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- Roma, 27 lug. - "Il patto del Nazareno esiste e iol'ho visto. Io come molti altri dirigenti di Forza Italia", rivela Giovanni Toti, consigliere politico del partito di piazza San Lorenzo in Lucina, nel corso della rassegna culturale 'Ponza D'Autore'. "E' un semplicissimo foglio di carta che prevede alcune tappe schematiche del processo di riforma. E' una cosa semplicissima nella sua banalita', un appunto scritto a penna sulle cose da fare: la legge elettorale - prosegue Toti - per cui la partenza era il modello spagnolo, e riguardo il Senato prevedeva tre clausole: la non elettivita', il non compenso, e la fine del bicameralismo, ovvero la doppia approvazione delle leggi", spiega l'europarlamentare azzurro. Alla domanda se nel documento ci fossero le firme di Renzi e Berlusconi, Toti risponde che non c'era nessuna firma.- "E' evidente che non potra' essere Silvio Berlusconi il nuovo candidato premier alle prossime elezioni", sostiene Toti. "Come verra' scelto il nuovo candidato premier? Probabilmente con lo strumento delle primarie, che non per forza pero' sono lo strumento migliore. Solo in Italia dove i partiti sono particolarmente delegittimati - per colpa loro, perche' hanno dato pessimi esempi - le primarie sono viste come la panacea", spiega il consigliere politico di Forza Italia. "Io non sono contrario alle preferenze, non avrei paura a correre alle primarie, ma sono comunque uno strumento da usare con cautela per selezionare la nuova classe dirigente. Nella prima Repubblica sono state anzi il volano della spesa pubblica e del debito pubblico che oggi supera il 135%", conclude Toti. "Renzi aveva promesso cinque grandi riforme in cento giorni, era ridicolo che le proponesse, infatti non ne ha fatta neanche una. Ora ha corretto il tiro e ha dichiarato che le fara' entro mille giorni, che e' piu' ragionevole, ma e' il gioco alla tabellina del 10. Questa stampa cane da guardia, che con Berlusconi non ha fatto sconti - ma neanche con D'Alema e con Prodi - con Renzi ha un altro atteggiamento". .
- CdV, 27 lug. - "Alcuni storici della Chiesa dicono che in alcuni dei primi Concili i vescovi arrivavano anche ai pugni, ma poi si mettevano d'accordo". Rispondendo a una domanda del vicario generale della diocesi di Caserta, monsignor Antonio Pasquariello, sulla talvolta scarsa collaborazione tra le chiese locali vicine, il Papa ieri ha ricordato le diatribe che anticamente dividevano i vescovi ma poi si risolvevano. Oggi per Francesco e' peggio. "E' brutto - ha detto infatti nella conversazione a braccio con i 135 preti che ha incontrato ieri sera nella Cappella Palatina della Reggia di Caserta - quando i vescovi sparlano uno dell'altro, o fanno cordate. Non dico avere unita' di pensiero o unita' di spiritualita', perche' questo e' buono, dico cordate nel senso negativo della parola. Questo e' brutto perche' si rompe proprio l'unita' della Chiesa. Questo non e' di Dio. E noi vescovi dobbiamo dare l'esempio dell'unita' che Gesu' ha chiesto al Padre per la Chiesa". "Non si puo' andare sparlando uno dell'altro: 'E questo la fa cosi' e quello la fa cosa'', ha ammonito il Pontefice. "Vai, dillo in faccia! I nostri antenati nei primi Concili andavano ai pugni, e io preferisco che si gridino quattro cose di quelle forti e poi si abbraccino e non che si parlino di nascosto uno contro l'altro. Questo, come principio generale, ossia: nell'unita' della Chiesa e' importante l'unita' tra i vescovi". Secondo Bergoglio, "questa unita' tra i vescovi e' quella che favorisce il mettersi d'accordo su questo e su quest'altro". "In un Paese, non in Italia, da un'altra parte, c'e' una Diocesi i cui limiti - ha raccontato - sono stati rifatti, ma a motivo della ubicazione del tesoro della cattedrale sono in conflitto nei tribunali da piu' di 40 anni. Per soldi: questo non si capisce! E' qui dove il diavolo festeggia! E' lui che guadagna". Secondo Francesco, "e' bello poi che si dica che i vescovi debbano sempre essere d'accordo: ma d'accordo nell'unita', non nell'uniformita'". "Ognuno ha il suo carisma, ognuno ha il suo modo di pensare, di vedere le cose: questa varieta' a volte e' frutto di sbagli, ma tante volte e' frutto dello stesso Spirito", ha osservato ricordando che "lo Spirito Santo ha voluto che nella Chiesa ci fosse questa varieta' di carismi". Ma, ha aggiunto, "lo stesso Spirito che fa la diversita', poi e' riuscito a fare l'unita'; un'unita' nella diversita' di ognuno, senza che nessuno perda la propria personalita'". L'auspicio del Papa "chiamato quasi dalla fine del mondo" e' che su questa strada "si vada avanti" in quanto "tutti siamo buoni, perche' abbiamo l'acqua del Battesimo tutti, abbiamo lo Spirito Santo dentro che ci aiuta ad andare avanti".

- Genova, 27 lug. - "Oggi non e' il giorno del lieto fine ma quello dei ringraziamenti". Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando ai giornalisti sulla banchina del porto di Genova, con accanto il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, il capo della Protezione Franco Gabrielli e molti dei tecnici che hanno reso possibile il traino della Concordia dal Giglio a Genova. "Sappiamo che non si torna indietro da questa tragica vicenda - ha proseguito Renzi - quindi nessuno issa le bandiere per festeggiare. Ma il lavoro di molti e' stato importantissimo.

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Esprimo la mia piu' sincera gratitudine ai tecnici e a chi ha fatto questa impresa". "Non c'e' possibilita' di essere felici o di fare cerimonie, perche' andiamo a chiudere una vicenda che ha portato 33 vittime", ha proseguito Renzi. "Oggi - ha aggiunto - e' innanzitutto il giorno del ricordo delle vittime e di gratitudine per l'isola del Giglio: nelle prossime settimane sara' importante far notare all'Italia e al mondo questo gioiello straordinario con la sua bellezza che, oltre al paesaggio, e' il cuore dei suoi abitanti". "Oggi non c'e' nessuna passerella, nessuno show, ma una manifestazione di gratitudine per aver realizzato una operazione che tutti ritenevano impossibile ed e' giusto che il presidente del Consiglio ringrazi a nome di tutti gli italiani". Renzi ha preso spunto dall'operazione che ha riportato la Concordia a Genova per sottolineare che "L'Italia ha la la possibilita' di ripartire e di uscire dalla crisi con una marcia in piu'. Ora occorre lavorare di piu', meglio e con maggiore determinazione".

- Roma, 27 lug. - "Il poco rassicurante 'vedremo a ottobre' con cui Renzi, di fatto, ammette una manovra autunnale in vista del 2015 conferma i nostri timori e le nostre valutazioni. Il Governo ha sbagliato politica economica, a suon di tasse sulla casa e sul risparmio, e non ha favorito alcuna ripresa. Peraltro, la porta chiusa da Berlino e Bruxelles su 3% e Fiscal Compact rende le cose ancora piu' chiare. Eppure, nella politica italiana, e' tutto un parlar d'altro, a cominciare da Renzi che sparge ovunque cortine fumogene per nascondere la dura realta'". Lo afferma in una nota Raffaele Fitto, europarlamentare di Forza Italia.

Quattro mila professori potranno essere collocati in pensione dal prossimo 1° settembre, stretta sul trattenimento in servizio, via libera al pensionamento d'ufficio al compimento dei requisiti per la pensione anticipata, stop alla penalizzazione per chi ha raggiunto i requisiti per la pensione anticipata entro il 2017. Kamsin Sono queste le principali novità in materia previdenziale dopo il via libera in Commissione Affari Costituzionali alla Camera al decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione (il provvedimento sarà in Aula a Montecitorio da lunedì dove inizierà la discussione).

Per i quota 96 della scuola è arrivato ieri in tarda notte quindi un altro via libera. I docenti rimasti bloccati dalla riforma Fornero vedono farsi piu' concreta la possibilità di andare in pensione già da settembre. Ora vanno fissati i termini per le domande di collocamento in quiescenza e così si potranno aprire le porte (forse però a settembre 2015) a nuove assunzioni di docenti nelle scuole. Ma le novità per il decreto Pa non finiscono qui. Sul fronte delle pensioni viene infatti confermata l'abolizione del trattenimento in servizio per i magistrati al 31 dicembre 2015 e viene anche rivisto il regime di aspettativa per le toghe che vogliono approdare agli uffici di diretta collaborazione con la Pa: se vogliono ricoprire un incarico, anche di semplice consulenza giuridica, devono andare fuori ruolo.

Confermata poi la norma che consentirà alle Pa di collocare in pensione i dipendenti che hanno raggiunto la massima anzianità contributiva (qui i dettagli). Tuttavia l'emendamento approvato, come anticipato da Pensioni Oggi, conterrà anche un vincolo anagrafico minimo, quello dei 62 anni, una soglia introdotta al fine di evitare la possibilità che il dipendente incorra nella penalizzazione. La norma viene estesa anche con riferimento ai primari e professori universitari, ma per loro l'età sarà di 65 anni. Viene abolita poi la norma che faceva salvi i trattenimenti in servizio dei militari fino al 2016. Confermate le novità sulla mobilità obbligatoria, con l'esclusione dei lavoratori con figli minori di tre anni o disabili a carico, e l'introduzione del concerto dei sindacati nella definizione dei criteri di trasferimento.

Arriva anche la parola fine a quel complesso meccanismo sulle penalizzazioni (taglio dell'1-2% per chi ha meno di 62 anni) per i lavoratori che maturano i requisiti per la pensione anticipata entro il 2017 (qui i dettagli).

Le novità per i Quota 96 - Tornando ai professori la misura che attende ora il via libera dell'Aula (qui il testo dell'emendamento) consentirà di mantenere le vecchie regole di pensionamento in favore di 4 mila docenti che hanno maturato un diritto a pensione entro il 31 Agosto 2012, secondo la disciplina pensionistica vigente sino al 31.12.2011. Gli interessati avranno 15 giorni per presentare istanza di accesso al beneficio e potranno essere collocati in quiescenza già da settembre. Tempi dunque piuttosto stringenti calcolando che il provvedimento non sarà convertito definitivamente in legge prima dell'8 Agosto. Non solo. L'Inps inoltre dovrà formulare una graduatoria applicando un criterio progressivo risultante dalla somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva vantata dai singoli richiedente alla data del 31 dicembre 2012. Si tratta di passaggi che dunque dovranno essere compiuti molto velocemente dall'Inps per rispettare il traguardo del 1° settembre.

Inoltre, per fare cassa, i termini di pagamento della buonuscita dei 4mila prof verrebbero corrisposti secondo l'attuale disciplina Fornero e quindi a partire da 66 anni e tre mesi per la vecchiaia, 41 anni e sei mesi, se donna e 42 anni e sei mesi, se uomo, per la pensione anticipata. Senza contare, inoltre, che ci sarà una dilatazione ulteriore qualora l'importo lordo complessivo superi i 50mila euro.

In favore di questo comparto spunta anche un'altra novità: le lavoratrici che hanno maturato un diritto a pensione entro il 31 Agosto 2012 e che hanno optato per l'opzione donna per anticipare l'uscita, potranno chiedere la riliquidazione dell'assegno con le regole del retributivo.

Zedde

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