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- Roma, 15 set. - "La legge delega non e' un provvedimento blindato. Sarebbe assai strano che il governo non accettasse modifiche dal Parlamento a cui chiede una delega legislativa. Certo le eventuali modifiche non dovranno stravolgere l'impianto della delega presentata dal governo ed avere il consenso della maggioranza". Lo sostiene il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervistato da Repubblica. Secondo Poletti Renzi "e' stato molto chiaro: se i tempi di approvazione della delega dovessero dilatarsi il governo e' pronto a ricor rere al decreto". I voti di Forza Italia? "Ogni partito ha la facolta' di scegliere come comportarsi. Il governo si confronta con la sua maggioranza. I voti in piu' che dovessero arrivare fanno piacere se servono a fare cose buone". Alle Cgil che chiede di smetterla con gli insulti, risponde: "Sottoscrivo totalmente questa dichiarazione. Gli insulti non servono mai e sono d'accordo che serva un confronto". "Non abbiamo certo un atteggiamento pregiudiziale nei confronti ella Cgil e di nessun altro - aggiunge - Mi pare pero' che la discussione sia un po' sopra le righe: non credo che si possa paragonare Renzi a Margaret Thatcher: noi vogliamo estendere i diritti e le tutele, non abrogarli". Sull'ipotesi che un'abrogazione dell'articolo 18 possa dare impulso all'occupazione Poletti precisa: "Solo un impianto ideologico puo' far pensare che tutto dipenda dall'articolo 18, nel bene e nel male. Sicuramente toglierebbe un alibi che non raramente viene sollevato dal mondo delle imprese. Ma questo non vuol dire che produca automaticamente effetti sull'occupazione. Una situazione di maggiore certezza favorisce gli investimenti". .
- Roma, 21 set. - "Cerchiamo di fare un po' di ordine sulla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione". E' una nota di Palazzo Chigi a ripercorrere punto per punto la questione. "Questo e' il punto chiave - si legge in un latro passaggio - lo Stato si e' messo nelle condizione di pagare TUTTI i debiti. E dunque e' corretto sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti PA e' vinta. Rimane quella di semplificare e imporre efficienza a tutta la pubblica amministrazione". Questo il testo integrale della nota diffusa da Palazzo Chigi: "Cerchiamo di fare un po' di ordine sulla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione. Il dato di partenza e' il seguente: oggi lo Stato non e' in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte. E' il motivo per il quale la fatturazione elettronica, che abbiamo introdotto tra le novita' della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso giugno, e' lo strumento chiave per determinare, d'ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell'impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori". "Primo punto: abbiamo realizzato - si prosegue - il sistema che permettera' di controllare se tutti gli enti centrali pagano a 30 giorni. Adesso va esteso anche alle amministrazioni locali e il sistema girera' definitivamente. Secondo punto: tutti i soggetti che hanno un debito verso la PA sono oggi, grazie all'accordo tra Governo, banche e CDP, in condizione di essere pagati. Purtroppo devono sottostare a una procedura che prevede la certificazione del credito sul sito del Governo. Ma se l'operazione e' complicata dal punto di vista procedurale, il concetto e' molto semplice. Entro il 21 settembre abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perche' il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende". "In un mondo normale - rileva Palazzo Chigi - il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l'assurdo meccanismo del passato e l'inefficienza di molto enti locali impone di usare questa procedura. Ma, questo e' il punto chiave, lo Stato si e' messo nelle condizione di pagare TUTTI i debiti. E dunque e' corretto sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti PA e' vinta. Rimane quella di semplificare e imporre efficienza a tutta la pubblica amministrazione". "Rimangono fuori da questo computo, che comunque supera ampiamente i 30 miliardi, solo quella quota parte di debiti della PA su investimenti, stimati tra i due e i tre miliardi di euro, per i quali i soldi ci sono, ma il problema e' il rispetto del 3% sul deficit. In altri termini, le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilita' e non sforare il 3%. Gli unici debiti non pagabili al momento sono questi. Non 60 miliardi, come abbiamo letto da qualche parte, ma una cifra che oscilla tra i due e i tre miliardi, che rischiano di farci sforare il 3%; vincolo europeo - ribadisce Palazzo Chigi - che noi intendiamo onorare e rispettare". .

- Roma, 21 set. - Matteo Renzi torna sulle polemiche con la vecchia guardia del Pd e avverte: "Se chiediamo nuove regole costituzionali, non stiamo compiendo alcun attentato - dice il premier -. Sul lavoro nessuno vuole tagliare i diritti. Dentro al Pd, pero', c'e' chi pensa di sfruttare il successo delle elezioni europee e poi 'facimm' ammuina' - attacca il segretario -. Si vuole mettere Renzi davanti e usarlo come foglia di fico per fare come gli pare. Ebbene - avverte Renzi - sono cascati male, io ho preso quei voti perche' voglio cambiare l'Italia davvero".

DEBITI P.A.: PALAZZO CHIGI, BASTA CONFUSIONE. SFIDA VINTA" (LEGGI)

Dai microfoni del Tg2 il premier spiega che "i soldi ci sono, e quindi l'impegno a pagare i debiti 2013" della pubblica amministrazione "entro il 21 settembre e' mantenuto. Tutti coloro che devono avere dei soldi dalla P.a. - spiega Renzi - possono averli iscrivendosi al sito del ministero dell'Economia. Chi va sul sito del governo trova la pratica per ricevere i denari". .

Per la mobilità volontaria occor­re il consenso dell'amministrazio­ne da cui si dipende. Il bando dovrà essere pubblicato per almeno 30 giorni e contenere i "requisiti e le competenze professionali" del personale che si intende assumere.

Kamsin Con il decreto di riforma della pubblica amministrazione la possibilità per un dipendente pubblico di ottenere lo spostamento volontario in un'altra amministrazione cambia pelle. Innanzitutto la legge precisa ora che la mobilità volontaria può essere svolta tra Pa che ap­partengono a comparti diversi, ma non può più interessare il per­sonale non contrattualizzato, ossia le categorie a cui non si applica la privatizzazione del rapporto di la­voro. Com'è noto i principali settori in cui non contrat­tualizzati sono: forze armate e dell'ordine, ruoli diplomatici e pre­fettizi, magistrati, docenti univer­sitari. Il persoale di questi comparti quindi è escluso dalla possibilità di essere trasferito nei comparti privatizzati come ad esempio i mini­steri e gli enti locali.

Per il trasferimento servirà inoltre il consenso dell'amministrazio­ne in cui si lavora, consenso che può essere evitato solo per i passaggi tra sedi centrali di ministeri ed enti pubblici nazionali "se l'ammini­strazione ricevente ha una percen­tuale di posti vacanti superiore a quella cedente".

Inoltre il provvedimento chiede che tutte le Pa fissino preventivamente i criteri per l'esame delle domande e garantiscano una adeguata pubblicità alla volontà di assume­re personale in mobilità. A tale scopo il bando - nel quale l'ente deve rendere noti i "requisiti e le competenze professionali" che de­vono essere possedute dal perso­nale che si intende assumere in mobilità - deve essere pubblicato per almeno 30 giorni contro i 15 giorni attuali. La disposizione lascia un'am­pia autonomia alle singole ammini­strazioni sulle procedure selettive da adottare: esse possono spazia­re dalla presentazione dei curricu­la, allo svolgimento di un collo­quio motivazionale o di una prova selettiva.

Zedde

- Roma, 21 set. - "La liberta' di voto in parlamento sul lavoro, ventilata anche dall'ex segretario Pierluigi Bersani, sarebbe un attacco al partito. In direzione si discute, ci si confronta anche aspramente, ma una volta che viene indicata una strada, tutto il partito ha il dovere di seguirla". E' quanto dichiarano i deputati del Partito democratico Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno. "Invocare continuamente la liberta' di coscienza - spiegano i parlamentari - significa mettere in discussione i fondamenti delle regole democratiche del Pd: la riforma del lavoro e' un punto qualificante e fondamentale dell'azione del governo guidato dal segretario del Pd, sarebbe singolare se a cercare di frenarla o di smontarla fossero proprio i parlamentari democratici. In passato, ad esempio sulla mozione per il ritorno al Mattarellum proposta da Roberto Giachetti, pur essendoci nel Pd molti in accordo con la proposta, fu comunque seguita l'indicazione del partito di non sostenerla. Chi all'epoca era maggioranza e oggi e' in minoranza, a seguito della schiacciante vittoria di Matteo Renzi alle primarie, confermata anche dalle elezioni europee, ha il dovere di comportarsi nella stessa maniera". .
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