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Pensioni, con la mancata rivalutazione persi quasi 2mila euro in quattro anni
Con il blocco della rivalutazione degli assegni, sono stati sottratti a 5,5 milioni di pensionati 9,7 miliardi di euro, pari ad una perdita media di quasi 1.800 euro a testa.
Kamsin Assegni sempre piu' leggeri. I 15,5 milioni di pensionati che hanno la fortuna di avere una pensione di 1.500 euro lordi al mese - pari a poco più di 1.200 netti - dal 2012 alla fine di quest'anno avranno perso in media 1.779 euro. È l'allarme che arriva dallo Spi-Cgil, che chiede al governo di essere ascoltato quanto prima per rimettere mano al sistema di rivalutazione degli assegni, ancora oggi particolarmente penalizzante rispetto al passato per chi ha una pensione superiore a tre volte il trattamento minimo inps, circa 1500 euro al mese.
PensioniOggi.it ha piu' volte evidenziato questo occulto meccanismo che sta facendo realizzare risparmi maggiori di qualsiasi altro nuovo intervento ipotizzato dal Governo per penalizzare gli assegni calcolati con il sistema retributivo. Nel biennio 2012-2013, spiega il sindacato, l'adeguamento delle pensioni è stato bloccato per importi superiori a tre volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.500 euro lordi. Nel biennio 2014-2015 invece l'adeguamento è stato sull'intero importo della pensione con una percentuale del 100% solo per tutti quelli che hanno un assegno fino a tre volte il trattamento minimo, mentre è diminuito per le altre categorie d'importo dallo 0,95% fino allo 0,45%. Inoltre la rivalutazione è verticale su tutto l'ammontare dell'assegno e non più per fasce quando l'assegno era spacchettato con una percentuale diversa per ogni comparto.
Il risultato è una perdita minima in 4 anni di 1.138 euro per gli assegni compresi tra 1.500 e 1.750 euro e di una massima di 3.567 euro per le pensioni sopra i 3.000 euro. Per questo, secondo lo Spi, serve «correggere i meccanismi attuali di rivalutazione per non penalizzare ulteriormente i pensionati italiani». La richiesta è di un confronto con il governo. «Abbiamo avuto un primo incontro con Tito Boeri, interlocutorio, e si è mostrato disponibile a dialogare con noi - sottolinea Carla Cantone, segretario generale del sindacato dei pensionati - ma la decisione è in mano al governo. Siamo sempre in attesa di capire se il ministro Poletti e il premier Renzi vogliano discutere o proseguire da soli».
Le proposte della Cgil. La cifra risparmiata dallo Stato in quattro anni è di tutto rispetto: 9,7 miliardi. Ecco allora le proposte che arrivano dal sindacato per modificare la legge 147/2013 anche perchè - ricordano dal sindacato - sulla mancata indicizzazione del biennio 2012-2013 pende il giudizio della Consulta. La prima riguarda la possibilità di applicare a tutti il 100 per cento di rivalutazione fino a 5 volte il minimo - circa 2500 euro lordi meno di 2000 circa netti - e del 50 per cento per tutti gli importi superiori. Una modifica che costerebbe circa 350 milioni per ogni punto di inflazione l'anno.
La seconda è più strutturale e riguarda i coefficienti di trasformazione: il parametro che lega il contributi versati e l'assegno che si riceverà. Lo Spi Cgil propone di modificare i coefficienti attuali che vengono modificati ogni due anni e legati all'aspettativa di vita. La proposta è quella di usare il cosiddetto modello svedese: un calcolo che si basa sulla data di nascita e sull'età di maturazione del diritto alla pensione, in modo che si abbia almeno certezza del coefficiente minimo che determinerà l'importo della pensione.
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Isee 2015, rivalutate le prestazioni alle famiglie disagiate
Cresce dello 0,2 per cento l'importo degli assegni erogati dai comuni a favore delle famiglie in condizioni economiche disagiate.
Kamsin Per l'anno 2015 l'assegno mensile di maternità vale 338,89 euro, quello per il nucleo familiare, sempre su base mensile e in misura intera, 141,31 euro. I limiti Isee per il diritto alle prestazioni sono fissati rispettivamente a 16.954,95 euro (assegno maternità) e 8.555,99 euro (assegno nucleo familiare). Lo comunica l'Inps con la Circolare 64/2015 precisando la portata dell'aggiornamento indicato nel comunicato del dipartimento delle politiche della famiglia della presidenza del consiglio dei ministri, pubblicato nella G. U. del 25 marzo. Ovviamente, ricorda l'Inps, l'assegno per il nucleo familiare da erogare per il 2014, per i procedimenti in corso, continuano ad applicarsi i valori previsti per il medesimo anno 2014.
Com'è noto dal 1° gennaio 2015 è in vigore la nuova disciplina per valutare la ricchezza delle famiglie al fine di ottenere i servizi socio-asstenziali da parte dello Stato e dei Comuni. La riforma, interessandosi anche degli assegni concessi dai comuni, ha fissato nuove «soglie» per il diritto e, soprattutto, ha cambiato l'indice di riferimento: non più l'ise ma l'Isee. L'aggiornamento Istat (più 0,2%) riguarda entrambe le prestazioni corrisposte dai comuni: l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori e l'assegno di maternità alle madri, prive di tutela previdenziale obbligatoria.
Come previsto dalla Finanziaria 1999, che le ha istituite, le provvidenze sono soggette a rivalutazione annuale unitamente ai limiti reddituali che verificano diritto e misura, fissati in base al cosiddetto «riccometro».
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Zedde
Sesta Salvaguardia, termine ampio nella mobilita'
"Nonostante alcuni tentennamenti nel riconoscimento del beneficio da parte delle sedi territoriali Inps la disposizione di cui all'articolo 2, comma 1 lettera a) della legge 147/2014 deve essere interpretata nel senso di ammettere alla salvaguardia anche coloro che maturano un diritto a pensione entro i 12 mesi dalla cessazione dell'indennità di mobilità". Lo ricorda l'ufficio studi dell'Inca Cgil in una nota informativa alle sedi. Kamsin Si tratta, com'è noto, del passaggio normativo che ammette ai benefici della sesta salvaguardia i lavoratori "collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e che perfezionano, entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine dello stesso periodo, i requisiti previdenziali vigenti al 31.12.2011".
Sulla vicenda il dubbio è relativo alla possibilità o meno di ammettere alla tutela, tra gli altri, anche quei lavoratori che avessero maturato i requisiti anagrafici utili a conseguire il diritto a pensione con le vecchie regole pensionistiche entro i 12 mesi dal termine dell'indennità di mobilità (ordinaria). La norma di legge, infatti, si appresta ad una interpretazione diversa nel senso di ammettere al bonus dei 12 mesi solo coloro che, attraverso la prosecuzione volontaria della contribuzione, maturassero il requisito contributivo mancante al termine dell'indennità di mobilità. La Cgil ricorda, invece, che possono fruire della salvaguardia tutti i lavoratori che maturano i requisiti anagrafici e contributivi utili a conseguire la pensione di anzianità (o di vecchiaia) entro i 12 mesi dalla scadenza dell'indennità stessa".
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Zedde
Riforma Pa, Ciccone: no all'abolizione dei segretari comunali
Il 15 Aprile si terrà a roma l'assemblea unitaria dell'Unione Nazionale dei segretari comunali contro la proposta governativa di abolire la figura con il ddl delega sulla Pa.
Kamsin No all’abolizione, sì ad una riforma condivisa che possa ripensare e valorizzare la figura del segretario comunale quale posizione di vertice dell’ente locale. Con queste parole d’ordine, ed anche in vista dell’assemblea unitaria nazionale che si terrà a Roma il prossimo 15 aprile, si è svolta venerdì al Belvedere di San Leucio di Caserta l’Assemblea Regionale dell’Unione dei Segretari Comunali e Provinciali della Campania.
Ad introdurre i lavori, che ha visto la partecipazione di numerosi partecipanti provenienti dall’intera regione, nonché una delegazione di giovani Coav, è stato il segretario regionale Andrea Ciccone che ha ripercorso il lavoro dell’organizzazione sindacale dall’aprile scorso, quando il governo ha annunciato i contenuti della riforma della Pa, alle ultime novità relative ai lavori della commissione Affari Costituzionali del Senato. Ciccone ha ribadito la necessità che la categoria, in maniera compatta, si confronti con la politica e i rappresentanti istituzionali affinché, ribadita la contrarietà ad ogni ipotesi abolizionista, la riforma della Pa diventi invece occasione perché il patrimonio di professionalità costituito dai Segretari possa essere utile al sistema delle Autonomie, all’interno di un nuovo scenario organizzativo e istituzionale capace di dare autorevolezza e affidabilità all’azione dell’ente locale e alla sua dirigenza.
Governo conferma l'abolizione della figura. Il relatore, Giorgio Pagliari (Pd), nei giorni scorsi pur essendo disponibile ad approvare alcune modifiche all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, ha confermato per ora la volontà di abolire la figura attribuendo a un dirigente il compito di controllo della legalità dell'azione amministrativa e prevedendo che coloro attualmente iscritti all'albo nazionale dei segretari comunali siano inseriti nelle fasce professionali A e B del ruolo unico della dirigenza degli enti locali.
Le misure sui segretari comunali, tuttavia, non sono state ancora votate attesa la volontà dei membri della Commissione di approfondire i contenuti delle proposte presentate dal governo. La Commissione dovrà tuttavia chiudere l'esame del ddl entro questa settimana per rispettare la volontà, ribadita dal relatore, di portare in Aula il testo entro giovedì.
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Riforma Pensioni, Poletti: pronti a maggiore flessibilità entro fine anno
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Gli interventi sulla riforma delle pensioni e' un tema "all'ordine del giorno e il punto di riflessione e decisione coincidera' con la prossima Legge di Stabilita'". Lo ha confermato oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spiegando che il Ministero ha avviato "un lavoro preliminare di studio, che si concluderà a Giugno con l'obiettivo di presentare al Parlamento una proposta chiara in un quadro di tenuta dei conti pubblici". Una maggiore flessibilita' in uscita e' una delle opzioni in campo in "un panorama molto diversificato. Kamsin Dobbiamo partire - ha detto - dalle situazioni piu' difficili e socialmente piu' delicate come quelle dei lavoratori ultra 55 anni che hanno perso il posto di lavoro".
Le dichiarazioni del ministro arrivano in risposta al neo presidente dell'Inps, Tito Boeri, che in un'intervista ha rilanciato la proposta di "eta' flessibile per le pensioni, nel senso di consentire l'uscita anticipata dal lavoro percependo un assegno piu' leggero e di inserire un ammortizzatore speciale per i lavoratori tra i 55 e il 65 anni".
Poletti tuttavia smentisce l'ipotesi di un intervento sugli assegni già in essere come è stato riportato dalla stampa nazionale: "gli assegni oltre un determinato importo già subiscono un contributo di solidarieta'", inoltre, secondo il Ministro, "l'operazione sarebbe tecnicamente molto complessa". "Queste affermazioni - ha proseguito il ministro - rischiano di confondere i cittadini e di suscitare preoccupazioni infondate".
Aprire al piu' presto un tavolo per cambiare radicalmente la legge Fornero" scrive in una nota Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, aggiungendo che "e' necessario intervenire introducendo meccanismi di flessibilita', ma senza prevedere nuovi tagli agli assegni previdenziali". Anche Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, "auspica una convocazione in tempi brevi.
Per quanto riguarda la flessibilita' per l'accesso al pensionamento - prosegue Barbagallo -, per la Uil la via maestra e' quella di prevedere un range tra 62 e 70 anni entro il quale le persone possono scegliere, oppure attraverso la possibilita' di combinare eta' e contributi senza ulteriori penalizzazioni che sono gia' insite nel sistema contributivo". Poletti si e' detto disponibile a un incontro con i sindacati che "hanno delle proposte da avanzare", ma "ancora non c'e' una data" prima - ha spiegato il ministro - "dobbiamo fare un minimo di verifica e avere un po' di tempo per una visione condivisa" anche con il neo presidente dell'Inps, Tito Boeri.
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Bonus bebe' 2015 e famiglie numerose, ancora al palo le misure
In attesa dell'atteso piano contro la povertà già più volte annunciato per giugno dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti (che per il momento ha bocciato il reddito minimo nella versione M5S), restano ancora al palo le due misure specificamente concepite finora per supportare i nuclei familiari alle prese con gli effetti dei lunghi anni della crisi economica. Kamsin Stiamo parlando del bonus per le famiglie numerose, inserito nell'ultima Legge di stabilità. Sono passati, infatti, oltre tre mesi dall'approvazione del provvedimento (la legge 190 del 24 dicembre 2014), ma del decreto necessario un Dpcm per sbloccare la norma, attesa dal 1° gennaio, e renderla finalmente operativa non c'è traccia.
A confermarlo è lo scambio "epistolare" avvenuto nei giorni scorsi all'interno della commissione Affari sociali della Camera, dove i deputati Mario Sberna e Roberto Capelli, ambedue esponenti del gruppo Per l'ItaliaCd, hanno chiesto al dicastero del Lavoro delucidazioni su questa misura, peraltro minimale: si tratta lo ricordiamo di uno stanziamento di appena 45 milioni di euro, da destinare a buoni per l'acquisto di beni e servizi, in favore dei nuclei con almeno 4 figli minori. Un bonus vincolato per di più al reddito: per beneficiarne, quello ai fini Isee (l'Indicatore della situazione economica equivalente) non deve superare 8.500 euro annui.
Sberna e Capelli sottolineano il ritardo, che sta «eludendo le attese» proprio delle famiglie «maggiormente bisognose di aiuti in tempi brevi». La risposta dell'ufficio legislativo del ministero di via Veneto assicura che, «in raccordo con l'Inps», si sta cercando di «garantire, nel più breve tempo possibile, il sostegno economico».
Il problema par di capire sta nel riferimento al reddito Isee, indicatore a sua volta riformato dal 1° gennaio scorso, con annessi ritardi paralleli collegati all'adozione del nuovo strumento. Gli uffici spiegano difatti che «è necessario acquisire dall'Inps un numero congruo di dichiarazioni ai fini Isee per poter simulare gli effetti connessi alla misura e, conseguentemente, l'importo del beneficio».
Al palo anche l'altra misura, il bonus bebe'. Per incentivare la natalità e dare un sostegno economico alle famiglie, la Legge di Stabilità 2015 ha introdotto per ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio 2015 ed il 31 dicembre 2017, un assegno mensile pari a 80 euro o 160 euro mensili secondo i limiti diretto familiare certificati dal modello ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente).
L’assegno, che non concorre alla formazione del reddito complessivo, quindi esente ai fini Irpef, è corrisposto fino al compimento del terzo anno di età ovvero del terzo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito dell’adozione, per i figli di cittadini italiani o di uno stato membro dell’Unione Europea o di cittadini di Stati extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo residenti in Italia.
Il decreto è stato firmato dal Cdm lo scorso 10 febbraio ma ancora oggi il provvedimento non è arrivato in Gazzetta e, pertanto, la misura non è operativa.
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Isee 2015, per i disabili l'indicatore dovrà essere rivisto
Secondo il Tar anche la pensione di invalidità civile e l'indennità di accompagnamento non devono essere considerati quali "redditi" ai fini dell'Indicatore.
Kamsin Strada in salita per l'Isee, l'indicatore che dovrebbe fotografare con maggiore precisione la situazione patrimoniale dei cittadini in condizioni disagiate per la concessione dei benefici socio-assistenziali da Stato e Comuni.
Tre sentenze del Tar del Lazio (nn. 2454, 2458 e 2459 del 2015) hanno messo in luce due anomalie, e non di poco conto, del decreto che regola il nuovo indicatore: la prima si riferisce ad una disparità di trattamento tra disabili a seconda della minore o maggiore età (Isee favorito da franchigie da 4.000 a 9.500 euro solo nel caso dei minori). L'altra invece include fra gli incrementi di "ricchezza" del richiedente anche i trattamenti previdenziali e assistenziali percepiti in condizioni di disabilità. Come dire che la pensione di invalidità civile e l'indennità di accompagnamento non devono essere considerati quali "redditi" ai fini dell'Indicatore.
Le irregolarità del decreto devono essere perciò sanate con un appropriato intervento legislativo, purtroppo attraverso un iter alquanto complesso e che tiene ora in sospeso l'efficacia del sistema. È anche vero che l'Inps, sul suo sito, precisa che in caso di difficoltà per l'Isee Sociosanitario è consentito richiedere allo stesso tempo un Isee ordinario, senza ricevere per questo il rigetto o lo scarto della domanda.
Ma anche l'Isee ordinario mostra le sue pecche. La maggior parte dei Comuni non ha ancora provveduto ad applicare i nuovi valori di calcolo previsti dalla legge e da applicare all'Isee 2015, lasciando così ancora in vigore gli importi del 2014; col rischio di considerare "poveri" oppure "ricchi" quelli che un corretto Isee valuterebbe altrimenti.
Assistenza domiciliare. A far le spese in questi giorni dell'Isee azzoppato sono gli interessati al progetto Inps "Home care Premium" che riserva ai pubblici dipendenti e ai pensionati del settore pubblico (ex Inpdap ed ex Enam), oltre ai rispettivi coniugi e familiari di primo grado, la possibilità di usufruire di diverse misure di assistenza, in particolare a domicilio, se sono in condizioni di non autosufficienza. La scadenza per la presentazione delle domande presso i Comuni oppure on line sul portale dell'Inps è stata prorogata alle ore 12 del prossimo 31 marzo. Con la domanda va presentata la Dsu (dichiarazione sostitutiva unica) collegata all'Isee Sociosanitario della famiglia nella quale è presente il beneficiario. Le anomalie riscontrate dal Tribunale del Lazio rischiano di mettere fuori gioco non pochi partecipanti al progetto.
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A cura di Vittorio Spinelli
Pensioni, Damiano: stiamo lavorando per correggere la Legge Fornero
Il segretario Fiom Landini ha concluso a Roma la manifestazione: "Pronti a lavorare con la Cgil al nuovo Statuto dei lavoratori. Subito la riforma delle pensioni. Il problema di oggi è unire il mondo del lavoro".
Kamsin il governo Renzi «sta proseguendo come i governi precedenti Monti e Letta e anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi». Il sindacato dei metalmeccanici è sceso in piazza ieri con lo slogan 'Unions' e l’obiettivo di «mettere insieme i lavoratori e unire tutto quello che il governo sta dividendo». Senza dimenticare l’iniziativa della “Coalizione sociale” allargata al mondo dell’associazionismo lanciata nei giorni scorsi dal leader della Fiom.
Alla manifestazione della Fiom ha partecipato anche la leader della Cgil, Susanna Camusso che tuttavia è rimasta defilata : "Non siamo in piazza per difendere cose che non ci sono più, anche perché ci hanno tolto tutto. E Renzi stia tranquillo, non siamo qui contro di lui, ma abbiamo l'ambizione di proporre idee per il futuro dell'Italia".
“Il 12 dicembre, in occasione dello sciopero generale, abbiamo promesso che non ci saremo fermati ed è per questo che oggi siamo qui”, ha detto Landini. E subito un attacco al governo Renzi che sta riducendo i diritti dei lavoratori come i governi precedenti. La linea è sempre la stessa, anche quella praticata dal governo Berlusconi. "Ci siamo stancati di spot elettorali, di slide e balle, perché bisogna avere il coraggio di dire la verità e di cambiare veramente il Paese”.
Renzi: l'economia sta migliorando. La Ricetta del Governo funziona. Dura la reazione del Premier Matteo Renzi che ricorda come la Fiom sia "l’unico sindacato al mondo che protesta quando l’occupazione migliora, sono ossessionati dal consenso, noi invece abbiamo una sola ossessione, far ripartire l’economia e i contratti di lavoro, cosa che sta avvenendo, solo loro non se ne accorgono". Renzi sottolinea invece la sua soddisfazione per alcuni segnali dell’economia, tutti "positivi per le famiglie italiane.
Ad aprile scende ancora il conto della bolletta per l’energia elettrica (-1,1%) e per il gas (-4%). Significa un risparmio medio di 75 euro l’anno in più nelle tasche degli italiani dopo anni di crescita continua dei conti delle bollette: sono stime dell’Autorità competente. Due giorni fa la Coldiretti ha parlato di storica inversione di tendenza nel commercio al dettaglio dei prodotti alimentari, con un aumento delle vendite del 2,9% a gennaio 2015. Mentre Fincantieri firmava un contratto storico con la Carnival per 5 navi da crociera. Come i 79 mila contratti a tempo indeterminato in più grazie agli incentivi. Sono tutti segnali ad accelerare sulle riforme".
Damiano: stiamo lavorando per correggere il sistema pensionistico . Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, non ha partecipato alla manifestazione: "Come ho gia’ avuto modo di chiarire nei giorni scorsi, pur non avendo alcun pregiudizio, non condivido i contenuti della manifestazione di Roma e questo mi impedisce qualsiasi forma di adesione” ha detto Damiano. “Inoltre credo da sempre che non sia di alcuna utilita’ assemblare forze che non abbiano obiettivi comuni perche’ si correrebbe il rischio di rifluire in una logica di pura protesta e di sterile contrapposizione alle politiche del Governo. Le nostre critiche all’Esecutivo si sono sempre mosse partendo dai contenuti, con proposte alternative e con l’obiettivo di arrivare ad una sintesi condivisa: lo abbiamo fatto con il Jobs Act e siamo oggi impegnati sul fronte della correzione al sistema pensionistico”, ha concluse Damiano.
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Spending Review, dalle Pensioni alla Sanità. Ecco il Piano di Gutgeld
Il Premier Matteo Renzi ha nominato ieri Yoram Gutgeld Commissario straordinario alla revisione della spesa pubblica. Prende il posto di Carlo Cottarelli.
Kamsin "Il governo non ha mai accantonato la spending review. Carlo Cottarelli, che è occupato di spending review prima di me, si è dimesso in autunno e poi abbiamo avuto l'elezione del capo dello Stato e le riforme istituzionali. Ora si riparte. Così il deputato del Pd e consigliere economico del premier Yoram Gutgeld, nominato ieri nuovo commissario alla revisione della spesa dal premier Matteo Renzi in un'intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica.
Il neocommissario snocciola i punti caldi anche se non dà nessuna indicazione su quanto intende recuperare dalla revisione della spesa pubblica: "questo dovremo vederlo anche in base al Documento di economia e finanza, che stiamo preparando. L'ottica degli interventi sulla spesa sarà almeno biennale. Sul 2015 abbiamo ridotto la spesa corrente ( al netto delle pensioni) in termini nominali, cioè in quantità di euro di uscite dello Stato. Non lo ha fatto. nessun Paese in area euro salvo quelli sottoposti ai programmi di salvataggio. Non lo ha fatto neanche la Germania dieci anni fa" sostiene Gutgeld.
I punti del Piano di revisione della Spesa Pubblica del Neo-Commissario
Iva. Tra le priorità "assolute" - ricorda Gutgeld - c'è l'eliminazione delle clausole di salvaguardia dell'Iva per il 2016 e 2017, in modo da mantenere la riduzione delle tasse e, se possibile, aumentarla.
Pensioni. Per quanto riguarda le pensioni, abbiamo valutato la questione e la decisione politica è stata di non riaprirla. Ciò non significa che non ci siano aree alle quale può essere utile guardare: per esempio ci sono differenze enormi fra regioni nel numero di pensioni d'invalidità. Poi c'è un tema strutturale: oggi l'assistenza sociale è frammentata fra Istituto nazionale di previdenza, Comuni, Aziende sanitarie locali. È tutto scoordinato. Finisce che alcuni godono di tre prestazioni, altri di nessuna. È un modello che svantaggia i poveri a favore di chi sa muoversi meglio nel sistema».
Amministrazioni Statali. Il piano, secondo Gutgled, riguarderà soprattutto le amministrazioni centrali dato che a quelle territoriali "abbiamo già chiesto molto. Ora dobbiamo dare più attenzione allo Stato centrale, rivedere la spesa dei ministeri e tutto il settore trasporti e infrastrutture, dove spendiamo con un'efficienza certo non ai massimi". Bisognerebbe razionalizzare la presenza territoriale dello Stato centrale fra questure, prefetture, provveditorati agli studi, corpi di polizia.. Poi ci sono gli incentivi alle imprese. Tutte aree in cui c'è del lavoro da fare».
Sotto la lente c'è poi il comparto della forze polizia. "In Italia abbiamo cinque corpi di polizia; è qualcosa che merita un progetto più strutturato. In prospettiva sul 2016, arrivare 310 miliardi sarebbe già molto importante. La spesa corrente, sempre al netto delle pensioni, è di 350 miliardi circa. Sono fiducioso che i margini si troveranno, ripartendo con una collaborazione più stretta con enti e ministeri e avendo il disegno di legge sulla pubblica amministrazione che ora consente di fare interventi strutturali».
Contratti Pubblici. «Non c'è un impegno, ma spero che i contratti si possano sbloccare. Non dimentichiamo che con la nuova legge ci sono due elementi nuovi. Prima chi aveva bisogno di personale poteva solo assumere, ma ora possiamo spostare il personale da altri uffici e lo stiamo già facendo dalle province ai tribunali. L'altra novità è l'uso delle tecnologie: oggi nelle strutture periferiche, le questure, le prefetture, i provveditorati, tutto è impostato sul modello napoleonico. Tutto è duplicato in ogni provincia, senza economie di scala».
Le amministrazioni - continua Gutgeld - dovranno presentare entro giugno un piano di riduzione degli spazi e l'Agenzia del demanio avrà il compito di intervenire se questi piani non sono sufficienti. Sto lavorando sulla base del concetto statunitense di Federal Building, il palazzo con un front office dove il cittadino trova tutti gli uffici dello Stato. Ci vorrà qualche anno, ma con le tecnologie digitali oggi è possibile.
Trasporto Pubblico e municipalizzate. «Abbiamo un trasporto pubblico locale con molte sovrapposizioni, un utilizzo inefficiente dei mezzi e molti più sussidi che per esempio in Germania. Quanto a Fs, abbiamo una rete ad alta velocità costata molto di più che in altri Paesi. È dovuto alla geografia, ma anche alla scelta fatta di creare anche una capacità di trasporto merci ad alta velocità che non dà vantaggi, perché poi non viene usata.. «Abbiamo chiesto agli enti locali azionisti di presentare in aprile piani di razionalizzazione per le municipalizzate. Il metodo è quello dei costi e fabbisogni standard,e della trasparenza in rete. Per esempio nella raccolta rifiuti negli ultimi due anni c'è stato un enorme aumento dei costi, che sono tasse occulte per i cittadini
Sanità. "Stessa cosa sulla sanità d'accordo con il ministro Beatrice Lorenzin, useremo costi e fabbisogni standard. Non diciamo agli enti locali di spegnere la luce alle 10 di sera, ma ciascuno deve funzionare al pari dei migliori. In concreto, puntiamo a ragionare non solo a livello aggregato delle varie regioni ma, lavorando con esse, su costi e fabbisogni standard della singola azienda ospedaliera".
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Reddito Minimo, Poletti studia il piano da presentare entro Giugno
Il ministro del lavoro preferisce un sussidio contro la povertà assoluta mentre giudica insostenibile per il bilancio pubblico il programma promosso dai pentastellati e da Sel.
Kamsin No al reddito minimo generalizzato, sì ad un piano circoscritto contro la povertà che elimini le forme piu' gravi di disagio entro giugno. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti boccia la misura promossa dal Movimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia e Libertà in un'intervista rilasciata a Famiglia Cristiana. Non esiste dunque trattativa su una spesa da 17 miliardi di euro come prevedono i due ddl presentati da M5S e Sel ed attualmente in discussione presso la Commissione Lavoro del Senato.
Il programma del M5S. La misura del M5S si rivolge ad una platea di circa nove milioni di individui che si trovano in condizioni di rischio poiché vivono con un reddito non superiore ai 9.360 euro l’anno, ovvero i sei decimi del reddito mediano equivalente familiare. A costoro i M5S intendono concedere un sussidio mensile massimo di 780 euro per un singolo a reddito zero o di 1.014 euro per un genitore solo con un figlio minore o, ancora, di 1.638 euro per una coppia con due figli minori con un costo pari a 17 miliardi di euro. L’integrazione al reddito è condizionata però alla partecipazione dei beneficiari a progetti di inclusione a partire dall’iscrizione ai Centri per l’impiego, con l’esenzione delle persone anziane. La proposta pentastellata, pur con molti distinguo, non è lontanissima per dimensione da quella di reddito minimo garantito lanciata da Sel con un disegno di legge di iniziativa popolare.
Le coperture indicate dal M5S spaziano da tagli di spesa (3,5 miliardi alla Difesa; 4,5 miliardi sugli acquisti di beni e servizi della Pa) a una patrimoniale sulle grandi ricchezze mobiliari e immobiliari (fino a 4 miliardi), un aumento del prelievo sui giochi (600 milioni), la ridestinazione a questa misura dei fondi del 2 e 8 per mille e anche l’aumento delle imposte sulle grandi imprese del petrolio e del gas per 1,2 miliardi.
Il Programma delle Acli. Le proposte sono un pò piu' distanti dallo schema indicato prima dalle Acli e poi trasfuso in quello dell’Alleanza che prevede un reddito di inclusione sociale (Reis) indirizzato alle famiglie in povertà assoluta (circa 6 milioni di individui). Quest’ultima proposta prevede oneri per circa 7 miliardi a regime con un’introduzione graduale (1,5 miliardi il primo anno su un target pari al 37% dei poveri assoluti). Il Governo, da quanto si apprende, sarebbe piu' vicino a questa ipotesi che non alle prime due, perchè, avrebbe un costo minore e partirebbe dalla copertura delle condizioni piu' disagiate. L’obiettivo dell’esecutivo è proprio quello di agire sulla povertà assoluta, sui nullatenenti, e non anche su chi non arriva alla soglia di povertà relativa. Cioè a quel 10 per cento circa di italiani – al lordo di chi mente e non viene scovato – che non ha un euro e accumula all’estremo disagio economico povertà educative, sociali, sanitarie.
Il piano al momento è nelle mani della direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali del ministero. Il vertice della struttura, l’economista Raffaele Tangorra, ha sotto gli occhi decine di proiezioni. La più immediata e la più intuitiva è l'estensione della social card e del Sia, Sostegno per l’inclusione attiva, sistema sperimentato in 12 città italiane e che nel 2015 dovrebbe estendersi (ma l’iter è estremamente lento e ancora incompiuto) all’intero Meridione. Con le poche risorse di cui ha goduto il Sia (creato dal ministro Giovannini durante il governo Letta) si è riusciti a dare, nelle 12 città campione, 230 euro ad una famiglia con due persone e 400 a un nucleo con cinque persone. Nulla di risolutivo, evidentemente.
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