Esodati, ecco il progetto Poletti per i pensionamenti flessibili

Domenica, 27 Aprile 2014
Un assegno anticipato di tredici mensilità pari a 760 euro al mese per accompagnare i lavoratori disoccupati con almeno 62 anni fino alla pensione di vecchiaia.  

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Giuliano Poletti, come anticipato sulle pagine di questo giornale nei giorni scorsi, ha ripetuto la necessità di intervento strutturale sugli esodati: «Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per gli esodati».  Insomma in ballo c'è una vera e propria modifica dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011, destinata a introdurre un meccanismo di flessibilità necessaria per limitare quegli effetti distorsivi prodotti dalla Riforma Fornero. Almeno in parte ci si prova.

Un intervento orientato in primis a risolvere il problema di coloro che sono rimasti bloccati nelle maglie restrittive della Riforma su cui non si potrà, secondo Poletti, continuare ad approvare "provvedimenti specifici" ma che dovrà anche introdurre un meccanismo in grado di tutelare chi resterà senza lavoro nei prossimi anni a fronte della piu' grave crisi economica dal dopoguerra.

Il nuovo pensionamento anticipato - Il tavolo di confronto partirà tra pochi giorni ma l'Inps ha già ipotizzato i contenuti della Riforma che dovranno essere vagliati dalle parti sociali e dal ministero di Via Veneto. La soluzione ipotizzata si chiama, Apa, acronimo di assegno di pensione anticipata. Prevede che in via sperimentale fino al 31 dicembre 2017, per i lavoratori dipendenti del settore privato sia possibile percepire un sostegno economico temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con i nuovi requisiti con successiva restituzione della somma complessivamente percepita.

L'assegno sarebbe concesso a condizione che il lavoratore sia in stato di disoccupazione e non sia titolare di trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità oppure di altre indennità come ad esempio gli assegni straordinari a carico dei fondi di solidarietà di settore. In aggiunta il richiedente dovrà aver raggiunto quota 99 cioè almeno 63 anni e 3 mesi di età e 36 anni di contribuzione oppure 62 anni e 3 mesi e 37 di contributi. Un meccanismo che ricorda i requisiti della vecchia pensione di anzianità.

L'importo della pensione conseguibile alla data di presentazione della domanda non dovrà inoltre essere inferiore a 2 volte l'importo del trattamento minimo Inps (circa mille euro per il 2014.) Il vantaggio per i beneficiari sarebbe quello di poter accedere ad un sostegno economico con un anticipo di circa 3 o 4 anni rispetto all'età per la pensione di vecchiaia.

L'importo dell'assegno - L'assegno oscillerebbe, secondo le proiezioni Inps, intorno a 1,7 volte l'importo dell'assegno sociale che si tradurrebbe quindi in circa 765 euro mensili per tredici mensilità. Che si trasformerebbe automaticamente in pensione di vecchiaia al perfezionamento dei requisiti generali previsti dalla Riforma Fornero. Ecco quindi che una volta conseguita la pensione scatterebbe quindi il meccanismo di compensazione che prevede un taglio dell'assegno pensionistico oscillante tra il 2 e il 5%, decurtazione che servirebbe a compensare il prestito ottenuto negli anni precedenti. In soldoni la trattenuta sull'assegno di vecchiaia, secondo l'Inps, si aggirerebbe intorno ai 50-75 euro mensili in media, un valore che secondo Poletti sarebbe accettabile.

Gli oneri per le casse dello stato  sarebbero in buona parte recuperati dal minor ricorso alle prestazioni di sostegno al reddito e dalla partecipazione una tantum delle aziende esodanti che sarebbero chiamate a versare all'Inps un contributo fisso pari a 18 mensilità di assegno pensionistico. Aziende che tuttavia sarebbero ricompensate con minori contributi per gli ammortizzatori sociali e con un importante risparmio sugli incentivi all'esodo.

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