Pubblico Impiego

Pubblico Impiego

Il riordino della pubblica amministrazione passa anche dalla trasparenza e dagli open data. Intesi nel senso più ampio del termine.

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Il primo atto dell'attività di semplificazione e di digitalizzazione che il governo Renzi conta di mettere in campo sarà l'attribuzione di un'identità digitale unica a ogni cittadino. Tutti avranno un Pin unico per accedere ai servizi pubblici digitali superando in questo modo l'attuale frammentazione tra procedure delle diverse Pa. Ci vorrà almeno un anno per ammissione dello stesso presidente del Consiglio: «Il Pin unico ha un tempo di attuazione in via definitiva di almeno un anno – ha spiegato Matteo Renzi– non lo fai dalla mattina alla sera».

Il calendario parte però a giugno quando si avvieranno le prime sperimentazioni. Oltre al Pin unico per i cittadini, nella lettera che i dipendenti pubblici riceveranno nelle prossime settimane, alla voce open data, compare la dematerializzazione dei documenti amministrativi e la loro pubblicazione sul web, accessibile a tutti. Accanto agli interventi di trasparenza vera e propria dei dati in possesso delle amministrazioni pubbliche, come potrebbe essere quello di mettere online tutte le informazioni contenute nel Siope e di unificare e rendere interoperabili le banche dati di enti e società partecipate, c'è anche una spinta sulla tracciabilità delle risorse gestite dai sindacati, che saranno chiamati a rendicontare sul web ogni spesa.

Per Renzi poi si dovrà procedere all'unificazione e standardizzazione della modulistica in materia di edilizia ed ambiente; procedere ad una «concreta attuazione del sistema della fatturazione elettronica» per tutte le Pa e accelerare la riforma fiscale e le relative misure di semplificazione.

La Madia apre le porte ai prepensionamenti dando alle amministrazioni pubbliche uno strumento operativo per attivare i pensionamenti anticipati come strumento principale della riduzione dei costi del personale e della riorganizzazione.

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In attesa di conoscere i provvedimenti del prossimo Consiglio dei ministri di metà Giugno a partire dalla «staffetta generazionale» adombrata nei 44 punti nei quali si articola la proposta di riforma complessiva della Pubblica amministrazione, la Madia ha pubblicato la Circolare della Funzione Pubblica 4/2014 in cui torna a fissare le condizioni per fruire dei prepensionamenti introdotti dal Governo Monti nel 2012. Con un chiaro avvertimento: "Il «prepensionamento» nella p.a. non può essere utilizzato come strumento per eludere la disciplina generale riformata col dl 201/2011, convertito in legge 214/2011" mentre deve essere utilizzato come "uno dei mezzi principali per riassorbire le eccedenze di personale derivanti dalla riduzione delle dotazioni organiche, oppure dalla redazione di piani di ristrutturazione dovuti a ragioni funzionali o finanziarie, dai quali scaturisce la conseguenza di una riduzione della spesa di personale".

La circolare, allo scopo di chiarire la fattispecie, stabilisce che per «prepensionamento» si intende la «risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro del personale in soprannumero o eccedentario nelle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, individuato in esubero, per il quale è prevista l’ultrattività (fino al 31 dicembre 2016)» del trattamento pensionistico antecedente alla riforma Fornero del 2011.

Deve pertanto sussistere una relazione simbiotica tra il pensionamento anticipato e la condizione di «esubero», cioè l'individuazione nominativa del personale che, per effetto dei tagli alle dotazioni organiche dovuti alle riorganizzazioni, risulti in soprannumero o in eccedenza. Secondo la Circolare della Madia, il prepensionamento in ordine di priorità deve coinvolgere proprio il personale in esubero; in seconda battuta, laddove non sia possibile la quiescenza anticipata, il personale in esubero va messo in «disponibilità» ai sensi dell'articolo 33 del dlgs 165/2001: quell'istituto, simile alla cassa integrazione, che sospende il rapporto di lavoro per 24 mesi, assegnando ai dipendenti una retribuzione tra il 70 e l'80% di quella spettante.

Il provvedimento ribadisce anche i requisiti e le procedure per individuare le situazioni di soprannumero o di eccedenze di personale. In particolare prima di tutto l'ente pubblico che avvia la procedura deve tentare il ricollocamento del personale all'interno dell'ente o anche, attraverso la mobilità, verso altre amministrazioni. Se l'esito è negativo l'ente può ricorrere al prepensionamento (sempre però che la decorrenza della pensione per i soggetti interessati, calcolata con la vecchia disciplina pensionistica, sia entro il 31.12.2016).

In tal caso le amministrazioni debbono chiedere all'Inps la certificazione del diritto a pensione e della relativa decorrenza, rilasciata entro 30 giorni, col contestuale impegno a richiedere, nello stesso termine, agli Enti la certificazione dei periodi mancanti qualora la posizione assicurativa risultasse incompleta. Una volta acquisita la certificazione Inps, l'amministrazione potrà procedere, nei limiti del soprannumero, alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro. La circolare ricorda che è, comunque, necessario per le amministrazioni fissare preventivamente e motivatamente la tempistica di assorbimento delle eccedenze: da essa, infatti, potrebbe desumersi sufficiente il ricorso al pensionamento ordinario del personale avente i requisiti, scelta da preferire sempre rispetto al prepensionamento, che deve essere utilizzato solo con accorgimenti organizzativi tali da assicurare risparmi e non maggiori costi.


Maggiore cautela nell'assegnazione delle sospensive, inasprimento delle sanzioni per dissuadere dalle liti temerarie, giro di vite sulle incompatibilità dei magistrati.

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La Riforma della Pubblica Amministrazione che sarà discussa dopo le elezioni europee conterrà anche, secondo le intenzioni di Renzi, alcune modifiche sulla giustizia amministrativa. E' quanto ha affermato il premier nella conferenza stampa dello scorso venerdì santo in cui ha lanciato un intervento di riforma della giustizia amministrativa. I punti chiave dell'esecutivo sono la maggiore cautela nell'assegnazione delle sospensive, un inasprimento delle sanzioni per dissuadere dalle liti temerarie ed un giro di vite sulle incompatibilità dei magistrati.

La questione delle sospensive ha detto il premier sono una vera spina nel fianco per molte imprese perchè inceppano l'economia bloccando gli appalti fino all'udienza di merito. Per Renzi si dovrebbero fissare tempistiche certe: in caso di appalti l'udienza di merito va fissata entro 30 giorni dall'ordinanza di sospensione cautelare. In via perentoria però (perchè attualmente il termine è già quello ma viene praticamente sempre dilatato lasciando ai tribunali una grande elasticità nella fissazione dell'udienza).

Inoltre, per fare in modo che lo strumento della sospensiva non si trasformi in un modo per dilazionare il contenzioso, bisognerà, a detta dell'esecutivo, inasprire le sanzioni; e introdurre filtri più efficaci contro tutte le liti temerarie. I vincoli già esistono nel codice – sanzione pecuniaria non inferiore al doppio e non superiore a cinque volte il contributo unificato (articolo 26, comma 2) – ma attualmente non appaiono in grado di fermare il prodursi di contenzioso "temerario".

Piu' deciso invece il taglio ai tanto discussi incarichi extra dei magistrati di Tar e Consiglio di Stato, su cui il premier vuole dare una robusta stretta per limitare quelle attività che danno luogo a significativi arrotondamenti della retribuzione che le toghe continuano a svolgere.

Si amplia la possibilità di ricorrere al prepensionamento per i dipendenti pubblici in esubero nella propria amministrazione; le uscite non potranno essere utilizzate per fare spazio a nuovi assunti più giovani, ma dovranno servire a ridurre stabilmente il personale e generare risparmi di spesa.

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Con la circolare della funzione pubblica 4/2014 firmata dal Ministro Marianna Madia vengono nuovamente fissate le modalità di attuazione delle norme a suo tempo varate nel Dl 95/2012 e poi modificate con il Dl 102/2013. Si tratta dei provvedimenti di spending review varati dal Governo Monti in base ai quali è possibile applicare ai lavoratori delle amministrazioni pubbliche le regole pensionistiche antecedenti alla riforma Fornero nell’ambito delle procedure di mobilità, per smaltire gli esuberi risultanti dai piani di riduzione del personale approvati dalle Pa.

La circolare 4/2014, come già anticipato nella pagine di Pensioni Oggi nei giorni scorsi, segue peraltro un medesimo provvedimento della Funzione Pubblica del 2013 (Circolare della Funzione Pubblica 3/2013) e specifica che le pubbliche amministrazioni, regioni ed enti locali compresi, hanno la possibilità di collocare in pensione i lavoratori in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi validi utili a perfezionare la decorrenza della prestazione pensionistica, secondo le vecchie regole, entro il 31 dicembre 2016. Nel provvedimento si ribadisce, fra l'altro, che il collocamento in "prepensionamento" in deroga alla disciplina vigente non è un diritto soggettivo del lavoratore, bensì di una scelta che opera l'Amministrazione nel contesto dei piani di razionalizzazione degli assetti organizzativi e di riduzione della spesa di personale. Pertanto non può essere invocato unilateralmente dal lavoratore pubblico.

La platea interessata - La norma originaria del 2012 individuava una platea di 24.000 dipendenti teoricamente in esubero, 11 mila nello Stato centrale e 13 mila negli enti territoriali. Di questi circa 8.000 avrebbero già maturato i requisiti per l’uscita entro il 31 dicembre 2011, data limite prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero, preferendo però restare al lavoro. Altri li avrebbero maturati nel 2012 e nel 2013, in modo da poter conseguire la pensione (determinata con le vecchie regole e quindi anche con le “finestre” di un anno) entro il 2014. Poi un successivo decreto legge 102/2013 ha spostato la scadenza finale per l’operazione al 31 dicembre 2016, creando quindi ulteriori spazi.

Di conseguenza si stima che i lavoratori coinvolti possano raggiungere e superare le 20 mila unità; in ogni caso le cifre dipenderanno dalle scelte concrete delle amministrazioni, che poi dovranno verificare con l’Inps le posizioni degli interessati prima di metterli a riposo. Alcune migliaia di posti sono già stati “prenotati” dagli stessi Inps e Inail, nell’ambito dei propri processi di riorganizzazione.

I requisiti per l’uscita sono quelli in vigore fino al 2011, per i quali era poi previsto un successivo e graduale aggiornamento: per quest’anno sono richiesti 65 anni e 3 mesi (con 20 di contributi) per l’uscita di vecchiaia oppure, per l’anzianità, 40 anni di contributi indipendentemente dall’età o ancora la quota 97, con un minimo di 61 anni e 3 mesi di età e di 35 di contributi. Requisiti che vanno raggiunti almeno con 12 mesi di anticipo (15 per i cd. "quarantisti") per rispettare il vincolo della decorrenza della prestazione entro il 31 Dicembre 2016. 

Tra gli altri strumenti per sbloccare il turnover Renzi vuole l’introduzione dell’esonero dal servizio, che consentirebbe di far uscire chi è ancora alcuni anni lontano dalla pensione con un assegno ridotto, e l’agevolazione del part-time.

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L'obiettivo di Renzi è quello di "svecchiare" una Pubblica amministrazione una volta per tutte. Per farlo il governo utilizzerà tutti gli strumenti possibili prima di arrivare agli eventuali prepensionamenti precisando tuttavia che non c'è un tema esuberi e che gli interventi sul pubblico impiego non saranno disegnati con una logica di spending review.

Secondo i calcoli del governo l'intervento potrà essere realizzato con l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio, che riguarda coloro che restano per due anni a lavoro dopo avere maturato i diritti alla pensione e permetterebbe oltre 10 mila assunzioni per i giovani.  Tra gli altri strumenti per sbloccare il turnover, oggi operativo solo al 20%, sono indicati anche l’introduzione dell’esonero dal servizio, che consentirebbe di far uscire chi è ancora alcuni anni lontano dalla pensione con un assegno ridotto, e l’agevolazione del part-time.

Secondo il ministro della Pa Marianna Madia, l'azione sul capitale umano potrebbe portare alla "liberazione di almeno 10-15mila posti nei prossimi anni, agendo su diverse leve, tra cui quella del cosiddetto trattenimento in servizio", cioè la facoltà delle amministrazione di allungare il rapporto di lavoro di dipendenti e funzionari oltre i requisiti di pensionamento.
"Se obblighi tutti ad andare in pensione, risulterebbe prudente la previsione di 10mila nuovi assunti, in realta i calcoli che abbiamo fatto sono tra i 14 e i 15mila da qui al 2018" ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, illustrando le linee guida della riforma della Pa.

Poi ci sarebbe una mobilità effettiva. Occorre «mettere in campo» una «mobilità che funzioni», sia «volontaria, ma anche obbligatoria, garantendo dignità al lavoratore», ha sottolineato il ministro con riferimento alle retribuzioni e alla «non lontananza dal luogo lavoro». Alla mobilità si collega il demansionamento, che il premier ha indicato come strada alternativa all’esubero. Tra le misure che riguarderebbero l’universo della Pa, c’è anche la riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego, che suscita già reazioni contrarie dei sindacati, e la creazione di asili nido nelle amministrazioni.

La Riforma della Pubblica Amministrazione targata Renzi, dovrà rivedere gli attuali assenti della dirigenza pubblica con il superamento delle due fasce del ruolo unico.

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La rivisitazione della Pubblica Amministrazione dovrà contenere il definitivo superamento delle due fasce previste nel ruolo unico (articoli 13-29 del Dlgs 165/2001). La modifica dovrebbe
introdurre profili di carriera effettivamente basati sugli incarichi ricoperti e gli obiettivi realizzati, e non più sulla progressione degli scatti di anzianità.

Con la precisazione (non di poco conto) che il rapporto dirigenziale potrà essere risolto in caso di vacanza dell'incarico oltre un determinato termine ancora da stabilire che probabilmente sarà fissato in due anni (secondo quanto si apprende da fonti vicine alla funzione pubblica).  Una previsione già introdotta con la spending review del 2012 ma mai realizzata per i veti incrociati di sindacati e rappresentanti del passato governo.

La riflessione sulla Dirigenza dovrebbe introdurre anche novità per quanto riguarda la valutazione dei risultati con l'intenzione di Renzi di ancorare la retribuzione di risultato in funzione all'andamento dell'economia. Una conferma in tal senso porterebbe a una revisione generalizzata delle attuali procedure che vede, nel 90% dei casi, lo scatto del bonus indistintamente in favore di tutti i settori dirigenziali della Pubblica Amministrazione.  

Le novità sulla Dirigenza potrebbero portare alla cancellazione di figure storiche come per esempio, i segretari comunali. Mentre non verrebbe più toccata la struttura della retribuzione fissa e di posizione; il tetto introdotto dei 240mila euro lordi l'anno resta l'unica misura.

Sulle retribuzioni si fa invece di nuovo riferimento ai limiti di cumulabilità dei compensi percepiti. Renzi ha fatto riferimento esplicito alla prima circolare firmata dalla Madia dopo l'insediamento: si proseguirà in quella direzione con un'attenzione rigorosa sul divieto di cumulo tra stipendi, consulenze e pensione.

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