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Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti: pronti a concedere maggiore flessibilità in uscita a partire dalla prossima legge di stabilità. Sono le aziende che, in primis, ci chiedono la staffetta generazionale.

Kamsin "In quattro mesi c'è stato un significativo incremento dei contratti a tempo indeterminato mentre si sono ridotte le tipologie di lavoro precario. Un fatto positivo perché la precarietà crea svantaggi non solo alle persone, ma a tutto il sistema economico". Lo afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un'intervista al Corriere della Sera.

"Premesso che i nuovi contratti a tempo indeterminato garantiscono tutte le tutele che i contratti precari non prevedono, sette punti sono già un grande passo in avanti - prosegue -. Credo che arrivare entro l'anno al 25% dei contratti a tempo indeterminato sarebbe un ottimo risultato. Significherebbe un contratto stabile ogni quattro attivati. Prima era uno su sei". Quanto al Jobs Act, "sono già attivi i nuovi ammortizzatori per chi perde il lavoro, che durano più a lungo e coprono più persone. Dopo i 4 decreti legislativi gia' approvati, il governo varerà entro i primi di giugno altri 4 decreti, completando così l'attuazione del Jobs act. Uno riguarderà l'Agenzia unica sulle ispezioni, perché non è possibile che un'azienda subisca, magari in momenti diversi, i controlli degli ispettori del ministero, di quelli dell'Inps e di quelli dell'Inail. Un altro decreto avrà come obiettivo l'universalizzazione degli ammortizzatori sociali. A regime vorremmo estendere i sostegni ai lavoratori delle imprese con almeno 5 dipendenti".

Sul tema delle pensioni, "la flessibilità in uscita è importante non solo per rimuovere alcuni elementi di rigidità del sistema previdenziale, ma anche per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in questi ultimi anni oggettivamente limitato anche dall'allungamento dell'età pensionabile - sottolinea il ministro -. Sono le stesse aziende che ci richiedono questa sorta di staffetta generazionale. Quanto alle proposte ne parleremo a settembre con la legge di Stabilità, in base alle risorse disponibili".

Per Poletti "la lotta alla povertà è una priorità, perché con la crisi le diseguaglianze sono aumentate. Metteremo a disposizione tutte le risorse del ministero più i fondi dei piani europei per l'inclusione, ma so già che non basteranno. Su questo dovremo concentrare gli sforzi nella legge di Stabilità".

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I Comitati degli esodati chiedono un rapido sblocco dell'approvazione della settima salvaguardia, un provvedimento che consentirebbe di estendere il vecchio regime previdenziale nei confronti di ulteriori migliaia di lavoratori bloccati dalla Riforma Fornero

Kamsin Scenderanno in piazza giovedì prossimo sotto la sede dell'Inps per chiedere una celere approvazione della settima salvaguardia, le due proposte di legge presentate lo scorso mese di Aprile dalla minoranza dem e dalla Lega Nord alla Camera per estendere le tutele offerte dalla legge 147/2014.

«Esclusi dalle 6 salvaguardie finora approvate - ricorda un comunicato diffuso dalla Rete - restano almeno 49.500 cittadini, come certificato dal Governo e comunicato dal Sottosegretario Bobba in Parlamento lo scorso ottobre in risposta  ad interrogazione parlamentare n. 5-03439 dell’On. Gnecchi».

I rappresentati dei Comitati intendono riportare al centro dell'attenzione del Governo il problema dei lavoratori esodati dopo la sentenza della Consulta sul blocco biennale dell'indicizzazione delle pensioni e della recente apertura del Governo verso l'introduzione delle pensioni flessibili e del reddito minimo per gli ultra 55enni. Tali provvedimenti, per quanto urgenti, non devono pregiudicare l'iter legislativo delle salvaguardie per chiudere i "danni" determinati dalla legge Fornero del Dicembre 2011 nei confronti di quei lavoratori che, all'epoca, avevano già siglato accordi che prevedevano la cessazione del rapporto entro pochi anni.

«Stante il blocco dei lavori inerenti le due proposte di legge per una settima salvaguardia depositate in Commissione Lavoro della Camera - ricordano -, la cui “calendarizzazione” è impedita  dall’irragionevole ritardo dell’INPS nelle verifiche tecniche atte a quantificare e rendicontare i risparmi certi realizzati nei sei provvedimenti finora attuati e  che per legge devono essere adoperati per nuovi interventi di salvaguardia, la Rete dei Comitati ha deciso di indire una nuova manifestazione per giovedì 28 maggio, che inizierà il mattino davanti alla sede dell’INPS e proseguirà nel pomeriggio davanti ad altre sedi istituzionali e di quotidiani nazionali».

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Il Ministero della Funzione Pubblica apre la via ai «permessi di malattia ad ore», da utilizzare per visite mediche, terapie, cure specialistiche, esami diagnostici.

Kamsin Via libera ai permessi di malattia ad ore. Lo precisa ufficialmente la nota 7457/2015 con la quale il Dipartimento della funzione pubblica accoglie la recente sentenza del Tar del Lazio (n. 5714 del 17 aprile scorso). In attesa che la materia venga disciplinata con atti contrattuali, precisa Palazzo Vidoni, i dipendenti pubblici che dovranno assentarsi per visite mediche specialistiche (se tali visite non sono immediatamente riconducibili ad uno stato di malattia) potranno fruire di speciali permessi retribuiti aggiuntivi a quelli previsti dal contratto nazionale ai sensi del comma 5-ter dell’art. 55-septies del Dlgs 165/01 introdotto dall’art. 16 c. 9 della legge n. 111 del 15 luglio 2011. 

La materia, prima della sentenza, del Tar era regolata dalla Circolare 2/2014 della Funzione Pubblica nella quale si precisava che i pubblici dipendenti, anche per effettuare un semplice prelievo o una radiografia prescritti dal medico, dovevano utilizzare i permessi straordinari per motivi personali (massimo 3 giorni l'anno) oppure i giorni di ferie, venendo così compromesse sia la finalità di queste tipiche assenze sia la loro effettiva durata come stabilita dal contratto collettivo di lavoro.

Il Tar ha però annullato la circolare. Viene ora riconosciuto il pieno diritto del dipendente ad essere considerato regolarmente in malattia anche non per una intera giornata di lavoro. Dal momento che i contratti collettivi non possono essere modificati unilateralmente da semplici circolari, è in corso una trattativa sindacale con l'Aran, l'agenzia contrattuale per il settore pubblico, per inserire i nuovi permessi di malattia ad ore, stabilendone modalità e quantità, all'interno di un "pacchetto sociale", che comprenda anche le assenze di malattia collegate a terapie salvavita.

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Occhio alle delibere comunali. I sindaci possono aver previsto un trattamento di favore agli immobili concessi in comodato ai parenti in linea retta entro il primo grado. 

Kamsin Anche quest'anno le regole per il calcolo delle imposte sugli immobili concessi in comodato risulta particolarmente complesso e richiede di prendere nota delle delibere del proprio Comune. Il decreto legge 47/2014 prevede infatti che i Comuni, con propria delibera, possano equiparare ad abitazione principale le unità immobiliari concesse in comodato a parenti in linea retta entro il primo grado, a condizione che questi ultimi le utilizzino, a loro volta, come abitazioni principali. L'assimiliazione, in tal caso, a seconda di quanto stabilito dal Comune opera: 1) limitatamente alla quota di rendita risultante in catasto non eccedente il valore di euro 500; 2) senza alcun limite di rendita nel caso in cui il comodatario appartenga a un nucleo familiare con ISEE non superiore a 15.000 euro annui.

Nel primo caso, il tetto da 500 euro funziona come una franchigia, per cui fino a concorrenza di esso si applica l'aliquota della Tasi deliberata dal Comune e le eventuali detrazioni previste per l'abitazione principale, mentre per la quota eccedente si applicherà l'aliquota Tasi prevista dal Comune per le abitazioni diverse da quelle principali. E sempre su tale quota "in eccedenza" il proprietario dovrà anche pagarci l'Imu.

Il Comune però, come visto, potrebbe aver deciso di assimilare l'abitazione a quella principale solo se il comodatario appartiene ad un nucleo familiare con Isee non superiore a 15mila euro annui. In questo caso, sull'intero valore non è dovuta l'Imu ma solo la Tasi e il tributo si calcola sull'intero valore dell'immobile con i parametri delle prime case.

A pagare il tributo sarà poi di regola il proprietario. Infatti, secondo il Mef, laddove si è in presenza di un'abitazione principale (inclusi i casi di assimilazione) l'obbligo di versamento della Tasi ricade interamente sul proprietario/possessore e non sull'occupante. Quindi, a pagare la Tasi sarà il proprietario e non l'occupante con l'aliquota per le abitazioni principali. Tuttavia, occorre considerare che, in caso di rendita superiore a 500 euro, come si è visto, l'assimilazione non vale per la quota in eccesso: su quest'ultima, quindi, l'occupante deve almeno in teoria versare la sua nella percentuale fissata dal comune fra il 10 e il 30% (10% se il comune non ha deliberato sul punto) dell'aliquota ordinaria; il proprietario la restante parte.

Se, invece, il comune non ha deciso per l'assimilazione alla prima casa, l'immobile sarà trattato alla stregua di una normale seconda abitazione e pertanto si applicherà la Tasi ad aliquota ordinaria (con la suddivisione tra il 10 ed il 30% tra proprietario/possessore e occupante). Sull'immobile, il proprietario, dovrà anche versare l'Imu. Possibile anche che il Comune, pur non avendo previsto l'assimilazione, abbia stabilito una aliquota agevolata al posto di quella ordinaria. In tal caso gli importi da corrispondere saranno verosimilmente piu' bassi. 

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L'Inps conferma che dal primo giugno tutti i trattamenti pensionistici erogati dall'istituto saranno pagati il primo giorno bancabile di ciascun mese.

Kamsin Dal 1° giugno tutti i pensionati vedranno spostarsi al primo giorno di ciascun mese la data di liquidazione delle prestazioni previdenziali. Lo comunica ufficialmente l'Inps con il messaggio 3519/2015 con il quale l'istituto coordina le novità introdotte di recente dal decreto legge 65/2015.

L’articolo 6 del decreto legge 21 maggio 2015, n. 65 ha stabilito, infatti, che “a decorrere dal 1º giugno 2015, al fine di razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'INPS, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate  agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell'INAIL sono posti in pagamento il primo giorno di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico mandato di pagamento ove non esistano cause ostative, eccezion fatta per il mese di  gennaio  2016 in cui il pagamento avviene il secondo giorno bancabile. A decorrere dall'anno 2017, detti pagamenti sono effettuati il secondo giorno bancabile di ciascun mese".

L'isituto precisa pertanto che a decorrere dalla mensilità di giugno 2015, viene unificata al primo giorno del mese la data di pagamento per tutte le gestioni dell’Istituto, anticipando i pagamenti anche dei trattamenti pensionistici delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti che erano effettuati il 10 del mese, e delle gestioni pubbliche che erano effettuati il 16 del mese. La novità, quindi, interesserà anche i titolari delle prestazioni pagate in via "inframensile" che vedranno, nei fatti, allineata la data di pagamento del rateo a quella vigente nelle gestioni Inps dei lavoratori dipendenti. L'effetto armonizzazione è di non poco conto.

A partire dal 1° luglio, poi, i titolari di piu' trattamenti pensionistici facenti carico a gestioni private, gestioni pubbliche e gestioni spettacolo e sport riceveranno un pagamento unico, sempre al primo di ogni mese, comprendente tutti i trattamenti corrisposti dall'Inps. Ad esempio, quindi, una pensione diretta a carico della gestione Inps sarà pagata assieme ad eventuali ulteriori trattamenti erogati dall'Inps ad altro titolo nei confronti dello stesso beneficiario da altre gestioni (es. pensione di reversibilità).

Nel caso in cui il giorno 1 cada in giorno festivo o non bancabile, il pagamento viene posticipato al primo giorno bancabile successivo. Il pagamento al giorno 1° sarà effettuato sia per le pensioni in pagamento in Italia che per le pensioni in pagamento all’estero, ferma restando la cadenza bimestrale con pagamento posticipato per le pensioni delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti corrisposte a beneficiari residenti all’estero. Per le pensioni in pagamento all’estero è stata parificata la sola data di pagamento, in attesa di completare a breve l’unificazione del processo di pagamento delle pensioni estere delle gestioni  pubbliche, dello spettacolo e degli sportivi.

Documenti: Messaggio inps 3519/2015

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