Pensioni

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Le imprese non assumono, ci ha ricordato giustamente Marchionne. Noi ribadiamo che una delle cause della disoccupazione dei giovani è la mancanza di turnover. Kamsin Finché i padri saranno costretti a lavorare fino a 67 anni, i figli ed i nipoti resteranno fuori dai cancelli delle fabbriche. Per questo dobbiamo correggere la “riforma” Fornero ed introdurre un criterio di flessibilità nel sistema previdenziale che consenta, per chi ha almeno 35 anni di contributi, di andare in pensione a partire dai 62 anni di età. E' quanto ha ribadito il Presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano in una intervista raccolta dall'Ansa. 

L'idea di un intervento sulle pensioni è stata rilanciata nei giorni scorsi anche dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che si è detto disponibile all'introduzione di elementi di maggiore "flessibilità" in uscita, almeno per quanto riguarda i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. L'attesa è tutta per la prossima legge di stabilità quando il governo metterà nero su bianco le risorse disponibili e gli interventi finanziabili. In ogni caso non sembra ci sia spazio ad ulteriori tagli, soprattutto sulle pensioni d'oro e d'argento.

Damiano ricorda anche che per far riprendere l’economia "occorrono più investimenti ed un maggiore potere d’acquisto delle famiglie. Gli 80 euro vanno nella giusta direzione e devono essere consolidati ed estesi. Per i nuovi cantieri il Governo, accanto alle risorse impiegate, indichi quanti saranno i nuovi posti di lavoro. Sarebbe un segnale di speranza per un Paese in difficoltà. Alle imprese va diminuito in modo strutturale il costo del lavoro per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, attraverso un abbattimento dell’IRAP". 

Ed è proprio sulle tasse che il governo sta lavorando. L'obiettivo del medio termine è quello aggiungere risorse non solo tramite tagli di spesa, ma sempre più dalla lotta all'evasione. L'idea sarebbe di utilizzare ogni anno tutte le somme recuperate dagli evasori per finanziare il «fondo taglia tasse» creato proprio dal decreto Irpef, magari inserendo nelle buste paga una voce ad hoc «introiti da lotta all'evasione». 

Cambiamenti in arrivo anche per quanto riguarda il rapporto tra Fisco e cittadini. Dal prossimo anno infatti arriverà il 730 precompilato per dipendenti e pensionati. I prossimi passi «dell'umanizzazione» del Fisco ci saranno con la delega fiscale, altro provvedimento che da tempo giace nei cassetti del ministero dell'Economia. Le sanzioni saranno riviste, punizioni esemplari per chi froda il Fisco, ma mano leggera per chi fa errori formali e magari è stato sempre un contribuente fedele. Sempre sul fronte delle tasse qualche ulteriore buona notizia potrebbe arrivare anche per le imprese. Dopo i 2,3 miliardi per la riduzione dell'Irap, potrebbero arrivare altri interventi sul cuneo fiscale, magari attraverso una fiscalizzazione dei contributi all'Inps.

Riforma Pensioni, nodi irrisolti dopo lo Sblocca Italia

Pensioni Quota 96, nel Cdm non passa la misuraZedde

Gli avvocati non iscritti alla cassa Forense hanno 90 giorni di tempo per cancellarsi dall'albo professionale. Altrimenti scatta l'iscrizione d'ufficio alla Cassa.

Kamsin I 50mila legali non iscritti alla Cassa Forense perché hanno un reddito inferiore ai 10.300 euro, avranno 90 giorni di tempo per cancellarsi dall'albo professionale. Altrimenti per loro scatterà l'iscrizione retroattiva a partire dal 1° gennaio 2014.

Sono questi i primi effetti della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» del Regolamento attuativo dell'articolo 21 della legge 247/2012 che detta le condizioni agevolate per l'iscrizione dei professionisti legali iscritti all'Albo professionale. 

Il nuovo regolamento obbliga infatti, anche a chi ha un reddito inferiore alla soglia di 10.300 euro, di versare alla Cassa Forense un contributo minimo soggettivo dimezzato, circa 700 euro all'anno (più 150 di contributo di maternità) nei primi sei anni; contributo che poi sale a 1.400 euro per i successivi due anni. In tutto 8 anni di regime avegolato a cui tuttavia verranno riconosciuti solo sei mesi di anzianità contributiva ai fini previdenziali. Una volta terminato il periodo agevolato gli iscritti dovranno versare alla cassa almeno 3.600 euro all’anno (2780 euro di contributo minimo soggettivo, 700 euro di contributo integrativo e 150 per la maternità). Ammessa comunque la possibilità di versare contributi aggiuntivi, qualora le condizioni economiche lo permettano, per recuperare la contribuzione annuale dimezzata versata durante il periodo "agevolato".

Il Regolamento riguarda anche i professionisti che hanno il titolo di avvocato ma svolgono altre attività: i commercialisti come i consulenti del lavoro non potranno più scegliere tra una cassa o l'altra, ma manterranno la doppia iscrizione versando a ciascun istituto i relativi redditi.

Il presidente della Cassa Forense Nunzio Luciano ha precisato che a brevissimo partiranno le lettere per chiedere di esercitare l'opzione. «Chi non vuole entrare – sottolinea Luciano – avrà 90 giorni per comunicarci l'intenzione di cancellarsi anche dall'albo; in assenza procederemo con l'iscrizione d'ufficio. Naturalmente faremo delle verifiche per appurare che la rinuncia all'albo ci sia stata. Procederemo poi a recuperare i crediti per chi, pur iscritto alla cassa, non verserà i contributi». Le condizioni agevolate offrono una possibilità di salvezza anche a 30mila legali già iscritti alla Cassa ma a rischio cancellazione perché non raggiungono il reddito previsto.

Zedde

Il Decreto Legge approvato ieri dal Cdm non affronta i temi caldi in materia previdenziale. Salta la deroga per i quota 96 della scuola. Rifinanziata la Cassa Integrazione in Deroga.

Kamsin Non ci sono misure particolari sul fronte previdenziale nel decreto legge "sblocca Italia" approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. Sino alla settimana scorsa si sperava di assaggiare un anticipo dei provvedimenti attesi per la legge di stabilità quando, secondo le dichiarazioni del Ministro Poletti, si dovrebbe intervenire per temperare alcune criticità della Riforma Fornero. Risorse permettendo. A bocca asciutta sono rimasti in particolare i 4 mila tra docenti e personale Ata della scuola che attendevano, dopo un tira e molla che dura da oltre un anno, la possibilità di accedere alla pensione in deroga alla disciplina vigente.

Nonostante la manifestazione di ieri a Roma che ha visto in prima fila i quota 96 della scuola Renzi non affrontato la vicenda. Anzi. Il Cdm ha del tutto stralciato il pacchetto sulla scuola, rinviandolo a mercoledì prossimo. Ma anche in tale occasione le speranze di vedere ripresentata la deroga sono ridotte al lumicino. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro dell'istruzione Stefania Giannini, ha annunciato che la misura non sarà discussa dall'esecutivo. Restano pertanto tutte sul tavolo le problematiche sulle pensioni.

Il decreto approvato ieri contiene tuttavia una importante novità per quanto riguarda la Cig in deroga. Il provvedimento ha stanziato, secondo quanto risulta dalle bozze entrate nel consiglio dei ministri, 728 milioni di euro. Ma per recuperare risorse da destinare alla Cassa integrazione in deroga, il governo è stato costretto a tagliare altri stanziamenti. È stato, per esempio, completamente azzerato il «bonus Letta» per finanziare le assunzioni a tempo Indeterminato di giovani tra i 18 e i 29 anni.

Quasi 300 milioni di euro, poi, saranno presi dal contributo integrativo dello 0,30 per cento che viene versato all'Inps e il cui scopo, almeno fino ad oggi, era quello di finanziare un fondo rotativo per facilitare l'accesso al Fondo sociale europeo e al Fondo regionale europeo.

Pensioni Quota 96, Damiano: Renzi ci dica cosa vuole fare

Riforma pensioni, ecco le novità di SettembreZedde

A causa della mancata adozione del relativo regolamento di armonizzazione il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico mantiene i requisiti pensionistici previgenti alla Riforma del 2011.

Kamsin Il comparto difesa e sicurezza continua a beneficiare delle vecchie regole di pensionamento. Il decreto legge 201/2011, allo scopo di assicurare un processo di incremento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento anche ai regimi per i quali erano previsti età diverse da quelle vigenti nell'assicurazione generale obbligatoria, aveva infatti stabilito che ciò avvenisse tramite un regolamento da emanare entro il 31 ottobre 2012, tenendo conto delle obiettive peculiarità ed esigenze dei settori di attività, nonché dei rispettivi ordinamenti.

Regolamento tuttavia che, ad oggi, non è stato ancora emesso per il comparto difesa e sicurezza. Da ciò deriva che nei confronti del personale appartenente a Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato, Polizia penitenziaria, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco continuano a trovare applicazione i requisiti vigenti fino al 31 dicembre 2011 a cui tuttavia, per effetto della riforma  devono essere adeguati con la speranza di vita (+3 mesi dal 2013) e continuano ad essere interessati dalla finestra mobile (almeno di 12 mesi) come recita il messaggio inps 545/2013.

La Pensione di Vecchiaia - Anche quest'anno dunque la pensione di vecchiaia per il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico si perfeziona al raggiungimento dell'età anagrafica massima per la permanenza in servizio prescritta dai singoli ordinamenti variabile in funzione della qualifica del grado (nella maggior parte l'età della permanenza massima in carica si attesta a 60 anni e con alcune eccezioni sino a 65 anni) congiuntamente al requisito contributivo previsto per la generalità dei lavoratori, 20 anni di contributi.

Il requisito anagrafico non viene adeguato agli incrementi della speranza di vita nell'ipotesi in cui al compimento di detto limite di età risultino già soddisfatti i requisiti prescritti per il diritto a pensione (di anzianità). In caso contrario il requisito anagrafico previsto per l'accesso al pensionamento di vecchiaia deve essere incrementato di 3 mesi (per il periodo 2013-2015) ed il personale militare conseguirà la decorrenza del trattamento pensionistico trascorso il periodo di finestra mobile come fissato dall'articolo 12, commi 1 e 2 della legge 122/2010. 

Laddove la decorrenza della pensione non sia immediata, il dipendente sarà inoltre mantenuto in servizio fino all'accesso al trattamento pensionistico.

La pensione di anzianità - Per quanto riguarda la pensione di anzianità gli appartenenti al comparto in questione possono accedere al trattamento anticipato al perfezionamento dei seguenti requisiti: 

- raggiungimento di una anzianità contributiva di 40 anni e 3 mesi indipendentemente dall'età anagrafica;

 - raggiungimento di una anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e con unità di almeno 57 anni e 3 mesi;

 - raggiungimento della massima anzianità contributiva corrispondente all'aliquota dell'80 per cento a condizione che essa sia stata perfezionata entro il 31 dicembre 2011 (attesa l'introduzione del contributivo pro rata dal primo gennaio 2012) ed in presenza di un età anagrafica di almeno 53 anni e 3 mesi.

 Anche per le pensioni di anzianità resta fermo il regime delle decorrenze stabilito dall'articolo 12 della legge 122/2010.

Coloro che accedono con il requisito dei 40 anni di contribuzione indipendentemente dall'età anagrafica (adeguato agli incrementi della speranza di vita a partire il primo gennaio 2013) scontano un ulteriore posticipo di un mese se i requisiti sono maturati nel 2012; di due mesi se sono maturati nel 2013; di 3 mesi se sono maturati a decorrere dal 2014 (ai sensi di quanto disposto dall'articolo 18 comma 22 ter del DL 98/2011).

Inoltre anche a queste categorie di lavoratori  dal 1° gennaio 2012  si applica la quota contributiva in relazione alle anzianità contributive maturate a decorrere da tale data, anche se al 31 dicembre 1995 potevano vantare almeno 18 anni di contributi e quindi rientravano in un sistema retributivo.

Il Ministro smentisce l'ipotesi di un prelievo aggiuntivo sulle pensioni di importo medio-alto per finanziare gli interventi in favore degli esodati.

Kamsin Nella legge di Stabilità non ci sarà «nessun intervento sulle pensioni». Lo ha assicurato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dicendo di essere stato «frainteso» quando in un'intervista aveva ipotizzato un contributo di solidarietà sulle pensioni di medio importo. Poletti, parlando al meeting di Cl a Rimini, ha spiegato che il suo era un ragionamento «in linea di principio», non certo «un progetto concreto» del governo. Per quanto riguarda il Jobs Act, poi, il ministro ha escluso «una scazzottata sull'articolo 18», perché è l'errore fatto in passato, quando «non abbiamo combinato niente: tante legnate ma risultati zero». La riforma del lavoro può essere migliorata, ma la rotta resta quella di «un disegno organico, di un approccio complessivo».

L'ipotesi di Poletti era quella di inserire un contributo di solidarietà sulle pensioni medio alte (soglia però mai indicata ufficialmente) per finanziare gli interventi sulla Riforma Fornero. Interventi che ora, complice anche il peggioramento dei conti pubblici, sono  piu' a rischio. Non a caso la vicenda dei quota 96 della scuola è slittata a data da destinarsi. Sugli esodati, come già anticipato da Pensioni Oggi, il Ministro Poletti aveva indicato di voler inserire, con la legge di stabilità, una soluzione strutturale. Le ipotesi sono prevalentemente due: pensionamenti flessibili a 62 anni e 35 di contributi con una penalità (proposta Damiano-Baretta) oppure il prestito pensionistico, un'ipotesi che sostiene il reddito dei lavoratori maturi che a 4 o 5 anni dalla pensione dovessero perdere il posto.

Lo schema prevede che a questi lavoratori, che avrebbero difficoltà a trovare una nuova occupazione, vada dopo i due anni di indennità di disoccupazione (l’Aspi), un assegno di circa 750 euro al mese per il periodo necessario a maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia. Una volta in pensione il lavoratore restituirebbe a rate quello che è di fatto un anticipo della pensione. Insomma una sorta di prestito previdenziale. La perdita sarebbe intorno al 5-6 per cento dell’assegno mensile. Un’operazione che allo Stato costerebbe circa 500-600 milioni l’anno. E ci sarebbe anche un contributo da parte delle aziende interessate per evitare che in questo modo possano surrettiziamente riemergere i prepensionamenti.  Sempre che non ci sia l'ennesimo dietrofront.

Pensioni Quota 96, governo orientato ad un "no"

Riforma Pensioni, resta la penalizzazione per amianto ed invalidiZedde

Il sottosegretario difende la posizione dell'Inps secondo la quale le lavoratrici devono aver scontato il periodo di finestra mobile entro il 31 dicembre 2015 per accedere al regime sperimentale.

Kamsin E' a tutti nota la vicenda che vede contrapposta l'Inps e le lavoratrici che da settembre 2014 matureranno i requisiti anagrafici e contributivi utili per esercitare l'opzione donna. La legge 243/2004 (articolo 1, comma 9) ha stabilito infatti che fino al 31 dicembre 2015 le lavoratrici possono conseguire il diritto all'accesso al trattamento pensionistico con i requisiti agevolati (57 anni e 35 di contributi) con la prestazione calcolata però con il sistema contributivo.

L'istituto di previdenza tuttavia, con la circolare Inps 35/2012, ha precisato che tale data va intesa quale termine ultimo entro cui deve considerarsi aperta la finestra mobile (12 mesi per le dipendenti, 18 per le autonome). Senza contare che, al requisito anagrafico (58 anni per le autonome e 57 per le dipendenti) dal 2013 si applica la maggiorazione di 3 mesi per l'adeguamento alla speranza di vita. Di conseguenza per le lavoratrici autonome il tempo utile per sfruttare questa possibilità è già scaduto, mentre per le dipendenti del settore privato e del pubblico impiego il termine è prossimo allo spirare.

Se da settembre dunque migliaia di lavoratrici potrebbero avviare decine di ricorsi per vedersi annullata la Circolare in questione, il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova ha precisato che l'interpretazione dell'Inps in realtà è coerente con la legge 243/2004. Ciò in quanto "la legge prevede che entro il 31 dicembre 2015 il governo verifica i risultati della predetta sperimentazione al fine di una sua eventuale prosecuzione. Quindi nel 2015 il quadro deve essere completo e di conseguenza sono ammesse all'opzione solo le lavoratrici che maturano la decorrenza entro quell'anno. In caso contrario le interessate potrebbero presentare domanda anche nel 2016, rendendo impossibile chiudere la sperimentazione nei termini previsti" ha indicato il sottosegretario nel corso dell'audizione alla Camera lo scorso Giugno.

La questione tuttavia è tutt'altro che chiusa. In favore delle lavoratrici infatti si era schierato nei mesi scorsi il Parlamento approvando una mozione con cui impegnava l'esecutivo a rivedere la posizione "restrittiva" dell'Inps sulla vicenda per rendere fruibile la sperimentazione fino a tutto il 2015 (inteso quale termine per la maturazione dei requisiti e non la decorrenza). Ma il tentativo parlamentare di annullare l'interpretazione dell'istituto nazionale di previdenza non ha, sino ad oggi, sortito alcun effetto. Secondo Bellanova infatti non sono state trovate le necessarie coperture finanziarie per accogliere le richieste parlamentari.

Nelle ultime settimane c'era stato anche un tentativo da parte del Ministro Marianna Madia di estendere il regime sperimentale sino al 2018 in favore, peraltro, dei lavoratori uomini, con il ddl delega sulla Riforma della Pubblica Amministrazione. La misura tuttavia è stata stralciata dal testo che il governo ha presentato in Senato.

Pensioni Quota 96, governo orientato ad un "no"

Opzione Donna, rischio valanga di ricorsi contro l'InpsZedde

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