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Riforma Pensioni, la Ragioneria boccia il testo approvato dalla Camera
Cresce l'attesa per le due principali misure in materia previdenziale che sono state approvate questa settimana in prima lettura alla Camera dei Deputati e che ora rischiano, dopo il parere negativo della Ragioneria dello Stato, di essere messe in discussione al Senato. Kamsin Come già anticipato da Pensioni Oggi, la bocciatura riguarda i quota 96 della scuola e l'altra deroga alla riforma Fornero: l'eliminazione delle penalizzazioni per l'accesso alla pensione anticipata per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2017. Ma in forse c'è anche la possibilità per le Pa di risolvere a 68 anni il rapporto di lavoro dei professori universitari.
La relazione, datata primo agosto e indirizzata alla presidenza del Consiglio dei ministri e alla Commissione Bilancio del Senato (dove il provvedimento è approdato), boccia sonoramente questi tre provvedimenti chiedendo in pratica al Senato di scegliere tra la loro cassazione dal testo o la modifica delle coperture. E in entrambi i casi sarà necessaria una terza lettura alla Camera, cosa che potrebbe mettere a rischio i tempi di conversione. Un vero e proprio pasticcio. Vediamo dunque quali sono le norme in bilico che potrebbero saltare al Senato.
I Quota 96 - L'articolo 1-bis nel testo approvato alla Camera dà il disco verde all'uscita di 4mila insegnanti e personale amministrativo scolastico che, in base alle regole pre-Fornero della vecchia «quota 96», avrebbero maturato il diritto alla pensione tra il 1 gennaio e il 31 agosto del 2012, nel corso dell'anno scolastico 2011/2012. La Ragioneria indica che "di fatto la disposizione prefigura per il settore della scuola una salvaguardia aperta, non in grado di assicurare il rispetto del limite dei 4.000 soggetti, con effetti in termini di maggiori oneri per i quali non è individuata adeguata copertura finanziaria".
Lo Stop alle Penalizzazioni - Con una modifica all'articolo 1 del provvedimento approvato in prima lettura alla Camera è stata sancita la definitiva archiviazione della penalizzazione per chi sceglie di andare in pensione prima dei 62 anni di età. La legge Fornero lo consente agli uomini che hanno 42 anni e 6 mesi di contributi, e alle donne che ne hanno 41 anni e 6 mesi. I contributi però devono essere da effettiva prestazione lavorativa, sono esclusi quindi quelli figurativi (ad eccezione della maternità obbligatoria, la leva militare, cig ordinaria, malattia infortunio, donazioni di sangue, congedi parentali, permessi per assistenza disabili).
Di fatto sono fuori il riscatto della laurea e i contributi volontari ma anche molti contributi figurativi (in primis quelli derivanti da amianto, disoccupazione, cigs e mobilità). La nuova norma votata alla Camera elimina il taglio (1% o 2% sulle quote retributive) per chi matura i requisiti entro dicembre 2017. La Ragioneria indica però che la copertura indicata «è sottostimata», anziché 1 milione nel 2014 ne servono 5, al posto dei 3 individuati per il 2015 ne occorrono 15 milioni, e non basteranno di certo i due milioni indicati per ciascuno degli anni a venire, ma le cifre sono molto più alte, ovvero 35 milioni nel 2016, 50 nel 2017 e 60 a decorrere dal 2018.
La risoluzione unilaterale nelle Pa - La Camera ha altresì approvato una norma che consente alle Pa di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro al raggiungimento della massima anzianità contributiva per i dipendenti delle Pa a condizione che abbiano almeno 62 anni di età. Per dirigenti medici e del ruolo sanitario del Ssn la risoluzione unilaterale del rapporto non potrà comunque avvenire prima del compimento dei 65 anni, che salgono a 68 anni per i primari e per i professori universitari (questi ultimi potranno comunque concludere l'anno accademico, ma nell'ateneo dovrà scattare l'assunzione di almeno un nuovo professore o di un ricercatore a tempo determinato). La Ragioneria ha bocciato le coperture in favore di quest'ultimi indicando che il numero di docenti potenzialmente interessati sono un numero superiore a quello individuato dalla Camera.
Zedde
Pensioni, rischio marcia indietro sulla norma che cancella le penalizzazioni
Governo e Parlamento alle prese per risolvere il pasticcio sulle pensioni. In Senato da ieri è iniziata la trattativa per mettere mano alle norme che non sono state approvate dalla Ragioneria dello Stato. Kamsin Sta infatti proseguendo il confronto tra Governo e tecnici del ministero dell'Economia e della commissione Bilancio del Senato per cercare di trovare una soluzione alle norme "non bollinate" dalla Ragioneria generale dello Stato al dl Madia. Nel mirino c'è soprattutto la questione dei quota 96 della scuola, la cancellazione delle penalizzazioni sino al 2017, il pensionamento a 68 anni per i docenti universitari, il riconoscimento dei benefici alle vittime di terrorismo.
Secondo quanto si apprende dalla Funzione Pubblica la partita per i 4mila docenti e personale amministrativo dovrebbe comunque tagliare il traguardo finale, al massimo, con qualche aggiustamento. Probabile anche la conferma dell'altra misura in bilico, quella che introduce benefici per le vittime del terrorismo. Strada in salita invece per l'estensione del pensionamento d'ufficio ai professori universitari al raggiungimento dei 68 anni perchè interesserebbe una platea potenziale di 1.546 docenti e la misura sarebbe completamente scoperta. Difficile in poche ore individuare una soluzione. Ripensamento pare inevitabile anche sulla cancellazione delle penalizzazioni introdotte dalla Fornero per coloro che raggiungono i requisiti per la pensione anticipata entro il 2017. Anche qui il problema sta nelle coperture erroneamente indicate nel provvedimento uscito dalla Camera.
La decisione sarà assunta entro domani o martedì in Commissione Bilancio del Senato.
Zedde
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Riforma elettorale: Renzi, importante Berlusconi al tavolo
Riforme: domani niente seduta M5s filmano la 'fuga' dei senatori
- Roma, 2 ago. - L'esame sul ddl riforme riprendera' lunedi' pomeriggio alle 14, con seduta notturna fino alle 24. Lo ha stabilito, a maggioranza, la conferenza dei capigruppo. Una decisione che ha provocato le proteste delle opposizioni che contrastano il ddl riforme, con Sel, Lega e 5 Stelle che hanno chiesto fosse mantenuto il calendario inzialmente previsto. L'Aula, pero', si e' espressa a favore del cambio di calendario proposto in capigruppo scatenando la protesta del M5S.
L'ex capogruppo Maurizio Santangelo posta sulla sua pagina facebook, ripreso poi da Beppe Grillo, la foto del guardaroba di Palazzo Madama con stampelle vuote, con ogni probabilita' anche perche' estate, e con due trolley pronti ad un'imminente partenza dalla Capitale e scrive: "guardate sono fuggiti tutti... Il guardaroba e' vuoto! Sono mortificato ed arrabbiato dal comportamento di questi mezzi uomini e mezze donne". Non solo, all'ingresso di palazzo Madama che da' su piazza San Luigi dei Francesi uno degli uomini dello staff della comunicazione del gruppo pentastellato, Nick per gli amici, con telecamera alla mano immortala le partenze: "avevano promesso di stare qui sabato e domenica e invece....", spiega. Quanti sono ad ora i senatori 'beccati' in fuga? "quattro o cinque", spiega, mentre in corso c'e' ancora la chiama per la fiducia sul dl carceri. In Aula 'solo' 201 senatori. Ma da dire e' anche che oggi la Commissione Affari Costituzionali va avanti sul decreto P.A.
Zanda, finiamo l'8 agosto! Pausa domenica ragionevole
"Il calendario era stato immaginato per chiudere i lavori entro l'8 agosto e cosi' sara', verra' mantenuta questa data. Un giorno di spspensione dei lavori, dopo una serie di sedute, anche notturne, molto faticose mi sembra una cosa ragionevole" replica il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, che tiene a sottolineare che da parte del Pd "la richiesta di confronto con le opposizioni" sul merito del ddl "e' stata la parola d'ordine sin dall'inizio e non partecipa alle riforme solo chi si autoesclude. Per noi resta il metodo del confronto".
Quanto alle modifiche che potrebbero essere apportate al testo, Zanda spiega che anche sul tema dell'immunita' si puo' discutere. Infine, sulla legge elettorale, pur ricordando di essere "sempre stato a favore dell'uninominale", il capogruppo Pd non boccia l'ipotesi dei capilista bloccati e le preferenze: "personalmente penso potrebbe essere una soluzione accettabile, ma bisogna trovare un punto d'intesa". .
Pensioni, ecco il piano di Poletti per introdurre maggiore flessibilità
La volontà del governo di iniziare a ragionare da Settembre sulla possibilità di introdurre nuove regole per consentire la flessibilità dei tempi di pensionamento piace ai sindacati. Kamsin Cgil, Cisl, Uil, Federmanager e quasi tutte le forze politiche danno giudizi positivi all'annuncio, fatto dal ministro del Welfare Giuliano Poletti con un’intervista ieri al Messaggero, di voler affrontare l’argomento a breve con l'inizio della discussione della legge di Stabilità.
L’idea di Poletti è quella di fornire un ventaglio di possibilità al lavoratore che intende lasciare il lavoro per andare in pensione prima dei tempi canonici fissati dalla riforma Monti- Fornero. Poletti ha parlato di strumenti differenziati adatti e coerenti con le diverse situazioni anche se non ha specificato nei dettagli quali saranno le iniziative.
Le ipotesi che circolano sui tavoli del Dicastero di Via Veneto sono in linea di massima tre. E sono note. C'è la possibilità di anticipare la pensione fino a 62 anni di età con penalità rispolverando il progetto di legge Baretta-Damiano bloccato da un anno in Parlamento; la riapertura del sistema delle quote che regolava la vecchia pensione di anzianità (si parla di raggiungere quota 100, ossia bisognerebbe arrivare, ad esempio, a 40 anni di contributi e 60 di età); l'introduzione del ”prestito pensionistico“ per chi ha perso il lavoro a pochi anni dal raggiungimento dei requisiti richiesti per l’accesso all’assegno pensionistico.
La proposta Damiano - Il disegno di legge messo a punto già nella scorsa legislatura prevede, con 35 anni di contributi, la possibilità di anticipare l’età del pensionamento fino a 62 anni, con un sistema di penalizzazioni (dal 2 all’8% a seconda di quanti anni mancano ai 66). Verrebbe meno inoltre defintivamente la penalizzazione per chi ha maturato 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.
La Quota 100 - Possibile l'introduzione di un sistema basato sulla precedente pensione di anzianità. Cioè ancorato ad un minimo di età anagrafica unitamente al perfezionamento di un requisito contributivo (es 40 anni di contributi e 60 di età; oppure 39 di contributi e 61 di età).
Il Prestito Pensionitico - E' l'ipotesi elaborata dall'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini. L'idea consentirebbe a chi, a pochi anni dalla pensione, si ritrova disoccupato e senza ammortizzatori sociali di chiedere all'Inps un anticipo dell’assegno pensionistico fino a 2-3 anni, importo che poi sarà rimborsato piano piano con micro-prelievi sull'assegno una volta conseguita la pensione.
Zedde

