
Fisco
Legge di stabilità, anche le polizze vita entrano nel mirino del Governo
Una norma contenuta nella bozza della legge di stabilità prevede l'aumento del prelievo sulla componente finanziaria delle polizze vita.
Kamsin Il disegno di legge di stabilità per il 2015 cambia buona parte delle regole sulla tassazione delle rendite finanziarie. Che saranno soggette ad una stretta. Da un lato infatti il Governo vuole intervenire (si tratta però ancora di una proposta che, come tale, potrà essere modificata in Parlamento) con un incremento della tassazione sui rendimenti finanziari delle Casse di previdenza dei professionisti (con l'asticella del prelievo che salirà dal 20 al 26%) nonchè del prelievo sulla previdenza complementare; dall'altro lo schema di disegno di legge prevede un inasprimento delle tassazione anche per le polizze vita.
Nella bozza si prevede infatti che le polizze vita siano sottoposte ad una tassazione del 26 per cento sulla componente finanziaria. Attualmente, com'è noto, le somme percepite dai beneficiari di polizze vita in caso di morte dell'assicurato sono esenti dall'Irpef. Il provvedimento stabilisce invece che l'esenzione dall'Irpef venga limitata alla parte di capitale erogato in caso di morte dell'assicurato a copertura del rischio demografico. Dunque, la differenza fra il capitale erogato alla scadenza e il totale dei premi versati sarà esente solo per la parte erogata dalla compagnia in più rispetto al valore della polizza al momento del decesso. La quota residua sarà tassata al 26 cento in capo ai beneficiari.
Resterebbe comunque garantita la non applicabilità delle imposte di successione in quanto il capitale viene percepito dai beneficiari non per causa successoria ma sulla base di un diritto derivante dalla polizza.
Camporese (Adepp): No al rialzo del prelievo sulla previdenza - L'ipotesi di una stretta sulla tassazione delle rendite finanziarie non piace per nulla all'Adepp, l'Associazione degli Enti Previdenziali Privati. "Tassare le rendite finanziarie delle casse di previdenza dei professionisti al 26% così come per qualsiasi investitore privato è un atto di assoluta miopia, soprattutto nei confronti dei giovani" ha dichiarato Andrea Camporese, presidente dell'Associazione.
Se la stretta fosse confermata "sarebbe un atto gravissimo. La tassazione delle rendite finanziarie delle casse, infatti, subirebbe l’ennesimo aumento, dal 20 al 26%, una scelta che smentirebbe quanto più volte dichiarato dal ministro dell'Economia Padoan e dai suoi rappresentanti, che si erano resi disponibili a rivedere la tassazione per arrivare ad una omogenizzazione fiscale in linea con quanto auspicato dalla stessa Ue. Condannare due milioni di professionisti, le loro famiglie e i dipendenti degli studi professionali a un futuro di prestazioni basse, mentre i versamenti previdenziali all’Inps non sono tassati, semplicemente per avere un maggior gettito nell’immediato, significa andare in totale controtendenza rispetto alla linea seguita dagli altri Paesi della Ue, alle indicazioni Ocse e alle risoluzioni della Commissione europea" ha indicato Camporese.
Zedde
Bonus 50-65%, ecco cosa cambia con la legge di stabilità
Ancora un anno ad aliquota massima sugli sconti fiscali per il recupero edilizio delle abitazioni e per il risparmio energetico degli edifici. Dal 2016 si scende al 36%. Ok anche al rinnovo del bonus mobili.
Kamsin Il governo ha detto sì con la legge di stabilità alla proroga degli sconti fiscali dedicati al recupero edilizio delle abitazioni (50%) e al risparmio energetico degli edifici (65%). Anche il prossimo anno dunque gli sconti fiscali saranno fissati alla aliquota massima. Alla fine è prevalso l'obiettivo di prorogare gli attuali incentivi, nella forma attualmente prevista, per un altro anno al fine aiutare il contrasto alla crisi del settore edilizio, la piu' grave dal dopoguerra.
Del resto secondo le stime della Camera dei Deputati le detrazioni per il recupero edilizio sono state fruite nel 2014 su interventi edilizi pari a complessivi 28,2 miliardi di euro e l'ecobonus ha garantito interventi per altri 4,85 miliardi di euro. Cifre ragguardevoli che garantiscono un indotto di diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro che vanno salvaguardati, sopratutto in un periodo come quello attuale.
Dal 2016 però i bonus torneranno bruscamente al 36 per cento: la proroga infatti non prevede l'applicazione nel 2016 di quelle aliquote intermedie che sarebbero dovute entrare in vigore nel 2015. Come si ricorderà, la legislazione vigente prevede, per l'anno prossimo, una graduale diminuzione del bonus edilizio dal 50 al 40 per cento e dell'ecobonus dal 65 al 50 per cento; dal 2016 entrambe le agevolazioni sarebbero state parificate ad aliquota ordinaria del 36%. Ora invece con il disegno di legge in materia di stabilità il governo Renzi procede all'abrogazione delle aliquote intermedie del prossimo anno (che restano al 65 e al 50 per cento) ma conferma la parificazione per il periodo successivo producendo pertanto un brusco calo (sempre se non ci sarà un nuovo intervento) dal 2016.
Tra le notizie positive c'è la proroga di anno per il bonus mobili con aliquota al 50%, il bonus sarebbe scaduto a fine anno. Sarà quindi confermata anche per il 2015 la detrazione del 50 per cento sulla spesa massima di 10mila euro dedicata all'acquisto di mobili ed elettrodomestici comprati in occasione di interventi di recupero edilizio ai sensi di quanto disposto dalla legge 147/2013. Niente da fare invece per la proroga del bonus antisismico degli edifici nelle zone 1 e 2 di pericolosità: dal primo gennaio 2015 il bonus scenderà dal 65 per cento all'aliquota fissata per il recupero edilizio, cioè al 50 per cento.
Sale infine la ritenuta d'acconto sui bonifici pagati alle imprese che passa dal 4 al 8 per cento. Si tratta della ritenuta a titolo di acconto d'imposta che gli istituti di credito devono applicare sui bonifici effettuati per il pagamento dei lavori. La novella era stata introdotta dal governo Berlusconi per monitorare i più efficacemente i pagamenti e gli adempimenti fiscali delle imprese.
Zedde
Regimi dei minimi, ecco cosa cambia dal prossimo anno
Via libera all'anticipo della riforma dei regimi semplificati. Dal prossimo anno l'imposta sostitutiva viene portata al 15% ma l'aumento sarà bilanciato del venir meno del vincolo della permanenza nel regime per non più di 5 anni. I ricavi, inoltre, diventeranno differenziati in base al tipo di attività svolta dal contribuente.
Kamsin Con la legge di stabilità cambiano anche i regimi semplificati per artigiani, commercianti, autonomi e professionisti. La misura era attesa con l'attuazione della delega fiscale a metà del prossimo anno, ma il Governo ha preferito giocare d'anticipo e licenziare la misura nella legge di stabilità in modo da far partire il nuovo regime dal prossimo anno. La novità dovrebbe compensare, almeno in parte, la mancata estensione del bonus degli 80 euro alle partita iva.
"Anzichè spendere centinaia di euro di commercialista o decine di euro per altre spese ci sarà un regime forfetario, una riduzione di 800 milioni di euro per 900mila partite Iva" ha detto Renzi Mercoledì nella conferenza stampa in occasione della presentazione della legge di stabilità.
Regime dei minimi 2015: cosa cambia - Diverse le novità previste dal governo. L'articolo 9 del ddl prevede in primo luogo un aumento al 15 per cento dell'imposta sostitutiva (attualmente l'asticella del prelievo è fissata al 5 per cento) a partire dalla anno d'imposta 2015. A parziale compensazione dell'aumento della tassazione si prevede però la possibilità di restare nel regime agevolato senza più vincoli temporali (attualmente la permanenza è infatti condizionata - a meno che non si abbiano piu' di 35 anni - al mancato superamento di 5 anni).
Maggiore flessibilità sarà garantita anche attraverso la previsione di soglie di ricavi differenziate rispetto al tipo di attività svolta dagli interessati. Se attualmente infatti l'asticella è fissata a 30mila euro di ricavi o compensi, soglia standard per tutti i contribuenti, con la modifica in arrivo saranno introdotte soglie comprese tra i 15 e i 40 mila euro, in modo da tenere in considerazione le differenze tra le diverse attività svolte dai contribuenti. Nel nuovo regime ci sarà anche la possibilità di versare i contributi non più sui minimali, bensì sul reddito effettivo dichiarato, con un ulteriore vantaggio per i professionisti con piccoli redditi.
Zedde
Tasi, per i ritardatari c'è il ravvedimento sprint
I contribuenti possono ricorrere al ravvedimento operoso e versare una sanzione ridotta oscillante tra lo 0,2 per cento e il 3,75 per cento del tributo maggiorato degli interessi legali.
Kamsin Per gli omessi o insufficienti versamenti della Tasi, come anche per la Tari e per l'Imu, è possibile regolarizzare la violazione con il ravvedimento operoso, previsto dall'articolo 13 del decreto legislativo 471/1997.
Occorre precisare che per i tardivi o insufficienti pagamenti, la decisione di non applicare sanzioni è rimessa in sostanza ai vari Comuni. Ciò soprattutto laddove il contribuente sani la sua posizione con il pagamento del saldo a Dicembre e se l'errore è dovuto all'impossibiltà di determinare correttamente le aliquote. In tali casi sarebbe possibile invocare la protezione dell'articolo 10 dello Statuto del Contribuente che prevede la disapplicazione delle sanzioni per incertezza normativa. Tuttavia dato che - a differenza di quanto accaduto in passato con il saldo della Tares 2013 e della seconda rata dell'Imu 2013 - non è stata prevista la disapplicazione delle sanzioni per via normativa, la decisione di non applicare le sanzioni è rimessa al Comune.
Se invece il contribuente non vuole rischiare e si vuole mettere subito in regola può avvalersi del ravvedimento operoso pagando una mini-sanzione dello 0,2% giornaliero, se il ravvedimento è eseguito entro 14 giorni (cd. ravvedimento sprint); del 3% se il ravvedimento è eseguito entro 30 giorni dalla violazione, o del 3,75% se il ravvedimento è eseguito entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all'anno nel corso del quale è commessa la violazione.
Il ravvedimento sprint - In questo caso, la sanzione ordinaria del 30% si riduce allo 0,2% per ogni giorno di ritardo. La misura varia dallo 0,2% per un giorno di ritardo, fino al 2,80% per 14 giorni di ritardo. Pertanto se la regolarizzazione nel pagamento del tributo avviene dopo 10 giorni dalla sua scadenza la sanzione sarà pari al 2 per cento mentre se avviene dopo 14 giorni il contribuente dovrà versare una sanzione pari al 2,8 per cento. Se avviene dopo il 15° giorno ma entro il 30° la sanzione sarà invece pari al 3%.
Il ravvedimento "sprint", per sole sanzioni e interessi, può essere fatto anche entro 30 giorni nel caso di contribuente che ha pagato solo le imposte dovute entro i 14 giorni successivi alla scadenza originaria.
Ad esempio, se un versamento di 500 euro viene eseguito con dieci giorni di ritardo e il ravvedimento è effettuato entro 30 giorni dalla scadenza, la sanzione sarà pari al 2 per cento, pari cioè a 10 euro (0,2% per i 10 giorni di ritardo).
Oltre alla sanzione ridotta dovranno essere versati gli interessi legali. Che sono pari all'1 per cento (fino al 31 dicembre 2013 erano del 2,5 per cento) su base annua e vanno calcolati in proporzione ai giorni di ritardo.
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Dal 2015 tassa unica sulla Casa. Stop ad Imu e Tasi
Per il prossimo anno è prevista una marcia indietro su Imu e Tasi: allo studio o una detrazione fissa di 200 euro piu' 50 euro per i figli a carico o una scelta per i sindaci tra solo due o tre possibili opzioni, legate al valore catastale dell’immobile o alla situazione reddituale e familiare.
Kamsin Con tutta probabilità la Tasi è destinata a restare un solo anno. Dal 2015 potrebbe invece fare il suo debutto, magari non nella forma definitiva, la nuova tassa unica per i Comuni. Nell’ipotesi minima allo studio verrebbero ricompattate Imu e Tasi, che si applicano sulla stessa base imponibile ovvero sostanzialmente la rendita catastale degli immobili. Con l’eccezione dell’abitazione principale non di lusso, i due tributi sono collegati anche dal vincolo complessivo sull’aliquota.
Del resto con una risoluzione sul Def già approvata alla Camera e che sarà presentata in Senato viene chiesto che il Governo completi l'iter delle riforme strutturali sulla Casa. Tra le richieste c'è anche l'esplicita proroga per l'anno 2015 degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e la ristrutturazione degli immobili e la revisione, per l'appunto, della normativa inerente la tassazione immobiliare comunale, garantendo semplificazione e certezza per i contribuenti, autonomia tributaria ai Comuni e un sistema armonizzato di agevolazioni sul territorio nazionale per le abitazioni principali. Sull'imposta unica, invece, nella risoluzione appare rilevante la spinta precisa sull'agevolazione unificata per l'abitazione principale.
Il governo dovrà certamente razionalizzare quegli aspetti della Tasi che stanno mettendo più in difficoltà i contribuenti, come la grande discrezionalità lasciata ai Comuni nella scelta delle detrazioni e delle esenzioni da applicare. Con l’Imu c’era per l’abitazione principale uno sconto fisso di 200 euro, aumentato di 50 per ciascun figlio convivente. Invece sulla Tasi le amministrazioni comunali hanno potuto decidere misura e modalità dell’agevolazione, con il risultato di produrre migliaia di differenti aliquote e detrazioni e centinaia di migliaia di diverse combinazioni possibili. Inoltre con l'attuale sistema non si è riuscito ad assicurare al tributo un carattere progressivo con il risultato che in molti Comuni le case piu' grandi pagano in proporzione meno che in passato.
Ma da prossimo anno è prevista una marcia indietro, probabilmente con la reintroduzione della detrazione fissa. La misura potrebbe essere contenuta già nella legge di stabilità 2015 o in un provvedimento ad hoc che il Governo approverà entro fine anno.
Zedde
Tasi, no al tributo se inferiore ai 12 euro. Ma non ovunque
Varia da città a città anche la soglia sotto la quale l’imposta non va versata: i Comuni possono modificare quella nazionale fissata a 12. A Roma ad esempio la Tasi non si paga se l’imposta risulta pari o inferiore ai 10 euro, mentre per l’Imu il limite è rimasto a quota 12.
Kamsin Ultime ore per il pagamento dell'acconto Tasi "ritardato" in oltre 5mila Comuni italiani che hanno deliberato le aliquote entro lo scorso 10 Settembre. I contribuenti che ancora non hanno versato l’acconto devono verificare oltre alle aliquote applicate dal proprio Comune per l’abitazione principale e per gli altri immobili anche la presenza delle eventuali detrazioni da calcolare: nella maggior parte dei casi sono decrescenti al crescere della rendita catastale, ma spesso le amministrazioni comunali hanno collegato gli sconti alla situazione familiare o anche al reddito eventualmente misurato attraverso l’Isee. L'altra problematica è quella che riguarda gli importi minimi, sotto i quali l'obbligo di pagamento decade. La questione riguarda soprattutto gli inquilini, sui quali grava una quota di Tasi compresa fra il 10 e il 30%, e i proprietari di abitazioni principali medio-piccole in Comuni che prevedono detrazioni.
La soglia indicata dalla legge è di 12 euro ma i Comuni possono stabilire una soglia inferiore. E molti lo hanno fatto per non perdere anche quei pochi "spiccioli" che possono racimolare. A Roma ad esempio la Tasi non si paga se l’imposta risulta pari o inferiore ai 10 euro, mentre per l’Imu il limite è rimasto a quota 12. Di recente inoltre è stato cancellato anche il vecchio importo (30 euro) sotto il quale non era possibile effettuare accertamenti: l'autonomia comunale è assoluta e anche questa soglia va cercata nel regolamento del tributo o nel regolamento generale delle entrate. Quanto alla riscossione, esiste un limite minimo (10 euro) quando viene effettuata a mezzo ruolo da Equitalia, ma non quando è svolta con ingiunzione dal Comune: in ogni caso, sotto certi importi qualsiasi azione non è piu' conveniente da un punto di vista economico per l'ente.
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