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I dipendenti pubblici che hanno raggiunto la massima anzianità contributiva potranno essere collocati in pensione d'ufficio dalle Pa al raggiungimento dei 62 anni. Kamsin La Ministra Marianna Madia difende la misura che è stata introdotta in Commissione Affari Costituzionali con un emendamento al Dl 90/2014 (su Pensioni Oggi i dettagli della norma) nel corso dell'intervista rilascia a Roberto Giovanni del Quotidiano "La Stampa". La norma si appresta ad essere votata in queste ore alla Camera.

 "Il mio bilancio è molto positivo. Temevo che in Parlamento si potessero manifestare forze che si facevano portatrici delle tante resistenze e dei tanti interessi particolari che sono stati toccati. Invece in Commissione c`è stato un dibattito molto onesto, che ci ha permesso di migliorare il testo anche in punti in cui oggettivamente era poco equilibrato. Abbiamo mantenuto l`impianto, senza snaturarlo, e migliorandolo. Su nodi spinosi - segretari comunali, avvocati dello Stato e pubblici, Camere di Commercio, incentivi per i dirigenti - abbiamo trovato soluzioni eque. È importante che si sia potuto discutere in modo concreto e non paralizzante" ha detto il Ministro.

Sì, ma adesso in Aula a Montecitorio si annunciano mille emendamenti...
«Appunto, abbiamo discusso per una settimana, giorno e notte, in Commissione; mille emendamenti sono un`esagerazione. Valuteremo se mettere la fiducia».

Poi ci sarà l`esame della legge delega. Non teme imboscate parlamentari?
«Il ddl delega è calendarizzato in Senato, spero in una approvazione entro la fine dell`anno per varare dall`inizio del 2015 i decreti delegati. L`esito del confronto sul decreto mi rende più ottimista.
È stata davvero una bella discussione, anche considerando le resistenze molto forti di interessi particolari, che hanno premuto sia sul governo che su singoli parlamentari. I rappresentanti di questi interessi ce li siamo a volte ritrovati proprio davanti la porta della Commissione...».

Lobbisti? Di chi?
«Tantissimi, non posso citarli tutti».

Davvero non avete «mollato» su nulla?
«Macché. Sui distacchi sindacali dimezzamento era, e dimezzamento è rimasto. Sulla mobilità obbligatoria nel pubblico impiego, resta la regola che non saranno i sindacati a gestirla. Abbiamo solo inserito una deroga per le madri con figli che hanno meno di tre anni e per chi usufruisce della legge 104 e ha un disabile a carico».

Tuttavia la riforma non genera risparmi di spesa, e la cosa non è piaciuta a Renzi...
«I capisaldi della riforma erano l`equità e il cambiamento della pubblica amministrazione. Non volevamo fare cassa. Ma ci sono norme che producono risparmi significativi».

E sull`età di pensionamento dei «pubblici»? State sfasciando la riforma Fornero?
«Nessuna deroga, nessun pensionamento generalizzato a 62 anni. Abbiamo solo applicato una misura che già esiste nel privato. Quando il dipendente pubblico raggiunge il massimo dell`anzianità contributiva possibile, cioè i 42 anni e sei mesi prescritti dalla legge Fornero, l`amministrazione può unilateralmente dire al lavoratore di andare in pensione d`ufficio».

Uno degli obiettivi della riforma era liberare posti per i giovani. Par di capire che non ci sia da aspettarsi granché.
«C`è comunque una forte inversione di tendenza. Abbiamo varato norme giuste, che hanno generato grandi proteste. Pensiamo ai professori, oppure ai magistrati, con l`abolizione dell`istituto del trattenimento in servizio per tutti. Prima l`amministrazione concedeva a tutti il "trattenimento in servizio", che in teoria era discrezionale . E se si considera che i trattenimenti erano già compresi nei limiti assunzionali, quella persona che rimaneva in servizio rubava un posto a un giovane».

E poi gliene rubava un altro da pensionato, in qualità di consulente.
«Infatti. Per questo ora c`è il divieto assoluto di continuare per i pensionati ad avere lavori nella pubblica amministrazione. Al massimo si può restare un anno, e a titolo gratuito».

Sicura che non riusciranno a trovare una scappatoia?
«Violerebbero la legge. Sfido le amministrazioni a farlo».

Zedde

Nel 2012 le donne, nel trattamento pensionistico, hanno rappresentato il 52,9% dei beneficiari (8.774.099), ma gli uomini percepiscono la quota maggioritaria della spesa (il 56%, pari a 152 miliardi di euro). Kamsin E' quanto emerge dalla rilevazione annuale sui redditi provenienti dalle pensioni e sui beneficiari condotta da Istat e Inps, a partire dai dati dell'archivio amministrativo - Casellario centrale dei pensionati.

L' importo medio delle pensioni e' piu' basso tra le donne (8.965 euro contro 14.728 euro) e si riflette anche in un piu' contenuto reddito pensionistico medio, pari a 13.569 euro contro i 19.395 euro degli uomini. Gli uomini percepiscono importi piu' elevati delle donne su tutto il territorio nazionale, ma in alcune regioni si registrano diseguaglianze piu' marcate. La Liguria e' la regione in cui il reddito pensionistico degli uomini presenta lo scarto maggiore rispetto a quello delle donne (e' del 53,9% piu' elevato), seguita da Lazio (52,1% in piu'), Lombardia (51,8%) e Veneto (51,6%). 

Zedde

La Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Liguria ha sollevato la questione di legittimità costituzionale di una disposizione della riforma Fornero che stabilisce il blocco della perequazione automatica (per gli anni 2012 e 2013) delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo Inps. Kamsin Il giudice unico, Pietro Maltese ha così sospeso il giudizio e rimesso tutti gli atti alla Corte Costituzionale. A fare ricorso una pensionata ligure che chiedeva all'Inps un adeguamento della pensione per gli anni 2012 e 2013.

La stessa ricorrente aveva posto alla Sezione la questione di legittimità costituzionale della legge, che impone il blocco della perequazione automatica per le pensioni più alte. La Sezione della Corte dei Conti ha ritenuto che tale disposizione «mina il sistema di adeguamento di tali trattamenti pensionistici sganciandoli, per un tempo considerevole, dalle variazioni derivanti dal costo della vita». 

Zedde

I primari, cioè i medici responsabili di struttura complessa, e i professori non potranno essere collocati d'ufficio in pensione prima dei 68 anni sempre a condizione che abbiano raggiunto la massima anzianità contributiva (42 anni e 6 mesi per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne). Plafond aggiuntivo di 600mila euro per i quota 96 della scuola con alcune modifiche sul termine di pagamento del TFS. Ma la misura resta intatta. Kamsin Sono queste le limature che sono state presentate dal Relatore Emaunuale Fiano (Pd) per rispettare alcuni rilievi emersi in Commissione Bilancio ieri alla Camera. Dopo queste modifiche il testo dovrebbe tornare all'esame dell'assemblea alla quale il governo chiederà la questione di fiducia. Che dovrebbe essere votata già stasera dopo le 23. Il testo della legge di conversione al Dl sulla Pa, come anticipato da Pensioni Oggi, dovrebbe quindi ricevere il primo disco verde domani, al massimo venerdì in modo da iniziare l'iter al Senato la prossima settimana. 

Nonostante i rilievi opposti dalla Ragioneria dello Stato sulle coperture per i quota 96 e per eliminare i disincentivi sulle penalizzazioni, le forze politiche hanno quindi dimostrato ieri di non voler indietreggiare. Sui Quota 96 della scuola la Commissione Bilancio ha chiesto di specificare meglio la decorrenza del TFS per i 4 mila docenti che avevano raggiunto un diritto a pensione entro il 31 Agosto 2012, ma il termine di pagamento rimarrebbe comunque ancorato alle regole post-Fornero con uno slittamento di alcuni anni. Inoltre la Bilancio ha proposto di introdurre una copertura aggiuntiva di 600mila euro per le lavoratrici che avevano chiesto il passaggio al metodo di calcolo contributivo per l'assegno previdenziale e che, con la deroga, potranno richiedere un trattamento piu' favorevole ancorato ai parametri misto e retributivo (vedi i dettagli). Le risorse arriveranno da una riduzione del Fondo per i comuni montani istituito dalla Finanziaria 2013.

Con queste limature la misura per i quota 96 dovrebbe aver superato anche l'ultimo scoglio e quindi essere a portata di mano. Soddisfazione confermata anche dal presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd) che ha indicato che l'impegno sulla scuola "è stato rispettato nonostante l'incomprensibile parere contrario del Mef". Dovrebbe essere confermata anche l'eliminazione della disincentivazione all'uscita anticipata sino al 2017 per i lavoratori precoci.

Un piccolo restyling interessa invece il pensionamento d'ufficio al perfezionamento della massima anzianità contributiva. Viene elevata infatti a 68 anni (dai 65 anni) l'asticella per collocare in quiescenza i medici responsabili di struttura complessa e i professori universitari. Per questi ultimi inoltre  il licenziamento per sopraggiunti limiti di età potrà scattare solo alla fine dell'anno accademico in cui li hanno compiuti e su decisione del Senato accademico. Non solo. Per ogni docente che andrà via bisognerà assumerne un altro oppure un ricercatore a tempo indeterminato.

Viene anche specificato che la regola per cui non si possono ricoprire incarichi una volta in pensione non riguarderà solo i membri delle giunte degli enti territoriali ma anche i componenti o i titolari degli organi elettivi di ordini e collegi professionali.

Zedde

- Roma, 29 lug. - "I gufi, le riforme, i conti non mi preoccupano. La Libia invece si'", lo ha scritto ieri sera Matteo Renzi su twitter. E tuttavia, a meno di 24 ore dalla ripresa dei lavori a Palazzo Madama sul ddl costituzionale, Matteo Renzi si e' rivolto ai senatori della maggioranza: "La discussione del Senato consentira' di affrontare i nodi ancora aperti: preferenze, soglie, genere". Un'apertura quella del presidente del consiglio a quanti, anche all'interno di coloro che hanno sottoscritto il patto per le riforme, chiedono dall'inizio un ripensamento sul tema delle preferenze, primo fra tutti il Ncd di Angelino Alfano. Ma anche i grillini, nell'ultimo incontro avuto con il premier, avevano posto quello della rapresentativita' fra i cinque punti imprescindibili. Quel colloquio, tuttavia, sembra superato oggi dal ritorno del M5S al partito di lotta e non governo: Beppe Grillo ha annunciato una "guerriglia democratica" per "fermare Renzi e la riforma antidemocratica del Senato".

Riforme: si tratta su ritiro emendamenti e voto a settembre

Lo ha fatto invitando tutti a stampare e diffondere un volantino in cui si spiegano i rischi che corre la democrazia in Italia. Ma il MoVimento sara' anche in piazza per 'presidiare' fisicamente ai lavori del Senato. Le ipotesi in campo, fino a questo momento sono de: che ci possa essere una mobilitazione sui territori o, piu' semplicemente un sit-in per tutta la durata dei lavori d'Aula davanti a Palazzo Madama. A dirsi fedele alla lettera del patto del Nazareno e', ancora una volta, Forza Italia. Il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani non intende "valutare modifiche a quella versione" dell'Italicum. Eventuali cambiamenti, afferma, saranno possibili "solo dopo un incontro tra i contraenti" del patto. Ovvero Renzi e Berlusconi. Un vertice, in effetti, pareva alle porte, ma una improvvisa indisposizione dell'ex cavaliere ha fatto saltare l'appuntamento.

Cuperlo, ora via l'ostruzionismo alle riforme rivedere l'Italicum

Tuttavia, stando a quanto viene riferito, Berlusconi sarebbe rimasto sorpreso da quella che considera una prova di debolezza di Renzi, con le aperture sulle preferenze e sulle soglie di sbarramento non concordate preventivamente. Il patto, per Forza Italia, rimane quello anche se fonti del partito riferiscono che una trattativa sarebbe gia' in corso per arrivare a un punto di caduta in un sistema che preveda capi lista 'blindati' e il resto delle candidature aperto alla scelta degli elettori. Un sistema al quale, in questo momento, Forza Italia dice 'no', ma che potrebbe rappresentare un punto di caduta accettabile con un accordo complessivo che comprendesse anche l'assetto istituzionale. Esultano, al contrario, gli alfaniani: il ministro dell'Interno aveva auspicato durante la prima assemblea del partito, modifiche all'impianto della legge elettorale, soprattutto sul tema delle preferenze e della soglia di sbarramento. E ieri, il capogruppo al Senato, Maurizio Sacconi, ha detto di apprezzare la lettera del premier perche' si rivolge alla maggioranza e "perche' riconoscere essere aperto il nodo delle preferenze e delle soglie di accesso alla rappresentanza". Intanto, a Palazzo Chigi il premier continua a lavorare sui dossier piu' spinosi. A cominciare da quello per le nomine Ue. Ieri, in un ora di colloquio con Massimo D'Alema, il premier ha avuto modo di ribadire la sua posizione: nessun nome per l'alto rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune, prima di essere sicuro che questo possa ottenere un ampio consenso in seno al Consiglio Europeo chiamato a votare la proposta. Nello stesso colloquio, poi, i due avrebbero discusso di scenari internazionali, Libia e Medio Oriente innanzitutto, soffermandosi anche sulle riforme. .

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