Fisco

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I guadagni delle famiglie italiane sono calati di oltre il 6 per cento in 4 anni.

I dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi 2012 evidenziano come la crisi sta continuando ad erodere gli stipendi e il potere d'acquisto delle famiglie italiane. In tutto il paese le dichiarazioni sono infatti accompagnate da un segno negativo; la flessione è particolarmente pesante in Sardegna in cui reddito medio si attesta a 16.840 euro in media, con un calo di oltre il 7% rispetto al 2008. Ma è tutto il sud a soffrire in modo pesante la crisi.

La Lombardia resta la regione italiana più forte per reddito medio lordo che si attesta a 23.320 euro anche se la crisi ha intaccato i gli importi dichiarati di oltre 7% negli ultimi 4 anni.

La media italiana si attesta sui 19.750 euro di reddito dichiarato, ed ha registrato un calo del 6,1% sul 2008 e dell'1,7% sul 2011. Il Ministero dell'Economia e Finanze evidenzia anche che il 5% più ricco dei contribuenti dichiara il 22,7% del totale dei redditi italiani.

A pagare maggiormente la crisi sono stati i lavoratori dipendenti. Negli ultimi anni infatti il numero di di lavoratori dipendenti indicati nelle dichiarazioni sono calati di 160 mila unità rispetto all'anno prima. Considerando che coloro che sono andati in pensione sono stati solamente 66 mila unità, resta un saldo di oltre 100 mila contribuenti che si sono persi per strada. Si tratta purtroppo di persone che hanno perso il lavoro o provato ad intraprendere un'attività di lavoro autonomo. 

E comunque anche per gli autonomi e per le imprese le cose non vanno molto meglio. I redditi da lavoro autonomo nel 2012 sono scesi in media del 15% sull'anno precedente; le imprese che utilizzano la contabilità ordinaria hanno registrato un calo di circa il 15%, va un pò meglio solo per le imprese che sono in contabilità semplificata che vedono un calo di circa il 9% sull'anno precedente.

Unico segno positivo, in questo periodo di crisi,  è stata la cedolare secca sugli affitti. La tassa piatta nel 2012 è stata scelta da oltre 760 mila contribuenti che hanno dichiarato oltre un miliardo di euro di base imponibile. Un aumento di oltre il 12% rispetto all'anno precedente.

Secondo quanto stabilito dal Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2014 pubblicato lo scorso giovedì nella Gazzetta Ufficiale, gli aumenti di capitale delle startup innovative saranno detraibili dall'Irpef per una percentuale pari al 19-25 % oppure deducibili ai fini Ires per il 20-27 % solo fino al 2015. 

Nel decreto quindi, a differenza di quanto stabilito nel decreto legge 76/2013 che aveva invece previsto l'estensione del beneficio per tutto il periodo 2013-2016 si riduce di un anno l'agevolazione. Verosimilmente si tratta di una svista che ha coinvolto i due ministeri che hanno adottato il provvedimento.

Nel decreto inoltre viene estesa l'agevolazione solo ai versamenti a titolo di sovraprezzo e non più quindi ai semplici versamenti a fondo perduto o in conto capitale.

Al ministero dell'Economia si procede in questi giorni nella preparazione del Def, il Documento di economia e finanza, che deve essere presentato entro il 10 aprile e che conterrà la cornice finanziaria del taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti.

Si tratta dei famosi 80 euro in più al mese per chi guadagna 1.500 euro netti promessi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi nelle scorse settimane. Il sottosegretario all'Economia, Giovanni Legmini, ieri ha aperto alla possibilità che lo sgravio sia esteso anche agli incapienti, cioè a chi ha un reddito annuo inferiore a 8 mila euro lordi. «Sono in corso elaborazioni, bisogna decidere», ha detto in tv a Sky Tg24. Il problema è complesso da risolvere dato che mentre sopra 8 mila euro lo sconto può finire in busta paga con un aumento delle detrazioni da lavoro dipendente (fino a 25 mila euro lordi) il gioco non vale sotto gli 8 mila.

Sotto tale soglia non operano infatti le detrazioni e quindi il governo sta studiando se erogare una somma attraverso l'Inps, per esempio, riducendo i contributi previdenziali. I pensionati, ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dovrebbero comunque restare fuori dal taglio delle tasse altrimenti i benefici non sarebbero evidenti per nessuno.

Gli assegni da 1.500 euro sono stati bloccati per un periodo di due anni dal 2011 al 2013. E il contributo di solidarietà già esiste sulle pensioni d'oro.

Quando occorre reperire le risorse le pensioni sono sempre in prima linea, una specie di bancomat per il governo. L'ultimo che ancora una volta prospetta questa eventualità, è il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che ha proposto a Renzi di inserire «un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati a beneficio della fiscalizzazione degli oneri per i lavoratori neoassunti».

Anche se per ora l'intervento non sarà attuato, come ha detto Renzi, rivediamo un attimo gli ultimi anni di sacrifici chiesti ai pensionati. L'ultimo intervento, in ordine di tempo, è quello della riforma Monti del 2011, che consentirà di risparmiare qualcosa come 93 miliardi di euro. Cifre significative che produrranno i propri effetti nei prossimi anni, non nell'immediato. E prima c'è stata la riforma Amato, Dini, Maroni, Prodi.

Sulle riforme previdenziali l'Italia ha basato intere manovre fiscali e finanziarie per rispettare i vincoli europei. Bisogna ricordare sempre che dal 1992 tutte le rendite pensionistiche sono agganciate solo all'inflazione e non piu' agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, aumenti che venivano stipulati attraverso gli accordi sindacali.

Dunque il potere d'acquisto dei trattamenti Inps si è ridotto e gli effetti cominciano oggi a farsi sentire nelle tasche dei pensionati. Poi bisogna ricordare che in questi ultimi anni le pensioni hanno perso per strada altro potere d'acquisto: tutti i trattamenti oltre i 1.500 euro sono stati congelati dal 2011 dal governo Monti e per ben due anni non sono state adeguate all'inflazione. Il blocco di due anni, però, comporta una perdita che si ripercuote per decenni e sterilizza gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti. Senza contare che adesso si sta parlando di nuovo di un prelievo sulle «pensioni d'oro».

Si tratterà di un contributo temporaneo. Il governo dovrebbe tuttavia ricordarsi che una misura del genere già è in vigore ed è scattata il 1° gennaio 2014 e prevede un prelievo del 6% per le pensioni da 6.936,02 euro fino a 9.908,60, del 12% per le pensioni comprese tra i 9.908,60 e i 14.862,90 euro e del 18% per le pensioni oltre tale ultima soglia.

Dunque della proposta di Cottarelli, a meno che non voglia estendere il prelievo a chi incassa un assegno di poco superiore ai 2 mila euro lordi, si spera rimanga tale. Anche perchè la Consulta potrebbe nuovamente dichiarare incostituzionale il contributo di solidarietà appena introdotto (come del resto ha fatto con quello previsto dal Dl 98/2011). Insomma la strada indicata da Cottarelli potrebbe non essere praticabile.

Doccia fredda sul bonus mobili. La norma che doveva eliminare il tetto alla spesa non ha superato lo scoglio della Presidenza della Repubblica ed è stata pertanto eliminata dal decreto casa 2014 di cui si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. 

Insomma con l'approvazione del decreto casa non ci saranno cambiamenti rispetto a quanto previsto dalla scorsa legge di stabilità 2014. Resta pertanto il limite del livello di spesa reciproca: le spese per i mobili ed elettrodomestici non possono superare quelle per il recupero edilizio.

Come si ricorderà il governo Letta aveva tentato di neutralizzare questo limite con il decreto salva Roma bis. Decreto però che non è stato convertito in legge nei tempi previsti e quindi è decaduto riportando in vita il tetto per fruire del bonus. Lupi ci ha riprovato all'interno del decreto legge sulla casa con l'obiettivo di riportare il bonus mobili esattamente nella stessa situazione di come era stato applicato l'anno scorso. Ma questo tentativo non è riuscito per la seconda volta.

Il bonus mobili - Il bonus per i mobili ed elettrodomestici è stato introdotto lo scorso anno dal dl 63 2013 con il solo limite di 10 mila euro senza la previsione di alcun tetto per i lavori edilizi. La legge di stabilità 2014 lo ha prorogato per un anno insieme a quello sulle ristrutturazioni edilizie ed ha però stabilito che la spesa per i mobili non può superare quella prevista per i lavori di ristrutturazione.

Il Sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta ha confermato che i lavoratori dipendenti riceveranno a maggio il bonus fiscale che dovrebbe essere compreso tra i 70 e i 90 euro a seconda delle diverse fasce di reddito.

I tecnici del ministero dell'Economia stanno infatti lavorando alla regolamentazione delle ipotesi per incrementare la detrazione Irpef di base da 1880 euro a 2400 euro estendendola tutti i redditi fino a 20.000 euro contro gli ottomila attuali.

Come annunciato nei giorni scorsi dal premier Matteo Renzi i benefici maggiori verrebbero conseguiti dai lavoratori dipendenti che percepiscono attualmente una busta paga intorno ai 1200 1500 euro al mese netti. Questi lavoratori potrebbero ottenere fino a 1000 euro all'anno di benefici fiscali. 

Secondo il Sottosegretario Baretta le coperture verranno garantite in primo luogo dalla riduzione della spesa pubblica ed attraverso il ricalcolo degli interessi sul debito grazie alla riduzione dello spread.

Baretta ha anche confermato che non ci saranno interventi sulle fasce più deboli ed in particolare sulle pensioni o sugli assegni di invalidità come era circolato nei giorni scorsi. Il governo sta infatti individuando le risorse da inserire nel Documento di economia e finanza che sarà presentato alle Camere entro il prossimo 10 aprile.

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