Quota 100, Il Governo cerca ancora la quadra

Bruno Franzoni Lunedì, 17 Dicembre 2018
Le due misure simbolo del Governo GialloVerde perdono per strada 4 miliardi rispetto alle previsioni iniziali. Sono le nuove stime diffuse da Palazzo Chigi dopo la trattativa in corso con l'Ue per il via libera alla manovra. 
Meno risorse per il pacchetto sulle pensioni e per il reddito di cittadinanza. Per allinearsi alle richieste della Commissione Europea sul deficit di bilancio Palazzo Chigi ha nelle ultime ore rivisto i costi associati alle due misure simbolo del programma elettorale della scorsa primavera. Per la quota 100 e misure associate l'esecutivo ha rivisto nelle ultime ore il costo da 6,7 miliardi a 4,7 miliardi. In particolare si stima una percentuale di richieste di ritiro con “quota 100” - che sarà in vigore per tre anni dal 2019 al 2021  - non superiore all'85%, con il risultato appunto di una spesa maggiore per non più di 4,7 miliardi il primo anno, che salgono a 8 nel 2020 e 7 miliardi nel 2021. Palzzo Chigi esclude comunque che la riduzione degli stanziamenti avrà effetti significativi sulle platee.

Risparmi anche per il finanziamento del reddito di cittadinanza che il Ministro del Lavoro, Luigi di Maio, punta a far partire sempre entro la prossima primavera. Palazzo Chigi ha indicato che il reddito nel 2019 costerà 6,1 miliardi perchè le cifre si spalmano su 9 mesi invece che 12 e perché si stima che a farne domanda sarà il 90% della platea potenziale. A questi 6,1 miliardi va aggiunto il miliardo diretto alla riforma dei centri per l'impiego. Il totale delle risorse necessarie scenderà a 7,1 miliardi (dai 9 preventivati inizialmente). La trattativa con l'Ue per il rispetto dei vincoli di bilancio ha, quindi, già determinato la riduzione delle risorse disponibili e si rischia anche un ulteriore slittamento nella presentazione ufficiale delle misure. Non più un maxiemendamento alla manovra da presentare nelle prossime ore, per il quale i tempi appaiono ormai troppo ristretti, ma un decreto legge da approvare appena dopo il via libera della legge di bilancio.

Il continua tira e molla e la mancanza di un progetto definitivo solleva molte critiche da sindacati e opposizioni. Secondo Roberto Ghiselli (Cgil) "il Governo non sa che pesci prendere dopo aver fatto tante promesse e continua perciò a ritardare un progetto che rischia di rivelersi un bluff". "Quella di cui parla il governo è non solo una quota 100 che rischia di essere temporanea (si ipotizzano tre anni), ma che, a differenza di quella proposta nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil, “non parla alle donne, alle piccole imprese, al Sud, a chi ha lavori discontinui, e deboli, ai giovani e a chi svolge lavori gravosi e usuranti”. Obiezioni, spiega il sindacalista, “che valgono ancor di più se parlassimo solo di quota 41, cioè dei 41 anni di contributi necessari per poter andare in pensione”. Il riferimento è a un’altra ipotesi circolata in questi giorni, e cioè che dopo tre anni di quota 100 temporanea si potrebbe andare in pensione avendo maturato 41 anni di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica. Chi invece non raggiungesse i 41 anni di contribuzione, dovrebbe aspettare l'età della pensione di vecchiaia, cioè 67 anni e qualche mese. Anche l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, è critico e chiede una decisione su opzione donna, nona salvaguardia esodati, proroga dell'ape sociale.  

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