Una notizia certamente non positiva per i lavoratori meno anziani perchè hanno una maggiore fetta dell'assegno determinata proprio con il sistema contributivo: si ricorda infatti che per coloro che avevano almeno 18 anni di contributi entro il 1995, la quota contributiva decorre dal 2012 per effetto della riforma Monti-Fornero; mentre per tutti gli altri la quota contributiva decorre dal 1996 in poi. Per i primi dunque l'effetto sarà meno sensibile perchè tutta la parte dell'assegno sino al 2011 resta agganciata al sistema retributivo ma per i secondi gli effetti saranno piu' intensi.
La revisione dei coefficienti, legati all’età alla quale si va in pensione (sono più bassi se si esce dal lavoro prima e più alti se si esce dopo), è stata prevista a fronte dell’allungamento della vita media. Ipotizzando che si riceve l’assegno per più tempo, a parità di età di uscita dal lavoro, l’importo, legato ai contributi versati nella propria vita lavorativa, sarà più basso. La revisione scatta automaticamente ogni tre anni e scatterà ogni due anni a partire dal 2019.
Per sterilizzare questi effetti negativi occorrerà dunque lavorare di più. Ed infatti non a caso l'aggiornamento dei coefficienti arriva in contemporanea con lo scatto della speranza di vita che, dal 2016 costringerà i lavoratori a rimanere sul posto di lavoro per altri 4 mesi rispetto ai valori attuali. Una circostanza che compenserà la riduzione dei coefficienti in questione. Gamsin I nuovi coefficienti saranno applicati a tutte le prestazioni che avranno decorrenza dal prossimo 1° gennaio a prescindere dalla data di risoluzione del rapporto di lavoro. I lavoratori che hanno già maturato un diritto a pensione hanno pertanto la convenienza ad uscire entro la fine di quest'anno affinché il trattamento pensionistico venga messo in pagamento con i coefficienti più generosi.