Poco e Male sulle Pensioni nella Legge di Bilancio 2023

Lunedì, 09 Gennaio 2023
Nonostante la situazione economica ci si aspettava di più sulla previdenza. «Quota 103» delude le aspettative di una promessa revisione della Legge Fornero ed Opzione Donna chiude praticamente i battenti.

Il 1° gennaio sono entrate in vigore le nuove norme sulla previdenza votate dal Parlamento alla fine dell’anno 2022. Come già succede da alcuni anni si è fatto ricorso al voto di fiducia per rispettare i tempi ed evitare l’esercizio provvisorio. È una bruttissima consuetudine, purtroppo ormai quasi consolidata, che non permette il giusto confronto parlamentare, con la maggioranza che stretta dalla necessità di approvare la legge di bilancio entro l’anno contingenta i tempi di discussione, propone un maxiemendamento votato in Commissione e costringe l’Aula al voto di fiducia. In questa occasione l’Esecutivo aveva delle ampie scusanti a causa delle votazioni politiche svoltesi alla fine di settembre ma, forse, per il futuro, sarà utile imporre delle date precise più stringenti alla presentazione della legge di bilancio per far sì che venga risolta anche questa anomalia.

Quest’anno, finalmente, sarà l’anno della riforma previdenziale che gli italiani aspettano da oltre dieci anni in sostituzione della troppo rigida legge Fornero e quello che tutti gli addetti ai lavori si augurano è che ci sia un iter autonomo scorporato dalla legge di bilancio, che la legge sia approvata entro l’estate in modo che l’INPS abbia il tempo per diramare le circolari esplicative per far sì che le nuove norme siano valide dal 1/1/2024.  

Per quest’anno, invece, come già ampiamente previsto, l’Esecutivo in ambito previdenziale è intervenuto in maniera molto limitata, peggiorando se possibile, quanto non fatto dal precedente governo Draghi. Dei tre istituti in scadenza, infatti, Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna, che la Premier Meloni durante il suo discorso di insediamento del Governo aveva affermato di voler rinnovare, solamente l’Ape Sociale è stata mantenuta identica all’anno precedente; Quota 102 è diventata Quota 103 e Opzione Donna è stata, in pratica, cancellata.

La “Quota 103” (41 anni contributi + 62 di età), valida per il solo 2023 contiene il limite che l’importo dell’assegno non potrà eccedere cinque volte il trattamento minimo previsto (circa 2.100 € nette mensili) fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinamentale con la ciliegina sulla torta che chi ha già raggiunto i requisiti minimi per il pensionamento ma optasse di rimanere sul posto di lavoro avrà si un incremento in busta paga del 9,16% che però non farà aumentare, in seguito, l’assegno previdenziale.

Peggior sorte è toccata ad Opzione Donna che sembra un’Ape Sociale Donna dove l’accesso al pensionamento, aumentato di due anni d’età rispetto all’anno precedente, viene diminuita solo a donne con figli e dove la possibilità di pensionarsi è consentita solamente alle donne che assistano un convivente con handicap grave da almeno sei mesi, oppure siano loro stesse dichiarate invalide almeno al 74% o ancora siano state licenziate o siano dipendenti da imprese dichiarate in stato di crisi

Infine, ma non meno importante, per contenere i costi è stato modificato il sistema delle perequazioni delle pensioni salvaguardando al 100% dell’inflazione solamente quelle fino a 1.600 € nette, tagliando la rivalutazione completa dell’assegno proprio al ceto medio che, di fatto, sostiene il peso maggiore delle imposte in Italia, motivazioni per le quali possiamo affermare che l’inizio del nuovo Governo sui temi previdenziali, al di là di quanto affermato in campagna elettorale, non è stato proprio dei migliori.

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