Opzione Donna, Quando la reversibilità può compensare la riduzione dell'assegno

Mercoledì, 27 Aprile 2022
Per le lavoratrici del settore pubblico va anche considerato il fattore TFS. Con opzione donna la buonuscita viene erogata con termini più favorevoli rispetto ad esempio ad un'uscita con quota 100.
Come noto nella maggior parte dei casi l'opzione donna comporta l'accettazione di un decremento della misura della pensione dovuta al fatto che l'assegno viene calcolato interamente con il sistema contributivo. Indicativamente la decurtazione per una lavoratrice tipo si aggira intorno al 20-25% rispetto alle regole del sistema misto con picchi anche superiori per le lavoratrici del settore pubblico. Si tratta quindi di una scelta da valutare con estrema cura dato che è definitiva, una volta esercitata non si può tornare indietro. Nella decisione talvolta è bene però prendere in considerazione anche altri fattori rispetto alla sola misura dell'assegno pensionistico. Ci sono, infatti, alcune situazioni particolari che potrebbero attenuare o compensare l'effetto della decurtazione del reddito pensionistico.

La presenza di una pensione ai superstiti

La prima questione  da valutare nell'economia dell'operazione è la titolarità di una pensione ai superstiti. Maria ad esempio è una lavoratrice del settore pubblico titolare di una pensione di reversibilità erogata in occasione della scomparsa del coniuge. La signora è in possesso dei nuovi requisiti per l'accesso alla pensione con opzione donna essendo nata entro il 31 dicembre 1961 ed avendo raggiunto 35 anni di contributi al 31.12.2019. Se andasse in pensione con opzione donna subirebbe una riduzione consistente del reddito pensionistico, al di sotto dei 20mila euro anziché 25 mila euro che potrebbe percepire se proseguisse il rapporto per altri due anni e andasse in pensione con la quota 100.

Tuttavia la signora percepisce una pensione di reversibilità che per la presenza di altri redditi da lavoro è stata decurtata dall'Inps in misura pari al 25% a causa dell'incumulabilità di questa con lo stipendio (TAB F Ln. 335/1995). Le pensioni ai superstiti, come noto, vengono defalcate del 25% se il titolare percepisce altri redditi al di fuori della pensione ai superstiti superiori a 3 volte il trattamento minimo del FPLD; del 40% se i redditi sono superiori a 4 volte l'indicato trattamento minimo e del 50% se i redditi splafonano le 5 volte il menzionato trattamento minimo. Ferma comunque la clausola di garanzia secondo la quale il trattamento derivante dal cumulo dei redditi con la pensione ai superstiti ridotta non può comunque essere inferiore a quello che spetterebbe allo stesso soggetto qualora il reddito risultasse pari al limite massimo delle fasce immediatamente precedenti quella nella quale si colloca il reddito posseduto.

Se Maria decidesse di non lasciare il servizio anticipatamente prederebbe un assegno più elevato mantenendo però la riduzione sulla pensione di reversibilità. Se lasciasse il servizio con opzione donna, invece, l'importo della pensione di reversibilità potrebbe essere erogato in misura piena essendo la pensione con opzione donna inferiore a 20mila euro annui. In questo caso, quindi, gran parte della riduzione subita con il passaggio al sistema contributivo potrebbe essere recuperata tramite l'eliminazione della quota di incumulabilità per redditi sulla pensione di reversibilità.

I termini di pagamento della buonuscita

Altra questione da considerare sono i termini di erogazione della buonuscita. Che chiaramente vale solo per il settore pubblico. Se Maria andasse in pensione con la quota 100, tra due anni, riceverebbe il TFS con un'attesa che può raggiungere anche i cinque o sei anni dato che il DL 4/2019 ha posticipato i termini di decorrenza dell'erogazione del TFS per i lavoratori del pubblico impiego che aderiscono a questa forma di pensionamento. Se invece chiedesse la pensione con opzione donna la buonuscita sarebbe corrisposta con un ritardo di 24 mesi + 90 giorni dalle dimissioni dal servizio. Dunque con termini più favorevoli.

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