Indennità di mobilità, assegno dimezzato al Sud in attesa del debutto della Naspi

Valerio Damiani Martedì, 22 Marzo 2016
In attesa del passaggio alla Naspi la durata dell'indennità di mobilità diminuisce quest'anno di altri 12 mesi per i lavoratori ultracinquantenni nel mezzogiorno.
Continua a restringersi la durata dell'indennità di mobilità. Quest'anno i lavoratori provenienti da aziende con oltre 15 dipendenti licenziati attraverso la procedura collettiva di cui alla legge 223/1991 a partire dal 31 dicembre 2015, subiscono infatti una ulteriore stretta che può arrivare sino a 12 mesi nel mezzogiorno. La novità è conseguenza della Riforma del Mercato del Lavoro prevista dalla Legge Fornero nel 2012 (legge 92/2012) che ha previsto un periodo transitorio in vista del completo superamento di questo ammortizzatore sociale a partire dal prossimo anno quando si completerà il passaggio alla Naspi anche per i dipendenti provenienti dalle imprese di dimensione maggiori. 

La stretta interessa in particolare i lavoratori ultracinquantenni residenti nel mezzogiorno che sino al 2014, prima del periodo transitorio, potevano vantare su un sostegno pari a 48 mesi, ora ridotto alla metà, 24 mesi. Sei mesi in meno rispetto al 2015 per i lavoratori residenti nel mezzogiorno con un'età ricompresa tra i 40 e i 49 anni che potranno ottenere, quindi, una prestazione non superiore a 18 mesi. In tutti gli altri casi la durata sarà pari a 12 mesi (18 mesi per gli ultracinquantenni residenti nel Centro-Nord).
Tale disciplina resta operativa fino al 30 dicembre 2016 (eventi di cessazione che siano intervenuti entro tale data), poiché dal 1° gennaio 2017 è fissato il passaggio alla Naspi e la durata dell'ammortizzatore sociale sarà rapportata alla carriera lavorativa degli ultimi 4 anni del titolare. La durata e l'importo dell'assegno saranno, quindi, personalizzati per ciascun lavoratore e non più fissi come accadeva per la mobilità. 

L'importo della Naspi sarà, infatti, commisurato alla retribuzione imponibile previdenziale degli ultimi quattro anni (è la retribuzione, cioè, su cui sono stati versati i contributi ed è stata così dichiarata all'Inps nei flussi mensili Uniemens). È questo un «principio» di riforma, per cui chi più paga contributi ha diritto a prestazioni più pesanti. In particolare, la base di calcolo sarà pari a tale retribuzione imponibile divisa per il numero di settimane di contributi accreditati all'Inps e il risultato moltiplicato per 4,33 (è un numero fisso). Il risultato ottenuto tuttavia è ancorato ai seguenti limiti: se non è superiore a 1.195 euro mensili (dato valido per il 2016 da rivalutare annualmente al tasso Istat), l'indennità mensile Naspi sarà pari al 75% di tale risultato;  se supera i 1.195 euro mensili, l'indennità mensile Naspi sarà pari al 75% del risultato più il 25% dell'eccedenza (cioè della differenza tra il risultato ottenuto e 1.195).

L'indennità mensile Naspi, in ogni caso, non potrà mai superare 1.300 euro mensili (dato per il 2016 da rivalutare annualmente). Dal quarto mese di fruizione l'indennità va ridotta del 3% al mese. Infine, la Naspi non ha durata prestabilita: spetterà, infatti, per un numero di settimane pari alla metà di quelle di contribuzione da lavoro che risultano accreditate all'Inps a favore del lavoratore negli ultimi quattro anni. Quindi nella migliore delle ipotesi l'indennizzo sarà di due anni.

Il passaggio alla Naspi per chi in passato, senza la Riforma, avrebbe potuto contare sulla mobilità si tradurrà, in sostanza, in un salto nel vuoto. Anche se la durata del sostegno sulla carta potrebbe in alcuni casi raddoppiare (da 12 a 24 mesi) in realtà non si tratterà di un passaggio vantaggioso soprattutto per coloro che non riescono a trovare una ricollocazione lavorativa in tempi brevi. Costoro con la mobilità avrebbero avuto un sostegno nel complesso abbastanza stabile nel tempo, con la Naspi l'importo si ridurrà invece molto più velocemente. Non a caso la Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati preme per una proroga per il passaggio di consegne tra i due sostegni contro la disoccupazione. 



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