Riforma Pensioni, Si intravede uno spiraglio per il 2023

Martedì, 08 Novembre 2022
Le parole di Giorgia Meloni e del Ministro Calderone fanno sperare in una riforma strutturale della previdenza. Certa, per ora, la proroga di opzione donna e dell'ape sociale oltre il 31 dicembre 2022.

Nella legge di bilancio che il Governo tra pochi giorni presenterà in Parlamento l’argomento previdenziale sarà affrontato solo in piccola parte perché così si è espresso il Neopresidente del Consiglio nel discorso programmatico di presentazione del suo Governo alle Camere. La Meloni nella sede istituzionale più consona ha infatti toccato il tema previdenziale affermando che per quest’anno visto il poco tempo a disposizione e soprattutto perché la gran parte delle risorse saranno destinate ad alleviare il costo delle bollette energetiche per famiglie ed imprese, saranno sostanzialmente rinnovate solamente le norme in scadenza alla fine dell’anno.

Quindi ci sarà il rinnovo di Opzione Donna e Ape Sociale oltre alla “quota 102” che però molto probabilmente, anche per accontentare Salvini che si batte da sempre per quota 41, sarà composta da una quota di 41 anni di contributi a cui affiancare anche una soglia d’età che potrebbe essere quella di 61 anni.

Nel discorso alle Camere la Meloni ha però toccato un altro punto molto importante, che forse i più non hanno evidenziato in maniera significativa, affermando che bisogna facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale ma anche soprattutto che bisognerà intervenire per garantire alle giovani generazioni un assegno previdenziale adeguato cosa che non avviene col sistema di calcolo attuale.

Finalmente qualcuno ai massimi livelli delle istituzioni si rende conto di un aspetto che il sottoscritto da molti anni sta esplicitando. Con l’istituzione della riforma Dini a partire dal 1996 e l’introduzione del sistema contributivo gli assegni previdenziali con il passare degli anni si stanno assottigliando sempre più e se non si interviene immediatamente si rischia in futuro di avere una nuova categoria di poveri: i pensionati.

Dati INPS appena pubblicati evidenziano che oltre un terzo degli assegni previdenziali in Italia è inferiore a mille € lordi mensili e che anche nell’anno 2021 è continuato quel trend in discesa progressiva per le nuove pensioni che ogni anno che passa diminuisce di circa 30 €. 

Anche il Ministro Calderone, che è persona competente e che ha già incontrato le parti sociali per un primo incontro conoscitivo, ha affermato che si stanno valutando forme di flessibilità ma che indipendentemente dagli interventi che sarà possibile fare quest’anno c’è la necessità di intervenire con una riforma complessiva.

E quindi ci auguriamo che immediatamente all’inizio del prossimo anno, con un iter parlamentare autonomo, venga finalmente approvata una nuova riforma che preveda almeno la separazione tra previdenza ed assistenza, una tutela per i lavoratori precoci, un’amplissima flessibilità da 62 a 70 anni con lievi penalizzazioni e maggiorazioni con opzione a scelta del lavoratore, la stabilizzazione di Opzione Donna e Ape Sociale, per le donne un bonus di 9 mesi per figlio, una pensione di garanzia per giovani, donne e per chi svolge lavori di cura, una implementazione della previdenza complementare con detrazione del 50% di quanto versato, una consistente riduzione del costo del riscatto della laurea  e per i già pensionati la tax area fino a 10.000 euro e minus tassazione per pensioni fino a 35.000 euro di imponibile.

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