Domattina saranno protagonisti di uno "speakers' corner" al ministero del lavoro in via Veneto a Roma dove chiederanno un incontro al ministro Poletti al quale hanno in vitato una lettera con nove rivendicazioni. Tra le richieste è stata avanzata la proposta di riforma della Gestione separata lnps, sulla quale la coalizione ha già avuto un confronto con il presidente dell'Inps Boeri il 24 aprile scorso; il diritto all'indennità di malattia per il lavoro autonomo; l'estensione della Naspi, una «pensione minima di cittadinanza» e l'introduzione di un reddito minimo garantito, una proposta sostenuta da una larga parte della società italiana. I borsisti e i dottorandi chiedono inoltre l'estensione della dis-coll dato che il decreto governativo sulla Riforma degli ammortizzatori sociali approvato con il Jobs non ha specificato nulla in merito. «Sono queste le premesse per ripensare i diritti e le protezioni sociali in un paese dove c'è la disoccupazione di massa, l'impoverimento e il lavoro viene svalorizzato» si legge nella lettera.
Temi analoghi sono promossi da Acta, l'associazione dei liberi professionisti che domani pomeriggio lancerà la "proposta decente", un programma su welfare, pensioni e reddito per gli autonomi con tre richieste principali:
(1) Equa contribuzione: sospensione immediata della legge Fornero che ogni anno minaccia di portare la contribuzione delle Gestione Separata al 33% e avvio di una equiparazione verso il basso con le aliquote di commercianti e artigiani.
(2) Tutela della malattia: L'INPS chiede tanto, ma a noi freelance dà pochissimo, soprattutto in caso di malattie gravi e di lunga durata. Su questo Acta, 80.000 firme alla petizione, molte Giunte Comunali e Regionali, chiedono un intervento immediato del Governo.
(3) Equa pensione per tutti: i freelance prima di altri stanno sperimentando l'iniquità del sistema contributivo, che condannerà le prossime generazioni a pensioni da fame, mentre politica e istituzioni fanno gli struzzi.
Nella giornata di domani ci sarà anche la manifestazione dei sindacati dello Spi Cgil contro il decreto rivalutazione pensioni (il decreto legge 65/2015) che porterà, accusano i sindacati, poche briciole in tasca ai pensionati interessati dal blocco biennale dell'indicizzazione.