Sergey

Sergey

Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

La fotografia scattata dall’Istat sul meccanismo di distribuzione del sistema previdenziale rende l’immagine di un Paese a schema piramidale. Alla base, milioni di trattamenti di lieve entità. In cima pochi fortunati.

{div class:article-banner-left}{/div}

Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,8% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,0%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l'1,7%. Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.569 euro (contro i 19.395 degli uomini); oltre la metà delle donne (52%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (32,2%) degli uomini. Il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,7% nel Mezzogiorno.
E' quanto emerge dai dati Istat sul 2012 diffusi nei giorni scorsi.

Ma molti pensionati vivono con meno di mille euro al mese. E' questa la realtà per circa 7 milioni di pensionati italiani, pari al 42,7% del totale. E quelli sotto i 500 euro sono oltre 2,2 milioni. Cifre che fanno impallidire e che evidenziano sempre piu' come mai molti pensionati sono costretti a continuare a lavorare, anche in nero, anche dopo la pensione.  Infatti l’importo medio annuo delle pensioni riferito al 2012 è pari a 11.482 euro, 253 euro in più rispetto all’anno precedente(+ 2,3%), un modesto incremento. Tuttavia occorre considerare che, su 16,6 milioni di pensionati, ciascuno ha percepito in media 16.314 euro all’anno (358 euro in più del 2011) tenuto conto che, in alcuni casi, un individuo può cumulare più di una pensione.

La Riforma Fornero produce i primi effetti - Alla rilevazione annuale sui trattamenti pensionistici condotta dall'Istat e dall'Inps emerge infine che nel 2012 i pensionati sono 16,6 milioni, «circa 75 mila in meno rispetto all'anno prima». Sul ribasso, con tutta probabilità, ha pesato la riforma Fornero, entrata in vigore proprio nel 2012: le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2012 (i nuovi pensionati) sono stati 626 mila, mentre sono 701 mila le persone che dal 2012 non figurano più tra i beneficiari. Inoltre, cala anche il reddito medio dei nuovi pensionati (14.068 euro) che diventa inferiore a quello dei cessati (15.261 euro) e a quello dei pensionati sopravviventi (16.403 euro), che già nel 2011 percepivano almeno una pensione.
Quanto alla spesa complessiva, lo Stato nel 2012 ha pagato 270.7 miliardi, con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, mentre l’incidenza sul Pil è cresciuta dello 0,45% passando dal 16,8 al 17,2%.

Poi ci sono gli squilibri. Secondo l'Istat, sono 211mila i pensionati che percepiscono un assegno che va oltre i 5 mila euro, ed oltre 11 mila pensionati d’oro, lo 0,1% del totale, che a fine mese si vedono un bonifico superiore a 10 mila euro. E dato che questi trattamenti non corrispondono a reali contributi versati il governo potrebbe nei prossimi mesi introdurre un nuovo prelievo di solidarietà. Secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan: "dobbiamo ancora discutere i dettagli".

«Va avviato un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e, piu' in generale, dei dipendenti vicini alla pensione, per favorire l'ingresso dei giovani. Se non si fa, non ci puo' essere il rinnovamento».

{div class:article-banner-left}{/div}

Marianna Madia è pronta a dar vita al progetto per ringiovanire la Pubblica Amministrazione. I punti cardine sono: staffetta generazionale, sblocco del turn over, garanzie per i vincitori di concorso, punteggi aggiuntivi per i precari e prepensionamenti dei pubblici dipendenti.

E' quanto ha detto nel corso dell'audizione alla Camera, il ministro della Pubblica Amministrazione che ha precisato comunque di essere disponibile ad «un confronto innovativo di idee con le parti sociali». E soprattutto ha spiegato che non ci sono contrasti sul tema dei prepensionamenti con Stefania Giannini, Ministro dell'Istruzione: «Ho parlato con il ministro - ha detto - non c'e nessuna intenzione di mettere in contrapposizione giovani e anziani, tutt'altro. C'e la volontà di avere delle uscite non traumatiche di persone molto vicine alla pensione affinchè, in modo selettivo, entrino giovani».

L'Amministrazione, ha affermato Madia, «ha bisogno di cambiamento, di rinnovamento e di nuove competenze fresche». Per questo bisogna iniziare con la staffetta, che ha assicurato - non provocherà disastri: «Va avviato un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e, piu' in generale, dei dipendenti vicini alla pensione, per favorire l'ingresso dei giovani. Se non si fa, non ci puo' essere il rinnovamento» del comparto, «ma la sua agonia».

L'idea del ministro dunque sarebbe quella di programmare piu' uscite per ogni nuovo ingresso, citando come esempio un rapporto tra 3 uscite per ogni 1 assunzione, anche "se non so se sarà questa la proporzione" ha detto la Madia.

La «staffetta» oltre al rinnovamento «garantirebbe un risparmio complessivo per le Casse dello Stato, dato dalla differenza tra gli stipendi attualmente pagati e quelli dei neo assunti, al netto della spesa per le pensioni erogate in anticipo».

Altre risorse per finanziare il piano potrebbero arrivare da risparmi aggiuntivi sulla spesa per il settore, dagli stipendi dei dirigenti alla struttura delle partecipate. Ma l'Ispettore generale per la spesa sociale della Ragioneria, Francesco Massicci, in un'audizione davanti alla Commissione di vigilanza sugli enti previdenziali ha fermato gli entusiasmi della Madia: "l'operazione, sia pure indirettamente, avrebbe un costo. Se si manda via una figura diventata obsoleta, che non si deve rimpiazzare, il costo è neutrale, ha detto Massicci, "perché lo stipendio si trasforma in pensione. Ma la condizione viene meno se viene mandata via una figura che dev'essere sostituita".

Una riflessione che non preclude tuttavia un approfondimento del progetto Madia, anche perché c'è un gruppo di lavoro aperto sul dossier cui partecipano, oltre al ministero della Pa, quello del Lavoro, l'Inps e la stessa Ragioneria generale dello Stato. «Non faremo nulla senza di loro o contro di loro» ha detto il ministro precisando che l'ipotesi di un turn over «tre a uno è solo un esempio che ho fatto per far capire le persone».

Gli addetti alle mansioni usuranti possono uscire quest'anno con il perfezionamento di quota 97,3 a condizione di avere 61 anni e 3 mesi di età, ed almeno 35 anni di contributi.

{div class:article-banner-left}{/div}

I lavoratori usurati hanno, ai sensi del Dlgs 67/2011, la possibilità di accedere al trattamento pensionistico con requisiti piu' favorevoli rispetto a quelli introdotti dalla Riforma Fornero del 2011. Questi lavoratori infatti oltre a poter fruire del pensionamento anticipato indicato dalla Riforma Fornero, anche se piu' favorevole, mantengono una disiplina specifica basata sul sistema delle quote come accadeva per tutti i lavoratori sino al 31/12/2011.

Gli interessati quest'anno possono infatti uscire con il perfezionamento di quota 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi di età e con 35 anni di contributi.

Piu' alti i requisiti, per i notturni con un numero di notti lavorate all'anno comprese tra 64 e 71 che conseguono il trattamento di quiescienza con quota 99,3 con 63 anni e 3 mesi di eta'; e i notturni con un numero di notti lavorate all'anno ricomprese tra 72 e 77 che devono raggiungere quota 98,3 e 62 anni e 3 mesi di età. In tutti i casi i lavoratori scontano tuttavia il periodo di finestra mobile pari a 12 mensilità come stabiliva la vecchia disciplina.

Vediamo dunque chi sono i potenziali beneficiari della disciplina. In primo luogo trovano spazio i lavori particolarmente usuranti indicati nell'articolo 2 del Dm 1999 nell'ambito delle attività individuate dal Dlgs 374/1993: Lavori in galleria, cava o miniera: Mansioni svolte in sotterraneo con carattere di prevalenza e continuità; lavori nelle cave: Mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale; lavori nelle gallerie: Mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento con carattere di prevalenza e continuità; Lavori in cassoni ad aria compressa; lLavori svolti dai palombari; lavorazione del vetro cavo: Mansioni dei soffiatori nell'industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio; lavori espletati in spazi ristretti, con carattere di prevalenza e continuità e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte continuativamente all'interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture; lavori di asportazione dell'amianto; lavori ad alte temperature: Mansioni che espongano ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali a titolo esemplificativo, quelli degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti a operazioni di colata manuale.

Per altre mansioni con esposizioni alle alte temperature, il decreto 17 aprile 2001 stabilisce che la documentazione presentata a corredo della domanda dovrà comprovare l'esistenza delle condizioni non inferiori a quelle previste dalla tabella, allegata al decreto stesso; 

Lavori notturni - Rientrano nel beneficio i lavoratori definiti e ripartiti nelle seguenti categorie: lavoratori a turni che svolgono la loro attività nel periodo notturno per almeno 6 ore, per un numero minimo di giorni lavorativi all' anno non inferiore a 78 per coloro che maturano i requisiti al pensionarnento anticipato tra il luglio 2008 e il 30 giugno 2009 e non inferiore a 64 per quelli che raggiungono i requisiti per il predetto pensionamento anticipato dal 1° luglio 2009; lavoratori che prestano la loro attività per almeno tre ore nell'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino per periodi di lavoro di durata pari all'intero anno lavorativo.

Lavoratori dipendenti da imprese con voci di tariffa InailSi tratta di lavoratori alle dipendenze di imprese per le quali operano le voci di tariffa Inail per specifiche attività impegnati all'interno di un processo produttivo in serie: prodotti dolciari, macchine per cucire e macchine rimagliatrici per uso industriale e domestico, confezione di calzature in qualsiasi materiale, anche limitatamente a singole fasi del ciclo produttivo etc.

In proposito va notato, inoltre, che trovano applicazione i criteri per l'organizzazione del lavoro stabiliti dall'articolo 2100 del Codice civile (obbligatorietà del cottimo). La norma del Codice civile prevede che il prestatore di lavoro vada retribuito secondo il sistema del cottimo quando, in conseguenza dell'organizzazione del lavoro, è vincolato all'osservanza di un determinato ritmo produttivo oppure quando la valutazione della sua prestazione è fatta in base al risultato delle misurazioni dei tempi di lavorazione.

Il Dlgs 374/1993 stabilisce infatti, che i lavoratori interessati devono essere impegnati all'interno di un processo produttivo in serie, contraddistinto da un ritmo determinato da misurazione di tempi di produzione con mansioni organizzate in sequenze di postazioni, con svolgimento di attività caratterizzate dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale e con spostamento a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi, fissate dall'organizzazione del lavoro o dalla tecnologia, che si spostano a flusso continuo.

Vengono esclusi gli addetti a lavorazioni collaterali a linee di produzione, alla manutenzione, al rifornimento materiali, ad attività di regolazione o controllo computerizzato delle linee di produzione o al controllo di qualità.

Conducenti di veicoli - Inclusi tra gli usurati inoltre anche i conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo. La domanda va corredata, in particolare, dalla carta di qualificazione del conducente di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 286/2005 e del certificato di idoneità alla guida.

Più di quattro italiani su dieci, tra quelli che hanno lasciato il mondo del lavoro, ricevono meno di mille euro al mese di pensione. Ma oltre 11mila pensionati ricevono trattamenti d'oro oltre i 5mila euro al mese.

{div class:article-banner-left}{/div}

E' ufficiale. Oltre il 40% dei pensionati italiani ricevono meno di mille euro al mese di trattamento previdenziale. Ma ci sono oltre 11mila pensionati d'oro - lo 0,1% del totale complessivo - che portano a casa, grazie ad un trattamento calcolato con il sistema retributivo, più di 10mila euro al mese. I dati arrivano dall'Istat e fanno riferimento al 2012, primo anno dall'introduzione della Riforma Fornero che ha inasprito i requisti di accesso alla pensione.

Nel 2012, dunque, la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche a carico dello Stato è stata pari a 270.720 milioni di euro, con un aumento dell'1,8% rispetto all'anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,45 punti percentuali (dal 16,83% del 2011 al 17,28% del 2012). L'importo medio annuo delle pensioni è pari a 11.482 euro, 253 euro in più rispetto al 2011 (+2,3%).

I pensionati in Italia sono 16,6 milioni, circa 75 mila in meno rispetto al 2011; in media ognuno di essi percepisce 16.314 euro all’anno (358 euro in più del 2011) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione. Il 42,6% dei pensionati, quindi poco più di 7 milioni di persone, hanno un reddito da pensione sotto i 1.000 euro. Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.569 euro (contro i 19.395 degli uomini); oltre la metà delle donne (52,0%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (32,2%) degli uomini.

Il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,7% nel Mezzogiorno. Secondo i dati diffusi dall'Istat il 67,3% dei pensionati è titolare di una sola pensione, il 24,9% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,3% è titolare di quattro o più pensioni. Una fetta che avvicina la metà del totale, cioè il 42,6% dei pensionati, percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese; il 38,7% tra 1.000 e 2.000 euro, il 13,2% tra 2.000 e 3.000 euro; il 4,2% tra 3.000 e 5.000 euro e il restante 1,3% percepisce un importo superiore a 5.000 euro.

La grande parte della spesa complessiva è assorbita dalle pensioni di vecchiaia, al 71,8% del totale; a seguire, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,0%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l'1,7%.

Calano tuttavia le persone che hanno iniziato a percepire una pensione. Nel 2012 i nuovi pensionati sono 626.408 con un calo del 14% rispetto al 2011, mentre ammontano a 701.101 le persone che nel 2012 hanno smesso di esserne percettori. Il reddito medio dei nuovi pensionati (14.068 euro) è inferiore a quello dei cessati (15.261) e a quello dei pensionati sopravviventi (16.403), che già nel 2011 percepivano almeno una pensione. Il 26,5% dei pensionati ha meno di 65 anni, il 50,0% ha un’età compresa tra 65 e 79 anni, il 23,5% ha più di 80.

Il viceministro all'Economia Enrico Morando non esclude una trattenuta sugli assegni per rimodulare gli equilibri tra il sistema contributivo e quello retributivo.

{div class:article-banner-left}{/div}

Nessuna pace per i pensionati costantemente nel mirino dei tagli alla spesa pubblica. Dopo l'intervento del commissario straordinario alla spending review Carlo Cottarelli che aveva ipotizzato l'introduzione di un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati, è arrivata la precisazione del vice ministro all'economia Enrico Morando che ha dato disponibilità ad intervenire sulle pensioni più elevate, superiori a 10 - 15 mila euro al mese, maturate però con il sistema retributivo.

L'obiettivo del governo è quello di cercare un riequilibrio tra il sistema retributivo previsto sino al 2011 e quello contributivo applicato per tutti i lavoratori dal 2012. È un'ipotesi sulla quale si può lavorare ha detto Morando.

L'intenzione è procedere al ricalcolo degli assegni pensionistici superiori a 10/15 mila euro o comunque al di sopra di un determinato importo, quelli sui quali lo squilibrio tra i contributi versati e il trattamento incassato è maggiore.  La maggior parte delle pensioni d'oro infatti nasce con l'applicazione del metodo retributivo, un sistema generoso in base al quale il pensionato ottiene il trattamento di quiescenza basato sugli ultimi redditi percepiti nell'arco della sua vita lavorativa.

In altri termini i contributi in questo caso, coprono solo in parte la pensione erogata dall'Inps con punte di squilibrio che superano tranquillamente il 30 per cento sui trattamenti oltre i 3000 euro.

Sulla differenza tra la pensione calcolata in proporzione alle ultime retribuzioni e quella calcolata sulla base di contributi versati nel corso di tutta la vita lavorativa si potrebbe immaginare un contributo straordinario anche in misura superiore rispetto a quella del 5-10 per cento fissata nel 2012, abolita dalla Corte Costituzionale e poi reintrodotta dalla legge di stabilità 2014. 

È una ipotesi del resto che peraltro è stata oggetto dell'audizione del direttore generale dell'Inps Mauro Nori, in Commissione Lavoro presso la Camera dei Deputati la scorsa settimana. Nori aveva tuttavia avvertito i membri della Commissione circa le difficoltà di un programma in tal senso. L'Inps infatti dispone delle posizioni contributive individuali partire dal 1974 solo per i dipendenti privati.

Il problema, secondo Nori,  riguarda quindi i dipendenti statali (dove peraltro ci sono le pensioni più elevate come quelle di magistrati e degli alti gradi militari): sino al 1996 erano le pubbliche amministrazioni di competenza a pagare le pensioni e pertanto non esisteva un sistema unico per la gestione dei pagamenti pensionistici nel pubblico impiego. 

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati