Fisco

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Il 16 Dicembre è l'ultimo giorno per il versamento, a saldo, di Tasi ed Imu. Chiamati alla Cassa anche i contribuenti nei Comuni che non hanno pubblicato le delibere entro il 10 Settembre.

Kamsin Si avvicina la scadenza per il pagamento del saldo Imu e Tasi. Dal prossimo anno le due imposte saranno unificate ma per quest'ultimo scorcio del 2014 si dovranno ancora fare i conti con le complicazioni dovute alla presenza di due imposte sul mattone: l'Imu che grava sugli immobili diversi dall'abitazione principale (ad eccezione delle abitazioni di lusso) e la Tasi che, in generale, è chiesta sia sulle abitazioni principali che sugli altri immobili (anche se è indispensabile vedere la delibera comunale in quanto i sindaci possono aver ripartito il tributo diversamente).

Per quanto riguarda la Tasi entro il 16 dicembre saranno chiamati alla cassa, a saldo del pagamento, sia i cittadini dei Comuni che hanno deliberato le aliquote entro maggio, in cui si è versato entro il 16 giugno, sia quelli dei Comuni che hanno stabilito le aliquote a Settembre, in cui si è versato entro il 16 ottobre.

Al pagamento sono chiamati anche proprietari e inquilini di quei Comuni che non hanno deliberato in tempo né alla prima né alla seconda scadenza: in tal caso si pagherà tutto in un'unica soluzione, acconto e saldo, con l'aliquota base dell'1 per mille. I proprietari di abitazione principale dovranno pagare sulla base dell’aliquota dello 0,1%; sugli immobili diversi dall’abitazione principale invece si pagherà la Tasi in una misura in cui la somma con quella dell'Imu non superi, di regola, il 10,6 per mille.

La base imponibile della Tasi è la stessa dell’Imu ma il meccanismo delle detrazioni per la prima casa è diverso da quello del vecchio tributo perché i comuni hanno un’ampia discrezionalità nel determinare le agevolazioni.

Regole un pò più agevoli per il saldo Imu che interessa seconde case, negozi, laboratori, capannoni. Sono circa 7mila i Comuni che hanno modificato le aliquote entro fine ottobre. Quindi bisognerà verificare caso per caso perché laddove siano aumentate il saldo non sarà pari all'acconto ma si dovrà operare un conguaglio. Anche il tal caso si pagherà entro il 16 dicembre. 

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"Tempi troppo stretti", fanno sapere fonti del governo, ma la riflessione in atto per ridurre e semplificare il canone Rai rimane strategica per il 2016.

Kamsin La riflessione in atto per ridurre e semplificare il canone Rai, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, è strategica ma appare improbabile che l’ipotesi di mettere il canone in bolletta possa maturare entro questa legge di stabilità visti i tempi tecnici troppo stretti. Una presa d’atto che smentisce dunque le parole del sottosegretario all’Economia Antonello Giacomelli che ieri aveva indicato la volontà  di presentare in Senato un emendamento alla legge di stabilità per inserire il pagamento del canone rai in bolletta. 

La Riforma Slitta al 2016 - Dunque salta l’emendamento che si stava mettendo a punto e che doveva essere presentato in Senato. La riforma slitterà al 2015 e, forse, entrerà in vigore l’anno successivo. Legare, poi, il canone all'Irpef (una opzione della quale si era molto parlato nei giorni scorsi) è un meccanismo «complesso e farraginoso» dicono fonti di Governo.

I punti Chiave della Riforma - Lo schema prevede un canone standard di 65 euro con l'applicazione di una esenzione per le famiglie con Isee inferiore a 7.500 euro all’anno. Il canone però non sarà non più legato al possesso del televisore ma all’attivazione dell'utenza elettrica. Dunque il canone si pagherà anche se non si ha un televisore ma solo un pc, laptop, tablet, smartphone. E starebbe al cittadino, inviando una lettera formale all’Amministrazione, prendersi la responsabilità di dichiarare di non essere in possesso di alcuno di questi strumenti tecnologici. Con la conseguenza di poter ricevere la visita della Guardia di Finanza per le verifiche del caso. Un altro punto delicato che dovrà essere sciolto nelle prossime settimane è quello che riguarda le seconde case. Sul punto ancora non è chiara l'indicazione del Governo.

Zedde

Sull'abitazione principale, secondo il progetto governativo, ci sarà una detrazione standard di 100 euro e l'aliquota base sarà fissata al 2,5 per mille. Baretta: "non è scontato che sarà introdotta con la legge di stabilità".

Kamsin Palazzo Chigi accelera nel tentativo di introdurre nella legge di stabilità, nel suo passaggio al Senato, la nuova tassa unica sugli immobili, la cd. local tax. Questa settimana riprenderanno i tavoli tecnici con Anci, Mef e Ragioneria dello Stato per studiare gli effetti finanziari della nuova imposta che vedrà la luce dal 2015.

Secondo il progetto la nuova tassa reintrodurrà la detrazione standard di 100 euro per le abitazioni principali e fisserà l'asticella del prelievo all'aliquota base del 2,5 per mille ma permetterà ai Comuni di alzare l'aliquota sino al 5 per mille. Il tetto massimo sugli altri immobili sarà invece del 12 per mille.

Il Sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, nell'intervista pubblicata questa mattina sul Quotidiano Il Messaggero, ha comunque ricordato che il meccanismo che si vuole introdurre non è semplice da attuare e che, pertanto, potrebbe slittare. "Il presupposto della local tax è che l'addizionale Irpef torni allo Stato, mentre l'Imu sui capannoni industriali passi ai Comuni. Il problema è che l'addizionale Irpef non è uguale per tutti. E' molto differeziata tra Comune e Comune con il rischio che l'introduzione di un prelievo standard penalizzi i comuni maggiormente virtuosi" ha indicato Baretta. "Valuteremo nei prossimi giorni come procedere. Non è escluso che la Riforma sarà introdotta nel passaggio al Senato della legge di stabilità. Ma non è scontato" ha concluso Baretta.

In attesa che il provvedimento venga messo nero su bianco, vediamo quali saranno i punti cardine della nuova imposta. 

Abitazioni Principali - Per le abitazioni principali l'aliquota standard ipotizzata è del 2,5 per mille, ma i Comuni potranno incrementarla fino al 5 per mille, ed è affiancata da una detrazione fissa di 100 euro (non 200 come era circolato nelle prime bozze) e con la possibilità per i Comuni di poter introdurre sconti ulteriori per i figli.

Grazie allo sconto fisso di 100 euro la nuova local tax consentirà di reintrodurre un criterio di progressività perso con la Tasi. Infatti con lo sconto fissa la tassa locale al 2,5 per mille azzererà l'imposta per circa 3 milioni di abitazioni di basso valore catastale già esenti, da tempo da Ici ed Imu. Mentre saranno chiamati a pagare di piu' le abitazioni con valori catastali piu' elevati.

Gli altri immobili - Per le abitazioni diverse dall'imposta principale l'ipotesi rilanciata dal governo è di un prelievo standard dell'8,6 per mille ma il massimo può raggiungere il 12 per mille (contro l'11,4 per mille previsto dalla normativa attuale). Per tali abitazioni, ovviamente, non sarà riconosciuta la detrazione standard di 100 euro. Nel caso degli immobili strumentali, poi, la deducibilità dalle imposte sul reddito dovrebbe essere pari al 30%, piu' alto della vecchia Imu (asticella al 20%) ma minore della Tasi (che prevedeva la deducibilità integrale del tributo).

Nella nuova tassa, a differenza di quanto ipotizzato dal Governo nelle scorse settimane, non saranno inclusi altri balzelli comunali, come la tassa sulle insegne pubblicitarie e l'occupazione di suolo pubblico. Almeno per ora. Fuori dal perimetro di intervento anche la Tari, la tassa sui rifiuti.

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La proposta del Governo spacca la maggioranza. L'idea è di far scendere il canone da 113 a circa 80 euro ma sarebbero chiamate al pagamento anche le seconde case. 

Kamsin ''Il governo non ha preso nessuno orientamento definito'' sul canone Rai. E' quanto si affretta a precisare il sottosegretario al ministero dell'Economia, Pier Paolo Baretta, che esclude la possibilità di inserire la riforma nella legge di stabilità alla Camera. Quanto all'ipotesi di introdurre il nuovo canone nel secondo passaggio parlamentare della manovra, cioè al Senato, secondo Baretta ''è presto per dirlo''. ''Non esiste nessuna ipotesi definita sul tema'' spiega il sottosegretario.

A mettersi di traverso è stato soprattutto il Nuovo centrodestra poco convinto che la soluzione per assicurare risorse certe al servizio pubblico e recuperare l'evasione sia inserirlo nella bolletta elettrica. Le osservazioni riguardano sia la forma che la sostanza. Sovrapporre una tassa su una tariffa sarebbe secondo l'Ncd «l'ennesima complicazione all'italiana». Ma anche nel Pd la proposta suscita diversi maldipancia e molti silenzi: segnali che potrebbero suggerire a Renzi l'idea di fare indietro tutta e non sostenere fino in fondo la proposta del sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli.

L'idea a cui stanno lavorando i tecnici del governo è quella di far pagare un canone tra 55 e 80 euro, contro i 113,5 euro attuali ma il pagamento sarebbe esteso anche alle seconde e terze case sfitte oggi eslcuse dal versamento. Un'ipotesi che non piace ad Ncd che osserva come il nodo legato alla seconda casa comporterebbe eventuali maggiorazioni e rischia di configurarsi come una ulteriore tassa sulle abitazioni. L'obiettivo della Riforma è recuperare almeno 300 milioni di euro in piu' rispetto a quanto oggi lo Stato ricava dal pagamento del Canone, riducendo in modo significativo l'evasione.

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Lo ha confermato il Viceministro all'Economia, Enrico Mauro. L’obiettivo? ridurre l'evasione e dimezzare il canone a 60-70 euro. Il Piano in un emendamento al ddl di stabilità.

Kamsin Il governo sta studiando l'introduzione del Canone Rai in bolletta. E' quanto, ieri, ha indicato il Viceministro all'Economia Enrico Morando che ha confermato l’idea di far pagare il canone in base al reddito, ma insieme alla bolletta elettrica dell’abitazione. Così, secondo l’esecutivo, l’imposta sarebbe impossibile da evadere, e il suo importo verrebbe anche ridotto, garantendo alla Rai le risorse necessarie. Il piano, secondo Morando, vedrebbe la luce nelle prossime settimane con un emendamento che sarà presentato dal Governo alla legge di Stabilità.

I tecnici del governo stanno facendo delle simulazioni per calcolare la nuova misura dell’imposta con l’obiettivo di raggiungere un gettito complessivo di 1,7 - 1,8 miliardi in modo da bilanciare i tagli sul principio del "pagheremo meno ma tutti". L'obiettivo è infatti il recupero dell'evasione con la quale si potrebbe iniziare a ridurre il canone. Secondo le anticipazioni, dall'importo attuale, che si aggira intorno a 113 euro, la media richiesta dovrebbe scendere intorno ai 60-70 euro l'anno e ai redditi piu' bassi, certificati attraverso l'Isee, saranno chiesti dai 30 ai 40 euro. Continueranno, però, ad essere garantite le fasce di esenzione e i bonus per i meno abbienti.

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Renzi: “Lo scontrino sparirà e sarà sostituito dalla tracciabilità elettronica, l’Agenzia delle entrate non sarà più un avvoltoio”. Intanto la legge di stabilità cambia il ravvedimento operoso.

Kamsin "Eliminiamo gli scontrini fiscali e sostituiamoli con la tracciabilità elettronica". Così il premier Matteo Renzi, parlando alla presentazione dei Digital champions, ha indicato che si intende, con la delega fiscale, far sì che «l'Agenzia delle entrate smetta di essere un avvoltoio e diventi consulente delle imprese e delle persone».

L'apertura del Premier ha trovato subito d'accordo la Cgia di Mestre: "finalmente si e' capito che scontrini e ricevute fiscali non servono per combattere l'evasione fiscale" ricorda il segretario Giuseppe Bortolussi. "Nonostante il battage mediatico che hanno suscitato, i blitz fatti dagli uomini del fisco sono serviti a poco. In verita' lo sapevamo da un pezzo: gia' nel lontano 1996, l'allora ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, sottoscrisse un protocollo di intesa con le Associazioni di categoria degli artigiani e dei commercianti che prevedeva, successivamente all'entrata a regime degli studi di settore, il superamento della valenza fiscale sia dello scontrino sia della ricevuta fiscale".

Secondo la CGIA, l'eventuale abolizione di scontrini e ricevute trova una sua "giustificazione" anche dalla lettura dei risultati emersi dall'attivita' di contrasto all'evasione effettuata dagli uomini del fisco. Negli ultimi 3 anni, ad esempio, oltre il 70 per cento dei controlli eseguiti dalla Guardia di Finanza sulla emissione di scontrini e ricevute fiscali ha dato esito negativo.

Intanto nella legge di stabilità in discussione alla Camera c'è un'altra misura che è destinata a cambiare il rapporto tra fisco e contribuenti. Passata in secondo piano, la novità è contenuta nell'articolo 44, commi 11-18 del ddl e prevede una rivoluzione del «ravvedimento operoso».

L’istituto è ben conosciuto e utilizzato dai contribuenti: chi omette di dichiarare o evade il fisco con una dichiarazione infedele del proprio reddito imponibile, attualmente ha tempo un anno per ravvedersi, pagare sanzioni fino al 12,5 per cento più gli interessi. Ad una condizione: il ravvedimento deve essere spontaneo, frutto di un ripensamento e della autonoma voglia di mettersi in regola con il fisco per evitare guai peggiori.

La novità che il Governo intende introdurre consentirà all’autore della violazione ed ai soggetti solidalmente obbligati di rimuovere le violazioni commesse beneficiando di riduzioni automatiche sulle misure minime delle sanzioni applicabili, attraverso una rimodulazione di tali riduzioni in ragione del tempo trascorso dalla commissione delle violazioni al comportamento resipiscente.

Tale comportamento potrà essere posto in essere non più entro il termine massimo per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazione (ovvero entro l’anno dall'omissione o dall’errore, per le violazioni, ad esempio, in materia di imposta di registro) e potrà, soprattutto, realizzarsi a prescindere dalla circostanza che la violazione sia già stata constatata ovvero che siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali i soggetti interessati abbiano avuto formale conoscenza, salvo ovviamente la formale notifica di un atto di liquidazione o accertamento e il ricevimento delle comunicazioni di irregolarità

Sempre nella legge di Stabilità il Tesoro è pronto a presentare un emendamento per modificare la stretta fiscale sulle slot machine il cui gettito era stato definito incerto da più parti. Al suo posto arriverà una sanatoria, da 500 milioni, per le slot non autorizzate che emergono dal nero (con pagamento di una tantum e 2 anni pregressi) e altri 500 milioni per le slot scollegate.

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