Pensioni, Dal 2019 scatta lo sconto di cinque mesi per gravosi ed usuranti

Vittorio Spinelli Martedì, 09 Ottobre 2018
Ma manca ancora la procedura telematica Inps per attivare il beneficio. Ben 15 categorie di lavoratori saranno dispensati dal prossimo adeguamento alla speranza di vita Istat. 
Dal prossimo anno maestre d'asilo, conduttori di gru, ferrovieri , facchini, spazzini e operai agricoli potranno andare prima in pensione. A tali categorie di lavoratori (e alle altre appartenenti ai cosiddetti «lavori gravosi»), infatti, non si applica il programmato aumento di cinque mesi del requisito d'età per la pensione (vecchiaia e/o anticipata), decorrente dal prossimo 1° gennaio 2019. Dunque chi versa in una di tali condizioni dovrà farsi bene i conti. 

Gli esclusi dalla «speranza di vita»

Il prossimo adeguamento all'aspettativa di vita, il terzo, ci sarà dall'anno 2019 e sarà di ben cinque mesi; d'allora in avanti gli aumenti saranno biennali. Qui, però, è intervenuta la legge di Bilancio 2018, introducendo alcune deroghe con l'obiettivo di riconoscere alcune specificità ai mestieri più impegnativi e pesanti. Infatti il legislatore con tale intervento ha previsto l'esclusione dall'incremento della speranza di vita, come detto di 5 mesi e decorrente dal 1° gennaio 2019 in favore dei lavoratori dipendenti che svolgano da almeno 7 anni, nell'ambito dei 10 anni precedenti il pensionamento, una delle 15 professioni di cui all'allegato B alla legge Bilancio 2018 (si veda tabella sotto) e che siano in possesso di un'anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni. Per poter accedere al beneficio occorrerà non risultare titolari dell'ape sociale al momento del pensionamento. 

Usuranti

La dispensa dall'adeguamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e per la pensione anticipata interesserà anche le categorie dei lavori usuranti di cui al dlgs 67/2011 (es. addetti alla linea di catena, notturni con almeno 64 notti lavorate l'anno, eccetera) a condizione che gli interessati possano vantare un requisito minimo di 30 anni di contributi e che l'attività usurante sia svolta per almeno metà della vita lavorativa oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci prima del pensionamento. Per gli usuranti a ben vedere l'esenzione si aggiunge allo stop degli adeguamenti già previsti per il pensionamento con le quote di cui al Dlgs 67/2011 dalla legge di bilancio dell'anno scorso. Pertanto con questo intervento si irrobustiscono i benefici riservati a questa categoria di lavoratori. 

Effetti

La sospensione dell'adeguamento interessa sia il requisito previsto per la pensione di vecchiaia che quello per la pensione anticipata. In sostanza questi soggetti potranno sino al 31 dicembre 2020 continuare a pensionarsi: a) con 66 anni e 7 mesi di età unitamente a 30 anni di contributi (perchè con meno di 30 anni di contribuzione l'esenzione dalla speranza di vita non potrebbe scattare); b) con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne) a prescindere dall'età anagrafica. L'esenzione non interessa, invero, il requisito contributivo ridotto per i cd. lavoratori precoci (41 anni di contributi).

Modalità

Per ottenere la dispensa il decreto ministeriale dello scorso 18 aprile 2018 pubblicato in GU il 15 Giugno 2018 prevede che il lavoratore debba produrre un'apposita istanza telematica all'Inps corredandola con una dichiarazione del datore di lavoro comprovante i periodi di attività lavorativa svolta alle proprie dipendenze e la loro collocazione temporale (similmente a quanto accade per l'accesso all'ape sociale). Se il datore di lavoro non è più reperibile - ad esempio perchè ha cessato l'attività - e dunque non può rendere la dichiarazione predetta il lavoratore può produrre una autocertificazione attestante i periodi di attività lavorativa svolti (in tal caso sarà l'Ispettorato Nazionale del Lavoro a compiere le necessarie verifiche ispettive).

Alla data attuale, tuttavia, l'Istituto di previdenza non ha ancora fornito le istruzioni e messo a disposizione il canale per la presentazione della relativa istanza. Un ritardo che inizia a farsi sentire considerando l'avvicinarsi dell'anno nuovo. Tra i chiarimenti che l'Inps dovrà emanare c'è anche quello relativo alla valutazione del requisito dei 30 anni di contributi. In particolare dovrà essere specificato se il lavoratore possa far valere tutta la contribuzione versata a prescindere dalla gestione previdenziale presso la quale è stata accreditata, al pari di quanto previsto per l'accesso all'ape sociale. 



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