ha detto Matteo Renzi. "Il 41 per cento non e' per sempre, e' un dato che se ne va - ha quindi ammonito -. Nessuno puo' pensare che questo 41 per cento non nasca da una storia condivisa. Lo sforzo di provare a gestire un partito in modo unitario e plurale sia uno sforzo bello da fare". .
Berlusconi tiepido, bene su giudici. E libera falchi contro Renzi
Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 16 set. - Silvio Berlusconi qualcosa 'concede' all'ala dura forzista. E per ricompattare il partito e cercare di evitare nuovi terremoti interni, per la prima volta dopo mesi e a malincuore, viene spiegato, rifila a Matteo Renzi alcune stilettate. Niente di ufficiale ne' tantomeno di pubblico, eppure nei commenti fatti in privato sul discorso del premier svolto oggi in Parlamento, il leader azzurro si lascia andare a qualche osservazione tra il sarcastico e il pragmatico: bel discorso, e' il ragionamento a caldo nei colloqui con i fedelissimi, ma di concreto c'e' poco. Per ora, avrebbe aggiunto l'ex premier, siamo agli annunci, un bel libro dei sogni. Attendiamo i fatti. E se non dovessero arrivare, vorra' dire che il premier si sta scavando la fossa da solo e noi avremmo soltanto da guadagnarci. Il resto del pomeriggio il Cavaliere, rientrato a Roma dopo la fastidiosa uveite che lo ha costretto ad Arcore per tutta la scorsa settimana, lo trascorre a palazzo Grazioli tra una telefonata e l'altra, per assicurarsi la presenza massiccia dei suoi parlamentari a Montecitorio e scongiurare una nuova fumata nera sul ticket Violante-Bruno alla Consulta. Raccontano che Berlusconi abbia chiamato personalmente diversi degli assenti 'ingiustificati' alle votazioni di ieri. E non e' un caso, viene fatto osservare, se oggi alla Camera si e' visto anche il legale dell'ex premier, Niccolo' Ghedini, oltre a Denis Verdini (tra coloro che consultano il pallottoliere). Del discorso di Renzi, Berlusconi avrebbe apprezzato in particolare la parte sulla giustizia e sulla magistratura che, con alcune inchieste, mirerebbe a condizionare le scelte del governo e della politica. Ma al di la' delle lodi, il Cavaliere non ha mancato di sottolineare alcune criticita'. Sul fronte dell'economia, avrebbe osservato con i suoi, non c'e' nulla. Stesso discorso sulla politica estera. E secondo alcuni azzurri, sarebbe stato lo stesso ex premier ad 'autorizzare' i commenti non certo teneri di diversi esponenti di Forza Italia, primo fra tutti quello del capogruppo Brunetta, che ha bollato l'intervento di Renzi sui mille giorni come "aria fritta". Non e' da meno Giovanni Toti: "All'Italia servono i fatti, cosi' non funziona". Non che cio' stia a testimoniare, viene spiegato da alcuni fedelissimi, che Berlusconi abbia deciso di imprimere una sterzata alla linea del partito nei confronti del governo. Ma sull'altare dell'unita' di Forza Italia, sottolineano le stesse fonti, qualcosa andava sacrificato. E cosi', senza mettere in discussione la parola data sulle riforme, Berlusconi "lascia fare" gli azzurri piu' recalcitranti. Certo, se questa sera sul tardi il voto sulla Consulta dovesse andare ancora a vuoto, non e' escluso che l'ex premier decida di riunire entro la settimana i gruppi parlamentari. Domani, invece, resta confermato l'incontro con i rappresentanti delle forze dell'ordine. Mentre giovedi' e' in agenda la riunione con i coordinatori regionali per sbrogliare l'intricata matassa delle alleanze sul territorio. .