Di Maio: Pronti a Riforma Pensioni e Reddito Cittadinanza dal 2019

Eleonora Accorsi Martedì, 04 Settembre 2018
Il Ministro del Lavoro conferma gli obiettivi dell'esecutivo per il prossimo anno. Ma restano i dubbi sulle risorse effettivamente disponibili.
Il Governo punta a far partire dal prossimo gennaio il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma della Legge Fornero sulle pensioni. Queste le fondamenta dell'Esecutivo sulla Manovra, come ha spiegato il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, secondo il quale "l'obiettivo rimane quello di portare a casa quelle tre riforme per riuscire nel 2019 a metterle in funzione". Il vicepremier pentastellato, intervenendo a Presa diretta su Raitre, ha messo in luce che le "priorità sono i cinque milioni di poveri che si vogliono aiutare con il reddito di cittadinanza".

E mentre il Ministro dell'Interno Matteo Salvini ha rassicurato che la prossima Legge di Bilancio sarà rispettosa di tutte le regole, Di Maio evidenzia: "il risanamento dei conti pubblici è un obiettivo del Governo, ma un obiettivo secondario rispetto al benessere dei cittadini. In passato si pensava solo alle agenzie di rating, al mondo degli affari, ai vincoli europei. L'Italia ha un avanzo di bilancio, per cui incassa più di quello che spende. Il problema sono gli interessi sul debito, ma l'Italia ha i soldi per investire. "Bisogna avere tutto il rispetto per i vincoli europei" ma i cittadini vengono prima. "Non si può pensare di governare seguendo le agenzie di rating". Interventi, dimensioni e numeri saranno più chiari al termine della fitta tornata di vertici politici e di governo in programma da martedì.

Sulla previdenza il principale nodo da sciogliere resta quello dell’effettiva entità delle risorse da utilizzare in deficit e con coperture autonome. Il Governo vorrebbe intanto utilizzare la massima flessibilità possibile sfruttando a pieno la regola del 3% come rapporto Deficit/Pil. Ma anche in questo caso le risorse a disposizione per il cantiere previdenza non supererebbero i 2,5 miliardi di euro. L'ipotesi che prende piede è, quindi, di mettere da parte almeno per ora il ripristino della pensione anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica per tutti i lavoratori per concentrare le risorse effettivamente disponibili sulla quota 100 (cioè somma tra età anagrafica ed anzianità contributiva). Un intervento cioè in più tappe a cui potrebbe affiancarsi una estensione dell'opzione donna, cioè la possibilità di ritirarsi in anticipo accettando una pensione interamente calcolata con le regole del sistema contributivo.

Si va anche verso uno stop all'ape sociale con la Lega che punta a rendere lo strumento più versatile assorbendolo nei fondi esuberi. In sostanza l'ipotesi leghista è che siano le imprese e le parti sociali ad individuare tramite accordi le categorie sociali più deboli (es. disoccupati, invalidi, caregivers eccetera) meritevoli di accedere ad uno strumento di accompagnamento alla pensione sollevando l'Inps ed il legislatore dalla puntuale regolazione di tutte le casistiche astrattamente possibili. E semplificandone l'iter concessorio. Tra le altre questioni da chiarire c'è quella legata al taglio delle pensioni d'oro dalle quali l'esecutivo punta a racimolare circa 500 milioni di euro ma che trova divisa la maggioranza e la cancellazione della possibilità per i sindacalisti di versare la contribuzione aggiuntiva per raggiungere un assegno più succulento. Su questa specifica questione il Ministro del Lavoro, Luigi di Maio, ha promesso recentemente un intervento deciso per cancellare un privilegio che in passato ha portato molti abusi.



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