Redazione

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- Roma, 5 ago. - Si terra' domani, molto probabilmente in mattinata, l'incontro tra il premier Matteo Renzi e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, per sugellare il nuovo patto del Nazareno sulla legge elettorale. Lo riferiscono fonti parlamentari azzurre. .
- Roma, 5 ago. - Il premier Matteo Renzi potrebbe essere in Aula giovedi' per seguire il rush finale del ddl Boschi. Il voto del Senato sulle riforme potrebbe avvenire proprio nella giornata di giovedi'. Intanto si apprende che si terra' domani, molto probabilmente in mattinata, l'incontro tra il Matteo Renzi e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, per sugellare il nuovo patto del Nazareno sulla legge elettorale. Lo riferiscono fonti parlamentari azzurre. Gil
- Palermo, 5 ago. - Nella manovra ter approvata dall'Ars all'alba di venerdi' scorso c'e' anche una norma, finora passata sotto silenzio, per mettere in salvo gli stipendi dei deputati regionali. Si tratta di un emendamento inserito ad hoc e che assicura i fondi anche in caso di sforamento del patto di stabilita'. La disposizione e' contenuta nell'articolo 2 del legge finanziaria, che ha introdotto una "variazione nello stato di previsione della spesa del bilancio della Regione per l'esercizio 2014". In particolare, con l'emendamento 2.22, a decorrere dall'esercizio finanziario 2014, il capitolo 109301 - U.P.B. 4.2.1.5.10 e' inserito nell'elenco relativo a "Spese obbligatorie e d'ordine iscritte nello stato di previsione della spesa ai sensi dell'articolo 26 della legge 31 dicembre 2009, n. 196". Si tratta delle risorse necessarie per pagare gli stipendi del personale e dei 90 deputati dell'Ars che, con il nuovo anno, non saranno piu' iscritte nei capitoli liberi ma obbligatori. Qualora si dovesse sforare il patto di stabilita', pur in presenza di risorse disponibili, le prime voci a essere bloccate sarebbero quelle contenute nei capitoli liberi. Per ultimi, invece, i capitoli obbligatori, che godrebbero di una maggior tutela. Una norma, si fa notare negli uffici del piu' antico Parlamento d'Europa, che gia' ha trovato piena applicazione a livello nazionale, e che e' volta a salvaguardare il regolare funzionamento dell'Assemblea siciliana. Da quest'anno grazie alla norma in questione, tuttavia, con le casse praticamente vuote e lo spettro del patto di stabilita' sempre incombente, potrebbero saltare improvvisamente le risorse per stipendi e altre voci di spesa, ma sempre e comunque ad eesclusione di quelle per deputati e personale dell'Ars. .
- Palermo, 5 ago. - Nella manovra ter approvata dall'Ars all'alba di venerdi' scorso c'e' anche una norma, finora passata sotto silenzio, per mettere in salvo gli stipendi dei deputati regionali. Si tratta di un emendamento inserito ad hoc e che assicura i fondi anche in caso di sforamento del patto di stabilita'. La disposizione e' contenuta nell'articolo 2 del legge finanziaria, che ha introdotto una "variazione nello stato di previsione della spesa del bilancio della Regione per l'esercizio 2014". In particolare, con l'emendamento 2.22, a decorrere dall'esercizio finanziario 2014, il capitolo 109301 - U.P.B. 4.2.1.5.10 e' inserito nell'elenco relativo a "Spese obbligatorie e d'ordine iscritte nello stato di previsione della spesa ai sensi dell'articolo 26 della legge 31 dicembre 2009, n. 196". Si tratta delle risorse necessarie per pagare gli stipendi del personale e dei 90 deputati dell'Ars che, con il nuovo anno, non saranno piu' iscritte nei capitoli liberi ma obbligatori. Qualora si dovesse sforare il patto di stabilita', pur in presenza di risorse disponibili, le prime voci a essere bloccate sarebbero quelle contenute nei capitoli liberi. Per ultimi, invece, i capitoli obbligatori, che godrebbero di una maggior tutela. Una norma, si fa notare negli uffici del piu' antico Parlamento d'Europa, che gia' ha trovato piena applicazione a livello nazionale, e che e' volta a salvaguardare il regolare funzionamento dell'Assemblea siciliana. Da quest'anno grazie alla norma in questione, tuttavia, con le casse praticamente vuote e lo spettro del patto di stabilita' sempre incombente, potrebbero saltare improvvisamente le risorse per stipendi e altre voci di spesa, ma sempre e comunque ad eesclusione di quelle per deputati e personale dell'Ars.

Il trattamento pensionistico liquidato a titolo definitivo ai pubblici dipendenti, ivi compresi i dipendenti della scuola, può essere revocato o modificato d'ufficio dall'amministrazione che ha emanato il provvedimento o a domanda dell'interessato non oltre il termine di tre anni dalla data di registrazione del provvedimento stesso o entro sessanta giorni dal rinvenimento di nuovi documenti. Kamsin E' quanto ha indicato la Corte costituzionale con la sentenza n. 208 del 16 luglio 2014 secondo quanto apprende il Quotidiano Italia Oggi.

La Consulta ha dichiarato non fondata la legittimità costituzionale dell'articolo 204 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092/1973 nella parte in cui non consente la revoca o la modifica del provvedimento definitivo di liquidazione del trattamento pensionistico anche nel caso di errore di diritto.

Secondo la Consulta il termine di tre anni trova applicazione nel caso in cui, nel predisporre il provvedimento di pensione, vi sia stato un errore di fatto o sia stato omesso di tenere conto di elementi risultanti dagli atti o vi sia stato un errore nel computo dei servizi o nel calcolo del contributo di riscatto, nel calcolo della pensione, assegno o indennità o nell'applicazione delle tabelle che stabiliscono le aliquote o l'ammontare della pensione, assegno o indennità. Quello di sessanta giorni è il termine entro il quale l'amministrazione o l'interessato potranno chiedere la revoca o la modifica del provvedimento nel caso siano stati rinvenuti nuovi documenti o si è avuto notizia della riconosciuta o dichiarata falsità dei documenti agli atti.

Nessuna revoca o modifica è invece possibile quando, successivamente all'emanazione del provvedimento definitivo di pensione, si riscontra esserci stata una errata interpretazione o applicazione di norme di diritto. Secondo la Consulta, la mancata inclusione nell'articolo 204 dell'errore di diritto, tra le cause che rendono possibile la richiesta di revocare o modificare un provvedimento pensionistico, non solo non viola la Costituzione ma è finalizzato a rafforzare e garantire la sicurezza giuridica delle aspettative del dipendente collocato a riposo, sicurezza giuridica che non è invece assicurata dall'errore di fatto o di calcolo.

Zedde

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