Fisco

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L'ultima bozza del disegno di legge conferma anche un altro addio all'esenzione. Si tratta dell'esonero dal bollo auto per le auto d'epoca, che quindi dovranno essere soggette al prelievo. Kamsin Il Ddl prevede, infatti, la soppressione del particolare regime di esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche previsto dall’articolo 63, commi 2 e 3, della legge 21 novembre 2000, n. 342, per gli autoveicoli e motoveicoli di particolare interesse storico e collezionistico a decorrere dall’anno in cui compiono il ventesimo anno di età ed assimilandoli alle auto con vetustà superiore ai trenta anni.

Attualmente, sono considerati veicoli di particolare interesse storico e collezionistico: i veicoli costruiti specificamente per le competizioni; i veicoli costruiti a scopo di ricerca tecnica o estetica, anche in vista di partecipazione ad esposizioni o mostre; i veicoli che rivestono un particolare interesse storico o collezionistico in ragione del loro rilievo industriale, sportivo, estetico o di costume.

"Tali veicoli - secondo la relazione governativa al testo del ddl - sono individuati, con propria determinazione aggiornata annualmente, dall'Automobilclub Storico Italiano (A.S.I.) e, per i motoveicoli, anche dalla Federazione Motociclistica Italiana (F.M.I.). Si ritiene opportuno procedere alla modifica della norma in quanto questa aveva la finalità di tutelare un parco auto e moto, precedente all’entrata in vigore della richiamata legge n. 342 del 2000, che, per caratteristiche e qualità costruttive ed in ragione di un loro rilievo industriale o estetico, al compimento del ventesimo anno di età poteva essere definito di particolare interesse storico".

"Attualmente, conclude la relazione, con l’evoluzione delle tecniche costruttive da parte del mercato automobilistico, un autoveicolo o motoveicolo al compimento dei venti anni non può più essere assimilato ai veicoli di particolare interesse storico solo in ragione della sua vetustà. Per tale ragione, è ormai venuta meno la stessa ratio che aveva giustificato il richiamato regime di speciale esenzione.

A ciò si aggiunga che, nel corso degli anni, i controlli previsti dal comma 3 del citato articolo 63 finalizzati all’individuazione, da parte dell’ASI e della FMI mediante propria determinazione, dei veicoli di cui al comma 2 del più volte richiamato articolo 63, sono risultati, talvolta, carenti, consentendo in tal modo l’accesso all’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche ad autoveicoli e motoveicoli che, oltre ad aver compiuto venti anni, non avevano alcuno dei requisiti normativi".

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Dal prossimo anno unificazione delle imposte comunali in una tassa unica immobiliare, con aliquote standard e detrazioni fisse sull'abitazione principale e aliquote più elevate sugli altri immobili. Possibile anche l'eliminazione della Tari e dell'addizionale Irpef.

Kamsin Il governo potrebbe presentare un emendamento al disegno di legge di stabilità 2015 per introdurre l'imposta unica sul mattone dal prossimo anno con il definitivo superamento di Imu e Tasi. E' quanto si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi. Dalla nuova tassa unica, una sorta di local tax, resterà fuori, almeno per il momento, la Tari, la tassa sui rifiuti, dato che le modalità di calcolo sono diverse (per questa imposta non si prende, infatti, in considerazione la rendita catastale dell'immobile), e il Governo ha intenzione di agganciare l'imposta alla quantità di rifiuti prodotti con tempi più lunghi di studio.

Con l'introduzione della nuova tassa unica potrebbero essere assorbiti al suo interno anche alcuni tributi minori che riguardano le attività commerciali, come quelli sulla pubblicità e sull' occupazione di suolo pubblico. Tra le novità ci sarà anche la sua soppressione della quota a carico dell'inquilino che, nella Tasi, ha comportato notevole confusione nel pagamento.

Il progetto prevede sull'abitazione principale l'introduzione di un'aliquota standard leggermente più elevata della Tasi attuale, che sarà tuttavia accompagnata da detrazioni fisse pari a 200 euro più 50 euro per ciascun figlio che risieda nell'immobile adibito ad abitazione principale sino a 26 anni. Ancora non è chiara l'asticella standard del prelievo per la nuova imposta, ma appare improbabile che sia possibile un abbassamento del prelievo fiscale sugli immobili rispetto ai livelli attuali. La novità dovrebbe piuttosto assicurare il superamento dei due principali difetti del tributo sui servizi indivisibili. Da un lato la sua regressivita', in quanto in molti comuni l'assenza di detrazioni ha comportato l'aumento del tributo a carico delle abitazioni con minor valore mentre ha chiesto somme proporzionalmente minori sulle case di maggior valore.

Dall'altro la nuova imposta unica dovrà rendere più agevole le modalità di calcolo del tributo dato che la Tasi è stata resa complessa da infinite variabili insite nelle diverse delibere locali. Particolare attenzione dovrà essere dedicata agli immobili strumentali come capannoni, uffici, alberghi, negozi utilizzati dai rispettivi proprietari. Infatti tali immobili possono dedurre dal reddito interamente la Tasi mentre l'Imu è deducibile solo per il 20 per cento. Per facilitare le imprese il governo dovrebbe rendere deducibile interamente o in gran parte il nuovo tributo.

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La facoltà di opzione sarà a disposizione dei soli lavoratori del settore privato con l'esclusione dei lavoratori domestici e del settore agricolo. Chi opera per la liquidazione mensile del TFR sarà vincolato alla sua decisione fino alla scadenza del triennio.

Kamsin Con la presentazione ufficiale del disegno di legge di stabilità in Parlamento, il Governo ha confermato l'anticipo del TFR in busta paga. L'articolo 6 del disegno di legge di stabilità prevede in via sperimentale, per i periodi tra il primo marzo 2015 e il 30 giugno 2018, che i lavoratori dipendenti del settore privato possono richiedere di percepire in busta paga, come parte integrativa della retribuzione, le quote maturande del TFR. La scelta può essere effettuata da tutti i dipendenti di datori di lavoro privati, i quali abbiano una anzianità di servizio presso lo stesso datore di lavoro di almeno 6 mesi ad esclusione dei lavoratori domestici e del settore agricolo. Una volta effettuata la scelta il vincolo sarà triennale.

L'operazione comporterà tuttavia che tali somme saranno soggette a tassazione ordinaria e non separata. Di conseguenza, immaginando una aliquota marginale media del 27 per cento, per ogni 100.000 euro corrisposti ai dipendenti lo Stato chiederà 27.000 euro di imposte. A guadagnarci dunque, oltre che i lavoratori, sarà soprattutto lo stato considerato infatti che se il TFR restasse in azienda, o venisse trasferito alla tesoreria dell'Inps o alla previdenza complementare, le entrate dello Stato si attesterebbero ad un livello molto più basso.

Da un punto di vista reddituale inoltre la misura dovrebbe comportare diversi effetti per il lavoratore. Infatti le elargizioni saranno cumulate con il reddito del periodo d'imposta che quindi, come già anticipato, sarà tassato in modo ordinario, incidendo altresì sulla determinazione delle detrazioni d'imposta, degli assegni familiari e dell'ISEE. La somma sarà tuttavia esclusa dal reddito complessivo valutabile ai fini della percezione del bonus di 80 euro, anch'esso confermato nella legge di stabilità. Il TFR in busta paga inoltre non sarà soggetto a contribuzione previdenziale.

L'opzione sarà disponibile anche per i lavoratori che stanno versando il TFR in un fondo di previdenza complementare. Durante quel periodo, quindi, l'accantonamento al Fondo sarà costituito solo dal contributo del dipendente e del datore di lavoro mentre la quota del TFR finirà in busta paga del prestatore.

La scelta comunque è irrevocabile fino al 30 giugno 2018. Di conseguenza il lavoratore che abbia scelto di avere il TFR in busta paga non potrà, prima di tale data, tornare sui suoi passi. Per i lavoratori che non chiederanno la liquidazione mensile in busta paga del TFR rimarranno in vigore le previgenti scelte, cioè il trasferimento della somme al fondo pensione sia con modalità esplicita che tacita, oppure il suo mantenimento in azienda sino alla cessazione del rapporto di lavoro.

Gli effetti sulle imprese dovrebbero essere neutri in quanto la bozza del ddl prevede che i datori di lavoro possono accedere un finanziamento bancario assistito sia dalla garanzia di un fondo costituito presso l'Inps, sia da una garanzia dello Stato. Il finanziamento potrà essere concesso da una delle banche che aderiranno l'accordo tra Abi e governo, indicando il TFR maturato dei dipendenti attraverso una particolare procedura di certificazione che dovrà essere rilasciata dall'INPS.

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L'aumento dell'aliquota Irap sarà retroattivo. La bozza ufficiale del Ddl di Stabilità conferma gli aumenti di imposta a cominciare dall'Imposta regionale sulla attività produttve. Kamsin I versamenti per il 2014 dovranno, quindi, essere effettuati con un'aliquota più alta rispetto a quella che aveva ridotto il decreto sul bonus Irpef (Dl 66/2014) e per la quale era stato introdotto a copertura l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20% al 26% a partire dal 1° luglio scorso. Ciò significa che l'aliquota salirà al 3,9% e non sarà piu' del 3,5 per cento.

Nel determinare il saldo dell'Irap in scadenza il 16 giugno 2015, non si potrà, inoltre, utilizzare la nuova agevolazione, prevista dalla stessa bozza del ddl di stabilità, che consente la deduzione integrale del costo del lavoro derivante da contratti a tempo indeterminato. Il beneficio in parola, infatti, scatterà soltanto dall'esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014.

Dal prossimo anno, dunque, l'imposta si calcolerà con l'aliquota del 3,9% e con la deduzione limitata per le retribuzioni dei dipendenti a tempo indeterminato (7.500 euro a testa per gli over 35 e 13.500 per donne e under 35, con importi raddoppiati in talune regioni meridionali). Vengono comunque fatti salvi i minori versamenti in acconto effettuati in base all'aliquota 3,5% utilizzando il metodo previsionale, come aveva espressamente stabilito dal decreto Irpef (articolo 2, comma 2, del Dl 66/2014).

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Tra le novità approvate alla Camera dei Deputati con la prima lettura del decreto governativo Sblocca Italia c'è uno sconto sul patto di stabilità. Ne beneficeranno, in particolare, le amministrazioni comunali virtuose nel pagamento dei debiti che hanno investito in opere pubbliche. Kamsin Nello specifico il dl stabilisce l'esclusione dal patto di stabilità interno dei pagamenti effettuati dai Comuni per investimenti in opere, oggetto di segnalazione entro il 15 giugno 2014 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La deroga viene concessa nel limite di 250 milioni di euro per l'anno 2014 e viene disposta, altresì, l'esclusione dai vincoli del patto di stabilità interno per gli anni 2014-2015, per un importo di 300 milioni di euro, dei pagamenti dei debiti in conto capitale certi, liquidi ed esigibili alla data del 31 dicembre 2013 sostenuti successivamente all'entrata in vigore del d.l 133 2014.

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Sono oltre 20 le misure sulle quali la commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha chiesto lo stralcio dalla legge di stabilità a partire da alcune norme micro-settoriali e di carattere ordinamentale. Kamsin Escono, ad esempio, i 10 milioni per l'imprenditoria giovanile in agricoltura; la possibilità per la polizia giudiziaria di utilizzare i carburanti per autotrasporto sottoposti a sequestro ai fini della successiva confisca; vengono meno anche le norme sul ridimensionamento della Rappresentanza Sindacale di forze armate e delle forze di polizia. Non servirà più l'autorizzazione per Invalsi per far scattare le assunzioni straordinarie.

Lo stop ha riguardato la norma che intendeva consentire la cessione di attività immobiliari e della quote partecipate della Rai, così come i 100 milioni per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo.

Ad ogni modo il termine per la presentazione degli emendamenti in Commissione scadrà il prossimo 7 novembre ma già lunedì partirà il giro delle audizioni con Banca d'Italia, Confindustria, Istat e Corte dei Conti. Un iter che sarà comunque chiuso entro il 20 Novembre dato che, secondo il calendario di Montecitorio, il ddl dovrebbe sbarcare in Aula a Montecitorio il prossimo 24 novembre.

Possibile la presentazione di emendamenti al testo del disegno di legge per introdurre correttivi alle pensioni, capitolo che è stato completamente dimenticato dall'esecutivo.

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