Pensioni
Pensioni, in bilico la proroga dell'opzione donna
Ci sarà una maggiore gradualità nell'abrogazione del trattenimento in servizio per i magistrati. Su richiesta del Quirinale il governo avrebbe infatti deciso di ammorbidire la stretta sui giudici contenuta nel decreto legge sulla Pubblica amministrazione. Kamsin Una misura che fino ad oggi ha permesso ai magistrati di rimanere al lavoro sino a 75 anni e che invece l'articolo 1 del decreto legge licenziato da Renzi lo scorso 13 Giugno di fatto abolisce. Il decreto del governo, nella sua bozza diffusa dopo il 13 Giugno, prevedeva comunque un periodo transitorio piu' lungo in favore dei giudici con incarichi direttivi sino al 31 dicembre 2015.
Dopo le osservazioni del Colle il governo avrebbe deciso due modifiche. Da un lato infatti interviene con l'allungamento fino a tutto il 2016 del periodo transitorio; dall'altro estende anche ai giudici che non ricoprono incarichi direttivi la finestra del 2016 entro cui potranno rimanere comunque sul posto di lavoro. Ma oltre alla norma sui magistrati, dal testo definitivo che arriverà in gazzetta oggi, o al massimo domani, sono confermate tutte le altre indicazioni contenute nelle bozze. Come le nuove regole sulla mobilità obbligatoria, con la possibilità di trasferire i dipendenti fino ad una distanza di 50 chilometri, e su quella volontaria che non avrà più bisogno del preventivo assenso dell'amministrazione di provenienza. Il ricambio generazionale verrà attuato soprattutto con l'abolizione del trattenimento in servizio di due anni per gli statali e con l'introduzione del pensionamento automatico per chi ha maturato i 42 anni e 6 mesi di contributi.
Ancora in dubbio invece l'estensione dell'opzione donna. La novità infatti non sarà contenuta nel decreto legge ma, eventualmente, nel disegno di legge sulla Pubblica Amministrazione che il governo presenterà alle Camere la prossima settimana. Dunque si dovrà attendere ancora qualche giorno prima di conoscere se la misura è stata definitivamente cassata dall'esecutivo rispetto alla bozza discussa Venerdì scorso in Cdm. Nel provvedimento dovrebbe comunque trovare spazio il part-time a 5 anni dalla pensione per i dipendenti pubblici
Zedde
Esodati, slitta al 30 giugno la discussione del progetto di legge Damiano
Slitta al 30 Giugno la discussione in Aula alla Camera della proposta di legge in favore dei lavoratori esodati (pdl 224). Le forze politiche hanno convenuto nella necessità di individuare una data compromesso per consentire al governo di individuare le coperture finanziarie necessarie; una dilazione che potrebbe essere un segnale positivo per un rapido via libera al testo del disegno di legge. Kamsin La data è stata fissata dalla presidente della Camera Laura Boldrini dopo una tesa riunione della Conferenza dei capigruppo a cui per il governo ha partecipato il ministro Maria Elena Boschi.
Il testo della proposta di legge sarà tuttavia probabilmente ridimensionato rispetto alla versione uscita dal Comitato Ristretto lo scorso Marzo. E' quanto ha fatto intendere il Presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano: «La proposta unitaria della Commissione Lavoro - precisa il presidente Cesare Damiano, Pd- è stata valutata dall'Inps con un costo di 47 miliardi, una cifra a mio parere spropositata che ancora una volta considera le platee potenziali e non quelle reali. In ogni caso per trovare una soluzione strutturale occorrerà aspettare la legge di stabilità. Adesso è necessario che si trovi una soluzione ponte, ad esempio valutare quali sono i risparmi delle salvaguardie che vanno utilizzati per tutelare nuovi lavoratori. Sarebbe opportuno che il presidente del Consiglio, che aveva promesso una soluzione, affronti la situazione»
Ad ogni modo questa settimana il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti avrà la possibilità di definire in maniera più precisa la platea delle persone coinvolte, le risorse necessarie, e dovrà soprattutto individuare le coperture economiche. Una soluzione ponte potrebbe essere l'allentamento dei paletti riguardanti il termine di decorrenza della prestazione pensionistica, attualmente fissato al 6 gennaio 2015.
Nei giorni scorsi Cesare Damiano ha anche avanzato l'idea di utilizzare i denari stanziati per la seconda salvaguardia e non ancora non spesi; secondo l'ex ministro del lavoro infatti nella salvaguardia della legge 135/2012 sarebbero stati tutelati solo 20 mila soggetti contro i 55mila potenziali, un risparmio di circa 2 miliardi di euro rispetto al budget stanziato. Un'ipotesi allarmante smentita però dall'Inps che ha ricordato che i dati della seconda salvaguardia non possono dirsi completi e definitivi.
Zedde
Pensioni, il Csm chiede maggiore gradualità per le pensioni dei magistrati
''Francamente non e' facile giustificare perche' i magistrati vadano in pensione a 75 anni, i professori universitari a 70, gli ambasciatori a 65'', come e' difficile pensare ''che fare il magistrato sia una garanzia di maggiore longevita'''. Kamsin Ma per l'introduzione dei nuovi tetti di eta' pensionabile serve ''gradualita'''.
E' questo quanto afferma il vicepresidente del Csm, Michele Vietti intervistato da Il Messaggero in relazione alle disposizioni previste dal dl sulla Pubblica amministrazione approvato dal governo che abbassa a 70 anni l'eta' per il pensionamento dei magistrati attraverso l'abrogazione dell'istituto del trattenimento in servizio. ''Le preoccupazioni espresse - spiega Vietti - riguardano l'efficienza degli uffici giudiziari, che correrebbero il rischio di vedersi improvvisamente privati di un buon numero di magistrati, senza che il sistema possa garantire una celere sostituzione. In particolare la Cassazione subirebbe la maggiore emorragia''.
Secondo Vietti ''un provvedimento del genere richiede uno straordinario impegno per il reclutamento di magistrati. Nel frattempo sarebbe opportuna una maggiore gradualita' nell'attuazione della riduzione dell'eta' pensionabile''. Ad esempio ''intervenire sulla norma transitoria e prevedendo l'applicazione del nuovo limite prima per coloro che sono alle soglie dei 75 anni e poi via via per tutti gli altri fino ai settantenni''. Vietti interviene anche sul tema della responsabilita' civile dei magistrati, inserita alla Camera con un emendamento della Lega Nord votato anche dal Pd. Il vicepresidetne del Csm non crede ''alla teoria del complotto, anche perche' il premier Renzi ha subito garantito che al Senato la norma verra' cambiata. La responsabilita' civile diretta e' quella dello Stato. Non stiamo parlando di tutelare un privilegio di casta, ma di difendere il valore fondamentale della giurisdizione che e' la serenita' di chi deve decidere''.
Zedde
Esodati, Pini (Ln): il governo ci prende in giro
La Lega nord ha abbandonato la conferenza dei capigruppo e minaccia di non partecipare ai lavori d'aula alla Camera, finchè non verrà fatta chiarezza sulle misure per risolvere definitivamente il problema degli esodati. E' quanto ha annunciato il vicepresidente del gruppo, Gianluca Pini, lasciando infuriato la conferenza dei capigruppo poichè, ha riferito, maggioranza e governo si rimpallano la soluzione del problema. Kamsin
"Questa mattina il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano ci aveva fornito i numeri e le coperture necessarie. Ma poi qui in capigruppo è stato rimandato nuovamente tutto e il provvedimento non è stato calendarizzato. Nella maggioranza -ha concluso- la mano destra non sa cosa fa la sinistra sostengono che le discussioni parlamentari sono inutili. Per questo lasciamo i lavori della capigruppo e non parteciperemo ai lavori d'aula". Tutto questo, ha infine attaccato Pini, nel silenzio della presidente: "La Boldrini ormai è totalmente nelle mani della maggioranza di governo".
Dalla conferenza dei capigruppo erano attese indicazioni concrete da parte dell'esecutivo sulle risorse da stanziare alla proposta di legge unificata in materia di esodati, la pdl 224, che sarà discussa a partire dal Lunedì' prossimo in Aula a Montecitorio.
Sul punto proprio l'onorevole Cesare Damiano ha avvertito il governo sulla necessità di sciogliere entro questa settimana il nodo relativo alle coperture: "il Governo questo lo deve sapere. Se non si troverà una strada per compiere un ulteriore passo avanti, c’è il rischio che esploda una vera e propria “questione previdenziale” e che venga meno la parola data dal Governo e dal Premier Matteo Renzi di voler risolvere il problema. La situazione di questi lavoratori rimasti senza alcun reddito è socialmente inaccettabile. Quello che è più grave è che le cinque “salvaguardie”, per un totale di 162.000 lavoratori, hanno a disposizione 11 miliardi di euro che corrono il rischio di non essere totalmente utilizzati. Trattandosi di un Fondo esclusivamente destinato agli “esodati”, chiediamo che le cifre non spese nella seconda salvaguardia vengano utilizzate per allargare la platea dei lavoratori che possono andare in pensione con le regole ante-Fornero. Infatti, dei 55.000 lavoratori previsti, meno di 20.000 beneficeranno della tutela. Vorrei che anche il ministro Padoan fosse informato dello stato dell’arte per poter agire di conseguenza" ha detto Damiano.
Zedde
Pensioni, resta un rebus l'estensione dell'opzione donna
Resta un mistero la decisione del governo sulla proroga dell'opzione per il regime sperimentale al 2018 in favore di tutti i lavoratori.
Kamsin L'incertezza che regna in questi giorni sulle misure attuate dall'esecutivo sul fronte previdenziale è legata alla scelta di ancorarle principalmente ad uno strumento legislativo - il disegno di legge delega - che per sua natura è "generico" e prevede un iter piuttosto lungo di attuazione. Senza contare che attualmente non è stato diffuso neanche il testo definitivo che l'esecutivo sottoporrà all'esame del Parlamento; quindi conosciamo per ora solo i titoli e le misure più importanti, quelle annunciate dal consiglio dei ministri dello scorso venerdì.
E' bene precisare subito però che non ci saranno strette in materia pensionistica. Il rischio di una scure targata Cottarelli non c'è. Almeno per ora.
Altre norme invece entreranno in vigore immediatamente, attraverso un decreto legge che la Presidenza del Consiglio sta ancora mettendo a punto. La prima è quella sul dimezzamento - il taglio del 50 per cento - dei distacchi sindacali, ossia il numero dei dipendenti pubblici che lasciano il loro posto nella Pa per fare i sindacalisti: la norma entrerà in vigore dal primo agosto. Dal 31 Ottobre ci sarà invece lo stop al trattenimento in servizio: non sarà più possibile restare al lavoro nella Pa dopo aver raggiunto l'età pensionabile. Regola che colpirà anche i magistrati che però potranno continuare a rimanere in servizio fino al 2015, un termine piu' lungo per bilanciare gli organici e permettere alle Corti d'Appello di organizzare il ricambio.
Le amministrazioni avranno poi la possibilità di mettere in pensione i dipendenti che hanno raggiunto la contribuzione piena, cioè i requisiti per la pensione anticipata, una misura che secondo la Madia potrebbe liberare oltre 60 mila posti di lavoro nelle Pa. Una misura questa, come già detto su Pensioni Oggi che già esiste ma che è stata scarsamente utilizzata. Sono stati accantonati, almeno per ora, i prepensionamenti dopo il giudizio negativo del ministro del lavoro Poletti: "Sono contrario a trattamenti diversi tra pubblico e privato - aveva infatti annunciato il titolare di Via Veneto - in quanto creerebbero disparità di trattamento". E per questa ragione che il Consiglio dei ministri ha deciso di mettere da parte l'esonero dal servizio - inizialmente previsto - per chi si trova a due anni dalla pensione che avrebbe di fatto anticipato l'età pensionabile per il pubblico impiego.
La norma che dovrebbe avere l'impatto maggiore sia come innovazione che come effetti sull'entrata al lavoro dei giovani è comunque quella che riguarda il part time. Nel disegno di legge delega si prevede l'introduzione del part time al 50 per cento per i dipendenti della Pa che si trovano a cinque anni dai requisiti per la pensione. Per incentivarne l'uso - che resta facoltativo - il governo ha deciso di garantire ai lavoratori i contributi pieni, come continuassero con il full time.
Resta ancora un mistero l'estensione generalizzata del regime sperimentale donna sino al 2018, un'ipotesi contenuta nelle prime bozze sulla Riforma (all'articolo 4 del provvedimento "Repubblica Semplice") che è stata rilanciata dai quotidiani nei giorni scorsi: della misura non c'è traccia nel comunicato ufficiale diffuso dall'esecutivo la scorsa settimana, nè nelle dichiarazioni del ministro Madia. Bisognerà attendere quindi ancora alcuni giorni per comprendere se la norma è sopravvissuta al Cdm di Venerdì scorso oppure se è stata stralciata. Possibile anche che la novità confluisca in realtà nella proposta di legge sugli esodati (la pdl 224) il cui esame inizierà il 23 Giugno alla Camera dei Deputati.
Esprime delusione sul punto Guido Carella, presidente di ManagerItalia: "Non v’è certezza, ma pare che il governo nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso avrebbe escluso di proporre la ventilata opzione di pensionamento per gli uomini 57enni con 35 anni di contributi, seppure con il sistema contributivo”.
”In attesa di certezze -continua Carella- ci preme sottolineare la nostra forte contrarietà alla mancata attuazione di un decreto attuativo che permetterebbe ai tanti oggi in forte difficoltà, per la riforma Fornero e per un mercato del lavoro che espelle sempre più lavoratori, di riparare alla meno peggio con un pensionamento del tutto lecito e senza costi per la collettività”.
“Infatti, il calcolo della pensione con il metodo contributivo -fa notare- non darebbe a questi lavoratori null’altro se non i contributi da loro versati, senza chiedere nulla alla collettività. Proprio per questo, non capiamo perché si voglia negare questa via di fuga, lecita e guadagnata, a chi avanti con l’età, disoccupato e non ancora in pensione sta vivendo momenti veramente drammatici”.
Zedde
Pensioni, Madia: libereremo 60 mila posti nelle Pa per i giovani
Il nostro è un grande progetto: nella Pubblica amministrazione servono le competenze dei nativi digitali, serve il ricambio". E' quanto ha affermato il ministro della Funzione Pubblica Marianna in diverse interviste rilasciate alla stampa dopo il consiglio dei ministri dello scorso venerdì. Kamsin Alla leader della Cgil, Susanna Camusso, che aveva detto di essersi aspettata più coraggio dal governo sulla riforma della pubblica amministrazione, il ministro replica dicendo «niente polemiche, alla fine decideranno il Parlamento e i cittadini».
Illustrando le novità contenute nelle misure varate venerdì dall'Esecutivo il ministro ha fatto inoltre notare che una norma consentirà di render disponibili molti posti di lavoro negli uffici pubblici da qui al 2018: "Per i lavoratori che sono arrivati al massimo della contribuzione, l’amministrazione può, unilateralmente, decidere di farli andare in pensione". La Madia, incalzata sulle stime di quanti sarebbero i dipendenti che hanno già maturato i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 6 mesi; 41 anni e 6 mesi per le donne) precisa che "i numeri sono alti". "Da qui al 2018 sono 60 mila persone. Ma bisogna considerare che una parte di questi lavoratori probabilmente sceglierà autonomamente di andare in pensione.E non è detto che tutte le amministrazioni scelgano di applicare la norma. Il bacino è questo, ma non posso dare un numero preciso dei possibili ingressi".
Una norma, quella invocata dalla Madia, che in realtà è già presente nella legislazione attuale (cfr. Circolare della Funzione Pubblica 2/2012) ma poco utilizzata; che peraltro subordina la possibilità di risoluzione del rapporto di lavoro del dipendente che abbia raggiunto la massima età contributiva alla circostanza che il lavoratore non incappi nelle penalizzazioni previste dall'articolo 24, comma 10 del Dl 216/2011.
La Madia si sofferma poi sulle altre misure per favorire la cd. staffetta generazionale: "Innanzitutto c’è il divieto assoluto per chi è in pensione di lavorare per la pubblica amministrazione. Poi ci sono le regole di turn over più flessibili, ossia nessun altro paletto alle assunzioni oltre al vincolo delle risorse. L’agevolazione del part time, con la possibilità negli ultimi cinque anni di lavorare un numero di ore ridotto ma avendo la pensione piena al ritiro".
Gli over 70, puntualizza poi, devono andare in pensione poiché "bisogna uscire dalla logica secondo cui per un incarico di responsabilità serve una certa età". La Madia difende poi l'iniziativa di raccogliere i pareri dei cittadini sull'ipotesi di riforma: "Sull'esonero avevamo proposto una sorta di buonuscita per i dirigenti pari al 65% della retribuzione. Molti l'hanno criticata vedendola come un regalo di soldi senza lavorare e sul punto ci siamo presi una pausa di riflessione". Stesso discorso vale per la norma sui premi dei dirigenti legati al pil: "Ci sono state molte mail contrarie. Vedremo se rientrerà nel dibattito parlamentare".
Per quanto riguarda poi la mobilità dei dipendenti pubblici all'interno dei 50 chilometri Il ministro si è impegnato "ad attuare le famose tabelle di equiparazione di qualifiche e stipendi che erano nella legge Brunetta e non sono state mai attuate".
Zedde