Fisco

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Con la dichiarazione, si potrà aggiornare il reddito in caso di perdita del lavoro o diminuzione del 25% senza aspettare le scadenze fiscali. 

Kamsin E' stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale numero 267 il decreto del 7 novembre con il cui il ministero del Lavoro ha approvato il nuovo modello della dichiarazione sostitutiva unica necessaria per ottenere l'Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente necessario per ottenere prestazioni sociali agevolate. La pubblicazione di oggi permetterà di rendere pienamente operativa la riforma dell'Isee, a partire dal 1° gennaio. La normativa, infatti, prevede l'utilizzo delle nuove regole a partire dai trenta giorni successivi all'entrata in vigore del decreto (cioè, complessivamente, il 45esimo giorno dopo la pubblicazione).

A partire dal 1° gennaio, quindi, cambieranno le regole (e la modulistica) per ottenere l'Isee: il nuovo indicatore tiene conto di tutte le forme di reddito e di patrimonio. Oltre al cambiamento dei parametri in base ai quali sarà calcolato l'Isee, a cambiare sarà anche il modo in cui l'Inps acquisirà le informazioni: solo alcuni dati, infatti, saranno autodichiarati dal contribuente, mentre tutti gli altri saranno estratti dall'anagrafe tributaria e dal data base Inps.

Con le nuove regole sarà possibile aggiornare la propria situazione economica quando si perde il lavoro (più in generale quando il reddito diminuisce di almeno il 25%) senza aspettare che il peggioramento delle condizioni venga prima registrato dalle dichiarazioni fiscali; si potrà in questi casi presentare una dichiarazione particolare per ottenere l'Isee corrente. Per il cittadino, una semplificazione deriverà dal fatto che molte informazioni, come il reddito complessivo, non saranno più richieste al cittadino in sede di dichiarazione, ma direttamente recuperate negli archivi.

Con il maggior ricorso alle banche dati fiscali e assistenziali il Governo punta a ridurre l'indebita fruizione delle prestazioni agevolate. Fino a quest'anno, infatti, c'è stata una sistematica sottodichiarazione sia del reddito sia del patrimonio. Alla fine del 2011, quando è stata annunciata la riforma dell'Isee, l'80% dei nuclei familiari dichiarava di non possedere neanche un conto corrente o un libretto di risparmio, dati non in linea con le informazioni delle Entrate.

Il Nuovi Redditi

Nella nuova definizione dell'Isee, oltre al reddito Irpef entrano tutti i redditi tassati con regimi sostitutivi o a titolo di imposta (come ad esempio i contribuenti minimi, i redditi da cedolare secca sugli affitti), tutti i redditi esenti e quindi anche tutti i trasferimenti monetari ottenuti dalla Pubblica  Amministrazione (assegni al nucleo familiare, pensioni di invalidità, assegno sociale, indennità di accompagnamento...), i redditi figurativi degli immobili non locati e delle attività mobiliari. Vengono invece sottratti gli assegni corrisposti al coniuge in seguito a separazione o divorzio, destinati al mantenimento del coniuge e dei figli (precedentemente valorizzati sia nell'Isee del ricevente che in quello del datore).

Vengono invece diversamente valutati, con una riduzione della loro incidenza i redditi da lavoro dipendente (viene sottratta una quota del 20% fino a 3mila euro); i redditi da pensioni e trattamenti assistenziali (viene sottratto il 20%, fino a un massimo di mille euro); le spese per gli affitti (sale da 5.165 a 7.000 euro, l'importo massimo della spesa l'affitto registrato che può essere portato in deduzione e si aggiungono 500 euro ogni figlio convivente dopo il secondo); si incrementano le spese per le disabilità accorpando tali spese in tre distinte classi: disabilità media, grave, e non autosufficienza.

Il patrimonio - Il patrimonio cambia considerando il valore degli immobili ai fini Imu, non più Ici. Riducendo la franchigia sulla componente mobiliare che viene però articolata in funzione del numero dei componenti il nucleo familiare (franchigia più alta per le famiglie più numerose), viene preso in considerazione il patrimonio all'estero e viene riconosciuto un maggior peso per le seconde case.

Zedde

Palazzo Chigi lavora su una aliquota standard del 2,5 per mille sulle abitazioni principali unita a detrazione standard di 100 euro. I Comuni potranno alzare l'asticella sino al 5 per mille.

Kamsin Arriva una nuova rivoluzione sul mattone. E' la nuova local tax che in questi giorni tiene banco nella discussione che il Governo ha avviato con l'Anci, l'associazione dei sindaci. In attesa che il provvedimento venga messo nero su bianco, probabilmente con un emendamento alla legge di stabilità, vediamo quali saranno i punti cardine della nuova imposta. 

Abitazioni Principali - Per le abitazioni principali l'aliquota standard ipotizzata è del 2,5 per mille, ma i Comuni potranno incrementarla fino al 5 per mille, ed è affiancata da una detrazione fissa di 100 euro (non 200 come era circolato nelle prime bozze) e con la possibilità per i Comuni di poter introdurre sconti ulteriori per i figli.

Grazie allo sconto fisso di 100 euro la nuova local tax consentirà di reintrodurre un criterio di progressività perso con la Tasi. Infatti con lo sconto fissa la tassa locale al 2,5 per mille azzererà l'imposta per circa 3 milioni di abitazioni di basso valore catastale già esenti, da tempo da Ici ed Imu. Mentre saranno chiamati a pagare di piu' le abitazioni con valori catastali piu' elevati.

Gli altri immobili - Per le abitazioni diverse dall'imposta principale l'ipotesi rilanciata dal governo è di un prelievo standard dell'8,6 per mille ma il massimo può raggiungere il 12 per mille (contro l'11,4 per mille previsto dalla normativa attuale). Per tali abitazioni, ovviamente, non sarà riconosciuta la detrazione standard di 100 euro. Nel caso degli immobili strumentali, poi, la deducibilità dalle imposte sul reddito dovrebbe essere pari al 30%, piu' alto della vecchia Imu (asticella al 20%) ma minore della Tasi (che prevedeva la deducibilità integrale del tributo).

Nella nuova tassa, a differenza di quanto ipotizzato dal Governo nelle scorse settimane, non saranno inclusi altri balzelli comunali, come la tassa sulle insegne pubblicitarie e l'occupazione di suolo pubblico. Almeno per ora. Fuori dal perimetro di intervento anche la Tari, la tassa sui rifiuti.

Zedde

Rivedere le regole per la tassazione della previdenza professionale. E' l'accorato grido che arriva dal Congresso dei Periti industriali che è stato avviato ieri a Roma. La legge di stabilità, sulla tassazione delle rendite delle Casse di Previdenza Professionali, va assolutamente rivista. Continua dunque il braccio di ferro tra il governo e le casse di previdenza dei professionisti, dopo la 'batosta' della legge di Stabilità che prevede per gli enti un innalzamento dell'aliquota sul risparmio previdenziale dal 20 al 26% dal primo gennaio 2015.

Kamsin Ma uno spiraglio comincia ad intravedersi. “Restare a un livello di tassazione del 20% lo consideriamo il minino della pena. Nel resto d'Europa il risparmio previdenziale è tassato zero” ha detto il presidente di Adepp, Andrea Camporese, in un'audizione sulla legge di Stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, con cui ha bocciato sonoramente l'aumento della tassazione sui fondi pensione.

“Una tassazione di questo livello - ha detto Camporese - provoca una riduzione dei patrimoni e del welfare assolutamente importante” mentre “negli altri Paesi europei le tassazioni sulle  plusvalenze dei fondi pensioni non c'è. Non vieni tassato perché reinvesti i tuoi utili. Il risparmio previdenziale” delle casse privatizzate dovrebbe “essere tutelato” non penalizzato.

"Avevamo discusso con il Governo di creare una tassazione unica per il primo e per il secondo pilastro di previdenza, allineando tutto intorno al 13 per cento. Invece ci siano trovati nella legge di stabilità questa sorpresa incredibile dell'appesamentimento di sei punti del prelievo" ricorda Valerio Bignami, presidente dell'ente di Previdenza dei Periti Industriali.

Zedde

Per ridurre l'evasione del Canone Rai il Governo potrebbe presto dare il via libera al prelievo direttamente con la bolletta della luce. L’obiettivo ridurre l'evasione e abbassare il canone a 60-70 euro.

Kamsin Secondo le indiscrezioni del quotidiano La Stampa il Governo Renzi sarebbe pronto ad introdurre, dal prossimo anno, il pagamento del canone Rai direttamente con la bolletta elettrica. Renzi potrebbe dare dunque il via libera alla proposta piu' volte circolata agli inizi di quest'anno che garantirebbe a Viale Mazzini un gettito di 1 miliardo e 800 milioni di euro l’anno (piu' o meno quello attuale) e, soprattutto, ridurrebbe un'evasione di oltre 450milioni di euro.

L'obiettivo è infatti il recupero dell'evasione con la quale si potrebbe iniziare a ridurre il canone. Secondo le anticipazioni, dall'importo attuale, che si aggira intorno a 113 euro, la media richiesta dovrebbe scendere intorno ai 60-70 euro l'anno e ai redditi piu' bassi, certificati attraverso l'Isee, saranno chiesti dai 30 ai 40 euro. Continueranno ad essere garantite le fasce di esenzione e i bonus per i meno abbienti.

La proposta è stata inoltrata dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonio Giacomelli al ministro dell’Economia per la relazione tecnica. Dopo l’esame sarà il Governo a decidere lo strumento legislativo, se presentare un emendamento alla legge di Stabilità o varare un decreto ad hoc in modo che la proposta diventi operativa dal prossimo anno.

Zedde

L’ipotesi circolata a Palazzo Chigi consente ai Comuni di chiedere sino al 5 per mille sulle prime case e sino al 12 per mille sugli altri immobili.

Un emendamento al disegno di legge di stabilità, ancora in discussione preliminare alla Camera dei Deputati, introdurrà la local tax, la tassa unica sugli immobili che riunirà Imu e Tasi dal prossimo anno.  Ieri a Palazzo Chigi, il sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio, insieme al sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta, hanno incontrato i sindaci per fare il punto sulla manovra.

Kamsin Durante l'incontro sarebbe stato delineato l'impianto della nuova imposta. L'asticella del prelivo di base della local tax sulle abitazioni principali dovrebbe essere del 2,5 per mille con la possibilità, per i sindaci, di arrivare al 5 per mille. Sulle abitazioni principali ci sarà una detrazione standard che, sarebbe stata indicata in 100 euro (anche se si starebbe studiando la possibilità di portarla a 200 euro, come la vecchia Imu). A cui aggiungere una maggiorazione della detrazione in presenza di figli residenti nell'abitazione adibita ad immobile principale (50 euro per ogni figlio).

Quello che ancora potrebbe invece peggiorare, è il prelievo sulle seconde case. Oggi il tetto massimo dell'aliquota Imu e Tasi per gli immobili diversi dall'abitazione principale, è fissato al massimo al 10,6 per mille (con la possibilità per i sindaci di arrivare sino al 11,4 per mille). Fonti vicine a Palazzo Chigi, hanno indicato che il nuovo tetto potrebbe salire fino al 12 per mille. I sindaci, poi, dovranno rinunciare ai 5 miliardi annui di gettito dell'addizionale comunale perchè l'Irpef tornerà tutta allo Stato. In cambio i municipi riceveranno i denari del gettito dell'Imu della categoria D, quella sui capannoni industriali, attualmente incassata dall'Erario.

Nella nuova tassa, a differenza di quanto ipotizzato dal Governo nelle scorse settimane, non saranno inclusi altri balzelli comunali, come la tassa sulle insegne pubblicitarie e l'occupazione di suolo pubblico. Almeno per ora. Fuori dal perimetro di intervento anche la Tari, la tassa sui rifiuti.

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