Pensioni

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La legge di stabilità lascia ancora una volta a bocca asciutta i 4mila insegnanti e personale Ata della Scuola che aveva maturato i requisiti per la pensione durante l'anno scolastico 2011/2012.

Kamsin Niente da fare per il personale scolastico che ha maturato un diritto a pensione entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012. I 4 mila docenti e lavoratori del comparto Ata che si riconoscono nel movimento dei cd. Quota 96 della scuola sono stati ancora una volta dimenticati dal Governo in occasione della presentazione della legge di stabilità per il 2015. Si tratta, com'è noto, di quei lavoratori che avevano raggiunto un diritto a pensione, con la vecchia normativa, dopo il 1° gennaio 2012 e che, pertanto, sono rimasti intrappolati nella Riforma Fornero del 2011.

La legge di stabilità doveva essere il veicolo idoneo a risolvere la vicenda dopo tanti tentativi andati a vuoto negli scorsi mesi, da ultimo quello previsto nel decreto legge di Riforma della Pubblica Amministrazione la scorsa estate, ma in loro favore non è stato previsto nulla.

"E' sconcertante l'assenza di misure in favore dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Il Governo ha dimenticato ancora una volta i problemi che da anni interessano centinaia di migliaia di lavoratori nonostante le promesse e le aperture fatte nei mesi scorsi in favore dei quota 96 della scuola, degli esodati e dei lavoratori penalizzati per l'accesso alla pensione anticipata prima dei 62 anni" ricorda un comunicato diffuso ieri dalla Cobas-Cgil. 

Delusione si registra dalla Rete dei Patronati Acli che osservano come, dalla legge di stabilità, sia rimasta fuori un'altra misura che avrebbe potuto temperare le rigidità della Fornero: e cioè l'estensione ai lavoratori del pubblico impiego (compreso il personale della scuola) che hanno raggiunto la quota 96 entro il 31.12.2012 della facoltà di accedere alla pensione al perfezionamento del 64° anno di età, una misura prevista attualmente solo per i lavororatori dipendenti del settore privato (articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011). 

"Non resta che attendere di vedere se il Parlamento inserirà emendamenti ad hoc al testo presentato dal Governo sulla legge di stabilità" dicono dal Patronato Acli.

Zedde

Critiche da parte dell'ex Ministro del Lavoro Pd Cesare Damiano alla stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza complementare. La Sinistra Pd: "ci saranno emendamenti in Parlamento".

Kamsin E' duro il commento del Presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano: "Per quanto riguarda il Trattamento di Fine Rapporto in busta paga non abbiamo alcun pregiudizio sul suo utilizzo volontario: non vorremmo che a questa scelta si accompagnasse pero’ l’aumento della tassazione per i Fondi di previdenza complementare".

Si parla di una tassazione che passerebbe dall’attuale 11,5% al 20%. Se cosi’ fosse - sostiene Damiano - sarebbe la fine della previdenza integrativa, quella stessa che dovrebbe consentire soprattutto alle giovani generazioni di aggiungere alla pensione pubblica una pensione di natura privata. Infine, l’eventuale opzione da parte del lavoratore di inserire in busta paga il TFR sarebbe fortemente disincentivata se ad essa si applicasse la tassazione ordinaria. Aspettiamo di vedere i testi” ha concluso Damiano. 

Voci critiche sulla mancata soluzione delle promesse fatte dal governo in materia previdenziale si elevano da piu' parti anche nel mondo politico e sindacale. "Sconcertante l'assenza dell'estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati" è il giudizio del sindacato pensionati italiani della Cgil; il dissenso si eleva anche dalla sinistra PD che promette la presentazione di un emendamento al disegno di legge di stabilità "quando verrà presentato in Parlamento" per superare le penalizzazioni attualmente previste per i lavoratori precoci sino 2017.

Zedde

Una norma contenuta nella bozza della legge di stabilità prevede che l'Inps metterà in pagamento le pensioni il 10 di ciascun mese per uniformare e razionalizzare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali.

Kamsin Potrebbero cambiare le date di accredito dei trattamenti previdenziali. L'articolo 26 della bozza del disegno di legge di stabilità 2015 prevede che, dal prossimo 1° gennaio 2015, al fine di razionalizzare ed uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'Inps, assegni e prestazioni previdenziali nonchè l'indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, "sono poste in pagamento il 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile" con unica soluzione nei confronti dei beneficiari di più trattamenti, se non sono presenti cause ostative.

Attualmente, com'è noto, l'istituto eroga le prestazioni in giorni differenti a seconda delle gestioni in cui viene liquidato il trattamento. Con l'unificazione delle date di pagamento l'Inps punta ad ottenere un risparmio nelle commissioni bancarie.

Un'altra novità riguarda l'obbligo di comunicare il decesso del pensionato all'Inps da parte del medico necroscopo attraverso il sistema telematico già presente per la comunicazione dello stato di malattia.
Il certificato di accertato decesso dovrà essere trasmesso dal medico entro 48 ore dall'evento con lo scopo di ridurre i casi di indebita erogazione.

Con il provvedimento inoltre il governo provvede alla cancellazione delle prestazioni accessorie erogate dall'Inps per le cure termali.

Zedde

 

La rete dei comitati degli esodati esprime sgomento per la mancanza di misure idonee ad affrontare in maniera strutturale il dramma degli esodati non salvaguardati nella legge di stabilità. Serve una "modifica tempestiva che comporti finalmente un provvedimento per il riconoscimento del diritto alla pensione".

Kamsin "Con estremo disappunto, profonda delusione e vivo sgomento e rabbia prendiamo atto che nella proposta di Legge di Stabilità 2015 non è stato inserito alcun provvedimento per la soluzione strutturale del dramma degli “esodati non salvaguardati”. E' quanto si legge in un comunicato diffuso ieri dalla rete dei Comitati degli Esodati italiani presieduta da Francesco Flore.

Il Governo aveva infatti piu' volte indicato, per voce del ministro Giuliano Poletti, la disponibilità ad introdurre correttivi strutturali - già con la legge di stabilità - per consentire un anticipo dell'età pensionabile in favore di quei lavoratori che non sono rientrati tra i beneficiari dei sei provvedimenti di salvaguardia sino ad oggi approvati. "Un dramma che riguarda il presente ed il futuro di oltre 200.000 cittadini italiani e famiglie, a cui è stato derubato il diritto alla pensione" ricorda il Comitato Esodati.

La delusione è accresciuta anche dal fatto che nei mesi scorsi i portavoce della Rete dei Comitati hanno incontrato, in diverse occasioni istituzionali, il Ministro Poletti, il Sottosegretario Baretta oltre al vertice della segreteria del PD e numerosi parlamentari di tutto l’arco costituzionale. In tali incontri sono state esposte dettagliatamente sulla base dei contenuti del Dossier predisposto dalla stessa “Rete”, le problematiche irrisolte del dramma degli “esodati”, scoppiato all'indomani dell'approvazione della riforma Fornero.

Tutti gli interlocutori - si legge nel comunicato - hanno riconosciuto che la manovra sulle pensioni, perpetrata a dicembre 2011 dal Governo Monti-Fornero, abbia provocato danni nefasti a 390.200 famiglie italiane (unico dato ufficiale dell’INPS fino ad oggi disponibile), condannandole ad un presente incerto e a un sicuro futuro di indigenza. Da questo numero vanno sottratti i 170.230 lavoratori che sono stati tutelati ( o che lo saranno a breve) con i provvedimenti di salvaguardia ad oggi approvati. Restano pertanto circa 220mila lavoratori ancora esclusi dalle tutele.

La rete dei Comitati chiede dunque che il governo dia prova di serietà e affidabilità, rispettando e dando attuazione concreta ai loro impegni con una modifica tempestiva della proposta di Legge di Stabilità che comporti finalmente un provvedimento per il riconoscimento del diritto alla pensione, e  alla sopravvivenza  dei 220.000 lavoratori rimasti fuori dalle tutele.

La modifica, chiesta dal Comitato, deve andare nel senso di riconoscere l'estensione delle tutele per tutti coloro che, quando la manovra del 2011 è stata varata, erano già privi di occupazione  (perché esodati, contributori volontari, mobilitati, licenziati, ecc.) o avevano sottoscritto accordi che li avrebbero resi tali e si trovavano nella condizione anagrafica e contributiva per conseguire il pensionamento in un transitorio di tempo ragionevole quale è il periodo 2012-2018. 

Zedde

La tassazione sui fondi pensione passa dall'11,5% al 20%, mentre quella delle Casse di previdenza dal 20 al 26%. Aumenta anche la tassazione per fondazioni bancarie e rendite vitalizie.

Kamsin Il governo sarebbe pronto ad una stretta sulla previdenza privata e complementare. La legge di stabilità prevede, secondo le prime bozze, per le casse di previdenza delle professioni l'incremento  della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento, un livello che sarà equiparato agli investimenti effettuati da qualsiasi altro investitore privato. Sale anche il prelievo sui fondi di previdenza complementare ai quali fisco chiederà non più l' 11,5 per cento ma il 20 per cento.

Le novità tuttavia potrebbero tornare in discussione in occasione della discussione parlamentare da qui a dicembre. Particolarmente dura dunque la manovra sulle casse di previdenza private che vedranno l'asticella del prelievo raggiungere il 26 per cento come era stato previsto in un primo tempo con la riforma le rendite finanziarie della scorsa primavera.

Un aumento dovrebbe interessare anche la tassazione per le fondazioni bancarie  e sulle rendite vitalizie anche se al momento si attende ancora un riscontro nella legge ufficiale. 

Il rincaro è una brutta notizia per tutti quanti coloro che fanno uso del secondo pilastro pensionistico, uno strumento poco diffuso in Italia rispetto agli altri paesi europei che dovrebbe essere invece incentivato fiscalmente dato che i lavoratori vedranno, per effetto della recente riforma Fornero, assegni previdenziali sempre piu' "magri" a causa del sistema di calcolo contributivo. Il rincaro infatti allontanerà ulteriormente il ricorso a questa forma di integrazione pensionistica.

Sorpresa anche per le Casse di previdenza privata che si aspettavano in verità un'armonizzazione con i fondi pensione, come avviene negli altri Paesi Ue. 

Zedde

Ancora un "no" al mondo della previdenza con la legge di stabilità. Niente fondi per i 4mila lavoratori della scuola che si riconoscono nel movimento dei cd. quota 96. Fuori dalle misure anche i lavoratori precoci che chiedevano la cancellazione delle penalizzazioni sino al 2017. I Commenti: "Renzi ci ha deluso".

Kamsin Non ci sono novità sostanziali sulle pensioni. La redazione di pensionioggi.it è in grado di anticipare le misure del disegno di legge di stabilità 2015 (si tratta ancora di una bozza) ma salta subito all'occhio come il Governo abbia ancora una volta smentito sè stesso. Niente fondi per i 4mila lavoratori della scuola che si riconoscono nel movimento dei cd. quota 96, niente ai lavoratori precoci che chiedevano la cancellazione delle penalizzazioni sino al 2017, niente per le pensioni minime e neppure per lo scivolo pensionistico per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro dopo il 2012 e che dunque sono fuori dalle salvaguardie sino ad ora approvate.

Insomma anche dopo la presentazione della legge di stabilità i problemi rimangono gli stessi di sempre. Un bluff che pesa come un macigno come ci ricordano diverse mail dei lettori che abbiamo ricevuto stanotte: "ci aspettavamo di piu'" scrive Domenico, "Renzi ci ha preso in giro" è la sintesi piu' eloquente dello stato d'animo dei lettori. 

Anzi. Secondo le prime bozze della legge di stabilità ci sarà una dura stretta sulla previdenza privata e complementare. Per le casse di previdenza delle professioni la tassazione delle rendite finanziarie ora ferma al 20 per cento salirà al 26 per cento e sarà dunque trattata come i rendimenti di un qualsiasi investitore privato. A rischio anche la previdenza complementare. La bozza prevede infatti l'armonizzazione fiscale dei fondi di previdenza complementare attraverso l'aumento della tassazione ora ferma all'11,5 per cento al 20 per cento.

Sempre con il provvedimento il governo stanzia 1,5 miliardi per i nuovi ammortizzatori sociali come saranno coniati dal disegno di legge delega sul Jobs act. L'unica vera novità è la decontribuzione per i datori di lavoro che stipulano i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti (anch'essi saranno introdotti con il Jobs Act entro i primi mesi del prossimo anno). In tal caso lo Stato si farà carico per tre anni del pagamento dei contributi per i nuovi assunti. Nei prossimi giorni pensionioggi.it dedicherà un ampio approfondimento ai contenuti della legge di stabilità.

Zedde

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