Pensioni

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Il Progetto Trasparenza sulla condizione pensionistica, la cd. "busta arancione" potrebbe essere giunto ai nastri di partenza. Il Progetto, com'è noto, intende fornire un documento sui contributi versati e la stima della pensione futura. Kamsin Secondo fonti vicine al Dicastero di Via Veneto, l'Inps avrebbe in programma l'invio, già nel corso del 2014 in via sperimentale ad alcune categorie di lavoratori dipendenti, il documento contenente le informazioni sulla posizione previdenziale: contributi versati, tempi previsti per la decorrenza dell’assegno pensionistico, stima dell’importo pensionistico, mediante il calcolo on line.

L'Inps ha già inviato i codici per avere una visione dei contributi versati ed una stima della pensione ad un campione di lavoratori vicini alla pensione, ma come pensabile, la gran parte di essi non conosce quale potrà essere il futuro trattamento pensionistico. Si ricorda che la riforma Fornero ha adottato per tutti i lavoratori il criterio contributivo (calcolo della pensione sui reali versamenti effettuati per i periodi successivi al 31 Dicembre 2011) che opererà pro-quota con il precedente criterio retributivo (calcolo della pensione sulla media delle ultime retribuzioni).

Il documento contenuto nella Busta arancione comporterà  una maggiore consapevolezza della propria posizione e permetterà di stimare se il proprio tenore di vita al momento del pensionamento potrà avere dei cambiamenti.  

Questa analisi dovrebbe dare un impulso allo sviluppo della previdenza complementare, che potrà colmare il gap  delle minori disponibilità create dalla futura pensione. Da tener conto che l’ incidenza della pensione integrativa avrà un peso  se attuata con un certo anticipo sulla data di fine lavoro e con il versamento di determinati importi – se possibile !!- che possano bilanciare le minori rendite attuali.

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Quando è possibile andare in pensione con la nuova Riforma Fornero? A quanto ammonta la penalizzazione? Con la Riforma Fornero del 2011 è cambiata la previdenza per milioni di lavoratori italiani che oggi si trovano alle prese con l'allungamento dell'età pensionabile ed assegni mediamente piu' leggeri rispetto al passato. Kamsin E l'incognita speranza di vita che comporterà un ulteriore dilatazione nell'accesso alla pensione.

Da quest'anno, ad esempio, sono stati ridefiniti i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici. Com'è noto infatti, ai sensi della legge 214/2011, per le lavoratrici del settore privato è stato previsto un innalzamento graduale dell’età pensionabile, a partire dal 2012 e per gli anni successivi in modo da parificare, entro il 2018, i requisiti a quelli vigenti per gli uomini e per le donne del pubblico impiego. I requisiti per la pensione di vecchiaia sono fissati in 62 anni per le lavoratrici dipendenti la cui pensione è liquidata a carico dell’Ago e delle forme sostitutive della stessa, dal 1˚ gennaio 2012; a 63 anni e sei mesi a decorrere dal 1˚ gennaio 2014, a 65 anni a decorrere dal 1˚ gennaio 2016 e 66 anni a decorrere dal 1˚ gennaio 2018. Per le autonome (Ago e gestione separata) i requisiti sono pari a 63 anni e 6 mesi dal 1˚ gennaio 2012. Tale requisito anagrafico è fissato a 64 anni e 6 mesi a decorrere dal 1˚ gennaio 2014, a 65 anni e 6 mesi a decorrere dal 1˚gennaio 2016 e a 66 anni a decorrere dal 1˚ gennaio 2018.

Per tenere sotto controllo tutte queste novità Pensioni Oggi ha realizzato un programma apposito "Calcola quando si va in pensione" per aiutare gratuitamente i lettori a comprendere quando potranno effettivamente andare in pensione: il programma, disponibile a questo indirizzo, consente di verificare rapidamente la piu' vicina data di pensionamento (vecchiaia o anticipata) tenendo conto dell'applicazione della stima di vita.

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Ad ottobre quando il governo dovrà effettuare la spending review, il cuore della politica economica del governo, il capitolo previdenza dovrebbe essere al sicuro da un nuovo intervento restrittivo. L'esecutivo ha infatti in programma una riduzione delle uscite di 17 miliardi nel 2015 e di 32 miliardi nel 2016. Kamsin Il commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, fin dallo scorso marzo ha fornito l'elenco dettagliato delle voci dove intervenire. Basti pensare ai 2 miliardi e mezzo di tagli suggeriti sulla spesa previdenziale e sanitaria del 2015 che prevede una stretta sulle indicizzazioni, sulle reversibilità, sulle indennità di accompagnamento, contributo sulle pensioni più alte, che diventerebbero addirittura 8,5 nel 2016. Renzi, com'è noto, si è opposto agli inizi dell'anno ad un nuovo intervento restrittivo (pur aprendo alla possibilità di un contributo di solidarietà sulle pensioni) ed il lavoro di Cottarelli è stato messo nel cassetto.

Meno ostacoli politici incontrano invece le proposte che mirano a tagliare l'anno prossimo di 2,2 miliardi (3 miliardi nel 2016) i trasferimenti alle imprese da parte dello Stato e delle Regioni e di 1,8 miliardi (3,5 nel 2016) quelli alle società locali partecipate e al trasporto ferroviario. Ma si tratta di tagli che nessun governo è mai riuscito a fare. Sul debito, il governo dovrebbe come minimo ridare slancio a privatizzazioni e dismissioni immobiliari per confermare l'obiettivo di un incasso di 11 miliardi di euro  all'anno, dal 2014. Ma forse non basta. Di qui il fiorire di ipotesi tecniche su operazioni choc di abbattimento del debito attraverso la costituzione di un fondo patrimoniale dello Stato che emetterebbe obbligazioni.

Un altro fronte che potrebbe essere tagliato è quello delle agevolazioni e deduzioni fiscali. Possibile una stretta sulle spese veterinarie e quelle per i funerali. È comunque certo che i bonus che in qualche modo sono parte integrante del welfare italiano non verranno minimamente sfiorati. Si tratta delle detrazioni da lavoro e pensione che valgono quasi 38 miliardi (per 36 milioni di contribuenti). E non corrono rischi neppure le detrazioni per i familiari a carico per un valore di oltre 10 miliardi (3,5 per il coniuge e 6,7 per i figli). Più a rischio le spese sanitarie ( 2,3 miliardi per 14 milioni di contribuenti ), nel senso che potrebbe essere operata una selezione gra- duata in base al reddito. Tra le voci in discussione potrebbero rientrare le deduzioni per i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori (4,3 miliardi per quasi 12 milioni di contribuenti) e le spese per mutui e assicurazioni: sconti di quasi 2 miliardi. Contano poco invece voci come quelle per l'istruzione (300 milioni per 2 milioni cittadini) o per lo sport dei figli (55 milioni ).

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L'Inps ha avviato la spedizione delle comunicazioni che certificano la possibilità di fruire della salvaguardia ai lavoratori interessati alla “c.d. salvaguardia dei 2500”, ex art. 11 bis del Dl 101/2013. Kamsin E' quanto apprende la redazione di Pensioni Oggi che ha avuto modo di visionare alcune lettere pervenute agli interessati dalla sede Inps centrale. Le procedure interessano coloro che hanno raggiunto un diritto a pensione, con le vecchie regole, entro il 31 Agosto 2012, per una platea complessiva di circa 1200 soggetti. Il criterio ordinatorio è rappresentato dalla prossimità al raggiungimento dei requisiti per il perfezionamento del diritto al primo trattamento pensionistico utile (come precisato dal messaggio inps 522/2014, punto 1.2.2).

L'istituto di previdenza ha tuttavia precisato che proseguiranno le verifiche delle posizioni di quei lavoratori che, nel corso dell’anno 2011, per l’assistenza a portatori di handicap in situazione di gravità, hanno fruito del congedo straordinario retribuito o dei permessi mensili retribuiti. 

Concluse le operazioni di monitoraggio, saranno inviate le lettere di certificazione agli ulteriori soggetti che si collocheranno in posizione utile in graduatoria. 

Ad ogni modo, come la norma prevede, le pensioni liquidate non potranno avere decorrenza anteriore al 1° gennaio 2014. 

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Esodati, Inps: ancora aperte le verifiche sulla quarta salvaguardiaZedde

Tornano in discussione le delibere delle Casse di previdenza privata che hanno decurtato le pensioni senza rispettare in modo rigido il principio del pro rata, non considerando, cioè, quanto maturato fino a quel momento. Kamsin E' questo l'effetto della sentenza 17892/2014 della Corte di cassazione nel decidere su un ricorso che vedeva contrapposta la Cassa Ragionieri ed un proprio iscritto. 

I giudici della Suprema Corte non hanno infatti riconosciuto come norma di interpretazione autentica la "clausola di salvaguardia", contenuta nella legge di Stabilità per il 2014. La legge 147/2013 aveva infatti legittimato, con effetto retroattivo, le delibere delle Casse Professionali che avevano ridotto i trattamenti previdenziali degli assicurati per rispettare le esigenze di bilancio. Ad essere bocciato dai giudici di Piazza Cavour è proprio l'effetto retroattivo, proposto dal legislatore, che farebbe salve le delibere peggiorative delle rendite previdenziali emesse dagli enti prima del 2007, delibere che ora tornano dunque in discussione.

"La norma, che deriva dalla legge di interpretazione autentica può dirsi costituzionalmente legittima innanzitutto qualora si limiti ad assegnare alla disposizione interpretata un significato già in essa contenuto, riconoscibile come una delle possibili letture del testo originario" spiega la Cassazione. "Viene riconosciuta legittimità ed efficacia con effetto retroattivo, a distanza di oltre 10 anni, a delibere peggiorative di una sola categoria di assicurati, i pensionati, in contrasto con quanto affermato dal giudice delle leggi circa il rispetto generale del principio di ragionevolezza, che pure deve guidare i provvedimenti che introducono, in qualche forma, una disparità di trattamento".

Secondo Andrea Camporese, presidente Adepp (l'Associazione che riunisce 19 enti previdenziali privatizzati) "l tema è delicato e complesso e pone una questione prospettica di notevole rilievo perché si tratta di tenere insieme tre componenti: il patto dei diritti acquisiti; la necessità dell'equità intergenerazionale, ancor più rilevante a fronte di redditi bassi e discontinui; la sostenibilità prospettica dei sistemi. Noi vorremmo poter determinare i nostri sistemi tenendo presente tutti questi fattori con l'attenzione agli interessi di tutti. Sulla decisione della Corte non posso dire nulla, però il tema non scompare perché l'evoluzione dei sistemi previdenziali, che hanno virato verso il contributivo, e le modificazioni del mercato del lavoro pongono una domanda importante che non potremo evitare in futuro". 

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Con l'approvazione definitiva del Dl 90/2014 l'impianto complessivo della Riforma Fornero non è stato cambiato. La pensione anticipata resta conseguibile al perfezionamento di 41 anni e 6 mesi di contributi (42 anni e 6 mesi per gli uomini). Kamsin La pensione di vecchiaia è ottenibile al perfezionamento di 66 anni e 3 mesi per gli uomini del settore privato e pubblico (e lavoratrici del settore pubblico); 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici del settore privato; 64 e 9 mesi per le autonome.

Per i dipendenti pubblici viene introdotta tuttavia la facoltà alle Pa di risolvere il rapporto di lavoro al compimento del 62esimo di età (65 anni per i medici) qualora il lavoratore abbia raggiunto la massima anzianità contributiva. In altri termini l'amministrazione potrà unilateralmente mandare a casa, con una decisione motivata, chi ha raggiunto i 42 anni e 6 mesi di contributi (41 anni e 6 mesi per le donne), dirigenti compresi. L'altra innovazione del Dl Madia, sul comparto pubblico, è l'abolizione definitiva dei trattenimenti in servizio a partire dal 31 Ottobre 2014, una novità che nei fatti può comportare una breve anticipazione dell'età pensionabile.

Il decreto invece non tocca l'adeguamento periodico alla stima di vita. Pertanto resta confermato dal prossimo triennio 2016-2018 l'incremento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia e di quelli contributivi per la pensione anticipata. Adeguamento che, si stima, sarà pari a 4 mesi. Questo significa che, ad esempio, dal 1° gennaio 2016 per la pensione anticipata saranno richiesti 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Confermato anche il sistema di penalizzazioni che colpisce i lavoratori che accedono alla pensione anticipata prima del 62esimo anno di età. Qualora si chieda la pensione anticipata prima dei 62 anni di età, l'assegno viene corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari all'1% per ogni anno di anticipo, percentuale che sale al 2%, per ogni anno di anticipo che supera i 2. Ad esempio se si richiede la pensione anticipata dopo aver raggiunto i 42 anni a 60 anni, si riscuoterà, per la quota di pensione calcolata con il sistema retributivo (riferito all'anzianità accumulata sino a tutto il 2011), un assegno decurtato del 2%. Se invece la si richiede a 59 anni di età la decurtazione sale al 4%.

Il Dl 216/2011, approvato subito dopo la riforma Fornero, esclude dall'applicazione delle riduzioni percentuali i trattamenti liquidati in favore di coloro che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017. Ciò a condizione che il possesso del requisito, derivi da: prestazione effettiva di lavoro; periodi di astensione obbligatoria per maternità, assolvimento degli obblighi di leva, infortunio o malattia; periodi di cassa integrazione ordinaria; astensione dal lavoro per la donazione di sangue; congedi parentali di maternità e paternità; congedi e permessi con riferimento a persone con handicap in situazione di gravità. Nel passaggio alla Camera della riforma Madia era stato approvato un emendamento che escludeva dalle penalizzazioni anche chi raggiungeva il requisito dei 42 anni con l'aiuto della contribuzione figurativa, da riscatto (laurea ad esempio) o da contribuzione volontaria. Dopo la bocciatura della Ragioneria generale, e l'approvazione definitiva del provvedimento, le penalizzazioni restano alle condizioni sopra descritte. Su questo fronte ci si aspettava un maggiore coraggio da parte del governo.

Nulla di nuovo anche per quanto riguarda l'opzione donna. Le donne che vogliono andare in pensione con le vecchie regole — ossia a 57 anni di età con 35 di contributi (58 anni se lavoratrici autonome) — possono continuare a farlo, in via eccezionale sino al 2015, scegliendo un trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo a condizione che la finestra si apra entro e non oltre il 31.12.2015.

Riforma Pensioni, stop al trattenimento in servizio nella scuolaZedde

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