Lavoro

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Il governo accelera sulle Riforme del mercato del Lavoro e della Pubblica Amministrazione. E' questa una delle prime conseguenze del voto di domenica scorsa che ha sostanzialmente legittimato il primo ministro Matteo Renzi.

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E' il titolare del Dicastero di Via Veneto, Giuliano Poletti, che ha confermato l'intenzione del governo di accelerare sul ddl delega sul lavoro: «È una riforma strutturale. Ed è immaginabile che si chiuda entro la fine dell'anno e se ciò accadesse noi saremo in grado di metterla rapidamente a regime», ha detto il ministro. L'obiettivo è condiviso dal relatore e presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi che ha sottolineato l'intenzione di chiudere la parte di discussione e l'approvazione a Palazzo Madama del testo di legge delega entro luglio.

Riforma del Lavoro: Ddl da approvare entro Settembre
Se si coglierà questo obiettivo, ha aggiunto Poletti, «già a settembre si potrà avere il ddl in Aula alla Camera e quindi farlo camminare velocemente». Naturalmente, ha spiegato il titolare del Lavoro, «se nel merito le posizioni interne alla maggioranza e in Parlamento saranno sufficientemente vicine si potranno evitare più passaggi parlamentari». Poletti ha ricordato anche che il ministero del Lavoro sta lavorando «per predisporre tutti gli elementi per la stesura dei decreti attuativi della delega. Faremo un lavoro preparatorio che ci metterà in condizione di agire rapidamente appena il Parlamento approverà la legge delega».

Lavoro Pubblico - Madia: Contratti bloccati sino al 2014
Per quanto riguarda invece il pubblico impiego il ministro della Funzione Pubblica ha detto che "al momento, i contratti al pubblico impiego sono «bloccati fino alla fine del 2014», in mancanza di fondi per poterli rinnovare, ma con la riforma della Pa che il governo presenterà a giugno sarà possibile «recuperare risorse per sbloccare i contratti».   Il ministro ha però evidenziato che nel Def «non si dice assolutamente che i contratti sono bloccati fino al 2020», ma solo che questi «sono bloccati fino alla fine del 2014». Il ministro ha fatto notare poi che nei 44 punti indicati per la riforma della Pa e contenuti nella lettera aperta che ha dato il via alla consultazione pubblica sui contenuti della riforma manca qualsiasi accenno al taglio degli investimenti e delle risorse.

Riforma della Pa: La mobilità sarà volontaria
Per quanto riguarda la mobilità del settore il ministro ha detto che è una «grandissima ingiustizia» quella riservata ai precari dell'amministrazione pubblica, sottolineando che la "mobilità del personale su cui sta lavorando il ministero non sarà coatta e forzosa ma volontaria, e tale da riconoscere al dipendente pubblico il diritto di rimanere a lavorare in un arco di chilometri tali dal luogo di residenza che consentano di svolgere la vita privata". Quindi, ha sottolineato che i dipendenti pubblici non possono rimanere a lavoro oltre la pensione, mentre tanti giovani sono senza occupazione: «Vogliamo ricostruire tutti assieme - ha concluso - un'amministrazione dove le persone giuste possono restare nel posto giusto al momento giusto».

Continua ad essere pesante la crisi per i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Secondo i dati della Cgil gli oltre 500mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore hanno perso 2.600 euro netti di reddito. Sono questi in estrema sintesi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale nel rapporto di aprile.

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"Una situazione ancora più grave perché non migliora. Il numero di lavoratori coinvolto ad aprile dello scorso anno era lo stesso, così come la perdita di reddito nei primi quattro mesi dell'anno" ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso. 

Secondo il comunicato della Cgil “un discorso a parte lo merita la vicenda del Sulcis: da settimane i lavoratori dell'Alcoa sono accampanti in tenda a Portoveseme per chiedere garanzie per il loro futuro, per lo stabilimento e per l'intero territorio attraverso un intervento diretto della presidenza del Consiglio. Molti di questi lavoratori da mesi non ricevono alcun sostegno economico e sopravvivono grazie alla solidarietà degli altri lavoratori. Una situazione di grave disagio e di sacrificio, dopo i tanti fatti in questi anni, che merita risposte e soluzioni all'altezza”. In generale “uscire dalla crisi, costruire una prospettiva positiva, non può che essere possibile mettendo al centro il lavoro, dalla sua difesa, attraverso l'urgente rifinanziamento della deroga, alla sua creazione. Il lavoro è il punto dal quale ripartire, in Italia come in Europa”.

Un circolo vizioso cui si aggiungono il ritardo nei pagamenti delle Pa nei confronti delle imprese. Un'impresa italiana su cinque (il 20% degli intervistati) è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti. È il dato che emerge dall'analisi della Cgia di Mestre, che ha elaborato dati Intrum Justitia relativi a un'indagine effettuata nei primi 3 mesi del 2014. L'Italia, mette in evidenza la Cgia, continua a essere il peggiore pagatore d'Europa. Se in media la nostra Pa paga le imprese a 165 giorni (+107 giorni rispetto la media Ue), nei rapporti commerciali tra imprese ci vogliono 94 giorni affinché il committente saldi il proprio fornitore (+47 giorni rispetto la media Ue). Anche nei rapporti tra privati (cioè cittadini/famiglie) e imprese, la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (+41 della media Ue). In tutti e tre i casi appena descritti, nessun altro Paese d'Europa fa peggio di noi.

Il secondo passo del piano sul lavoro del governo Renzi sarà legge entro il 2014. E' quanto auspica il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha dato la sua roadmap sul ddl delega sul «Jobs act». Il ministro si dice fiducioso che la prossima settimana, chiusa la tornata elettorale, riprenderà l'esame del testo del disegno di legge delega in Commissione Lavoro del Senato.

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«Credo che prima della sosta di agosto il ddl delega sul lavoro sarà licenziato dal Senato - ha detto Poletti - e l'approvazione definitiva ci sarà entro fine anno». Gli obiettivi del ddl delega sono «semplificazione e chiarimento altrimenti si finisce davanti a un magistrato per ogni vertenza», ha aggiunto il ministro. Le nuove regole dovranno cambiare, con appositi decreti delegati successivi, ammortizzatori sociali, contratti e politiche attive, con la creazione di una Agenzia nazionale del lavoro così da passare a una logica più attiva di sostegno a chi crea lavoro. Confindustria ieri ha consegnato al ministro del Lavoro un documento con le proposte sul Jobs act: «Confindustria ha espresso una propria posizione - ha spiegato Poletti - Non abbiamo ancora approfondito il documento, ma per molte cose ci sono consonanze almeno nei titoli. Poi bisogna vedere se lo svolgimento dei titoli è simile».

Il ministro ricorda che anche il capitolo pensioni sarà affrontato dopo lo svolgimento delle elezioni europee. "Abbiamo avviato un tavolo di confronto con l'Inps e con il ministero dell'economia per conoscere gli esatti contorni del problema esodati. Ci saranno altri incontri dopo le elezioni per studiare una soluzione sostenibile." ha detto Poletti.

Sul punto intanto ieri è tornato a far sentire la propria voce l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, attuale presidente della Commissione Lavoro della Camera: "i prepensionamenti nel settore pubblico con le regole ante-Fornero per i lavoratori in esubero, come indicato nel messaggio dell’INPS pubblicato dall’istituto (messaggio inps 4834/2014, ndr), debbono far riflettere il Governo circa la necessità di adottare tempestivamente analoghe misure anche per il settore privato. Non sarebbe sopportabile avere una diversità di trattamento, considerato l’alto numero di “esodati” non salvaguardati ancora esistenti"

È stata confermata l'innovazione più grande della riforma, la norma che cancella, per tutti i rapporti a tempo determinato, senza distinzione tra primo contratto o successivo, l'obbligo di indicare le esigenze di carattere tecnico, organizzativo, produttivo che hanno indotto il datore di lavoro ad apporre una scadenza al contratto.

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Il contratto a termine potrà essere prorogato fino 5 volte e durare 3 anni senza alcun obbligo di apporre la causale per motivare il ricorso a questa forma contrattuale. E' stato convertito definitivamente in legge il decreto Poletti (Dl 34/2014) dopo una lunga corsa parlamentare che ha visto numerose e sostanziali modifiche rispetto al testo originario. La versione definitiva del decreto consente di stipulare accordi della durata massima di 3 anni togliendo l’obbligo di mettere nero su bianco le ragioni di tale scelta; l’intesa con l’occupato potrà subire, inoltre, 5 «allungamenti» in tutto, versione ridotta a Montecitorio rispetto al testo base del decreto, dove s’era stabilita una soglia di almeno 8 proroghe. Infrangere, però, il «tetto» del 20% dei modelli a termine (sul complesso degli assunti stabilmente) costerà caro, giacché la società sarà tenuta a pagare una multa pari al 20% dello stipendio del 21° dipendente «extra» per tutta la sua durata, che sale al 50% per gli ulteriori precari dal 22° in poi; tale limite, invece, non varrà per gli istituti pubblici e privati che operano nella ricerca, proprio in ragione della specificità dell’attività svolta.

Non concorrono al raggiungimento della soglia i contratti stipulati per ragioni sostitutive, quelli per esigenze stagionali, i contratti stipulati per l'avvio di nuove attività e quelli siglati con lavoratori over 55.

Ritocchi significativi anche per l’apprendistato, canale d’ingresso nel mercato per i giovani con meno di 29 anni. L’obbligo di stabilizzare il 20% degli apprendisti scatterà soltanto nelle aziende con oltre 50 unità. Per quanto riguarda le attività formative, ogni regione dovrà indicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmettere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimento dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

L'esecutivo tiene comunque a precisare che l'intervento riformatore sul mercato del lavoro è solo all'inizio. Seguirà infatti un disegno di legge delega che completerà quel piano più ampio di revisione delle regole del mercato del lavoro che Renzi ha denominato «Jobs Act» per "rendere più stabile l’occupazione"; un contesto in cui troverà spazio in punto di forza della campagna del Pd, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

E se i precari di «lungo corso» e le mamme lavoratrici finiranno (per iscritto) nella corsia privilegiata in caso l’azienda sia nelle condizioni di stabilizzare i dipendenti, la regolarità contributiva delle imprese sarà a portata di clic, effettuata con un’interrogazione telematica presso le banche dati di Inail, Inps e Casse edili. È il voto di fiducia di ieri sera, nell’aula di Montecitorio, ad assicurare la conversione in legge del decreto 34/2014. (Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese) del ministro del welfare Giuliano Poletti.

Nel successivo «step» della riforma, si legge nel decreto al vaglio dei deputati, ci sarà la sperimentazione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, una previsione inserita nel corso del passaggio a palazzo Madama su insistenza del relatore Pietro Ichino (Sc): si tratta di un impegno preciso del governo a sottoporre a restyling un punto cardine delle disciplina dei rapporti di lavoro, vincolando l’inquadramento «sine die» a delle protezioni progressive per chi firmerà tale modello. Per ora, però, le maggiori correzioni si concentrano sulla formula a tempo determinato, perché seguendo un principio di maggiore flessibilità e puntando a incrementare le acquisizioni di personale.

Per quanto riguarda le attività formative, ogni regione dovrà indicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmettere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimento dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

Per la Guidi è stato fatto un buon lavoro. Poletti: "la misura è stata possibile anche grazie all'approvazione del decreto lavoro".

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E' terminata positivamente la vertenza Electrolux che si è conclusa, dopo la l'accordo raggiunto tra sindacati ed azienda, con la firma del governo. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha siglato a palazzo Chigi infatti l'accordo raggiunto sulla vertenza che vede protagonisti oltre mille dipendenti.  Dopo il premier, hanno firmato l'intesa il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, i presidenti delle Regioni interessate e i rappresentanti di sindacati e azienda.

"Tra settembre e ottobre Electrolux indicava 1700 lavoratori in più, quasi una chiusura per Porcia. Siamo arrivati ad un accordo significativo e importante e grazie ad un nuovo approccio delle relazioni industriali moderno si preservano tutti i posti lavoro: nessun licenziamento e nessun esubero". Così ha commentato proprio il ministro allo Sviluppo economica, Federica Guidi, sulla vertenza. Guidi ha sottolineato anche che i due terzi degli investimenti previsti dall'azienda, 150 milioni, sono destinati all'innovazione. Per lei è un "modello delle relazioni industriali", anche se "sarò comunque ancora più contenta quando firmeremo per porre le prime pietre di nuovi stabilimenti".

"Abbiamo la fortuna che è stato approvato il decreto lavoro, qui è contenuta una norma che prevede il rifinanziamento della decontribuzione dei contratti di solidarietà. Abbiamo la copertura ed è innalzata dal 25 al 30%", dice invece il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, durante la conferenza stampa su Electrolux. "Abbiamo avuto la possibilità di usare strumenti come gli ammortizzatori, affinchè possano diventare un aiuto ad un percorso di una nuova solidarietà. Questa è una buona via, perchè è la condivisione di un sacrificio che serve per trovare punto di equilibrio. Poletti ha aggiunto che la "decontribuzione si può usare quando c'è un piano industriale serio e una volontà di mantenimento dell'occupazione e ci sono investimenti.  E' una discussione difficile che poteva prendere diverse strade - ha concluso - ma a smentita dell'idea che ogni ministero tende a occuparsi dei fatti suoi, nel caso specifico palazzo Chigi, il ministero dello Sviluppo e del Lavoro hanno lavorato in armonia insieme".

279 i voti favorevoli, 143 i 'no'. Tempi rispettati nonostante i 33 deputati iscritti a parlare. Il decreto mantiene l'impostazione originaria del governo: rendere più facile il ricorso ai contratti a termine e all'apprendistato per rilanciare l'occupazione

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Il decreto Lavoro è legge. L'aula della Camera ha approvato il testo in via definitiva. 279 i 'sì' e 143 i 'no'. La Camera ha respinto ieri la richiesta presentata dal Movimento 5 Stelle per la prosecuzione in notturna del dibattito sul dl lavoro. La seduta e' dunque ripresa stamane con le dichiarazioni di voto e la votazione finale che si è conclusa nella tarda mattinata.

Ecco in sintesi i contenuti del testo che modifica profondamente l'attuale normativa sull'apprendistato e i contratti a termine. Il testo precisa che le disposizioni si applicano ai rapporti di lavoro costituiti successivamente alla data di entrata in vigore del decreto.

Contratti a termine - Il contratto a termine non puo' avere una durata superiore a trentasei mesi, comprensiva di eventuali proroghe, per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nell'ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato. Il numero complessivo di contratti a tempo determinato stipulati da ciascun datore di lavoro non puo' eccedere il limite del 20 per cento del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al 1 gennaio dell'anno di assunzione.

Per i datori di lavoro che occupano fino a cinque dipendenti e' sempre possibile stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato. I lavoratori assunti a termine in violazione del limite percentuale sono considerati lavoratori subordinati con contratto a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione del rapporto di lavoro. Ferma restando la possibilita' per i contratti collettivi nazionali di lavoro di individuare limiti diversi, esclusivamente per i datori di lavoro che occupano almeno trenta dipendenti l'assunzione di nuovi apprendisti e' subordinata alla prosecuzione, a tempo indeterminato, del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato, nei trentasei mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 20 per cento degli apprendisti dipendenti dallo stesso datore di lavoro. Le proroghe sono ammesse, fino ad un massimo di cinque volte, nell'arco dei complessivi trentasei mesi, indipendentemente dal numero dei rinnovi.

Nel computo del periodo massimo di durata del contratto a tempo determinato si tiene conto anche dei periodi di missione aventi ad oggetto mansioni equivalenti per la somministrazione di lavoro a tempo determinato. Viene prevista esplicitamente l'adozione in via sperimentale del contratto a protezione crescente nella futura delega legislativa che dovra' disciplinare, in un testo unico semplificato, i rapporti di lavoro.

Vengono anche introdotte sanzioni amministrative, senza obbligo di conversione del contratto a tempo indeterminato, per le aziende che violano il limite del 20% di contratti a termine sul complesso dei dipendenti. Il provvedimento prevede una sanzione pari al 2 % della retribuzione se il numero dei lavoratori assunti in violazione del limite percentuale non e' superiore a un solo lavoratore. La multa sale al 50% della retribuzione se il numero dei lavoratori assunti in violazione del limite percentuale e' superiore a uno.

Maternità - Per le lavoratrici il congedo di maternita' intervenuto nell'esecuzione di un contratto a termine presso la stessa azienda, concorre a determinare il periodo di attivita' lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza all'assunzione. A queste lavoratrici viene anche riconosciuto il diritto di precedenza anche nelle assunzioni a tempo determinato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodici mesi, con riferimento alle mansioni gia' espletate in esecuzione dei precedenti rapporti a termine. Il datore di lavoro e' tenuto a informare il lavoratore del diritto di precedenza mediante comunicazione scritta da consegnare al momento dell'assunzione.

Apprendistato - Il contratto di apprendistato contiene, in forma sintetica, il piano formativo individuale definito anche sulla base di moduli e formulari stabiliti dalla contrattazione collettiva o dagli enti bilaterali. Fatta salva l'autonomia della contrattazione collettiva, al lavoratore e' riconosciuta una retribuzione che tenga conto delle ore di lavoro effettivamente prestate nonche' delle ore di formazione almeno nella misura del 35% del relativo monte ore complessivo. Qualora la Regione non provveda a comunicare al datore di lavoro, entro quarantacinque giorni dalla comunicazione dell'instaurazione del rapporto, le modalita' per usufruire dell'offerta formativa pubblica il datore di lavoro non e' tenuto ad integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con quella finalizzata all'acquisizione di competenze di base e trasversali.

Contratti di solidarietà - I datori di lavoro che stipulino il contratto di solidarieta', hanno diritto, nei limiti delle disponibilita' preordinate nel Fondo per l'occupazione di cui e per un periodo non superiore ai 24 mesi, a una riduzione dell'ammontare della contribuzione previdenziale ed assistenziale ad essi dovuta per i lavoratori interessati dalla riduzione dell'orario di lavoro in misura superiore al 20 per cento. La misura della riduzione e' fissata dal decreto emendato al 35 per cento.

Enti di Ricerca - Quegli enti che attivano contratti a termine, nella precedente formulazione non rientravano nel limite del 20% delle assunzioni a tempo determinato rispetto al numero dei dipendenti. Ora invece potranno protrarre il rapporto di lavoro dei ricercatori anche oltre 36 mesi e non oltre il periodo in cui e' prevista l'attuazione del progetto di ricerca. Vengono esentati gli enti di ricerca pubblici e privati al rispetto dei tetti fissati per i contratti a termine, pari al 20% del numero dei dipendenti e a 36 mesi di durata complessiva. La scadenza dei contratti a tempo determinato viene legata invece alla durata del progetto stesso.

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