Lavoro

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Avanza la disoccupazione nel Bel Paese. Nei primi tre mesi del 2014 secondo le stime dell'Istat, i senza lavoro hanno raggiunto quota 13,6%, in crescita di 0,8 punti rispetto allo stesso periodo del 2013.

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Tra gli under 25 i disoccupati sono addirittura il 46%. Numeri che impennano se si guarda poi al solo Mezzogiorno. "Un dato grave che segna la crescita della diseguaglianza tra nord e sud" denuncia il leader della Cgil Susanna Camusso. Per il numero uno di Confindustria Squinzi "Strisciamo sul fondo".

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti promette un'inversione di segno entro fine anno e spiega che il dato sui senza lavoro risente nel periodo in questione della diminuzione del Pil dello 0,1%. "È chiaro - prosegue - che l'occupazione parte se c'è uno scatto forte nella capacità produttiva perchè l'industria ha prima l'esigenza di saturare gli impianti e poi di produrre nuovi posti di lavoro".

Squinzi: strisciamo sul fondo
I dati sulla disoccupazione preoccupano il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. "È vero che d'inverno la disoccupazione aumenta - ha detto nel suo intervento all'assemblea degli industriali di Varese - ma non raccontiamoci storielle, stiamo strisciando sul fondo. È dal 2007 che resistiamo". Squinzi ha precisato che "il dato veramente preoccupante è l'aumento della disoccupazione dello 0,8% su base annua".

Camusso: dato grave, aumenta divario nord-sud
"Credo che sia un dato come evidente molto grave che segna la crescita della diseguaglianza tra nord e sud, ma soprattutto segna che non è partito quel processo che invece doveva esserci di creazione del lavoro" così il segretario della Cgil Susanna Camusso commenta i dati sulla disoccupazione. "Non basta continuare a ragionare di debito e di tagli - ha proseguito - ma bisogna ragionare di creazione di lavoro, altrimenti qualunque ragionamento sulla crescita è appeso alla speranza".

Pensioni, Poletti: Non ci sarà un aumento dell'età pensionabile. Presto nuove norme per gli esodati
"Dire proprio di no": così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha risposto a chi gli domanda se il Governo abbia in programma un innalzamento dell'età pensionabile. "Noi abbiamo all'ordine del giorno un tema - ha spiegato a margine di un convegno in Regione Lombardia - che è quello degli esodati. Stiamo lavorando per trovare una soluzione strutturale: questo è il punto di emergenza che abbiamo, e questo affrontiamo".

''Appena la legge delega sul lavoro sarà approvata faremo i decreti attuativi''. Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine dell'assemblea di Confindustria.

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Quanto alle aperture del presidente di Viale dell'Astronomia, Giorgio Squinzi, sul contratto a tempo indeterminato il ministro ha detto che va reso competitivo ''abbassando i costi specialmente in entrata, perché se vogliamo che diverse forme di contratto, in maniera equilibrata, svolgano la propria funzione, debbono essere comparabili e utilizzabili per la logica organizzativa delle imprese e quindi - ha continuato - un buon contratto a termine venga affiancato ad un buon contratto a tempo indeterminato che diventa competitivo perchè nella fase di avviamento è meno costoso''.

''Noi pensiamo che serva una riforma dei contratti, una radicale semplificazione e che nella delega sta scritto quello che pensa il governo. Questo è quello che abbiamo detto e che faremo'', ha affermato poi Poletti, aggiungendo: "Siamo nella convinzione tutti che i problemi sono molto difficili ma le condizioni per rilanciare il nostro Paese ci sono. Oggi tutti i soggetti in campo devono giocare la loro partita, il governo con le riforme, perchè è il momento di farle sia in Europa che in Italia, e gli imprenditori per la loro parte. A me pare ci siano le condizioni e la convinzione di un cambio di passo -ha concluso Poletti- altrimenti c'è la stasi o una ripresa talmente lenta da non creare lavoro e questo è il grande problema che abbiamo davanti''.

Jobs Act - Damiano: non sia toccato l'articolo 18
Sul disegno di legge delega per la Riforma del Mercato del Lavoro torna anche Cesare Damiano: "condivido il fatto che la Delega, attualmente in discussione al Senato, rivesta una importanza fondamentale perché completa l’intervento sul lavoro recentemente definito dal Decreto Poletti. Il contratto di Inserimento a tempo indeterminato dovrà essere fortemente incoraggiato attraverso sconti fiscali robusti e mirati alle imprese. Il periodo di prova iniziale dovrà avere come obiettivo la stabilizzazione, soprattutto per i giovani. Se il centrodestra intende utilizzare la Delega per cancellare l’Articolo 18, noi ci opporremo. Le soluzioni della legge Fornero definite “pasticciate e incerte” sono il frutto di un duro compromesso avvenuto già nella scorsa legislatura.

Se qualcuno intende superare quella soluzione, anche  noi avanziamo una proposta: torniamo alla situazione ante-Fornero che prevedeva semplicemente il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa. Non vorremmo che,  come è stato fatto dal centrodestra sul Decreto lavoro, anche la Delega diventasse un’occasione di campagna elettorale  fuori tempo e di basso profilo. Del resto, come testimoniano i recenti risultati delle europee, il tentativo di spacciare il Decreto lavoro come una propria vittoria non ha portato fortuna al centrodestra. Tutti sanno che gli imprenditori non ritengono l’Articolo 18 un argomento degno di particolare attenzione: altre  sono le priorità, a partire da una  drastica riduzione del costo del lavoro".

Il governo accelera sulle Riforme del mercato del Lavoro e della Pubblica Amministrazione. E' questa una delle prime conseguenze del voto di domenica scorsa che ha sostanzialmente legittimato il primo ministro Matteo Renzi.

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E' il titolare del Dicastero di Via Veneto, Giuliano Poletti, che ha confermato l'intenzione del governo di accelerare sul ddl delega sul lavoro: «È una riforma strutturale. Ed è immaginabile che si chiuda entro la fine dell'anno e se ciò accadesse noi saremo in grado di metterla rapidamente a regime», ha detto il ministro. L'obiettivo è condiviso dal relatore e presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi che ha sottolineato l'intenzione di chiudere la parte di discussione e l'approvazione a Palazzo Madama del testo di legge delega entro luglio.

Riforma del Lavoro: Ddl da approvare entro Settembre
Se si coglierà questo obiettivo, ha aggiunto Poletti, «già a settembre si potrà avere il ddl in Aula alla Camera e quindi farlo camminare velocemente». Naturalmente, ha spiegato il titolare del Lavoro, «se nel merito le posizioni interne alla maggioranza e in Parlamento saranno sufficientemente vicine si potranno evitare più passaggi parlamentari». Poletti ha ricordato anche che il ministero del Lavoro sta lavorando «per predisporre tutti gli elementi per la stesura dei decreti attuativi della delega. Faremo un lavoro preparatorio che ci metterà in condizione di agire rapidamente appena il Parlamento approverà la legge delega».

Lavoro Pubblico - Madia: Contratti bloccati sino al 2014
Per quanto riguarda invece il pubblico impiego il ministro della Funzione Pubblica ha detto che "al momento, i contratti al pubblico impiego sono «bloccati fino alla fine del 2014», in mancanza di fondi per poterli rinnovare, ma con la riforma della Pa che il governo presenterà a giugno sarà possibile «recuperare risorse per sbloccare i contratti».   Il ministro ha però evidenziato che nel Def «non si dice assolutamente che i contratti sono bloccati fino al 2020», ma solo che questi «sono bloccati fino alla fine del 2014». Il ministro ha fatto notare poi che nei 44 punti indicati per la riforma della Pa e contenuti nella lettera aperta che ha dato il via alla consultazione pubblica sui contenuti della riforma manca qualsiasi accenno al taglio degli investimenti e delle risorse.

Riforma della Pa: La mobilità sarà volontaria
Per quanto riguarda la mobilità del settore il ministro ha detto che è una «grandissima ingiustizia» quella riservata ai precari dell'amministrazione pubblica, sottolineando che la "mobilità del personale su cui sta lavorando il ministero non sarà coatta e forzosa ma volontaria, e tale da riconoscere al dipendente pubblico il diritto di rimanere a lavorare in un arco di chilometri tali dal luogo di residenza che consentano di svolgere la vita privata". Quindi, ha sottolineato che i dipendenti pubblici non possono rimanere a lavoro oltre la pensione, mentre tanti giovani sono senza occupazione: «Vogliamo ricostruire tutti assieme - ha concluso - un'amministrazione dove le persone giuste possono restare nel posto giusto al momento giusto».

Continua ad essere pesante la crisi per i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Secondo i dati della Cgil gli oltre 500mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore hanno perso 2.600 euro netti di reddito. Sono questi in estrema sintesi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale nel rapporto di aprile.

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"Una situazione ancora più grave perché non migliora. Il numero di lavoratori coinvolto ad aprile dello scorso anno era lo stesso, così come la perdita di reddito nei primi quattro mesi dell'anno" ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso. 

Secondo il comunicato della Cgil “un discorso a parte lo merita la vicenda del Sulcis: da settimane i lavoratori dell'Alcoa sono accampanti in tenda a Portoveseme per chiedere garanzie per il loro futuro, per lo stabilimento e per l'intero territorio attraverso un intervento diretto della presidenza del Consiglio. Molti di questi lavoratori da mesi non ricevono alcun sostegno economico e sopravvivono grazie alla solidarietà degli altri lavoratori. Una situazione di grave disagio e di sacrificio, dopo i tanti fatti in questi anni, che merita risposte e soluzioni all'altezza”. In generale “uscire dalla crisi, costruire una prospettiva positiva, non può che essere possibile mettendo al centro il lavoro, dalla sua difesa, attraverso l'urgente rifinanziamento della deroga, alla sua creazione. Il lavoro è il punto dal quale ripartire, in Italia come in Europa”.

Un circolo vizioso cui si aggiungono il ritardo nei pagamenti delle Pa nei confronti delle imprese. Un'impresa italiana su cinque (il 20% degli intervistati) è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti. È il dato che emerge dall'analisi della Cgia di Mestre, che ha elaborato dati Intrum Justitia relativi a un'indagine effettuata nei primi 3 mesi del 2014. L'Italia, mette in evidenza la Cgia, continua a essere il peggiore pagatore d'Europa. Se in media la nostra Pa paga le imprese a 165 giorni (+107 giorni rispetto la media Ue), nei rapporti commerciali tra imprese ci vogliono 94 giorni affinché il committente saldi il proprio fornitore (+47 giorni rispetto la media Ue). Anche nei rapporti tra privati (cioè cittadini/famiglie) e imprese, la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (+41 della media Ue). In tutti e tre i casi appena descritti, nessun altro Paese d'Europa fa peggio di noi.

Il secondo passo del piano sul lavoro del governo Renzi sarà legge entro il 2014. E' quanto auspica il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha dato la sua roadmap sul ddl delega sul «Jobs act». Il ministro si dice fiducioso che la prossima settimana, chiusa la tornata elettorale, riprenderà l'esame del testo del disegno di legge delega in Commissione Lavoro del Senato.

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«Credo che prima della sosta di agosto il ddl delega sul lavoro sarà licenziato dal Senato - ha detto Poletti - e l'approvazione definitiva ci sarà entro fine anno». Gli obiettivi del ddl delega sono «semplificazione e chiarimento altrimenti si finisce davanti a un magistrato per ogni vertenza», ha aggiunto il ministro. Le nuove regole dovranno cambiare, con appositi decreti delegati successivi, ammortizzatori sociali, contratti e politiche attive, con la creazione di una Agenzia nazionale del lavoro così da passare a una logica più attiva di sostegno a chi crea lavoro. Confindustria ieri ha consegnato al ministro del Lavoro un documento con le proposte sul Jobs act: «Confindustria ha espresso una propria posizione - ha spiegato Poletti - Non abbiamo ancora approfondito il documento, ma per molte cose ci sono consonanze almeno nei titoli. Poi bisogna vedere se lo svolgimento dei titoli è simile».

Il ministro ricorda che anche il capitolo pensioni sarà affrontato dopo lo svolgimento delle elezioni europee. "Abbiamo avviato un tavolo di confronto con l'Inps e con il ministero dell'economia per conoscere gli esatti contorni del problema esodati. Ci saranno altri incontri dopo le elezioni per studiare una soluzione sostenibile." ha detto Poletti.

Sul punto intanto ieri è tornato a far sentire la propria voce l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, attuale presidente della Commissione Lavoro della Camera: "i prepensionamenti nel settore pubblico con le regole ante-Fornero per i lavoratori in esubero, come indicato nel messaggio dell’INPS pubblicato dall’istituto (messaggio inps 4834/2014, ndr), debbono far riflettere il Governo circa la necessità di adottare tempestivamente analoghe misure anche per il settore privato. Non sarebbe sopportabile avere una diversità di trattamento, considerato l’alto numero di “esodati” non salvaguardati ancora esistenti"

È stata confermata l'innovazione più grande della riforma, la norma che cancella, per tutti i rapporti a tempo determinato, senza distinzione tra primo contratto o successivo, l'obbligo di indicare le esigenze di carattere tecnico, organizzativo, produttivo che hanno indotto il datore di lavoro ad apporre una scadenza al contratto.

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Il contratto a termine potrà essere prorogato fino 5 volte e durare 3 anni senza alcun obbligo di apporre la causale per motivare il ricorso a questa forma contrattuale. E' stato convertito definitivamente in legge il decreto Poletti (Dl 34/2014) dopo una lunga corsa parlamentare che ha visto numerose e sostanziali modifiche rispetto al testo originario. La versione definitiva del decreto consente di stipulare accordi della durata massima di 3 anni togliendo l’obbligo di mettere nero su bianco le ragioni di tale scelta; l’intesa con l’occupato potrà subire, inoltre, 5 «allungamenti» in tutto, versione ridotta a Montecitorio rispetto al testo base del decreto, dove s’era stabilita una soglia di almeno 8 proroghe. Infrangere, però, il «tetto» del 20% dei modelli a termine (sul complesso degli assunti stabilmente) costerà caro, giacché la società sarà tenuta a pagare una multa pari al 20% dello stipendio del 21° dipendente «extra» per tutta la sua durata, che sale al 50% per gli ulteriori precari dal 22° in poi; tale limite, invece, non varrà per gli istituti pubblici e privati che operano nella ricerca, proprio in ragione della specificità dell’attività svolta.

Non concorrono al raggiungimento della soglia i contratti stipulati per ragioni sostitutive, quelli per esigenze stagionali, i contratti stipulati per l'avvio di nuove attività e quelli siglati con lavoratori over 55.

Ritocchi significativi anche per l’apprendistato, canale d’ingresso nel mercato per i giovani con meno di 29 anni. L’obbligo di stabilizzare il 20% degli apprendisti scatterà soltanto nelle aziende con oltre 50 unità. Per quanto riguarda le attività formative, ogni regione dovrà indicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmettere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimento dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

L'esecutivo tiene comunque a precisare che l'intervento riformatore sul mercato del lavoro è solo all'inizio. Seguirà infatti un disegno di legge delega che completerà quel piano più ampio di revisione delle regole del mercato del lavoro che Renzi ha denominato «Jobs Act» per "rendere più stabile l’occupazione"; un contesto in cui troverà spazio in punto di forza della campagna del Pd, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

E se i precari di «lungo corso» e le mamme lavoratrici finiranno (per iscritto) nella corsia privilegiata in caso l’azienda sia nelle condizioni di stabilizzare i dipendenti, la regolarità contributiva delle imprese sarà a portata di clic, effettuata con un’interrogazione telematica presso le banche dati di Inail, Inps e Casse edili. È il voto di fiducia di ieri sera, nell’aula di Montecitorio, ad assicurare la conversione in legge del decreto 34/2014. (Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese) del ministro del welfare Giuliano Poletti.

Nel successivo «step» della riforma, si legge nel decreto al vaglio dei deputati, ci sarà la sperimentazione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, una previsione inserita nel corso del passaggio a palazzo Madama su insistenza del relatore Pietro Ichino (Sc): si tratta di un impegno preciso del governo a sottoporre a restyling un punto cardine delle disciplina dei rapporti di lavoro, vincolando l’inquadramento «sine die» a delle protezioni progressive per chi firmerà tale modello. Per ora, però, le maggiori correzioni si concentrano sulla formula a tempo determinato, perché seguendo un principio di maggiore flessibilità e puntando a incrementare le acquisizioni di personale.

Per quanto riguarda le attività formative, ogni regione dovrà indicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmettere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimento dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

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