Pensioni, Ferrovieri beffati per la pensione anticipata

redazione Martedì, 10 Ottobre 2017
La denuncia dell'Associazione Ancora in Marcia. La supervalutazione del servizio prestato sino al 2011 non può essere conteggiato per raggiungere i 41 anni di contributi per i cd. lavoratori precoci. 
I ferrovieri non possono conteggiare le maggiorazioni di servizio per raggiungere i 41 anni di contribuzione richiesti per i cd. lavoratori precoci. Lo denuncia in un comunicato stampa l'associazione Ancora In Marcia che da anni rappresenta le istanze del personale viaggiante e degli addetti alla condotta dei treni. All'indomani della Legge Fornero restano tutte le criticità di questo comparto solo parzialmente mitigate dall'ultima legge di bilancio. 

Dal 1° maggio 2017 i macchinisti ed il personale viaggiante dei convogli ferroviari possono accedere all'Ape sociale, un sussidio di accompagnamento alla pensione di importo pari alla pensione maturata al momento della richiesta, entro però un tetto di 1.500 euro lordi al mese (circa 1300 euro netti) per 12 mensilità l'anno, a condizione di avere almeno 36 anni di contributi e 63 anni di età. In alternativa è possibile ritirarsi a 41 anni di contributi, a prescindere dall'età anagrafica, a condizione di vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età. Il beneficio per i cd. precoci è dunque uno sconto di un anno e dieci mesi rispetto agli ordinari requisiti per conseguire la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini). Questa condizione risulta particolarmente difficile da rispettare dato che per la qualifica di capitreno è richiesto il diploma di scuola media superiore che si consegue normalmente dopo i 18 anni. Non solo.

Il comma 205 dell'art. 1 della legge 232 del dicembre 2016 ha sancito che il beneficio in argomento non è cumulabile con altre maggiorazioni previste per le attività di lavoro. In parole povere significa che quelle poche decine di ferrovieri (su un bacino di 18.000 unità) che avrebbero il requisito contributivo per i lavoratori precoci, per fruire dell'uscita con 41 anni di contributi devono rinunciare agli aumenti di valutazione (1/10 anni) maturati fino al 31 dicembre 2011. Tali aumenti di servizio, peraltro, non sono validi neanche ai fini del perfezionamento dei 36 anni di contribuzione chiesti per l'Ape sociale.

"Tutto ciò è semplicemente diabolico", denuncia Marco Crociati, portavoce dell'Associazione Ancora in Marcia. "Sono queste le azioni "mitigative" che i Governi Renzi/Gentiloni riescono a partorire? Oggi si va in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi ma se sei un lavoratore gravoso e precoce e hai 41 anni di contributi ti levo i tre anni di maggiorazione e ci potrai andare fra altri tre anni! Basta ferrovieri morti prima di andare in pensione o subito dopo! Vogliamo andare in pensione ad una età equa e godere anche noi di qualche anno di guadagnata quiescenza. Se fosse un altro errore dovremmo essere sconcertati, ma se non lo fosse dovremmo essere molto preoccupati".

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Fonti Parlamentari/Governative continuano a giustificarsi, di fronte alle nostre continue e pressanti richieste di intervento riguardo la paradossale questione pensione personale mobile delle ferrovie, dicendo che  in qualche modo sono state messe in atto le "prime azioni mitigative" con l'istituzione delle categorie di lavoratori particolarmente gravosi, nei quali hanno inserito anche i conduttori di convogli ferroviari e il personale viaggiante, consentendogli di fruire dell'APE SOCIAL al raggiungimento dei 41 anni di contributi se però è soddisfatto un altro requisito cioè si è "lavoratori precoci" ossia si è lavorato almeno un anno prima del compimento dei 19 anni di età.

Dobbiamo però notare che per macchinisti e capitreno è richiesto il diploma di scuola media superiore che si consegue normalmente dopo i 18 anni quindi per questi lavoratori tale prerogativa è pressoché preclusa.

Ma se non bastasse, per essere sicuri che nessuno di noi potesse fruire di qualche "sconto" sull'età pensionabile, il comma 205 dell'art. 1 della legge 232 del dicembre 2016 sancisce che    " il beneficio … non è cumulabile con altre maggiorazioni previste per le attività di lavoro … ". In parole povere significa che quelle poche decine di ferrovieri (su un bacino di 18.000 unità) che avrebbero il requisito di precoci, per fruire dell'uscita con 41 anni di contributi devono rinunciare agli aumenti di valutazione (1/10 anni) maturati fino al 31 dicembre 2011!
Tutto ciò è semplicemente diabolico.
Sono queste le azioni "mitigative" che i Governi Renzi/Gentiloni riescono a partorire?
Oggi si va in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi ma se sei un lavoratore gravoso e precoce e hai 41 anni di contributi ti levo i tre anni di maggiorazione e ci potrai andare fra altri tre anni!
Basta ferrovieri morti prima di andare in pensione o subito dopo!
Vogliamo andare in pensione ad una età equa e godere anche noi di qualche anno di guadagnata quiescenza.
Se fosse un altro errore dovremmo essere sconcertati, ma se non lo fosse dovremmo essere molto preoccupati.
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