Pensioni

Pensioni

Nell'intervista rilasciata ieri al settimanale "Oggi" il Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia indica la volontà del governo a lavorare per rendere la Riforma Fornero del 2011 piu' flessibile ed in linea con le esigenze del paese.

{div class:article-banner-left}{/div}

“Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, sta chiedendo con forza l’introduzione di meccanismi di flessibilità in uscita, anche nel privato. Con le percentuali di disoccupazione giovanile come le nostre non si può non farlo. Nel pubblico, in base alla Costituzione, si entra per concorso. E non ce ne sono da troppo tempo. Dobbiamo creare spazi per nuovi ingressi nella Pubblica Amministrazione”. Sulla possibilita’ di una revisione della Legge Fornero, la Ministro osserva: “Non parlerei di revisione. Dobbiamo bilanciarla con altri strumenti: l’esonero dal servizio col 65% dello stipendio, il part-time incentivato, la fine del trattenimento in servizio, l’opzione donna per le lavoratrici ma anche piccoli prepensionamenti”.

Nei giorni scorsi il Ministro Poletti aveva chiarito che il governo non sta pensando ad un aumento dell'età pensionabile ribadendo piuttosto che le preoccupazioni dell'esecutivo sono nel trovare una soluzione alla questione esodati. "Noi abbiamo all'ordine del giorno un tema che è quello degli esodati. Stiamo lavorando per trovare una soluzione strutturale: questo è il punto di emergenza che abbiamo, e questo affrontiamo" ha detto Poletti.

Intanto l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano (Pd) rilancia la sua ricetta: "Per risolvere il problema in modo strutturale esistono due strade: introdurre un criterio di flessibilità, a partire dai 62 anni, per l’uscita dal lavoro verso la pensione, oppure il ritorno alle quote ante Fornero.  Solo queste misure radicali possono risolvere il problema: al contrario avremmo solo dei palliativi inutili e controproducenti".

Cominciano ad essere piu' chiare le proposte che Matteo Renzi presenterà il prossimo 13 Giugno nel Cdm per rilanciare la riforma della Pubblica amministrazione.

{div class:article-banner-left}{/div}

Tra i principali punti all'ordine del giorno c'è la reintroduzione dell'istituto dell'esonero dal servizio, una norma che consentirà alla Pa di lasciare "a casa" i propri dipendenti che continueranno ad incassare il 65 per cento del loro stipendio, oltre ovviamente a tutti i contributi. Riduzione che scenderebbe a circa l'80-85% qualora il lavoratore sia ricollocato in strutture delle Pa limitrofe al suo luogo di residenza attraverso piani di mobilità obbligatoria. Un istituto profondamente rivisitato e graduato in base alle esigenze della Pa e che riguarderà tuttavia solo i lavoratori piu' prossimi alla pensione, cioè a coloro a cui mancano massimo 5 anni al ritiro. I contributi sarebbero versati per intero in modo da non arrecare penalizzazioni sul futuro assegno previdenziale.

Insomma una misura piu' soft rispetto a quella sperimentata nel passato quando l'esonero ha avuto scarso successo nella Pa probabilmente perchè la riduzione dell'assegno era molto maggiore, nell'ordine del 50% della retribuzione lorda.

Per aiutare l'uscita dal pubblico impiego Renzi pensa anche ad altre misure. Oltre all'abolizione del trattenimento in servizio, istituto che consente la proroga per due anni del lavoro nella Pa una volta maturati i requisiti previdenziali il ministro Madia, lavora anche misure per favorire il prepensionamento. In prima linea c'è la proroga dell'opzione donna, la possibilità per le lavoratrici statali di lasciare con i requisiti previdenziali piu' favorevoli rispetto alle norme attuali, ma accettando un calcolo della pensione completamente contributivo e dunque più penalizzante.  In tal senso peraltro la proposta di legge Damiano sugli esodati, in discussione alla Camera dal prossimo 23 Giugno, già prevede una parziale estensione del regime.

Per tutti gli statali, poi, sono allo studio piccoli scivoli verso la pensione, con un anticipo di sei mesi, al massimo un anno, dell'uscita dal lavoro.

L'Ufficio di Presidenza della Camera ha indicato di applicare il contributo di solidarieta' previsto dalla legge di stabilita' ai trattamenti dei dipendenti in pensione ed ai vitalizi e ai trattamenti previdenziali degli ex deputati. Lo rende noto un comunicato stampa.

{div class:article-banner-left}{/div}

Tale contributo - che si applichera' per tutto il triennio 2014-2016, come previsto dalla legge di stabilita' - e' dovuto per la quota dei trattamenti previdenziali superiore a 14 volte il trattamento minimo INPS (quindi per gli importi superiori a 91.251 euro lordi annui), in percentuali che variano dal 6 al 12 al 18 per cento a seconda di diversi scaglioni. Dall'applicazione della misura derivera' un risparmio, per ciascuno dei tre anni, di circa 8milioni 375mila euro.

Parte oggi la vertenza Unicredit e sindacati per la realizzazione del piano industriale 2014-2018. Un negoziato in realtà basato sulla gestione di oltre 5 mila esuberi previsti dal vecchio programma, la cui attuazione è sfumata a causa della riforma Fornero che ha spostato di 3,5 anni l'uscita di 2.400 lavoratori pensionabili.

{div class:article-banner-left}{/div}

Unicredit starebbe studiando un pacchetto volontario incentivato per fare uscire alla prima data utile i 2.400 dipendenti che sono pensionabili entro il 2018. Un pacchetto di misure tuttavia che non prevederebbero il ricorso al fondo di solidarietà di settore, giudicato troppo costoso dai vertici della banca. Che invece è orientato a facilitare l'uscita graduale delle persone utilizzandone la prestazione lavorativa fino alla prima data utile per la pensione per una serie di attività, come per esempio il recupero crediti, per le quali il gruppo si appoggiava a fornitori esterni. Alla prima data utile però l'uscita diventa necessaria e per accompagnarla l'azienda prevederebbe un pacchetto di incentivi all'esodo composito.

Gli altri 2.600 che mancano all'appello per realizzare il piano 2018 saranno affrontati in una seconda fase che potrà eventualmente anche prevedere l'uso del fondo di solidarietà.

L'Ex ministro del Lavoro Cesare Damiano torna a chiedere al primo ministro Matteo Renzi di mettere mano all'agenda sulle pensioni. "Questo silenzio è assordante.

{div class:article-banner-left}{/div}

Se parte il piano “sblocca Italia” voluto da Renzi per procedere lungo la strada delle semplificazioni burocratiche, il Premier non tralasci il tema delle pensioni e sblocchi un’assurda ingessatura del sistema che costringe a lasciare il lavoro a 67 anni. In questo modo stiamo impedendo l’ingresso al lavoro di una intera generazione di giovani. La legge Fornero va profondamente cambiata introducendo un criterio di flessibilità o tornando al precedente sistema delle quote. Il PD ed il Governo non devono sottovalutare il referendum promosso dalla Lega per abolire la legge Fornero, che sta trovando la condivisione di molti elettori ed iscritti del centrosinistra" ha detto Damiano.

Proprio ieri tra il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera e il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan c'è stata una querelle sulla revisione dell'età pensionabile. Il titolare di Via XX Settembre aveva infatti dichiarato di non essere favorevole ad una diminuzione dell'età pensionabile, ma di un graduale aumento. "Mi chiedo cosa succederà in Germania dove sono andati nella direzione opposta" ha detto Padoan. Che poi sulla possibilità di un aumento dell'età per il collocamento a riposo ha smentito: "No, assolutamente no. In Italia ci sono già strumenti che indicizzano l'età della pensione all'aspettativa di vita della popolazione, la cd. speranza di vita" ha concluso il Ministro.

Il Disegno di Legge è stato calendarizzato alla Camera dei Deputati per il mese di Giugno. Se approvato si tratterebbe del sesto intervento in materia di salvaguardati. 

{div class:article-banner-left}{/div}

A due anni di distanza dalla Riforma delle Pensioni Fornero si torna per l'ennesima volta a discutere sulla concessione di ulteriori deroghe in materia di innalzamento dei requisiti dell'età pensionabile. Non sono stati sufficienti i cinque provvedimenti di salvaguardia approvati in questi anni (la cui attuazione è peraltro parecchio in ritardo), che hanno consentito a 162.130 persone di mantenere i previgenti requisiti di pensionamento, piu' favorevoli. 

Dopo molte peripezie la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, presieduta da Cesare Damiano, è riuscita a licenziare un Disegno di Legge unificato (AC 224 e abbinate) lo scorso 11 marzo e a calendarizzarne la sua discussione in Aula a Montecitorio per il prossimo 23 Giugno. Il provvedimento viaggia peraltro in parallelo con un altro disegno di legge il Ghizzoni/Marzana, riguardante però il personale della scuola, i cd. Quota 96. Cerchiamo quindi di approfondire in sintesi, i contenuti della proposta di legge che se sarà approvata potrà modificare alcuni punti critici delle attuali norme di pensionamento. 

Lavoratrici Donne - Il disegno di legge interviene per risolvere in via legislativa (stante lo stallo della vicenda che ha visto contrapposti Parlamento e Ministero del Lavoro), i vincoli introdotti dall'Istituto di Previdenza con la Circolare Inps 35/2012 per la fruizione del regime sperimentale donna. In particolare la proposta afferma che, fermo restando la scadenza naturale del regime al 31 dicembre 2015, si deroga alle disposizioni in materia di decorrenza del trattamento e di adeguamento dei relativi requisiti di accesso agli incrementi della speranza di vita. Con questa precisazione verrebbe pertanto disapplicato il meccanismo delle finestre e dell'incremento del requisito anagrafico dovuto all'aspettativa di vita che per molte lavoratrici ha comportato l'esclusione dal regime.

Lavoratori Salvaguardati - La proposta apporta poi alcune modifiche relativamente alle deroghe previste in favore dei lavoratori cosiddetti esodati, cioè di quei lavoratori il cui rapporto di lavoro sia a vario titolo cessato e che, sebbene prossimi al pensionamento ai sensi della previgente normativa, non sono tuttavia riusciti a causa della cessazione del rapporto di lavoro, a maturare il diritto a pensione a seguito dell'innalzamento dei relativi requisiti di accesso disposto dalla Riforma Pensionistica realizzata con il Dl 201/2011 (cosiddetta riforma Fornero).

Beneficiari delle modifiche sono in particolare: i lavoratori in mobilità, i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione, i lavoratori cessati dal servizio (con accordi o senza).

Per quanto riguarda i lavoratori in mobilità la norma estende il sistema derogatorio a coloro le cui aziende abbiano stipulato accordi sindacali, in sede governativa o non, entro il 31.12.2011 che maturino il diritto alla pensione non più entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità stessa, ma entro i 24 mesi successivi alla fine del periodo di fruizione dell'indennità di mobilità. Ciò a prescindere dalla data di conclusione della procedura stessa e della data di effettivo collocamento in mobilità ed anche se preceduto da un periodo di Cassa Integrazione Guadagni.

Novità potrebbero riguardare anche i lavoratori autorizzati ai volontari. In favore di questi viene prevista la possibilità di usufruire della disciplina previgente al Decreto-Legge n. 201/2011, a condizione che abbiano presentato domanda alla data del 31 gennaio 2012 e che perfezionino i requisiti per usufruire del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2018. La norma ai fini della fruizione del regime derogatorio precisa che non rilevano né l'eventuale prestazione lavorativa successiva all'autorizzazione della prosecuzione volontaria, né l'eventuale mancato versamento di almeno un contributo volontario alla data del 6 dicembre 2011.

Completano il quadro i cd. lavoratori cessati dal servizio. In loro favore si precisa che possono beneficiare delle previgenti regole pensionistiche a condizione che questi maturino il diritto a pensione entro il 6 Dicembre 2014, (e non piu' la decorrenza entro il 6 gennaio 2015 come dispongono le attuali norme). Si ricomprendono nella categoria quei lavoratori "il cui rapporto di lavoro si risolva unilateralmente o in conseguenza di fallimento dell'impresa o in ragione di accordi individuali sottoscritti entro il 31 dicembre 2011 o in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati entro la medesima data del 31 dicembre 2011".

Una ulteriore deroga viene concessa in favore dei lavoratori il cui rapporto di lavoro a tempo determinato si è concluso tra il 2007 e il 2011, purché maturino la decorrenza pensionistica entro entro il 6 Gennaio 2015. La proposta intervenendo sull'articolo 1 - comma 194 della legge 147/2013, riconosce la deroga ai lavoratori a tempo determinato il cui rapporto di lavoro sia cessato nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2007 e il 31 gennaio 2011, anche se hanno svolto successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Lavoratori Precoci - Di grande importanza, il disegno di legge cerca di limitare gli effetti della penalizzazione prevista dall'articolo 24 - comma 10 del Dl 201/2011. In particolare la norma agisce sul comma 2-quater dell'articolo 6 del decreto – legge n. 216/2011, ampliando la platea delle fattispecie escluse dalla riduzione percentuale del trattamento pensionistico in caso di pensionamento anticipato in favore dei soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017. In particolare la modifica elimina il vincolo secondo cui, per poter fruire del beneficio, la predetta anzianità contributiva debba  essere costituita esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro (inclusi i periodi di astensione obbligatoria per maternità - per l'assolvimento degli obblighi di leva - per infortunio - per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria), ricomprendendo dunque tutti i periodi di contribuzione a qualsiasi titolo accreditata.

Altre Deroghe - In ultimo il disegno di legge ribadisce inoltre validità della deroga prevista dell'articolo 1 - comma 8 della legge 243/04 in favore degli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007, attualmente messa in discussione dall'Inps; concede la non applicazione della riforma Fornero a chi aveva 15 anni di contribuzione al 31 dicembre 1992 o per chi prima di tale data era stato ammesso alla prosecuzione volontaria dei contributi (i cd. quindicenni di cui al Dlgs 503/1992); generalizza le disposizioni eccezionali di cui all'articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011 (cd. pensione a 64 anni).

Il disegno di legge, però, almeno dal punto di vista finanziario, non avrà vita facile perché le stime dall'Inps indicano un costo aggiuntivo di 47 miliardi di euro tra il 2014 e il 2025; e la Ragioneria generale dello Stato ha peraltro già espresso parere negativo sulla copertura prevista per l'intervento, basata sull'aumento delle entrate legate a giochi pubblici online e lotterie istantanee.

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati