Pensioni

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“La soluzione per i docenti di “Quota 96”, dopo tante polemiche e rinvii, potrebbe essere finalmente vicina”. E' quanto ricorda l'onorevole del Pd Manuela Ghizzoni già firmataria lo scorso anno di una proposta di legge per risolvere il problema dei 4mila docenti che erano rimasti intrappolati nella Riforma Fornero del 2011. Kamsin Progetto che tuttavia si era infranto sullo scoglio delle coperture finanziarie. Decisivo il niet della Ragioneria dello Stato. Ora la deputata del Pd (con il supporto di tutte le forze politiche, da Ncd al M5S) ci riprova a tutelare il personale della scuola che ha maturato un diritto a pensione, con la vecchia disciplina, entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012.

Manuela Ghizzoni è stata infatti la prima firmataria di uno specifico emendamento al decreto legge di riforma della pubblica amministrazione (Dl 90/2014), emendamento che porta la firma di tutti i capigruppo della Commissione Bilancio. “Questo è un aspetto molto importante – ricorda l’on. Ghizzoni – Sulla necessità di trovare una soluzione per i docenti di “Quota 96”, infatti, si è avuta in Aula la convergenza di tutte le forze politiche. Rispetto al passato, quindi, ci sono ragioni per nutrire maggiore ottimismo. I tempi sono stretti, ma ci sono – conferma Manuela Ghizzoni – se la tabella di marcia sarà rispettata, si consentirebbe a chi ne ha diritto di presentare domanda per andare in pensione già dal prossimo 1° settembre. Tutte le forze politiche presenti in Aula al momento della discussione sui provvedimenti in favore degli esodati hanno convenuto sulla necessità di risolvere anche questa vicenda – conclude l’on. Ghizzoni – E’ stata così suggellata un’intenzione che non può essere tradita”.

Se l'emendamento passerà i prof dovranno - entro 15 giorni dalla conversione in legge del provvedimento - inoltrare per via telematica apposita istanza volta al conseguimento del beneficio all'Inps; l'istituto provvederà a stilare la graduatoria dei beneficiari mediante un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Un meccanismo, questo, simile alle quello delle quote in cui la priorità in graduatoria si determinerà sulla base della somma dell'età anagrafica e di quella contributiva dell'istante: chi ha un valore piu' elevato dovrebbe pertanto acquisire priorità nella graduatoria. Qualora dal monitoraggio risulti il superamento delle 4 mila domande l’INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento.

Zedde

Pare sia sostanzialmente confermata l'impostazione del governo in materia di pensioni e previdenza nel disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione. Venerdì, dopo quasi un mese di gestazione, il provvedimento è stato finalmente presentato dal Ministro Madia alla stampa. Kamsin Molte le limature che sono state effettuate in questo lasso di tempo ma, a sorpresa, nella bozza del testo aggiornata al 10 luglio, sono state confermate le misure che erano contenute nell'articolo 4 dell'originario testo denominato "Repubblica Semplice". Spostate nell'articolo 11 del nuovo testo il governo Renzi conferma le tre novità in materia previdenziale che, salvo ulteriori ripensamenti, dovrebbero essere ora presentate alle Camere.

La prima novità riguarda il pensionamento in deroga a 64 anni. Su questo fronte il disegno di legge delega introduce rilevanti modifiche all'articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011. II comma 5 dell'articolo 11 aggiunge un comma 15-ter al predetto articolo con il quale viene estesa anche al personale del pubblico impiego la possibilità di conseguire il trattamento pensionistico anticipato al compimento di una età anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che abbia maturato, entro il 31 dicembre 2012, la vecchia quota 96 (cioè 60 anni di eta e 36 di contributi o 61 anni di eta e 35 di contributi); per le donne requisiti ancora piu' agevoli fissati in 60 anni e 20 anni di contributi. La possibilità è attualmente infatti limitata ai soli lavoratori dipendenti del settore privato.

Ai commi 1 e 2 dell'articolo 11 del disegno di legge si prevede poi, per conseguire l'obiettivo di un ricambio generazionale, l'introduzione della possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo verrebbe consentito, al personale del pubblico impiego, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa ridotta del 50%. All'atto del collocamento a riposo il dipendente avrà diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio. Che tradotto significa che l'amministrazione continuerà a versargli i contributi pieni in modo che il lavoratore non subisca una penalità sulla rendita pensionistica.

Pare essere confermata anche la misura che sino ad oggi era piu' in dubbio. La proroga generalizzata dell'opzione donna. Il comma 3 dell'articolo 11 del testo di delega prevede la possibilità di accedere, entro il 2018, al trattamento pensionistico anticipato in presenza di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di una eta anagrafica pari o superiore a 57 anni e relativi adeguamenti dell'età previsti dalla normativa vigente, previa opzione per una liquidazione del trattamento pensionistico secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Si tratta, com'è noto del regime sperimentale donna, che verrebbe pertanto esteso anche in favore dei lavoratori uomini.

Con il provvedimento di delega dovrebbe concludersi questa prima fase di misure per modernizzare la Pa che il governo ha avviato con il Dl 90/2014 attualmente all'esame della Camera. Fonti vicine all'esecutivo confermano che il disegno di legge delega sarà inviato in Parlamento la prossima settimana, ma verrà esaminato solo a partire da settembre perché prima bisogna concentrarsi sulla conversione del dl.

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Oggi sarà presentato l'emendamento al testo del decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione (Dl 90/2014) che dovrebbe consentire a 4mila docenti che hanno maturato un diritto a pensione entro l'anno scolastico 2011/2012 il collocamento in quiescenza dal prossimo 1° Settembre 2014. Kamsin Si tratta di una modifica condivisa praticamente da tutte le forze politiche che ha avuto la scorsa settimana il via libera anche dell'esecutivo e quindi, se non ci saranno intoppi o ripensamenti dell'ultimo minuto, la novità dovrebbe diventare legge dello stato prima della pausa ferragostana.

La modifica che, come già anticipato da Pensioni Oggi nei giorni scorsi ricalca in pieno il disegno di legge Ghizzoni/Marzana, consentirà al personale docente che ha maturato un diritto a pensione entro il 31.8.2012 di accedere alla vecchia disciplina pensionistica, quella vigente prima dell'entrata in vigore del Dl 201/2011.

Interessati sono quindi i lavoratori e le lavoratrici che hanno maturato entro tale data i requisiti per la pensione di anzianità all'epoca vigenti (cioè la quota 96 o 40 anni di contributi) oppure i requisiti per la vecchiaia (cioè 65 anni unitamente ad almeno 20 anni di contributi). L'emendamento, che interviene sull'alinea del comma 14 dell'articolo 24 del Dl 201/2011, specifica che il beneficio è riconosciuto con decorrenza dal 1° Settembre 2014 all'esito di una procedura di monitoraggio delle domande.

Il mantenimento della previgente disciplina consentirà inoltre ai docenti coinvolti di non incappare nella penalizzazione prevista dell'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011 qualora essi non abbiano perfezionato i 62 anni età alla data della decorrenza della prestazione previdenziale. Resta fermo tuttavia che il calcolo delle anzianità contributive maturate successivamente al 1° gennaio 2012 avverrà mediante il sistema contributivo.

La procedura - Gli interessati dovranno- entro 15 giorni dalla conversione in legge del provvedimento - inoltrare per via telematica apposita istanza volta al conseguimento del beneficio all'Inps; l'istituto provvederà a stilare la graduatoria dei beneficiari mediante un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Un meccanismo, questo, simile alle quello delle quote in cui la priorità in graduatoria si determinerà sulla base della somma dell'età anagrafica e di quella contributiva dell'istante: chi ha un valore piu' elevato dovrebbe pertanto acquisire priorità nella graduatoria. Qualora dal monitoraggio risulti il superamento delle 4 mila domande l’INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento.

Le 4mila posizioni, tuttavia, dovrebbero in teoria essere sufficienti a garantire il beneficio a tutti coloro che avevano manifestato la volontà di lasciare. Infatti questo numero è stato individuato al termine di una ricognizione delle dichiarazioni ai fini del collocamento in quiescenza del personale della scuola che aveva maturato i requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012, attivata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca nel mese di ottobre 2013.

Resta il dubbio della tempistica: come sarà possibile che l'Inps sia in grado di stilare le graduatorie in tempo utile per rispettare la data del 1° Settembre?

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Il ministro apre su un'ipotesi di revisione della legge Fornero sulle Pensioni nell'ottica di garantire maggiore flessibilità in uscita. Il Ministro però ribadisce come la priorità spetti agli esodati e a tutti coloro che si ritrovano senza tutele. Kamsin Dopo l'invito rivolto dall'Inps, in occasione della relazione annuale al parlamento, Poletti ha ricordato comunque che modificare le Riforma Fornero non sarà facile in quanto l'intervento avrebbe "una sua corposa problematicità dal punto di vista economico".

C'è, quindi, un nodo risorse che non può essere ignorato davanti a un'operazione simile. Mettere le mani sull'impalcatura uscita dalla riforma Fornero avrebbe d'altra parte tante implicazioni. Due sono le categorie che meritano secondo Poletti la precedenza: esodati e quanti hanno perso il lavoro e ora sono senza ammortizzatori o pensione. Inoltre per il ministro ogni discorso sulla flessibilità va inserito nelle 'dinamiche" che riguardano le "scelte del governo sull'utilizzazione delle risorse". Di certo il menù delle ipotesi circolate sul fronte flessibilità è vario. Ci sono le proposte della commissione Lavoro della Camera, guidata da Cesare Damiano (Pd), tra cui il ritorno al sistema delle quote con la possibilità di andare in pensione a 62 anni, con 35 anni di contributi e con una penalizzazione intorno all'8%. C'è poi la proposta dell'Ex ministro del Lavoro Giovannini che suggerisce il prestito previdenziale: si esce un po' prima con una assegno anticipato che verrà restituito man mano. La sede per l'eventuale modifica sarà dunque la prossima Legge di Stabilità a cui i tecnici dell'esecutivo stanno iniziando a lavorare.

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Domani sarà la giornata chiave per conoscere il destino dei quota 96 della scuola. Il termine per presentare le proposte di modifica al decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione scadrà infatti domani. Kamsin Tutti i capigruppo della commissione bilancio hanno già annunciato che presenteranno una proposta di modifica per mandare in pensione entro settembre 4 mila professori prossimi alla pensione rimasti intrappolati dalle norme della legge Fornero. Si tratta, come già anticipato su Pensioni Oggi nei giorni scorsi, del personale docente che ha maturato un diritto a pensione secondo la vecchia disciplina entro il 31 agosto 2012, termine dell'anno scolastico 2011/2012. Personale che pertanto potrà beneficiare delle vecchie regole di pensionamento ed accedere al trattamento pensionistico già a partire dal prossimo 1° settembre, in deroga alla disciplina vigente, previa presentazione di apposita istanza presso l'Inps.
In salita invece le istanze dei 9000 macchinisti dei treni che cercano una sponda parlamentare per riportare a 58 anni l'età di pensionamento salita a 66 anni.

Intanto ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso di rimandare l'approdo in aula del provvedimento, inizialmente previsto per il 14 luglio, al 22 luglio. Il decreto deve essere convertito in legge entro il 23 agosto, pena la sua decadenza. E' probabile che una volta modificato alla Camera venga poi blindato al Senato.

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I lavoratori collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e che   perfezionano, entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine della mobilità, i requisiti di pensionamento previgenti Dl 201/2011 potranno mantenere le vecchie regole pensionistiche nel limite di 5.500 unità. Kamsin E' quanto prevede l'articolo 2, comma 1, lettera a) del nuovo disegno di legge in materia di esodati (qui il testo del provvedimento) che darà il via libera ad ulteriori 32mila salvaguardie.

Per il profilo di tutela riguardante i lavoratori in mobilità pertanto la misura consentirà anche a chi non è riuscito a perfezionare entro la fine dell'indennità di mobilità un diritto a pensione con le vecchie regole la possibilità di accedere al regime derogatorio a condizione che il diritto a pensione sia raggiunto entro i successivi 12 mesi dalla fine dell'ammortizzatore sociale attraverso il versamento dei volontari. In passato infatti molti lavoratori hanno visto sfumare la tutela proprio per non essere riusciti a rispettare questo particolare parametro.

Pertanto qualora fosse il requisito contributivo a non essere perfezionato entro la mobilità i lavoratori in questione potranno procedere al versamento dei volontari in modo da perfezionarlo comunque entro i successivi 12 mesi dal termine della mobilità. In tal caso il versamento potrà riguardare anche periodi eccedenti i sei mesi precedenti  la domanda di  autorizzazione stessa. Il versamento potrà comunque essere effettuato solo con riferimento ai dodici mesi successivi al termine di fruizione dell’indennità di mobilità. Pertanto un lavoratore che abbia raggiunto, ad esempio, 39 anni e 3 mesi di contributi al termine della mobilità potrà farsi autorizzare ai volontari per versare i rimanenti 9 mesi al fine di raggiungere 40 anni di contributi ed accedere alla salvaguardia.

L'intervento pare invece non tutelare (a seguito di una precisazione dell'Onorevole Damiano e a differenza di quanto lo scrivente aveva riportato nell'articolo) chi avrà raggiunto il requisito anagrafico utile per la pensione di anzianità (61 anni e 3 mesi) entro i 12 mesi dalla fine dell'indennità di mobilità.

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