Pensioni

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La riforma delle pensioni di invalidità e delle indennità di accompagnamento è quella che fa più discutere tra tutte le proposte presentate.

La proposta formulata nei giorni scorsi dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli di un possibile taglio alle indennità di accompagnamento e alle pensioni di invalidità è certamente una delle misure piu' controverse di quelle sino ad oggi proposte. Il fatto è che il commissario ha affrontato la questione solo da un punto di vista, quello contabile, trascurando in realtà quelle che sono le conseguenze sociali e le famiglie che ci stanno dietro.

Cottarelli parte dai dati relativi all'incremento della spesa legata alle prestazioni di invalidità,  passate in 10 anni da 7,6 miliardi del 2002 a 13 miliardi nel 2012.

Nell'ultimo decennio le prestazioni legate alla non autosufficienza hanno registrato una crescita di oltre il 30 per cento, un aumento evidentemente legato all'incremento dell' incidenza degli anziani rispetto alla popolazione generale che sta sempre più invecchiando. Le prestazioni di accompagnamento vengono infatti fruite principalmente da anziani, basti pensare infatti che oltre 3 su 4 dei beneficiari hanno oltre i 65 anni. 

Cottarelli ha formulato la proposta di legare la possibilità di ottenere l'assegno di accompagnamento non solo al sorgere del bisogno assistenziale cioè alla perdita dell'autosufficienza da parte del richiedente, ma anche alle condizioni economiche del potenziale beneficiario.

La soglia individuata dal commissario è di 30 mila euro come reddito personale e 45 mila euro come reddito familiare.  

Applicare il criterio reddituale per ricevere l'accompagnamento significherebbe però un passaggio negativo epocale: lo Stato offrirebbe tutela esclusivamente nei confronti delle persone indigenti non autosufficienti negando, in questo modo, quello che viene considerato, anche negli altri paesi europei, un diritto di cittadinanza di cui è possibile fruire indipendentemente dalle proprie risorse economiche.

Attualmente l'accesso all'indennità per la non autosufficienza è un diritto di tutti i cittadini riconosciuto alla stregua del diritto all'accesso alle prestazioni sanitarie.

Negli altri stati europei tuttavia è vero che spesso l'importo è graduato a seconda del bisogno e delle condizioni economiche del beneficiario in modo da adattarsi alle esigenze specifiche dell'utente. Si pensi ad esempio che in Germania e Austria l'assegno può oscillare tra i 250 e i 1700 euro mensili. Ma si tratta di paesi in cui l'assistenza sociale è comunque su di un livello difficilmente comparabile con quello di un paese, l'Italia, in cui lo Stato si è del tutto disinteressato alla tutela dei non autosufficienti ed ha delegato pertanto le famiglie nella gestione del problema.

Il dietrofront di Renzi ad un possibile intervento sulla materia è stato dunque quanto mai opportuno. 

La risoluzione del problema invalidità e degli esborsi per lo stato deve passare in realtà da controlli più stringenti che lascino agli operatori dei territori minori margini di discrezionalità nel decidere coloro che possono ottenere il beneficio e chi no. L'obiettivo è quello di filtrare le richieste indebite. Del resto è questa discrezionalità che ha consentito l'allegra concessione dei benefici in particolare nelle regioni meridionali. Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia sono infatti le regioni con il più alto tasso di prestazioni di invalidità in pagamento rapportate al numero di abitanti con età superiore a 65 anni. 

L'indennità di accompagnamento - L'indennità di accompagnamento viene fornita alle persone con il 100% di invalidità civile che hanno bisogno di assistenza continua per deambulare o a svolgere gli altri atti della vita quotidiana.

L'assegno è pari a 504 euro mensili e serve a sostenere le spese aggiuntive dovute alla necessità di assistenza continua. La spesa pubblica per questo capitolo è pari a 13 miliardi di euro annui.

La pensione di invalidità - La pensione di invalidità invece è una prestazione che viene erogata alle persone disabili con reddito inferiore ad una determinata soglia e percentuale di invalidità compresa tra il 74 e il 100%.

La ricevono i soggetti entro i 65 anni con disabilità non causata da infortuni sul lavoro cioè in questa condizione dalla nascita o che hanno avuto un incidente o una malattia. Serve a compensare i redditi che l'impossibilità totale o parziale a prestare lavoro impedisce di guadagnare e ammonta a 279 euro al mese per una spesa annua complessiva di 3,6 miliardi di euro.

Si accende la polemica all'interno del governo per l'anticipo dell'uscita solo per i dipendenti pubblici. Gli esodati chiedono di essere inseriti nel progetto.

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Anche l'ex ministro del lavoro Elsa Fornero è andata contro il ministro Madia. «Alla Madia suggerisco di essere abbastanza attenta, i dipendenti privati farebbero bene ad arrabbiarsi perché non possono essere sempre solo loro a pagare».

Il progetto del ministro, che ha ufficialmente annunciato il piano di prepensionamenti per gli statali, inizia a suscitare le reazioni. Dopo i sit-in degli esodati che stanno protestando davanti alla direzione del Pd anche alcuni all'interno del partito cominciano a diffondersi in primi malumori.

Il problema è che ci sono migliaia di dipendenti del settore privato, oltre 120mila, ancora non salvaguardati dalle normative attuali che sono usciti dal mondo del lavoro con la speranza di andare in pensione e che ora sono rimasti a bocca asciutta dopo la Riforma del 2011.

La platea è molto vasta, probabilmente inquantificabile in maniera ufficiale e protesta contro le ipotesi di anticipare l'accesso al pensionamento dei dipendenti pubblici. "Loro un posto di lavoro e una fonte di reddito già la hanno", così dicono al sit-in di via del Nazareno.

Ciò che gli esodati chiedono è di destinare le risorse a risolvere prima il loro problema, piu' grave in quanto non hanno alcuna fonte di reddito. «È assolutamente prioritario prima di qualsiasi intervento sulle pensioni», dice Stefano Fassina, ex vice ministro dell'Economia in quota Pd sotto il governo Letta, «risolvere il problema degli esodati».

Fassina nei giorni scorsi, insieme a Gianni Cuperlo, ha incontrato gli esodati per chiedere un incontro diretto con il premier Matteo Renzi. «Non si possono rivedere le regole per anticipare la pensione a dirigenti pubblici che hanno stipendi elevati», spiega l'ex ministro, «per una questione di equità va assicurato lo stesso trattamento anche ai dipendenti privati».

Anche l'ex ministro del welfare Cesare Damiano, è d'accordo. «Serve che il governo si coordini al suo interno», il problema «è che non si percepisce il fatto che la questione esodati stia diventando esplosiva».

Nei giorni scorsi il ministro del lavoro Giuliano Poletti, in audizione alla Camera, ha parlato della volontà del governo di trovare una «risposta organica» al problema. Sul punto è lo stesso Ministro ad aver ricordato ieri che è stata calendarizzato alla Camera per il 14 Aprile la discussione della proposta unificata sul tema delle deroghe alla Riforma del 2011 approvata in Commissione Lavoro due settimane fa.

Il nodo è quello delle risorse. Per risolvere il problema degli esodati alla radice, secondo la Ragioneria, si dovrebbero trovare 17 miliardi fino al 2022. Cifre troppo grandi per un paese in difficoltà.

L'ex ministro del lavoro Enrico Giovannini aveva ipotizzato l'escamatoge dell'introduzione del "prestito pensionistico". In pratica sarebbe consentito a tutti i dipendenti di lasciare il lavoro in anticipo, ma scaricando il costo in parte sulle imprese, in parte sullo Stato e in parte sul lavoratore stesso, con una riduzione della pensione tra il 10 e il 15 per cento.

E poi c'è il progetto di legge firmato da Damiano e dall'attuale sottosegretario dell'Economia, Pierpaolo Baretta, che giace in Commissione lavoro e concede la possibilità di lasciare, per tutti, il lavoro a 62 anni con almeno 35 di contributi. Ed anche in questo caso è prevista una penalizzazione sulla pensione percepita.

L'ultimo lavoratore in posizione utile per essere incluso nella graduatoria dei 5 mila lavoratori salvaguardati dal posticipo delle decorrenze disposte dalla salvaguardia della legge 111/2011 ha risolto il rapporto di lavoro il 30 Novembre 2009.

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L'INPS con il messaggio 3591 del 26 marzo 2014 ha aggiornato la normativa applicabile ai lavoratori salvaguardati ai sensi dell'articolo 24 commi 14 e 15 della legge 214 2011 e successive modifiche. 
Il messaggio, nell'individuare le modalità di ricalcolo degli assegni di solidarietà di settore, precisa alcuni aspetti sino ad oggi non chiari relativi alle normativa di salvaguardia. 

In particolare il messaggio precisa con riferimento ai lavoratori che perfezionano il diritto a pensione in presenza del requisito di anzianità contributiva non inferiore a quarant'anni indipendentemente dall'età anagrafica gli effetti dell'articolo 18, comma 22, della legge 111 2011.
L'articolo citato aveva stabilito il posticipo delle decorrenze di un mese qualora il requisito contributivo fosse stato perfezionato nel 2012; di due mesi si perfezionato nel 2013 e di 3 mesi se perfezionato dal 2014 in poi. Il comma 22 quater del citato articolo 18 aveva tuttavia salvaguardato da detto posticipo 5mila soggetti. In pratica il posticipo delle decorrenze non avrebbe trovato applicazione per 5 mila lavoratori.

Ebbene con riferimento a tali soggetti l'Inps ha per la prima volta ufficialmente indicato che dal monitoraggio effettuato è risultato che l'ultima data di cessazione del rapporto di lavoro utile per poter accedere al beneficio è quella del 30 novembre 2009.  Pertanto i lavoratori quarantisti che sono cessati dal servizio in data successiva al 30 novembre 2009 sconteranno l'ulteriore posticipo della decorrenza come disposto dal comma 22 ter dell'articolo 18. Coloro invece che sono cessati entro il 30 novembre 2009 non subiranno l'applicazione delle cosidette "finestrine". 

Di particolare importanza il messaggio inps 3195/2014 pare ammettere gli interessati allo slittamento della decorrenza di cui alla legge 111/2011 alla fruizione del beneficio individuato dell'articolo 12 comma 5 bis della legge 122 2010 il quale, lo si ricorda, prevede il prolungamento del sostegno al reddito per il periodo dello spostamento della decorrenza con oneri a carico del Fondo sociale per l'occupazione la formazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si tratta questa di una precisazione importante in quanto sino ad oggi le sedi inps non avevano chiarito se il prolungamento dell'assegno al reddito avesse potuto coprire anche l'ulteriore slittamento prodotto dalla legge 111/2011 (oltre a quello determinato dalla legge 122/2010).

L'Inps ha diffuso la nuova tabella riepilogativa delle operazioni salvaguardia delle certificazioni inviate ai beneficiari al 7 marzo 2014.

Secondo il rapporto aggiornato allo scorso 7 marzo, l'Inps ha certificato complessivamente N. 83619 posizioni ed ha liquidato N. 38228 pensioni su un totale di N. 130.130 posizioni salvaguardate con i primi tre provvedimenti.

Relativamente alla prima salvaguardia, individuata dal decreto legge 201 del 2011, sono state effettuate N. 62.473 certificazioni e liquidate N. 33.227 pensioni su un totale di 65 mila potenziali interessati.

Ancora bassi i numeri per la seconda salvaguardia in cui sono state effettuate solo N.14.945 certificazioni e sono state liquidate N. 2.400 pensioni a fronte di un totale di 55 mila posizioni salvaguardate. A pesare sono soprattutto le operazioni di salvaguardia dei lavoratori mobilità ordinaria del predetto contingente: su N.40.000 potenziali beneficiari le certificazioni sono state solo N. 5.994. In corso di definizione però ci sono altre 7.392 posizioni.

Relativamente alla terza salvaguardia l'Inps ha certificato 6201 posizioni ed ha provveduto alla liquidazione di N. 2.601 pensioni a fronte di N. 16.130 soggetti salvaguardati. L'Istituto ricorda che le pensioni liquidate sono quelle che hanno decorrenza fino al gennaio 2014 e di conseguenza il numero sarà destinato ad incrementarsi nel corso dei mesi in relazione al raggiungimento della data di accesso al pensionamento da parte dei beneficiari; inoltre, secondo l'Istituto, le certificazioni sino ad oggi effettuate riguardano i soggetti con decorrenza della pensione dal 2013 in poi. 

Complessivamente l'Inps sui primi tre decreti ha certificato il 64 % circa delle posizioni ed ha provveduto alla la liquidazione di quasi il 30 % degli aventi diritto.

Con riferimento alla quarta salvaguardia l'Inps ha provveduto anche a certificare N.183 posizioni relativamente ai lavoratori cessati per risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro ai sensi del DL 102 del 2013.

Il direttore generale dell'Inps Mauro Nori ha precisato che la prossima settimana saranno liquidate le prime pensioni della quarta salvaguardia.

In audizione informale alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, il direttore generale dell'Inps Mauro Nori ha aggiornato i membri della XI Commissione riguardo agli esodati, al possibile intervento sulle "pensioni d'oro" e sui ricongiungimenti pensionistici onerosi.

Sui procedimenti della salvaguardia Nori ha ricordato che sinora sono state liquidate N. 38716 pensioni su una platea di 142 mila lavoratori potenziali interessati alla salvaguardia. Nori ha anche tranquillizzato la Commissione della correttezza delle stime circa la capienza delle salvaguardie indicando che solo in un caso, quello degli esonerati dal servizio di cui alla prima salvaguardia del DL 201 2011, i posti disponibili sono risultati inferiori alle domande pervenute. 

In molti casi infatti, ha osservato Nori, le domande presentate alle direzioni territoriali del lavoro vengono rigettate dall'Inps in quanto i lavoratori non rispettano il paletto della decorrenza della prestazione pensionistica, 6 gennaio 2015, individuata dalle leggi istitutive. Il direttore generale dell'Ufficio pensioni Uselli hai infine affermato che l'Inps potrà procedere già dalla prossima settimana alla liquidazione delle pensioni nell'ambito della quarta operazioni di salvaguardia, se hanno decorrenza 2014.

Interrogato circa la possibilità di ricalcolare con il metodo contributivo le pensioni d'oro cioè oltre a 5 mila euro netti mensili, il direttore Nori ha osservato che l'Inps non è in grado di fornire dati sulle platee interessate in quanto eccessivamente oneroso soprattutto in termini di personale. "La procedura è molto complessa, ma fare i conti non sarebbe impossibile a condizione però che il gioco valga la candela."

Nori inoltre ha dato la disponibilità dell'ente a contribuire per trovare le coperture relative al taglio dell'Irpef qualora arrivasse una richiesta in tal senso dal governo. Qui il video ufficiale dell'audizione.

"Dalla prossima settimana liquidiamo le pensioni della quarta salvaguardia".

Il direttore generale dell'Inps Nori, nel corso di una audizione parlamentare ha annunciato che al 24 marzo, l'Inps ha liquidato 38.716 pensioni su una platea di circa 142.000 lavoratori esodati, persone cioè che sono rimaste - per effetto dell'innalzamento dell'età pensionabile prevista dalla riforma Fornero - senza occupazione (avendo raggiunto un accordo con per lasciare prima) e senza i requisiti previdenziali.

Le operazioni di salvaguardia sono state finora quattro, ha spiegato Nori. Il primo decreto indicava una platea di 65.000 persone; 62.473 i soggetti certificati e 33.344 le pensioni liquidate."La prima salvaguardia è sostanzialmente conclusa. Il residuo, per effetto delle norme, viene riutilizzato in successive salvaguardie", ha spiegato il dg dell'Inps.

Il secondo decreto indicava una platea di 55.000 persone - tra fondi di solidarietà, lavoratori cessati, contributori volontari e mobilità - di cui attualmente sono 14.945 i soggetti certificati e 2.566 già pensionati. "Molti dei lavoratori della platea, 40.000, sono stati inseriti per mobilità ma di questi, i certificati sono solo 5.494", ha precisato Nori.

Il terzo decreto prevedeva una platea di 10.130 più 6.000 esodati; di questi 6.201 sono certificati e 2.806 pensionati. Infine il quarto provvedimento indicava 6.500 esodati da tutelare prevalentemente tra lavoratori che versano contributi volontari.

Il direttore delle pensioni Inps, Gabriele Uselli, ha detto che "dalla prossima settimana liquidiamo le pensioni della quarta salvaguardia. Per il momento ci sono 182 certificazioni. Se hanno decorrenza dal 2014 le liquidiamo".


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