Riforma pensioni, si riapre il cantiere. Ecco le ipotesi allo studio

Davide Grasso Giovedì, 21 Aprile 2016
I temi sui quali Palazzo Chigi sta ragionando per rendere più flessibile l'età pensionabile. Anche se l'orizzonte resta quello della legge di Stabilita' per il 2017
Il Governo riapre il cantiere sulle pensioni. Anche se per rimettere mano alla Legge Fornero bisognerà attendere fine settembre quando si inizierà a scrivere articolo per articolo la Legge di stabilità l'esecutivo sta pensando ad un mix di interventi per rendere più flessibile l'accesso alla pensione. Al centro resta l'ipotesi di una pensione a partire dai 62/63 anni con una penalità tra il 2 ed il 3% per ogni anno di anticipo dell'uscita rispetto all'età della vecchiaia, cioè 66 anni e 7 mesi. L'ipotesi non si scosta molto dalla proposta Damiano (si veda qui) e da quella formulata lo scorso anno dal Presidente dell'Inps Tito Boeri  (si veda qui per dettagli) che prevedono l'applicazione della penalità sulle quote retributive dell'assegno. Resta da comprendere il destino dei lavoratori precoci cioè coloro che vantano una lunga carriera contributiva: questi lavoratori chiedono un tetto a 41 anni di contributi per la pensione anticipata senza alcuna penalità sull'assegno. 

Per i disoccupati il governo starebbe poi vagliando la possibilità di ritoccare la riforma degli ammortizzatori sociali, varata nel 2015 con l'obiettivo di prolungare di uno o due anni la copertura garantita oggi dalla Naspi, che dura al massimo 2 anni, per 'accompagnare', con una contribuzione figurativa, questi lavoratori alla pensione. Ciò consentirebbe di dare una risposta al superamento, dal 1° gennaio 2017, dell'indennità di mobilità e del trattamento edile e al gran numero di lavoratori disoccupati senior cioè con età superiori a 60 anni senza occupazione e senza più alcun sostegno al reddito. 

Accanto a queste misure ci sarebbe un terzo canale di anticipo del pensionamento per i lavoratori coinvolti in processi di ristrutturazioni aziendali o per svecchiare la forza lavoro i cui oneri sarebbero, questa volta, posti a carico prevalentemente delle imprese con il coinvolgimento eventuale delle banche. Molte però le altre opzioni sul tavolo, compresa una revisione della normativa per i lavori usuranti,  modifiche fiscali alla previdenza complementare per rendere più appetibile il ricorso all'assegno integrativo e, in particolare, sull'utilizzo del TFR che potrebbe essere destinato ad arricchire l'importo dell'assegno erogati proprio dai fondi complementari. 

L'orizzonte temporale di questi interventi resta, per ora, quello della prossima legge di stabilita'. Tempi non brevi anche se questa volta le possibilità di una revisione della normativa appaiono più vicine che in passato.  

Damiano: "Non siamo chiusi alle diverse proposte" 
Alle ipotesi che stanno circolando risponde il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: "Non siamo chiusi alle diverse proposte quel che conta è capire come sia assurdo potere andare in pensione solo dopo i 66 anni e oltre”. Damiano sottolinea come in effetti le soluzioni possano essere differenti, con i tre diversi casi di ‘convenienza’ a uscire, già accennati ieri dal Governo, “quello dell’azienda che ha esuberi, qui scatterebbe una sorta di vecchia mobilità; quello del 62enne che si ritrova disoccupato e rappresenterebbe un nuovo povero; e ancora quello del lavoratore che ha avuto una carriera privilegiata ed è favorevole ad andare via prima”.

Si tratta di "passi in avanti anche se timidi”, al ritmo della “lumaca”, ma che “vanno nelle direzione auspicata”.  Damiano spiega come le soluzioni possano essere diverse, però dice “no” a quelle “preconfezionate, calate dall’alto”. E ricorda: noi in Commissione Lavoro stiamo lavorando a un testo unificato delle diverse proposte di legge presentate, da tutti i partiti, in commissione. Sarebbe utile che il Governo tenga conto anche del Parlamento”.  

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