Riforma Pensioni, Ecco il Piano del Governo sulla flessibilità

Bruno Franzoni Venerdì, 20 Maggio 2016
Poletti ha assicurato che il governo ha scartato l’ipotesi «di un taglio lineare» per consentire ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente.
Il governo lavora all'APE, il piano che consentirà ai lavoratori prossimi all'età pensionabile di guadagnare un'uscita anticipata rispetto agli attuali requisiti previsti per la pensione di vecchiaia. La decurtazione, dopo le ultime indicazioni del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sarà legata all'importo del reddito pensionistico in modo da non colpire, in particolare, chi ha assegni particolarmente bassi o chi è disoccupato ed ha esaurito la durata degli ammortizzatori sociali. 

Poletti ha dunque assicurato che il governo ha scartato l’ipotesi «di un taglio lineare» per consentire ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente. Il meccanismo allo studio  «parte con l’individuazione di tre anni di tre classi di età» ma prevederà, nel tempo, uno slittamento per far entrare nel beneficio nuove classi di età. «Il meccanismo durerà nel tempo ma non sappiamo se sarà strutturale o permanente» ha spiegato ancora il ministro, ribadendo come la proposta dovrà comunque tener conto «dei vincoli di bilancio, di una equità da gestire e di una equità sociale» da assicurare.

Il taglio dovrebbe essere molto leggero (tra l'1 ed il 3% per ogni anno di anticipo) per gli assegni inferiori ad una determinata soglia che, probabilmente potrebbe essere quella delle tre volte il trattamento minimo inps (cioè 1.500 euro lordi al mese circa) o per coloro che hanno perso il lavoro, per passare a circa il 4-5% per ogni anno di anticipo, per gli assegni superiori a tre volte il trattamento minimo. Ma non essendo ancora noto il Piano queste indicazioni vanno prese ancora con molta cautela. I primi interessati dovrebbero essere, e questo è abbastanza sicuro, le coorti dei nati tra la fine del 1951 ed il 1953, che oggi hanno superato i 63 anni di età e che non sono rientrati nel meccanismo delle salvaguardie pensionistiche (ben sette) approvate negli ultimi 4 anni. O che non hanno beneficiato della norma speciale di cui all'articolo 24, comma 15-bis del Decreto legge 201/2011 (si veda pensione a 64 anni). L'esecutivo vorrebbe infatti superare l'era delle salvaguardie (che con il passare del tempo sta creando sempre più disparità di trattamento tra coloro che vi possono accedere e chi resta fuori) per introdurre un meccanismo unico fruibile da tutti i lavoratori. 

Per l'attuazione del progetto sulla flessibilità in uscita Palazzo Chigi pensa al prestito previdenziale, cioè un meccanismo che coinvolgerà il settore bancario ed assicurativo. Gli istituti di credito si farebbero carico di anticipare le somme al lavoratore o all'Inps (che le girerà al lavoratore, dipende da come sarà strutturato il prestito) per poi "riprenderle" gradualmente una volta raggiunta l'età pensionabile, cioè i 66 anni e 7 mesi. Da comprendere come sarà garantita la banca, erogatrice del prestito, contro l'evento morte prematura del lavoratore e la contabilizzazione degli interessi. Probabilmente l'interessato dovrà stipulare una polizza assicurativa o dare in garanzia il Trattamento di fine rapporto se ancora non incassato. Uno strumento non semplice da attuare e che, quindi, è tutto da verificare. 

Con la flessibilità si dovrebbe intervenire (sarebbe opportuno) anche sui lavoratori con carriere discontinue rendendo più agevole il ricorso alla totalizzazione o rivedendo la ricongiunzione onerosa dei contributi.   

«Confronto sindacati, decisioni in Stabilità»
«Sappiamo che le organizzazioni sindacali hanno una loro piattaforma previdenziale. Faremo questo incontro e ragioneremo sul tema previdenza insieme ai temi lavoro, occupazione e politiche attive. Ascolteremo le loro posizioni e poi vedremo cosa è possibile fare concretamente» ha affermato ancora il ministro del Lavoro «Il confronto si farà - ha quindi aggiunto - la sede per le decisioni sarà la Legge di Stabilità».

 

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