Pensioni

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Resta un mistero la decisione del governo sulla proroga dell'opzione per il regime sperimentale al 2018 in favore di tutti i lavoratori.

Kamsin L'incertezza che regna in questi giorni sulle misure attuate dall'esecutivo sul fronte previdenziale è legata alla scelta di ancorarle principalmente ad uno strumento legislativo - il disegno di legge delega - che per sua natura è "generico" e prevede un iter piuttosto lungo di attuazione.  Senza contare che attualmente non è stato diffuso neanche il testo definitivo che l'esecutivo sottoporrà all'esame del Parlamento; quindi conosciamo per ora solo i titoli e le misure più importanti, quelle annunciate dal consiglio dei ministri dello scorso venerdì.

E' bene precisare subito però che non ci saranno strette in materia pensionistica. Il rischio di una scure targata Cottarelli non c'è. Almeno per ora.

Altre norme invece entreranno in vigore immediatamente, attraverso un decreto legge che la Presidenza del Consiglio sta ancora mettendo a punto. La prima è quella sul dimezzamento - il taglio del 50 per cento - dei distacchi sindacali, ossia il numero dei dipendenti pubblici che lasciano il loro posto nella Pa per fare i sindacalisti: la norma entrerà in vigore dal primo agosto. Dal 31 Ottobre ci sarà invece lo stop al trattenimento in servizio: non sarà più possibile restare al lavoro nella Pa dopo aver raggiunto l'età pensionabile. Regola che colpirà anche i magistrati che però potranno continuare a rimanere in servizio fino al 2015, un termine piu' lungo per bilanciare gli organici e permettere alle Corti d'Appello di organizzare il ricambio.

Le amministrazioni avranno poi la possibilità di mettere in pensione i dipendenti che hanno raggiunto la contribuzione piena, cioè i requisiti per la pensione anticipata, una misura che secondo la Madia potrebbe liberare oltre 60 mila posti di lavoro nelle Pa. Una misura questa, come già detto su Pensioni Oggi che già esiste ma che è stata scarsamente utilizzata. Sono stati accantonati, almeno per ora, i prepensionamenti dopo il giudizio negativo del ministro del lavoro Poletti: "Sono contrario a trattamenti diversi tra pubblico e privato - aveva infatti annunciato il titolare di Via Veneto - in quanto creerebbero disparità di trattamento". E per questa ragione che il Consiglio dei ministri ha deciso di mettere da parte l'esonero dal servizio - inizialmente previsto - per chi si trova a due anni dalla pensione che avrebbe di fatto anticipato l'età pensionabile per il pubblico impiego.

La norma che dovrebbe avere l'impatto maggiore sia come innovazione che come effetti sull'entrata al lavoro dei giovani è comunque quella che riguarda il part time. Nel disegno di legge delega si prevede l'introduzione del part time al 50 per cento per i dipendenti della Pa che si trovano a cinque anni dai requisiti per la pensione. Per incentivarne l'uso - che resta facoltativo - il governo ha deciso di garantire ai lavoratori i contributi pieni, come continuassero con il full time.

Resta ancora un mistero l'estensione generalizzata del regime sperimentale donna sino al 2018, un'ipotesi contenuta nelle prime bozze sulla Riforma (all'articolo 4 del provvedimento "Repubblica Semplice") che è stata rilanciata dai quotidiani nei giorni scorsi: della misura non c'è traccia nel comunicato ufficiale diffuso dall'esecutivo la scorsa settimana, nè nelle dichiarazioni del ministro Madia. Bisognerà attendere quindi ancora alcuni giorni per comprendere se la norma è sopravvissuta al Cdm di Venerdì scorso oppure se è stata stralciata. Possibile anche che la novità confluisca in realtà nella proposta di legge sugli esodati (la pdl 224) il cui esame inizierà il 23 Giugno alla Camera dei Deputati.

Esprime delusione sul punto Guido Carella, presidente di ManagerItalia: "Non v’è certezza, ma pare che il governo nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso avrebbe escluso di proporre la ventilata opzione di pensionamento per gli uomini 57enni con 35 anni di contributi, seppure con il sistema contributivo”.

”In attesa di certezze -continua Carella- ci preme sottolineare la nostra forte contrarietà alla mancata attuazione di un decreto attuativo che permetterebbe ai tanti oggi in forte difficoltà, per la riforma Fornero e per un mercato del lavoro che espelle sempre più lavoratori, di riparare alla meno peggio con un pensionamento del tutto lecito e senza costi per la collettività”.

“Infatti, il calcolo della pensione con il metodo contributivo -fa notare- non darebbe a questi lavoratori null’altro se non i contributi da loro versati, senza chiedere nulla alla collettività. Proprio per questo, non capiamo perché si voglia negare questa via di fuga, lecita e guadagnata, a chi avanti con l’età, disoccupato e non ancora in pensione sta vivendo momenti veramente drammatici”.

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Il nostro è un grande progetto: nella Pubblica amministrazione servono le competenze dei nativi digitali, serve il ricambio". E' quanto ha affermato il ministro della Funzione Pubblica Marianna in diverse interviste rilasciate alla stampa dopo il consiglio dei ministri dello scorso venerdì. Kamsin Alla leader della Cgil, Susanna Camusso, che aveva detto di essersi aspettata più coraggio dal governo sulla riforma della pubblica amministrazione, il ministro replica dicendo «niente polemiche, alla fine decideranno il Parlamento e i cittadini».

Illustrando le novità contenute nelle misure varate venerdì dall'Esecutivo il ministro ha fatto inoltre notare che una norma consentirà di render disponibili molti posti di lavoro negli uffici pubblici da qui al 2018: "Per i lavoratori che sono arrivati al massimo della contribuzione, l’amministrazione può, unilateralmente, decidere di farli andare in pensione". La Madia, incalzata sulle stime di quanti sarebbero i dipendenti che hanno già maturato i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 6 mesi; 41 anni e 6 mesi per le donne) precisa che "i numeri sono alti". "Da qui al 2018 sono 60 mila persone. Ma bisogna considerare che una parte di questi lavoratori probabilmente sceglierà autonomamente di andare in pensione.E non è detto che tutte le amministrazioni scelgano di applicare la norma. Il bacino è questo, ma non posso dare un numero preciso dei possibili ingressi".

Una norma, quella invocata dalla Madia, che in realtà è già presente nella legislazione attuale (cfr. Circolare della Funzione Pubblica 2/2012) ma poco utilizzata; che peraltro subordina la possibilità di risoluzione del rapporto di lavoro del dipendente che abbia raggiunto la massima età contributiva alla circostanza che il lavoratore non incappi nelle penalizzazioni previste dall'articolo 24, comma 10 del Dl 216/2011.

La Madia si sofferma poi sulle altre misure per favorire la cd. staffetta generazionale: "Innanzitutto c’è il divieto assoluto per chi è in pensione di lavorare per la pubblica amministrazione. Poi ci sono le regole di turn over più flessibili, ossia nessun altro paletto alle assunzioni oltre al vincolo delle risorse. L’agevolazione del part time, con la possibilità negli ultimi cinque anni di lavorare un numero di ore ridotto ma avendo la pensione piena al ritiro".

Gli over 70, puntualizza poi, devono andare in pensione poiché "bisogna uscire dalla logica secondo cui per un incarico di responsabilità serve una certa età". La Madia difende poi l'iniziativa di raccogliere i pareri dei cittadini sull'ipotesi di riforma: "Sull'esonero avevamo proposto una sorta di buonuscita per i dirigenti pari al 65% della retribuzione. Molti l'hanno criticata vedendola come un regalo di soldi senza lavorare e sul punto ci siamo presi una pausa di riflessione". Stesso discorso vale per la norma sui premi dei dirigenti legati al pil: "Ci sono state molte mail contrarie. Vedremo se rientrerà nel dibattito parlamentare".

Per quanto riguarda poi la mobilità dei dipendenti pubblici all'interno dei 50 chilometri Il ministro si è impegnato "ad attuare le famose tabelle di equiparazione di qualifiche e stipendi che erano nella legge Brunetta e non sono state mai attuate".

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La prima salvaguardia di lavoratori “esodati” ha utilizzato tutte le risorse stanziate e raggiunto il numero delle 65.000 persone previste. Kamsin La seconda salvaguardia ci risulta che abbia coinvolto meno di 20.000 persone a fronte delle 55.000 previste. Questo vuol dire che c’e’ un “risparmio” di circa 2 miliardi di euro, parte del quale puo’ essere utilizzato per salvare altri lavoratori rimasti senza reddito a seguito di una “riforma” delle pensioni del Governo Monti sbagliata e socialmente iniqua.

E' quanto afferma il presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati, Cesare Damiano in una nota diffusa dall'Ansa. "Abbiamo chiesto al Governo una risposta tempestiva che faccia fare un altro passo avanti verso la soluzione del problema, come aveva a suo tempo promesso Matteo Renzi. Il tempo stringe e non ci sono piu’ alibi".

Intanto dal prossimo 23 Giugno sarà in discussione alla Camera la pdl 224. Si tratta un progetto di legge che, in sostanza, estende la salvaguardia in favore dei lavoratori che fruiscono della mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati entro il 2011 che maturino i requisiti per la pensione entro 2 anni dal termine dell'indennità di mobilità; gli autorizzati ai volontari che abbiano presentato domanda entro il 31 gennaio 2012 che maturino la decorrenza del trattamento entro il 2018; i lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro (unilateralmente o con accordi) che maturano il requisito per la pensione entro il 6 dicembre 2014.

Novità importanti anche per i lavoratori precoci che, se il progetto di legge fosse approvato, vedrebbero sparire la penalizzazione sino al 31.12.2017. Il provvedimento prevede inoltre una parziale proroga dell'opzione donna; il riconoscimento dei benefici agli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007 e in favore dei "lavoratori quindicenni"; l'estensione del regime eccezionale previsto dall'articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011 (pensione a 64 anni) anche ai lavoratori dipendenti del pubblico impiego; il riconoscimento di una specificità per il personale ferroviario viaggiante, di macchina e di manovra. Sul progetto tuttavia sono stati espressi pesanti dubbi dalla Ragioneria generale dello Stato.

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Per la cosiddetta staffetta generazionale, i 15 mila posti per 'svecchiare' la Pa, si libereranno dall'abolizione del trattenimento in servizio, cioè la possibilità per i dipendenti pubblici di rimanere al lavoro per altri due anni oltre l'età della pensione e per cinque anni, dai 70 ai 75 anni, per i magistrati. Kamsin Sono queste le cifre che intende raggiungere l'esecutivo con l'approvazione delle norme nel Cdm di venerdì scorso. Lo stop a questo istituto permetterà di liberare posti per i giovani, a costo zero, sottolinea il governo.

Ma si fissano termini diversi: i magistrati over-70 in posizioni apicali (magistrati ordinari, amministrativi e contabili in "funzioni direttive o semidirettive" o incarichi dirigenziali) potranno restare in servizio fino al 31 dicembre 2015. Questo per "salvaguardare la funzionalità degli uffici giudiziari", in difficoltà con gli organici. Un "regime transitorio" per evitare che "gli uffici direttivi degli organi della magistratura o dei tribunali fossero decapitati o azzerati dalla sera alla mattina", ha detto Renzi. Per gli altri casi, il limite è invece il 31 ottobre 2014. 

Sempre sul fronte previdenziale ci sono anche altre misure che dovrebbero avere efficacia immediata. Come quella che consentirà alle Pa di collocare in pensione i dipendenti che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata: "C'è una norma nel decreto che consente alle amministrazioni di mettere in pensione i dipendenti che hanno raggiunto la contribuzione piena – ha detto il ministro Maria Anna Madia– una platea di circa 60mila dipendenti nel prossimo triennio. Magari molti andranno in pensione comunque, ma si tratta di uno spazio assunzionale in più rispetto alla cancellazione del trattenimento in servizio»". In pratica, la Pubblica amministrazione potrà mandare a riposo i lavoratori che hanno i requisiti per la pensione anticipata (nel 2014, 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non avranno ancora l'età della pensione di vecchiaia inclusi i professori universitari, i dirigenti medici responsabili di struttura complessa e il personale delle autorità indipendenti.

Le altre misure vedranno invece tempi di approvazione piu' lunghi e piu' incerti. Perchè saranno contenute nel disegno di legge delega che il governo sottoporrà al Parlamento e che la Madia spera di veder approvato già entro fine anno. Qui troverà spazio il part-time a cinque anni dalla pensione: "Puntiamo moltissimo sul part-time al 50% per chi si trova a cinque anni dalla pensione. Ed è proprio per dar più forza a questo strumento che abbiamo deciso di rinunciare agli esoneri dal servizio che si sarebbero tramutati in un disincentivo" ha detto il ministro della Funzione Pubblica; ancora incerte invece le possibilità di vedere nel disegno di legge un anticipo dell'età pensionabile (il governo sta infatti ancora articolando le misure tra il ddl e il decreto).

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Entro la prossima settimana va trovata con il Governo una soluzione sul tema degli “esodati”. La Commissione lavoro della Camera ha presentato una proposta di legge unificata, condivisa da tutti i partiti (la pdl 224), che verrà discussa dall’Aula a partire dal prossimo 23 giugno. Kamsin E' quanto ha ricordato l'onorevole Cesare Damiano che pressa il governo sull'urgenza della soluzione al fenomeno "esodati".

"È evidente l’urgenza del problema sul quale si era anche speso il Premier Matteo Renzi. Il ministro Poletti oggi (ieri ndr) ha giustamente sottolineato il dramma di chi rimane senza lavoro e senza reddito e deve aspettare molti anni per poter andare in pensione. Questo problema è sorto nel lontano dicembre 2011 con la “riforma” Fornero. I dati relativi alle “salvaguardie” ci dicono che una parte degli 11 miliardi accantonati non verrà tutta spesa perché le coperture sono sovrastimate.

A scanso di equivoci sottolineiamo ancora una volta che quelle risorse debbono essere tutte utilizzate per gli “esodati” e che gli eventuali risparmi possono essere impiegati per tutelare almeno una parte di coloro che fino ad oggi sono stati esclusi dalle salvaguardie. Al Governo ed al PD chiediamo coerenza: all’Assemblea nazionale del partito è stato approvato un ordine del giorno che chiede di risolvere questo problema. Se vogliamo essere l’Italia del “fare”, è giunta sia l’occasione che il momento".

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Si avvia a conclusione il processo di integrazione di Inps, Inpdap e Enpals, grazie al quale l’Istituto assume il ruolo di unico gestore di tutto il sistema pensionistico pubblico, delle prestazioni a sostegno al reddito e di molte prestazioni a carattere assistenziale. Kamsin L'Inps ha infatti nel primo semestre 2014 esteso il processo di sperimentazione integrata del modello organizzativo di Direzione provinciale integrata a tutte le direzioni provinciali.

Ad oggi, secondo una nota diffusa dall'istituto risultano ancora da integrare soltanto le strutture delle tre aree metropolitane di Milano, Napoli e Torino, e le sedi provinciali di Monza e Fermo. Per quanto riguarda, invece, le Direzioni regionali, restano da integrare soltanto cinque di queste. Nell’ambito del programma di razionalizzazione logistica, sui 162 interventi individuati sull’intero territorio nazionale ne sono stati avviati 142, di cui 113 completamente realizzati. Infine, è stata rideterminata la dotazione organica di tutto il personale.

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