Bernardo Diaz

Bernardo Diaz

Bernardo Diaz, dottore commercialista collabora con PensioniOggi.it dal novembre del 2015.  

Il Governo approva in extremis un decreto legge che rinvia il pagamento dell'Imu dei terreni montani. Nel provvedimento resta lo schema basato su esenzione totale e parziale, ma la distinzione non è più puramente altimetrica: si baserà sulla classificazione dei Comuni realizzata dall'Istat che individua quelli non montani quelli parzialmente montani e infine quelli totalmente montani.

Kamsin Pagamento spostato al 10 febbraio e criteri più larghi per l'esenzione. Così il governo in un consiglio dei ministri lampo che si è svolto venerdì scorso ha trovato la quadra al pasticcio dell'Imu agricola, l'imposta la cui scadenza di pagamento era stata fatta slittare dallo scorso 16 dicembre al 26 gennaio. C'è voluta la mobilitazione delle associazioni degli agricoltori, dei comuni e del mondo politico (da ultimo una lettera di 106 deputati Pd a Renzi e Padoan), per sbloccare la situazione dopo che lo scorso dicembre l'esecutivo aveva deciso di far slittare al 26 gennaio il saldo dell'imposta con la promessa di rivedere i criteri contestati. Che però, complice una sospensiva prima introdotta e poi ritirata dal Tar del Lazio, tardava a concretizzarsi. In un primo momento, infatti, l'imposta 2014 non teneva conto delle peculiarità territoriali, perchè prendeva come unico riferimento altimetrico quello della sede del municipio, con tre fasce (sotto i 280 metri, tra 280 e 600 e sopra i 600), nè delle coltivazioni.

In extremis quindi l'esecutivo è corso ai ripari, approvando un decreto legge. Con i nuovi criteri, che si applicheranno ai pagamenti dovuti per il 2014 e poi andranno a regime a partire dall' anno in corso, il numero dei Comuni esenti in quanto situati in montagna passa da 1.498 a 3.456. Inoltre l'imposta non sarà applicata ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli (purché iscritti al relativo fondo di previdenza) nei 655 Comuni definiti «parzialmente montani». E il 10 febbraio non pagheranno nemmeno coloro che sarebbero stati esenti con le precedenti norme e a maggior ragione lo sarebbero con quelle appena definite.

In pratica vengono esentati tutti i terreni, coltivati e non, ubicati nei comuni classificati come «totalmente montani» come pure i terreni posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli ubicati nei comuni classificati come «parzialmente montani». Tutti gli altri terreni e soggetti saranno tenuti a pagare l'Imu entro entro il 10 febbraio. Ma chi era esente con le vecchie regole non dovrà pagare nulla anche se coi nuovi parametri dovesse risultare il contrario.

Con il decreto abbiamo risolto i problemi amministrativi sopravvenuti e tutelato ancora di più coloro che vivono di agricoltura nei territori rurali», ha osservato il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina che per risolvere la vicenda si è incontrato con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan trovando un'intesa a favore delle richieste del mondo agricolo, spalleggiato anche da un ampio schieramento politico. Secondo la stima del viceministro del Mipaaf Andrea Olivero la misura costerà circa 100 milioni. «E' giusto fare questo sforzo e non caricare di ulteriori pesi i comuni montani che mancherebbero all'appello degli incassi del Fisco», ha dichiarato.

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Il presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati smentisce, ci sia un accanimento contro la nomina. «Assolutamente no" . Nella relazione di Pizzolante c'è apprezzamento della qualità accademica dello studioso e un rilievo sulle esperienze di carattere gestionale.

Kamsin La candidatura di Tito Boeri all'Inps è nella bufera. La questione è quella dei requisiti di Boeri, che era già stata sollevata quando Renzi lo nominò a sorpresa nel Cdm della vigilia di Natale. Il relatore di maggioranza Sergio Pizzolante (Area popolare) ha chiesto al governo di fornire chiarimenti sul requisito di «una specifica capacità manageriale e una qualificata esperienza nell'esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell'ente».

Le norme che regolano il funzionamento degli enti previdenziali, riviste su questo punto specifico nel 2010, prevedono che il presidente dell'Inps sia scelto «in base a criteri di alta professionalità, di capacità manageriale e di qualificata esperienza nell'esercizio di funzioni attinenti al settore operativo». Requisiti che  in particolare per quel che riguarda l'esperienza manageriale  potrebbero non essere riconosciuti al professor Boeri, che di previdenza e politiche sociali si è sempre occupato da accademico e da economista, senza però assumere incarichi di gestione diretta di una struttura attiva nel settore, anche meno complessa di quella dell'Inps.

Il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio Cesare Damiano (esponente della minoranza Pd), su richiesta di Renata Polverini (Fi), ha quindi convocato Boeri, che dovrebbe essere ascoltato dai deputati martedì. Anche se si dà in qualche modo per scontata un'applicazione elastica della legge che, presa alla lettera, è troppo rigida.

La nomina di Boeri era arrivata a sorpresa nel consiglio dei ministri della vigilia di Natale. Non ne sapeva niente il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e nemmeno Tiziano Treu, commissario straordinario dell'Inps. Il comitato di vigilanza dell'istituto ha già dato il via libera all'unanimità. Entro il due febbraio le commissione Lavoro di Camera e Senato dovranno dare un parere sulla nomina, che però non è vincolante. Poi il consiglio dei ministri dovrà ratificare la nomina, che sarà effettiva dopo un decreto del presidente della Repubblica firmato, in questo caso dal presidente supplente Pietro Grasso. Intorno alla metà di febbraio Boeri potrebbe entrare all'Inps.

La nomina del vertice dell'Inps è cruciale. Appena pochi giorni fa è stato dato il via libera alla convenzione con i centri di assistenza fiscale (Caf) che avevano lamentato l'impossibilità di applicare il nuovo Isee, l'indicatore di situazione economica che è stato profondamente rivisto ed è richiesto per una serie di prestazioni assistenziali, dall'accesso agli asili nido comunali alle riduzioni delle rette universitarie. Ora altre scadenze premono, a partire dall'avvio del bonus bebè, per il quale l'istituto è chiamato ad accogliere le domande dei genitori interessati (per i figli nati o adottati tra il primo gennaio di quest'anno e il 31 dicembre 2017) e poi provvedere  con relazioni mensili  al monitoraggio della spesa relativa al progetto, per evitare che ecceda le risorse finanziarie disponibili. Poi c'è la riapertura del capitolo previdenziale, punto sul quale la nomina di Boeri all'Inps potrebbe portare alcune innovazioni.

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Una norma contenuta nel disegno di legge di stabilità prevede lo stop alla possibilità di ottenere promozioni il giorno antecedente la cessazione dal servizio al fine ottenere una pensione e una buonuscita piu' succulenta.

Kamsin La legge di stabilità 2015 dopo il tormentato iter parlamentare conferma le novità della vigilia. Il comma 258 dell'articolo 1 della legge 190/2014 abroga le norme che prevedono la promozione alla vigilia il giorno precedente la cessazione dal servizio a favore del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare in determinate posizioni, nonché quella relativa ai Dirigenti generali e Dirigenti superiori della Polizia di Stato.

Nello specifico l'intervento dispone l’abrogazione delle norme del Codice dell’ordinamento militare che prevedono talune promozioni conferite al personale militare all’atto della cessazione dal servizio o alla vigilia del decesso per causa di servizio (individuate negli articoli 1076, 1077, 1082 e 1083 del D.Lgs. n. 66 del 2010).

Il Governo con la novella punta, quindi, ad abolire la possibilità di ottenere un trattamento di quiescenza (e una buonuscita) piu' elevato a seguito di una neo-promozione. Infatti, secondo quanto riportato nella relazione tecnica al provvedimento le richiamate promozioni hanno effetti economici sia sul trattamento pensionistico che su quello di buonuscita.

Per le Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, ed il Corpo della guardia di finanza, per effetto dell’omogeneizzazione stipendiale che opera sino al grado di Colonnello e gradi equivalenti, gli ufficiali in servizio beneficiano già del trattamento economico del grado superiore e, pertanto, la promozione alla vigilia non ha conseguenze economiche. Invece, per i gradi di Generale di Divisione (con promozione a Generale di Corpo d’Armata e gradi equivalenti) e Generale di Brigata (con promozione a Generale di Divisione e gradi equivalenti), la promozione alla vigilia determina l’attribuzione dei predetti benefici economici (pensione e buonuscita).

Per quanto attiene invece il personale appartenente ai ruoli dei sottufficiali la promozione alla vigilia, nella quasi totalità dei casi, non produce effetti economici in quanto al momento dell’accesso al trattamento pensionistico riveste già il grado apicale e, quindi, non è promuovibile ulteriormente. Secondo l'ufficio Bilancio della Camera dei Deputati i risparmi annui lordi, in via prudenziale, derivanti dalla soppressione dell’istituto in parola, si aggirano tra uno e quattro milioni di euro a regime, nel 2020.

Per quanto riguarda i dirigenti generali di pubblica sicurezza la legge abroga il comma 260 della legge n. 266 del 2005 in base al quale, al personale in parola con almeno quattro anni nella qualifica al momento della cessazione dal servizio sono attribuiti il trattamento di quiescenza, normale e privilegiato e l'indennità di buonuscita spettanti ai dirigenti generali di pubblica sicurezza di livello B, con analoga anzianità di servizio; e ai dirigenti superiori della Polizia di Stato con almeno cinque anni di anzianità nella qualifica sono attribuiti la promozione alla qualifica di dirigente generale di pubblica sicurezza, a decorrere dal giorno precedente la cessazione dal servizio.

Ausiliaria. C'è poi una sforbiciata all'ausiliaria. Il comma 259 prevede, infatti, la riduzione dal 70 al 50 per cento dell’indennità di ausiliaria, calcolata quale differenza tra il trattamento di quiescenza e quello del parigrado in servizio, per il personale che transita nell'ausiliaria dal 1° gennaio 2015.

La categoria dell'ausiliaria comprende il personale militare che a seguito di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite di età previsto per il grado rivestito o a domanda ha manifestato la propria disponibilità a prestare servizio nell'ambito del comune o della provincia di residenza presso l'amministrazione di appartenenza o altra amministrazione.

Si ricorda che il personale militare permane in ausiliaria: a)  fino a 65 anni, se con limite di età per la cessazione dal servizio pari o superiore a 60 anni, ma inferiore a 62 anni; b)  fino a 67 anni, se con limite di età per la cessazione dal servizio pari o superiore a 62 anni e, comunque, per un periodo non inferiore ai 5 anni.

Riduzione delle indennità dei piloti. Una ulteriore disposizione prevede la riduzione del 50% degli importi previsti dagli articoli 1803 e 1804 del Codice dell’ordinamento militare (d.lgs. n. 66 del 2010) che regolano, rispettivamente, gli incentivi da riconoscere agli ufficiali piloti in servizio e al personale addetto al controllo del traffico aereo.

Infine si prevede, altresì, la riduzione del 50% del premio attualmente riconosciuto dal comma 4 dell’articolo 2161 del Codice dell’ordinamento militare agli ufficiali in servizio permanente del Corpo della guardia di finanza ammessi ai corsi di pilotaggio per il conseguimento del brevetto di pilota militare ed ammessi a contratte ferma volontaria di durata biennale.

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8 milioni di lavoratori chiedono un repentino dietrofront delle novità contenute nella recente legge di stabilità che ha di fatto escluso i professionisti con partita iva dalla possibilità di fruire del vecchio regime dei minimi.

Kamsin Si irrobustisce il fronte per rimandare il previsto aumento dell'aliquota contributiva a carico delle partite Iva iscritte informa esclusiva alla gestione separata Inps e per un intervento sui minimi dei professionisti. Per ora un passo avanti si registra solo sul primo fronte, quello dei contributi.  È stato, infatti, presentato un emendamento al decreto legge Milleproroghe che vede come primo firmatario Cesare Damiano (Pd) presidente della commissione Lavoro della Camera che intende prorogare di un anno l'applicazione dell'aliquota del 27% per tutto il 2015 per i professionisti iscritti alla gestione separata. Resta, poi, aperto anche il fronte delle possibili modifiche al regime forfettario, che prevede dal 2015 un aumento dell'imposta sostitutiva dal 5% al 15% e il superamento della soglia fissa di ricavi o compensi di 30mila euro per introdurre limiti variabili a seconda dell'attività.

E proprio quest'ultima modifica rischia di penalizzare pesantemente professionisti e free lance, per i quali il tetto massimo di ricavi o compensi viene fissato a 15mila euro. Netta la differenza con il vecchio regime dei minimi. Questo, pur essendo riservato a chi avesse meno di 35 anni e guadagnasse meno di 30 mila euro l'anno lordi, durava 5 anni ma prevedeva l'applicazione di una aliquota del 5% sul reddito annuo lordo. Ora nel nuovo regime pensato dal governo non ci sono limiti di tempo ed età, ma la soglia per beneficiarne scende a 15 mila euro e l'aliquota triplica (15%) anche se le detrazioni saranno forfettarie, quindi senza piu' bisogno di rivolgersi al commercialista.

Sono due le possibili linee d'azione. Da un lato, c'è una risoluzione Pd che punta a impegnare il Governo ad elevare tutte le soglie ora sotto i 30mila euro. Dall'altro, l'iniziativa del sottosegretario al Mef, Enrico Zanetti, per consentire a chi avvia un'attività di sc egliere il regime dei minimi al 5% anche nel 2015 facendo coesistere questa opportunità con il debutto del nuovo forfettario e rinviando poi il riallineamento di tutta la disciplina in materia al decreto attuativo della delega fiscale atteso il 20 febbraio in Consiglio dei ministri.

Intanto secondo l'Acta, l'associazione dei freelance, il nuovo regime produce, sui redditi più bassi, una vera e propria beffa: considerate le detrazioni per i redditi da lavoro autonomo (fino a 1.104 euro sotto i 55 mila di reddito) con il nuovo sistema si paga addirittura di più. Se un lavoratore dichiara 12 mila euro, per dire, dovrà versare 1.404 euro di imposte, se invece decidesse di rimanere fuori dal regime dei minimi messo in piedi dal governo, pagando quindi l'Irpef, gli euro da pagare sarebbero 1.264.

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A stanarle saranno sguinzagliati gli ispettori delle Entrate e dell'Inps, che agiranno in base all'impianto stabilito dalla legge Fornero sul lavoro del 2012. Fronte aperto per la revisione delle aliquote contributive nella Gestione Separata.

Kamsin Si apre la caccia alle finte partite Iva. Si calcola che su 5,5 milioni di partite Iva attive circa 3 milioni siano lavoratori autonomi senza dipendenti, professionisti individuali dentro i quali si nascondono aree di grigio e di nero. Su questi circa 750-800 mila hanno un unico cliente; tra di essi il 35-40% sono false partite Iva certificabili.  A stanarle saranno sguinzagliati gli ispettori delle Entrate e dell'Inps, che agiranno in base all'impianto stabilito dalla legge Fornero sul lavoro del 2012. Il 31 dicembre scorso è infatti terminato il previsto periodo di monitoraggio dei controlli sulla monocommittenza, previsto dalla legge 92/2012. Dal primo gennaio gli ispettori potranno quindi realizzare pienamente ciò che è stabilito da quella che veniva considerata la prima legge di contrasto alle false partite Iva, vale a dire la presunzione automatica della subordinazione.

Tre gli indicatori che faranno scattare la presunzione di rapporto di lavoro subordinato, ma basterà che ne sussistano contemporaneamente almeno due: la presenza di una postazione di lavoro fissa presso la sede del committente; la soglia dell'80% dei corrispettivi annui dovuti alla collaborazione nell'arco di due anni consecutivi; la durata della collaborazione non superiore agli 8 mesi annui per due anni consecutivi. La presunzione di subordinazione si applica ai titolari di partita Iva privi di ordine o elenco. Gli ispettori, finito il monitoraggio, potranno automaticamente stabilire la trasformazione del contratto in collaborazione coordinata e continuativa o anche in contratto a tempo indeterminato.

Sullo sfondo resta poi il problema della stangata prevista per i professionisti e free lance non iscritti ad albo o registro. Ieri, sul punto, è stato presentato un emendamento - primo firmatario Cesare Damiano (Pd) presidente della commissione Lavoro della Camera - che blocca il previsto aumento dell'aliquota contributiva a carico delle partite Iva iscritte informa esclusiva alla gestione separata Inps. La misura  è stata sottoscritta da tutti i componenti della commissione e per la stessa «costituisce una priorità», ha affermato la deputata Marialuisa Gnecchi (Pd) che spiega come l'emendamento, per non rischiare di essere bocciato, in quanto relativo al Milleproroghe si "limita" a prorogare di un anno l'applicazione dell'aliquota del 27% per tutto il 2015.

Per intervenire in modo definitivo su questo fronte, nei giorni scorsi si è formato anche un comitato trasversale di parlamentari, presieduto da Barbara Saltamartini di Ncd che ha ricevuto anche il sostegno del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd). Le partite iva denunciano da tempo l'insostenibilità della situazione: agiscono in regime di rischio d'impresa; sono fortemente tartassati (quest'anno la loro contribuzione è arrivata al 30,72%); e non hanno diritto ad alcuna tutela né tantomeno a una offerta di welfare. Per questo molti di loro sono alla ricerca di nuove vie di fuga.

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