Quota 100, Brambilla: "Sconti per donne e precoci". Rafforzati i Fondi Esuberi

Bernardo Diaz Lunedì, 10 Settembre 2018
Il Consulente della Lega anticipa la proposta che potrebbe essere presentata a metà Ottobre con la legge di bilancio. Le categorie sociali più deboli potrebbero essere tutelate dai Fondi Esuberi.
Quota 100 con almeno 64 anni e 36 di contributi e stop all'ape sociale dal prossimo anno. Al posto dell'Ape sociale saranno i fondi esuberi a farsi carico dell'erogazione di un assegno di accompagnamento alla pensione. E' quanto in sintesi ha anticipato oggi il Consulente della Lega, Antonio Brambilla, nonchè estensore della prossima Riforma che l'esecutivo potrebbe presentare alle Camere con la legge di Bilancio per il 2019.

Per quanto riguarda la Quota 100 Brambilla conferma la combinazione già circolata prima dell'estate di almeno 64 anni e 36 anni di contributi ma con una serie di 'sconti' sugli anni di uscita dal lavoro per le categorie dei lavoratori precoci e delle donne con figli. "In Italia abbiamo un rapporto tra lavoratori attivi e pensionati che si sta sempre di più avvicinando a 1,5 attivi per ogni pensionato. Stiamo cioè entrando in un margine di sicurezza del sistema previdenziale, tenuto anche conto del fatto che la crescita del pil è inferiore a quanto previsto dalla Riforma Dini e che l'obiettivo per la sicurezza massima dei conti è di 24 milioni di occupati e 16 milioni di pensionati". "Per quanto riguarda il secondo valore, cioè il numero dei pensionati, ci siamo e siamo al valore più basso degli ultimi 25 anni. Per quanto riguarda gli occupati a luglio erano 23,290 mln, un numero purtroppo inferiore anche a maggio e giugno, anche se certo il calo non è dovuto al decreto dignità, ma che sarà incentivato dalle politiche messe in campo" ha detto Brambilla.

Categorie socialmente deboli

Per le pensioni, la proposta Brambilla prevede, oltre all'uscita dal lavoro con la quota 100 come sopra descritta, la sostituzione dell'Ape social per tutti i lavoratori, con un assegno erogato dal Fondo esuberi, "sulla scia di quanto già sperimentato con successo ad esempio dalla categoria dei bancari. "Nel settore del credito, infatti, dal 2000 esiste un Fondo esuberi di categoria, completamente finanziato da imprese e lavoratori (e dunque a costo zero per la collettività) che in questi anni ha accompagnato alla pensione quasi 62.000 lavoratori" ha detto il consulente. La Formula, in sostanza, prevederebbe che le categorie socialmente più deboli, attualmente nel perimetro ape sociale (disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose ed usuranti) possano conseguire una prestazione di accompagnamento alla pensione tipo l'assegno straordinario di solidarietà che già attualmente consente l'esodo dei lavoratori a non più di 60 mesi dal raggiungimento della pensione (sia di vecchiaia che anticipata) a seguito di crisi o ristrutturazioni aziendali.

"Si tratta di una parte fondamentale della proposta perché -sottolinea Brambilla- le regole di accesso sarebbero le stesse dell'Ape social (lavoratori con problemi fisici, che hanno in carico familiari con handicap etc), ma anziché far decidere all'Inps sulla base di procedure burocratiche chi ha diritto all'anticipo e chi no, noi vogliamo spostare la facoltà di decidere a livello aziendale, tramite una concertazione tra azienda e sindacati". "E' in azienda che si conoscono bene le persone e i singoli casi ed è comune interesse delle parti, sistemare situazioni in cui a rimetterci è sia il datore sia il lavoratore"."Con queste due misure, quota 100 come sopra descritta e Fondo esuberi, risolviamo il 90% dei problemi delle persone e, se ci sarà una piccola quota di esodati (si parla di 6.000 ancora in attesa di sistemazione dopo la riforma Fornero), ci sarà una salvaguardia anche per loro" conclude Brambilla. 

Le questioni da chiarire

Nonostante le precisazioni restano, tuttavia, dubbi sulle platee destinatarie. Le regole dei fondi esuberi, anche all'indomani della Riforma del Dlgs 148/2015, sono rivolte a tutelare esclusivamente i lavoratori dipendenti dalla riduzione, sospensione o cessazione del rapporto di lavoro in determinati eventi. Per cui il paradosso è che trasferendo l'ape sociale in capo ai fondi di solidarietà pur con le medesime caratteristiche rischierebbero di essere tagliati fuori gli autonomi (che già in gran parte hanno subito la beffa dell'ape sociale), i disoccupati e quei lavoratori dipendenti per i quali non è prevista attualmente la tutela dei fondi di solidarietà bilaterali (ad esempio perchè l'azienda presso cui lavorano è dimensionata al di sotto dei cinque dipendenti). Si tratta di elementi che dovranno essere chiariti più avanti. 

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