Lavoro

Lavoro

L'indennità di disoccupazione si può cumulare con il nuovo reddito di lavoro dipendente se non supera gli 8 mila euro annui. 

Kamsin Cumulabilità piu' ampia dei trattamenti Aspi con i redditi da lavoro. L'indennità di disoccupazione, infatti, si potrà cumulare, anche se solo in parte, con il nuovo reddito di lavoro dipendente se questo non è superiore al reddito annuale minimo personale escluso da imposizione fiscale (cioè 8 mila euro annui). Lo ha precisato l'Inps con il messaggio 2028/2015. 

La novità deriva dalla disciplina sul riconoscimento dello status di disoccupazione di cui all'art. 4, comma 1 lett. a) del dlgs n. 181/2000. La norma, che dispone la «conservazione dello stato di disoccupazione a seguito di svolgimento di attività lavorativa tale da assicurare un reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione», è stata prima abrogata dalla legge n. 92/2012 (riforma Fornero che ha pure introdotto l'Aspi e miniAspi) e poi reintrodotta dal dl n. 76/2013 convertito dalla legge n. 99/2013.

Pertanto oggi tale status si conserva anche in caso di rioccupazione con lavoro dipendente, a patto che non si consegua un reddito oltre gli 8mila euro annui (in caso di lavoro autonomo o collaborazione il limite di reddito è di 4.800 euro annui).

Le Ipotesi che danno luogo al cumulo dell'Aspi con i redditi da lavoro

Con la reintroduzione del requisito reddituale, spiega l'Inps, si potranno verificare le seguenti nuove ipotesi:

  • 1) rioccupazione per un periodo pari o inferiore a sei mesi con reddito annuo oltre 8 mila euro: scatta la sospensione dell'Aspi (cioè fino sei mesi);
  • 2) rioccupazione per un periodo superiore a sei mesi con reddito annuo oltre 8mila euro: scatta la decadenza dall'Aspi (per perdita dello stato di disoccupazione);
  • 3) rioccupazione per un periodo inferiore, pari o superiore a sei mesi ma con reddito annuo inferiore a 8 mila euro: l'Aspi viene erogata in misura ridotta (il lavoratore, quindi, «cumula» Aspi e nuovo reddito).

In tale circostanza, però, ai fini del cumulo, il lavoratore è tenuto a comunicare all'Inps, entro un mese dall'inizio del nuovo rapporto dipendente, il reddito annuo che prevede di guadagnare. In caso di mancata comunicazione se il nuovo rapporto di lavoro è di durata pari o inferiore a sei mesi scatta la sospensione dell'Aspi; se il nuovo rapporto di lavoro è di durata superiore a sei mesi o è a tempo indeterminato scatta invece la decadenza. Inoltre l'assegno Aspi sarà ridotto di un importo pari all'80% del nuovo reddito, con conguaglio d'ufficio in sede di dichiarazione dei redditi.

Ad esempio se un lavoratore percepisce un'indennità Aspi di 800 euro al mese e trova un contratto a tempo determinato da cui ottiene un reddito mensile di 600 euro per 6 mesi manterrà il diritto all'Aspi in quanto il reddito conseguito resterà comunque al di sotto del limite di 8mila euro annui (600 x 6 = 3.600 euro annui). L'assegno Aspi, però, non sarà erogato in forma piena ma verrà ridotto di un importo pari all'80% del nuovo reddito. In pratica l'assegno Aspi risulterà pari a 320 euro al mese [800 euro - (600 x 0,80)] e potrà integrare il reddito conseguito dalle attività lavorative.

Le predette indicazioni trovano applicazione anche in relazione alla mini-Aspi, tenendo però conto dei diversi tempi di sospensione (cinque giorni e non sei mesi). La stessa disciplina regolerà, inoltre, la Naspi, il nuovo ammortizzatore universale che, a partire dagli eventi di disoccupazione intervenuti dal 1° maggio 2015, prenderà il posto dell'attuale Aspi e Mini-Aspi.

seguifb

Zedde

Il Presidente dell'Inps conferma: gli sgravi contributivi introdotti dalla legge di stabilità stanno aiutando la crescita del tempo indeterminato.

Kamsin Il dato sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, anticipati ieri dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal presidente dell'Inps Tito Boeri, conferma una crescita a doppia cifra. Nei primi due mesi del 2015 sono infatti 79 mila i contratti attivati, il 38,4% in più rispetto ai primi due mesi del 2014.

Un segnale che è stato subito ribadito dal premier Matteo Renzi come la conferma che l'Italia sta ripartendo. «E' solo l'inizio. Ci hanno detto di tutto in questi mesi, ma noi stiamo dando diritti a chi non ne ha mai avuti». La crescita a doppia cifra è quella degli assunti a tempo indeterminato che, nel solo mese di gennaio, sono cresciuti del 32,5% su base annua mentre per i giovani tra i 15 e i 29 anni i contratti stabili sono aumentati del 43,1%. La Cgia di Mestre ha ricordato ieri che la legge di stabilità 2015 prevede la creazione di 1 milione di nuovi contratti incentivati grazie alla decontribuzione triennale per i nuovi assunti.

I fattori chiave

Del resto sono molti i fattori che stanno contribuendo a invertire un ciclo economico fino a poche settimane fa disastroso. I più importanti sono esterni all'azione del governo e passano dall'immissione di liquidità monetaria della Banca centrale europea (quantitative easing) che sta facendo ripartire il credito e dall'allentamento del rigore sul debito pubblico da parte della
Commissione europea. A questo si aggiunge la riduzione del costo del petrolio e il miglior cambio euro-dollaro che favorisce le esportazioni. Detto questo, però, sarebbe un vero errore negare che almeno due azioni del Governo stanno contribuendo alla ripartenza dell'economia.

Oltre agli 80 euro al mese, l'intervento piu' significativo è la decontribuzione Inps per tre anni introdotta dalla Legge di Stabilità 2015 per chi assume a tempo indeterminato. Una norma, tuttavia, che durerà sino a fine anno salvo non si mettano nuovi denari con la prossima finanziaria. E non la sola molla. La possibilità appena diventata concreta di assumere con le regole del Jobs Act dovrebbe spingere molte altre imprese ad alimentare questo trend e fare nuovi investimenti. Ma anche il taglio sull'imponibile Irap della componente lavoro sta facendo la sua parte.

Poletti: non siamo in grado di chiarire se sono tutti contratti "nuovi"

Il dato ufficiale, comunque, è di quasi 80 mila posti di lavoro a tempo indeterminato nei primi due mesi, anche se i dati non chiariscono in che misura si tratti di contratti che stabilizzano rapporti precari (co.co.pro., partite Iva e contratti a tempo) e in che misura invece siano posti di lavoro nuovi, nati sull'onda dei tagli contributivi e fiscali. «Non siamo in grado di dire se questi contratti siano aggiuntivi o di conversione», ha detto Poletti.

Garanzia Giovani: aumentano gli iscritti

Ad andar bene è anche il piano Garanzia Giovani. Sono 476 mila i giovani, infatti, che si sono iscritti al programma europeo di avviamento al lavoro: di questi 234 mila «sono stati presi in carico dalle istituzioni» (i corsi sono gestiti dalle Regioni) mentre altri «49 mila hanno già avuto un'opportunità tra stage, servizio civile, tirocinio, lavoro o formazione», con un boom a febbraio del 43% di nuovi ingressi. I dati sono stati illustrati ieri dal ministro Paletti: «Se prosegue questo ritmo, entro dicembre si iscriveranno 800 mila giovani a fronte di risorse disponibili per 560 mila persone. La discussione è come troveremo i soldi per tutti», ha precisato il ministro.

seguifb

Zedde

Secondo il Mef non ci sono le coperture per garantire l'assorbimento nell'alveo del lavoro subordinato delle collaborazioni a progetto a partire dal 1° gennaio 2016.

Kamsin Il decreto legislativo sul riordino dei contratti varato lo scorso 20 febbraio dal Consiglio dei ministri all'interno del Jobs Act potrebbe essere rivisto. I tecnici di Palazzo Chigi del Ministero del Lavoro stanno infatti approfondendo taluni aspetti legati alla norma (articolo 48 del decreto) che incentiva la trasformazione delle collaborazioni a progetto in contratti a tempo indeterminato in vista del superamento di questa forma contrattuale.

Secondo gli esperti si teme una rapida erosione degli 1,8 miliardi di euro messi sul piatto dalla legge di stabilità per finanziare la trasformazione dei contratti precari in assunzioni stabili, a tempo indeterminato. La legge di stabilità, infatti, riconosce uno sgravio contributivo triennale per chi assume a tempo indeterminato lavoratori precari nel corso del 2015. Ma non solo. Al Mef fanno presente anche che una volta assunti stabilmente a tempo indeterminato questi lavoratori usciranno per sempre dalla gestione separata e non verseranno quindi le "ricche" aliquote nella gestione (che com'è noto chiede il 27,72%). Ciò metterebbe a rischio i conti stessi del Fondo dei parasubordinati che attualmente costituisce una delle poche gestioni in positivo dell'Inps. Insomma un doppio effetto negativo per le casse dello stato che da un lato si troverebbero il venir meno della contribuzione nella gestione dedicata ai collaboratori a progetto e dall'altro dovrebbe coprire i contributi per almeno tre anni in favore degli stabilizzati nel 2015.

Secondo quanto si apprende da fonti di stampa i tecnici del MEF suggeriscono in particolare due correttivi al decreto legislativo che ancora non è stato trasmesso alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato per l'acquisizione dei relativi pareri. Il primo riguarda l'esclusione espressa dalla stabilizzazione delle forme di collaborazioni continuative a progetto nel pubblico impiego, si tratterebbe di circa 20-25 mila contratti. L'altro correttivo potrebbe comportare l'esclusione dalla stabilizzazione per quanti risultano iscritti alla gestione separata non via esclusiva per non perdere il gettito di tale gestione.

seguifb

Zedde

Il salario minimo arriverà anche in Italia, i cui dettagli saranno definiti in uno dei prossimi decreti attuativi del Jobs Act. Il Fismic, il sindacato dei lavoratori autonomi, appoggia la misura. 

Kamsin La teoria neoclassica dell'occupazione sostiene che il livello di occupazione dipenda dall'equilibrio tra domanda e offerta in base al suo «prezzo»: il salario. La teoria sostiene quindi che esiste un salario di equilibrio al quale si può realizzare la piena occupazione. Ovviamente la visione di un paese con piena occupazione è del tutto utopica, ma di certo non si può non tener conto dell'importanza che possiede il «salario» come fattore determinante del mercato del lavoro.

Tra tutti i paesi maggiormente industrializzati, l'Italia (e fino a all'estate scorsa la Germania) è uno dei pochi paesi a non aver adottato la misura di un salario minimo ossia la più bassa paga oraria, giornaliera o mensile che i datori di lavoro devono per legge corrispondere a impiegati ed operai e al di sotto della quale non possono assumere. Come accennato in precedenza, in Italia esistono pensioni minime ma un livello di salari minimi non è previsto da leggi nazionali, ma bensì dalla contrattazione tra le parti sociali ossia tra sindacati ed imprese, escludendo così molti dei lavoratori con contratti atipici; e inoltre nella prassi giuridica la magistratura italiana ha preso sovente riferimento la pensione sociale minima erogata dall'Inps come soglia minima vitale. Con l'introduzione della nuova legge di Stabilità 2015 anche questo scenario sarà completamente modificato con incidenze, si spera, positive per il mercato del lavoro e i tassi di occupazione.

Il salario minimo arriverà anche in Italia. Al momento bisogna solo stabilire la cifra esatta, che al momento oscilla tra i 6,5-7 euro l'ora e si applicherà proprio nei settori che non sono già regolati da un accordo nazionale. La Fismic sostiene anche questa svolta decisiva portata avanti nel Jobs Act, nonostante le proteste di abrogazione diventate ormai uno standard di contestazione da parte di taluni sindacati verso riforme che puntano alla crescita del Paese.

L'Italia è tra i pochissimi a non avere ancora il salario minimo ma questo cambiamento potrebbe apportare finalmente una svolta positiva per tutte quelle persone che, essendo escluse dal contratto collettivo, non godono di molte agevolazioni che invece ogni lavoratore indipendentemente dalla tipologia di contratto ha diritto a ricevere. In Italia le retribuzioni sono frutto di contrattazione
tra le parti sociali, tra dipendente e datore di lavoro ed è per questo che i sindacati hanno un ruolo importante e determinante.

L'introduzione di una soglia minima di salario regolamentata dallo Stato è stata presa dalla Fiom come un ulteriore modo di sminuire la voce del sindacato, e rischia quindi di divenire un ulteriore punto di scontro. Quello che forse la Fiom non riesce a concepire è che è improponibile che proprio un sindacato, che difende i diritti di tutti i lavoratori possa andare contro ad un decreto che garantisce a ogni singolo lavoratore, indipendentemente dal contratto sottoscritto, il diritto a un minimo salariale fine a garantire uno standard di vita adeguato. Il governo probabilmente interverrà solo nei settori che non sono già regolamentati da un contratto nazionale.

Gli stage e i contratti a progetto non fanno riferimento ad alcun contratto nazionale di lavoro e a un livello di inquadramento con il relativo salario base: i rapporti di lavoro regolati da queste tipologie contrattuali non prevedono alcun salario minimo. Niente a che vedere con il reddito minimo garantito che invece, è una somma che viene garantita per vivere. Ci sarebbe bisogno di andare al di là degli scontri di posizione 'e considerare che il salario minimo sarebbe un aiuto sostanziale per tutti quei cittadini che lavorano ma che purtroppo cadono nella categoria dei «lavoratori poveri», che nonostante il lavoro hanno enormi difficoltà ad affrontare spese giornaliere e/o arrivare a fine mese.

Si stimolerebbe così l'aumento dei posti di lavoro indotto dalla spinta ai consumi e della domanda interna tramite retribuzioni più alte e concentrate nel segmento di reddito meno abbiente. Il salario minimo, oltre a garantire il diritto ad una paga oraria dignitosa per ogni lavoratore, diminuendo quindi lo sfruttamento, costituisce un incentivo al consumo per le fasce di popolazione più povere, migliorando in questo modo l'economia. Come anticipato dal Corriere della Sera, da Palazzo Chigi assicurano che nel giro di qualche settimana arriverà sul tavolo del consiglio dei ministri il decreto che riscrive le regole sulla retribuzione minima. Si auspica che questa sia un'ulteriore manovra che agevola i lavoratori e che manifesti lo sforzo concreto da parte del governo a migliorare il mercato del lavoro e l'economia del nostro Paese.

seguifb

Zedde

A cura di Sara Rinaudo - Sindacato Autonomi Fismic

"Per la riforma delle pensioni bisogna fare tre cose molte precise: abbassare l'età pensionabile, ripristinare le pensioni di anzianità a partire dai lavori più pesanti e non rimanere solo col contributivo"

Kamsin  La Fiom si prepara alla manifestazione nazionale di sabato pomeriggio a Roma, con lo slogan 'Unions', le cui "ragioni, proposte e richieste sono molto precise", a partire dal fatto che "noi vogliamo continuare la battaglia, la lotta contro il Jobs Act". Kamsin Così il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha presentato l'iniziativa, spiegando che "la piattaforma sindacale" comprende anche la riforma delle pensioni, la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale e la richiesta del reddito minimo.

Chiare le richieste del sindacato. «Per la riforma delle pensioni bisogna fare tre cose molte precise: abbassare l'età pensionabile, ripristinare le pensioni di anzianità a partire dai lavori più pesanti e non rimanere solo col contributivo, perché i giovani così non hanno più la pensione - ha detto il segretario Fiom, Maurizio Landini - Abbassare l'età pensionabile vuol dire creare posti di lavoro e dare spazio ai giovani che sono oggi disoccupati». Abbiamo chiesto a Boeri di avviare anche con lui un confronto, sia sulla governance degli istituti previdenziali, sia sui temi della previdenza». 

"Io ci sarò, non c'è dubbio, non abbiamo ancora ragionato sul comizio", su chi parlerà dal palco. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso conferma la sua presenza, annunciata da Maurizio Landini, alla manifestazione della Fiom di sabato prossimo.

"Non c'è mai stato un dissenso" con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Così ha risposto il leader della Fiom ospite di un videoforum di Repubblica.it sulla coalizione sociale e sulla manifestazione di sabato, per la quale "abbiamo mantenuto la piattaforma. Una manifestazione sindacale, aperta come sempre. Sarà una grande manifestazione dei metalmeccanici e non solo", ha aggiunto riferendosi ai lavoratori, e alle diverse categorie, che saranno in piazza. "Vogliamo costruire l'unità del mondo del lavoro e del mondo sociale. La nostra manifestazione non è rivolta a questa o quella forza politica, la piazza è aperta a chi condivide le nostre proposte", ha detto ancora Landini.

seguifb

zedde

Per ottenere l'Aspi in un'unica soluzione non si dovrà più dichiarare all'Inps il reddito presunto derivante dalla nuova attività.

Kamsin Regole piu' agevoli per ottenere la liquidazione dell'Aspi o della Mini-Aspi in unica soluzione. Chi intende ottenere l'erogazione del sussidio in via anticipata per intraprendere un'attività di lavoro autonomo non dovrà comunicare all'Inps il suo reddito presunto ma solo l'inizio dell'attività lavorativa. E' quanto ha stabilito l'Inps con la circolare 62/2015.

La vicenda. Secondo la legge 92/2012, i soggetti titolari di Aspi o mini Aspi possono richiederne il pagamento in un'unica soluzione, per intraprendere un'attività di lavoro autonomo o per associarsi in cooperativa. Per l'accesso alla prestazione bisogna inoltrare un'istanza telematica all'Inps entro la fine del periodo di fruizione della prestazione mensile Aspi o mini Aspi e, comunque, entro 60 giorni dalla data di inizio dell'attività autonoma o parasubordinata o dell'associazione in cooperativa.

Oltre a tale istanza gli interessati devono comunicare all'istituto di previdenza, a pena di decadenza, entro 30 giorni dall'avvio dell'attività, sia l'inizio dello svolgimento dell'attività lavorativa, sia il reddito presunto della stessa, nell'anno di riferimento.

La novità. Nella circolare n. 62 di ieri l'Inps fa marcia indietro sollevando, in pratica, gli interessati dalla denuncia del reddito presunto. In considerazione del fatto che l'anticipazione non è più funzionale al sostegno di uno stato di bisogno che nasce dalla disoccupazione e che, piuttosto, assume la natura specifica di contributo finanziario per lo sviluppo dell'autoimprenditorialità, l'istituto precisa "che il beneficiario è dispensato dall'effettuare la comunicazione qualora presenti la domanda di anticipazione dell'indennità entro il termine previsto per la detta comunicazione, ossia entro un mese dall'inizio dell'attività".

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati