Quota 100, Patriarca: la proposta della Lega costa 9 miliardi

redazione Giovedì, 07 Giugno 2018
Secondo l'ex consulente di Palazzo Chigi la flessibilità in uscita targata M5S-Lega avrà un costo ben superiore ai 5 miliardi preventivati dal Governo Conte. 
E' scontro sui costi per sostenere la flessibilità in uscita del Governo Lega-Cinquestelle. Al momento le prime bozze a cui ha lavorato Alberto Brambilla, consulente della Lega, ipotizzano l'introduzione della quota 100 tra età e contributi con un'età minima di 64 anni e 36 di contributi  e la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età avendo 41 anni e mezzo di contributi, requisiti però che dovranno tenere conto di molti paletti, tra cui un limite ai contributi figurativi, l'impossibilità di cumulo della contribuzione mista, e una penalità sull'assegno. Questa proposta dovrebbe costare cinque miliardi come indicato nel contratto su cui si basa l'intesa tra Lega e Cinquestelle. 

 "Le nostre misure - spiega Alberto Brambilla, esperto di previdenza e estensore della proposta leghista - costano anche meno di cinque miliardi. Pensiamo a una quota 100 con 64 anni almeno di età e l'utilizzo al massimo di due anni di contributi figurativiSaranno considerate la maternità e l'anno di militare ma penso che per quanto riguarda la cassa integrazione, la disoccupazione, la malattia, i permessi e le altre questioni vadano considerati al massimo due anni di contribuzione figurativa". Al momento dell'accesso anticipato - ha spiegato - anche nel caso che il pensionando sia nel sistema retributivo l'assegno andrà ricalcolato per la parte tra il 1996 e il 2012 con il contributivo. "Adesso - sottolinea - il sistema è disarticolato. Si può andare in pensione con 66 anni e sette mesi avendo solo 20 anni di contributi e non si può andare a 64 avendo lavorato per 36 anni o 41. Dovremmo cercare di riequilibrarlo senza scassare i conti. Penso invece che l'Ape sociale e l'aumento della quattordicesima li abbiano scassati".

Patriarca: La proposta può costare sino a 12 miliardi

Di diverso avviso è Stefano Patriarca, esperto di previdenza, a lungo consulente di Palazzo Chigi nella passata legislatura che ha contribuito all'attuazione dell'ape sociale e di quello volontario. "L'accesso alla pensione con quota 100 e un'età minima di 64 anni insieme alla possibilità di andare a riposo con 41 anni e mezzo di contributi - sottolinea - potrebbe costare 12 miliardi l'anno e la cifra potrebbe scendere di circa due-tre miliardi se si introducessero anche il ricalcolo contributivo e le limitazioni ai contributi figurativi.

"Oltre a introdurre elementi di iniquità rispetto ad oggi, perché il parziale ritocco della Fornero favorirebbe sostanzialmente le posizioni migliori del mercato del lavoro - prosegue Patriarca - il ricalcolo contributivo sull'importo di chi esce con quota 100 fatto sugli anni dal 1996 al 2012 e la limitazione del calcolo dei contributi figurativi porterebbe ad un minor numero di uscite con una minore spesa intorno a 500-800 milioni mentre la limitazione dei contributi figurativi per chi esce con 41 anni e mezzo di contributi indipendentemente dall'età potrebbe a una riduzione del costo aggiuntivo complessivo attorno a 1,5-2 miliardi.

In pratica per fare le modifiche promesse alla riforma Fornero peraltro solo per le posizioni migliori del mercato del lavoro - conclude - sarebbero comunque necessari 9-10 miliardi già dal primo anno". E nel calcolo complessivo bisognerà tenere conto che già oggi nonostante si possa uscire solo con 42 anni e 10 mesi di contributi (41,10 se donne) su 374.000 pensioni complessive tra vecchiaia e anzianità liquidate nel 2017 il 60% è stato liquidato a un'età anticipata rispetto a quella di vecchiaia. E' chiaro che abbassando il paletto la percentuale delle anticipate potrebbe salire molto rapidamente. 

Fornero: proposte lontano dalle promesse elettorali

Per l'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, autrice della riforma della previdenza messa in discussione, le proposte sono "lontane dalle promesse" fatte in campagna elettorale, che ipotizzavano la cancellazione della legge Fornero, ma comunque "poco responsabili" perchè spostano risorse ancora sulla parte anziana della popolazione dimenticando quella più giovane che più è stata penalizzata negli anni della crisi.

Dubbi sono stati avanzati anche dall'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ma dal lato opposto: "Quota 100 va sostenuta, ma a condizione che parta almeno dai 63 anni, che l’Ape sociale non venga abolita, ma resa strutturale, e che venga messa in cantiere la nona e ultima salvaguardia degli esodati”. Altrimenti c’è il rischio che pochi lavoratori facciano passi avanti e molti facciano passi indietro”.

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