Quota 100, Il Progetto Damiano del 2013 resta più favorevole

Vittorio Spinelli Venerdì, 10 Agosto 2018
La proposta dell'ex Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, sui pensionamenti flessibili del 2013 resta più flessibile rispetto alle prime ipotesi circolate in queste settimane con il Governo Conte. 
Quando si parla di quota 100 e, più in generale di ritorno alle vecchie pensioni di anzianita', bisogna anche ricordare che la scorsa legislatura prima del progetto APE (nella sua forma sociale, volontaria ed aziendale) la sinistra del partito democratico aveva partorito una serie di proposte articolate ed anche più flessibili rispetto alle prime ipotesi circolate nelle ultime settimane.

Tra queste la più significativa era targata Damiano-Baretta (DDL 857 nel lontano 2013), che prevedeva una flessibilità in uscita con uno sconto di 4 anni sulla pensione di vecchiaia, cioè a partire dai 62 anni e 7 mesi (che dal prossimo anno sarebbero 63 anni dato che l'età pensionabile schizzerà a 67 anni per tutti) con un minimo di 35 anni di contributi. Il progetto Damiano, sostenuto peraltro dagli esponenti dell'attuale maggioranza, prevedeva una penalità fissa per tutti, pari al 2% per ogni anno di anticipo, sino cioè all'8% in corrispondenza del massimo anticipo a prescindere dal valore dell'assegno. Penalità che si sarebbe applicata solo sulla parte retributiva dell'assegno (vale a dire sull'anzianità accreditata sino al 2011 o sino al 1995 a seconda se l'assicurato potesse far valere almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995). La parte contributiva del resto, era il ragionamento degli estensori, sarebbe già stata penalizzata per le regole proprie del sistema contributivo che, come noto, ancorano il valore dell'assegno all'età di pensionamento per cui tanto più si anticipa la data di uscita tanto minore sarà l'importo della pensione.

Era pure previsto un sistema di incentivazione indiretto alla permanenza in servizio dato che la penalità sarebbe scemata al crescere dell'età anagrafica e/o dei contributi versati e, non da ultimo, l'importo sarebbe pure cresciuto quanto più si allontanava l'uscita oltre i 67 anni. Alla misura veniva accoppiato il pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica senza alcuna penalità (come si vede nella tavola sottostante che avevamo realizzato diversi anni fa).  

La proposta Damiano-Baretta, peraltro, aveva riscontrato i maggiori consensi anche dai partiti che sono al Governo e che oggi, dopo aver perso la memoria, sono orientati verso altre direzioni molto più complesse e restrittive. Quella del 2013 era una proposta tutto sommato equilibrata perchè non poneva trappole e condizioni tenendo insieme una penalità accettabile e controllabile dal lavoratore (per diminuirla bastava, infatti, ritardare l'accesso alla pensione) con le esigenze di un pensionamento flessibile. A questo punto vien, quindi, da porre una domanda che può suonare ingenua: se nel 2013 Lega e Cinque Stelle erano d'accordo con Baretta come mai ora che i numeri in Parlamento ci sono non si riparte dal progetto del 2013.....?

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