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Le imprese agricole che effettuano assunzioni congiunte, dovranno tenere anche le scritturazioni sul LUL, elaborare i prospetti paga e inviare i mod. UniEmens

Kamsin L’INPS, con il messaggio n. 3324/2015, ha illustrato le indicazioni operative forniti dal Ministero del Lavoro (nota n. 7671/2015) sugli adempimenti amministrativi relativi alle assunzioni congiunte in agricoltura, al fine di garantire un uniforme svolgimento dell’attività di vigilanza. In particolare, è stato precisato che in caso di coassunzione nel settore agricolo, datori di lavoro rispondo in solido delle obbligazioni contrattuali, previdenziali e di legge che scaturiscono dal rapporto di lavoro instaurato. Inoltre, i soggetti obbligati ad effettuare la comunicazione di assunzione, trasformazione, proroga e cessazione di lavoratori assunti congiuntamente, sono obbligati ad adempiere anche alle scritturazioni sul LUL, elaborazione dei prospetti paga e invio dei modelli UniEmens.

Assunzioni congiunte – Il D.M. 27 marzo 2014, che attua quanto previsto dal c.d. “Decreto Giovannini” all’art. 9, c. 11 del D.L. n. 76/2013 (convertito nella L. n. 99/2013), ha riconosciuto la possibilità, per alcune tipologie di aziende agricole, di assumere congiuntamente lo stesso dipendente al fine di prestare attività presso aziende agricole.
In conseguenza dell’assunzione congiunta, il lavoratore instaura un rapporto di lavoro con una pluralità di datori, intesi come tali sia sotto il profilo formale che sotto quello sostanziale. Inoltre, i datori di lavoro rispondono in solido delle obbligazioni contrattuali, previdenziali e di legge che scaturiscono dal rapporto di lavoro instaurato.

In particolare, le aziende beneficiarie della novità sono due:

  • le imprese agricole, ivi comprese quelle costituite in forma cooperativa, appartenenti allo stesso gruppo a norma dell’articolo 2135 c.c. ovvero riconducibili allo stesso proprietario o a soggetti legati tra loro da un vincolo di parentela o di affinità entro il terzo grado;
  • le imprese legate da un contratto di rete, quando almeno il 50% di esse sono imprese agricole. Con questa nuova modalità, più datori di lavoro possono assumere tutti insieme uno o più lavoratori che effettueranno i lavori secondo le esigenze di ciascuna impresa, senza particolari vincoli sugli orari e sulle giornate da impegnare presso le singole aziende.

Oltre ai tradizionali lavoratori impiegati nei campi, l'assunzione congiunta si adatta anche a figure complementari, come gli specialisti di marketing, gli esperti della comunicazione o delle nuove tecnologie.

Il lavoratore "congiunto" ha la garanzia di avere un posto di lavoro con le stesse tutele di legge per un "lavoratore monoazienda". Le procedure contrattuali (comunicazione di assunzione, cessazione ecc.) devono essere effettuate da un'azienda capogruppo o dall'unico proprietario, ma ciascun datore di lavoro risponde in solido di tutte le relative obbligazioni (retribuzioni, contributi Inps, ecc.).

I requisiti - Sul punto, il Legislatore ha disposto che l’assunzione congiunta è possibile sempreché le stesse presentino uno dei seguenti requisiti: appartenenza allo stesso gruppo di imprese; riconducibilità al medesimo assetto proprietario; riconducibilità a soggetti legati tra loro da un vincolo di parentela o di affinità entro il terzo grado, ovvero aver stipulato un contratto di rete quando almeno il 50% delle imprese siano qualificabili come imprese agricole ai sensi dell’art. 2135 c.c.

La comunicazione - Le imprese, ovvero i soggetti abilitati che intendono comunicare le assunzioni congiunte effettuate nel settore agricolo (instaurazione, proroga, trasformazione e cessazione), dovranno fare riferimento al modello “UnilavCong”, non più al modello “Unilav”.

Il nuovo modello, utilizzabile dal 7 gennaio 2015, è stato arricchito di una nuova sezione che raccoglie i dati relativi agli “Altri datori di lavoro”, ossia gli altri datori interessati all’assunzione congiunta rispetto al denunciante. La seconda novità invece, riguarda l’introduzione, per ciascun datore di lavoro, del codice Cida rilasciato dall’INPS e l’inserimento del luogo di conservazione del contratto. Infine, il Ministero del Welfare rammenta che nella sezione “adempimento” del portale cliclavoro.gov.it sarà disponibile un’applicazione web denominata “Unilav-Congiunto”, che consentirà la comunicazione in commento.

Soggetti obbligati - Quindi, riepilogando, i soggetti obbligati a effettuare le comunicazioni sono i seguenti: per i gruppi di impresa, le comunicazioni sono effettuate dall’impresa capogruppo; per le imprese riconducibili allo stesso proprietario, l’adempimento è posto a carico del medesimo proprietario; per le imprese riconducibili a soggetti legati tra loro da un vincolo di parentela o affinità entro il terzo grado e per quelle legate tra loro da un contratto di rete, le comunicazioni sono effettuate per il termine di un soggetto individuato da uno specifico accordo o dal contratto di rete stesso quale incaricato tenuto alle comunicazioni di legge.

seguifb

Zedde

Il Presidente dell'Inps Tito Boeri conferma la presentazione a fine giugno di un piano specifico per tutelare gli ultra 55enni che hanno perso il lavoro.

Kamsin Il piano dell'Inps per garantire un reddito minimo per i lavoratori ultra 55enni in condizioni economiche di bisogno sarà pronto entro fine giugno e sarà compatibile con le risorse finanziarie reperibili dall'istituto. Lo ha precisato ieri il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in audizione presso la Commissione Affari sociali a Montecitorio in ordine alle principali prestazioni di carattere assistenziale gestite dall' Inps, alle misure per la lotta alla povertà e alle relative prospettive di riforma.

Boeri ha ricordato come gli attuali sostegni contro la povertà si sono concentrati in particolare verso gli ultra 65 anni ai quali l'ordinamento riconosce un trasferimento di circa 450 euro al mese erogato tramite la pensione sociale o l'assegno sociale (se hanno un reddito inferiore a 5.830 euro l'anno) a cui si può aggiungere l'eventuale integrazione al trattamento minimo e le maggiorazioni sociali. Ulteriori prestazioni sociali sono riconosciute in favore delle famiglie in cui vi sono minori (come l'assegno al nucleo familiare, l'assegno di maternità oppure il recente bonus bebe') o invalidi (es. assegno mensile ed indennità di accompagnamento). Del tutto residuali, ha ricordato Boeri, appaiono gli interventi di sostegno al reddito erogati tramite la carta acquisti ordinaria o la nuova carta acquisti sperimentale.

E' rimasta quindi del tutto scoperta la fascia dei lavoratori non pensionati che hanno tra i 55 e i 65 anni che hanno esaurito la fruizione delle indennità di disoccupazione (Aspi o Naspi) senza aver ancora traguardato i requisiti per la pensione. Per questi lavoratori, ricorda Boeri, ad eccezione di un piccolo ma insufficiente sostegno previsto dal Jobs Act, l'Asdi (peraltro ancora non operativo) l'ordinamento non riconosce loro alcuna prestazione sociale. E' proprio nei confronti di questa platea di lavoratori che si concentreranno quindi gli sforzi dell'Inps ha detto Boeri.

seguifb

Zedde

Il Presidente dell'Inps, Tito Boeri: a giugno faremo le nostre proposte su reddito minimo garantito e riforma della legge Fornero. Inevitabile un intervento per attenuare le rigidità di chi è nel sistema retributivo.

Kamsin Lo ha ribadito ieri sera a Porta a Porta. L'impegno del governo è chiaro: dobbiamo liberare dalla Fornero quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po' più di flessibilità. L'Inps deve dare a tutti la libertà di scelta". Il presidente del Consiglio, torna a parlare del progetto di revisione della riforma delle pensioni precisando che "chi si è versato i contributi e ha la pensione alta è un conto. I parlamentari che hanno due o tre pensioni è un altro. Su questo tema bisogna avere chiarezza: se hai messo da parte soldi è giusto che tu li tenga".

Ma i segnali che avvertono come il dossier pensioni si dovrà riaprire entro fine anno sono molteplici. Ieri anche il Presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha ribadito che a Giugno l'Inps elaborerà una propria proposta organica di riforma della previdenza e dell'assistenza all'interno della quale ci saranno meccanismi per flessibilizzare le uscite e per introdurre il reddito minimo. L'obiettivo di Boeri è, tra l'altro, quello di attenuare le differenze tra il sistema retributivo e quello contributivo. Il secondo infatti consente uscite ad età anagrafiche minori con un assegno piu' basso, proprio perchè questo, essendo calcolato sulla base dei contributi versati, è sostenibile per le casse dello stato. Mentre chi è nel retributivo (o meglio nel regime misto in quanto dal 2012 tutti i lavoratori sono passati pro rata a questo sistema di calcolo) è rimasto "bloccato" sino a 67 anni indipendentemente dal fatto di avere o meno un lavoro. Una stortura che deve essere corretta ha indicato Boeri, soprattutto in questo periodo che ha visto moltissimi lavoratori perdere il posto di lavoro.

Boeri apre anche ad un reddito minimo (non di cittadinanza perchè costerebbe troppo), un sussidio assistenziale, cioè a prescindere dai contributi previdenziali versati, da erogare a chi si trova in condizione di bisogno. Per il Presidente dell'Inps occorre garantire a questi soggetti un trasferimento per superare la soglia di povertà in cui attualmente si trovano.  

Seguifb

Zedde

Sottoscrivo le parole di Matteo Renzi: ‘Se ad esempio a 61 anni vuoi andare in pensione e accetti di prendere 30 euro in meno vogliamo darti la possibilita’ di farlo’. Parole sante, che abbiamo ripetuto, inascoltati, per anni. Adesso si apre una prospettiva nuova nella legge di Stabilita’, come ha anche affermato il ministro Poletti”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“Noi – prosegue Damiano – abbiamo gia’ incardinato alla Commissione lavoro della Camera alcune proposte di legge di tutti i partiti che convergono su un punto: dare flessibilita’ al sistema pensionistico. Fra poche settimane avremo in audizione, su questo argomento, il ministro del Lavoro, il presidente dell’Inps e le parti sociali. Vorremmo che il Governo, in questa occasione, tenesse conto del lavoro del Parlamento e non facesse soltanto di testa sua”.    “La nostra proposta, come Pd, e’ quella di consentire di andare in pensione a partire dai 62 anni con 35 anni di contributi e con l’8% di penalizzazione”, conclude Damiano

Seguifb

Zedde

«Per la legge Fornero, ci sono donne sopra i sessanta anni che vorrebbero andare in pensione, stare con i nipoti. Senza stare a fare promesse: con la legge di stabilità stiamo studiando un meccanismo per dare un pochino di libertà in più».

Kamsin Dal 2016 si potrebbe andare in pensione prima al prezzo di un assegno più basso. Dopo mesi di discussione sotto traccia ieri Renzi ha confermato che con la prossima legge di Stabilità cambierà di nuovo l'età per andare in pensione per attenuare alcune rigidità della legge Fornero con forme di flessibilità con penalizzazioni crescenti dell'assegno quanto più ci si allontana dall'età standard per la vecchiaia.

Oggi l'età per la pensione di vecchiaia è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne tranne che per le lavoratrici del settore privato per le quali servono 63 e 9 mesi e per il settore autonomo per il quale sono chiesti 64 anni e 9 mesi, oppure indipendentemente dall'età anagrafica servono 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini. Ma dal prossimo anno questi requisiti sono destinati ad aumentare se non si interverrà in tempo utile.

Le opzioni allo studio sono diverse anche se l'esecutivo non ha effettivamente ancora scelto. Il punto di partenza sarà però il disegno di legge Damiano (ddl 857) quello che prevede il "raffreddamento" della quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione dell'età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un'uscita a partire dai 62 anni e 35 di contributi.

La riduzione parte da un massimo dell'8% in corrispondenza dei 62 anni e 35 di contributi e, come indicato, interessa le sole quote dell'assegno calcolate con il sistema retributivo, cioè quello piu' generoso. La riduzione decresce poi gradualmente al crescere dell'età anagrafica e/o di quella contributiva sino ad azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni di età. Ecco quindi che un lavoratore con 62 anni e 40 anni di contributi vedrebbe una riduzione del 3% oppure uno con 63 anni e 35 di contributi prenderebbe una decurtazione del 6%.

Nello stesso ddl c'è anche la proposta di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire indipendentemente dall'età anagrafica, una misura particolarmente apprezzata dai lavoratori precoci che maggiormente hanno sofferto la Riforma Fornero.   

Sul tappeto c'è anche la proposta di applicare il metodo contributivo a chi decida di anticipare la pensione. Si tratterebbe di una sorta di estensione dell' opzione donna che già oggi permette alle lavoratrici con 57 anni di età e 35 di versamenti di lasciare il lavoro con il trattamento pensionistico calcolato interamente sulla base dei contributi versati. Tale progetto potrebbe essere esteso anche agli uomini magari con un requisito anagrafico piu' elevato. Piu' complessa invece la quota 100, provvedimento chiesto soprattutto dalla Lega, a meno che non si converga per l'introduzione di specifiche penalità.

L'obiettivo comunque è chiaro. Rendere neutra dal punto di vista attuariale la nuova flessibilità in uscita. E questo potrebbe permettere il via libera della Commissione di Bruxelles ad un allentamento dei vincoli della Fornero. Perché in un primo tempo la modifica dell'età pensionabile produrrà deficit destinato a rientrare però nel lungo termine.

Entro giugno, poi, come annunciato dal presidente dell' istituto Tito Boeri, l'Inps presenterà una sua proposta organica al governo e al Parlamento che riguarderà anche la flessibilità in uscita. I tecnici dell'Inps stanno simulando diverse ipotesi, soprattutto per concedere un sostegno al reddito agli ultra55enni che hanno perso il lavoro e si trovano in condizioni economiche di bisogno. Rimane tra le opzioni possibili anche quella avanzata dall'ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, di introdurre il prestito pensionistico a favore dei lavoratori vicini alle pensione, ma senza aver maturato ancora i requisiti, che perdano l'occupazione.

Da sciogliere anche il nodo esodati nonchè quello relativo alle ricongiunzioni onerose e alla Riforma della gestione separata, capitoli tutti rimasti irrisolti dalla Riforma Fornero, a cui si aggiunge ora la partita sulla rivalutazione degli assegni che, come annunciato da Padoan, dal 1° gennaio 2016 cambierà di nuovo.

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Zedde

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