Riforma Pensioni, BCE: Senza aumento dell'età pensionabile a rischio i conti pubblici

Bruno Franzoni Martedì, 27 Marzo 2018
Dopo l'FMI anche la Banca Centrale Europea lancia l'allarme sui rischi di un rallentamento delle riforme nel sistema previdenziale dei paesi dell'Area Euro. 
La Banca Centrale Europea mette in guardia i Paesi dell'area Euro da una controriforma sulle pensioni. Nel Bollettino economico di marzo, la Bce avverte sulla necessità di non mettere in discussione le riforme gia' fatte e di proseguire con efficacia le riforme del sistema previdenziale adottate negli ultimi anni. 

Pur non essendo un invito mirato direttamente al nostro paese è difficile non mettere in relazione i contenuti del documento con i risultati dell'ultima tornata elettorale e dei programmi politici di Lega e M5S che puntano, come noto, ad una abolizione della Riforma Fornero. Gli esperti di Francoforte sottolineano come "l'invecchiamento demografico comporterà ulteriori pressioni al rialzo sulla spesa pubblica per pensioni, assistenza sanitaria e cure a lungo termine". Ciò renderà problematico per i paesi dell’area ridurre il consistente onere del loro debito e assicurare la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo". In questo quadro la BCE sottolinea che l'attenzione di molti paesi sulle materie pensionistiche è andata via via scemando con il passare degli anni, una situazione fonte di preoccupazione dato l'ampio debito pubblico per molti paesi europei. 

"L’implementazione di ulteriori riforme nel sistema previdenziale si rivela essenziale e non deve essere differita, anche in vista di considerazioni di economia politica" si legge nel bollettino economico. Gli Economisti spronano dunque i paesi dell'Area Euro a proseguire l'opera di riforma del sistema pensionistico bilanciando con l'aumento dell'età di pensionamento gli effetti dell'allungamento della speranza di vita anche per garantire una maggiore equità sociale dei trattamenti pensionistici. L'allungamento dell'età pensionabile, spiegano i tecnici, deve essere vista anche come strumento per incrementare la misura dell'assegno pensionistico ed il relativo tasso di sostituzione soprattutto in quelle situazioni nelle quali non è possibile procedere ad un incremento ulteriore delle aliquote contributive a carico dei lavoratori dipendenti ed autonomi. L'avvertimento dell'Ue segue e degli economisti del FMI che a inizio anno avevano avvertito circa le conseguenze sui conti pubblici di una controriforma in materia pensionistica. 

Damiano: impensabili altri sacrifici

Inevitabili le reazioni politiche alla diffusione del bollettino Ue. Secondo Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, l'Ue non può chiedere altri sacrifici ai pensionati italiani. “Se in campagna elettorale – spiega – la Lega ha promesso di ‘abolire la Fornero’, dall’Europa giunge il messaggio contrario: bisogna nuovamente alzare l’età pensionabile. Due opposti estremismi ai quali occorre rispondere con proposte concrete e realizzabili. In primo luogo, va respinta con forza la pretesa dell’Europa di penalizzare nuovamente i pensionati allo scopo di fare cassa. I dati sui quali si basano gli avversari dello Stato Sociale sono semplicemente falsi. Il peso della spesa pensionistica sul Pil non è del 16% ma del 12%, se il calcolo viene depurato dai costi dell’assistenza e dalle tasse che i pensionati pagano ogni anno, che ammontano a 43 miliardi di euro. Non solo: concentrarsi sulla riforma Fornero e ignorare tutte quelle precedenti (Maroni, Damiano e Sacconi), non consente di valutare appieno la portata degli interventi di riforma fin qui realizzati.

La Relazione tecnica del Governo al DEF del 2015 ha precisato la portata dei risparmi: ‘Grazie alle riforme Maroni, 2004, Damiano, 2007, Sacconi, 2011, e Fornero, 2012, cumulativamente la minore incidenza della spesa in rapporto al PIL ammonta a circa 60 punti (900 miliardi di euro) dal 2004 fino al 2050. Tale effetto è da ascrivere per circa 1/3 alla riforma Fornero e per 2/3 a quelle precedenti’. Come si vede, una montagna di risorse, che corrisponde al 40% del totale del nostro debito pubblico. Chi pretende di spremere altre risorse dalle pensioni è semplicemente folle”. “L’obiettivo è di nuovo la reversibilità, la quattordicesima e il ricalcolo degli assegni di chi è andato in pensione con il sistema retributivo: tutte pretese che vanno respinte al mittente. Sia che si tratti dell’Fmi, sia che si tratti della Commissione europea”, conclude Damiano. 

 

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