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Rent To buy, il Sindacato Inquilini boccia la misura
Non sono previste sufficienti garanzie per l'inquilino che rischia di perdere completamente le somme versate al venditore. Lo strumento rischia di aggirare la normativa sulle locazioni.
Kamsin E' critica la voce del Sunia, il sindacato degli inquilini, al nuovo contratto "rent to buy" introdotto dal legislatore nel decreto legge Sblocca Italia. Secondo Daniele Barbieri, Segretario generale del sindacato tra gli aspetti piu' controversi di questa nuova forma contrattuale, prevista dall'articolo 23 del Dl 133/2014, c'è la mancanza di "certezze sui profili fiscali ed è assolutamente negativo e pericoloso per gli inquilini per molti motivi".
Non sono previste sufficienti garanzie per l'inquilino (acquirente), - si legge nel comunicato del Sunia - soggetto al rischio di perdere le somme versate e di subire oneri per l'atto notarile, anch'essi a fondo perduto, nel caso in cui la vendita prevista non avvenga. Mentre al venditore viene consentito di fatto un recesso facilitato e per nulla oneroso.
Ma quello che è più grave e preoccupa è che al riparo di questo patto si possono aggirare di fatto tutte le garanzie e i diritti sul contratto d'affitto, divenendo una specie di pericoloso trampolino verso un acquisto futuro dai contorni incerti e problematici, col rischio di aumentare contenziosi e conflitti.
Se ci sarà un maxiemendamento, sarà bene che il Governo rifletta seriamente sulla necessità di approntare una norma che riconosca queste garanzie, a partire dalla salvaguardia della locazione e dal diritto alla restituzione, anche con garanzia fidejussoria, delle somme versate nei casi di recesso dall'acquisto.
Zedde
Legge di stabilità 2015, l'Abc delle novità in materia di lavoro
Sarà azzerata l'Irap sulla componente lavoro dei dipendenti a tempo indeterminato, arriva la decontribuzione per chi fa assunzioni stabili. Ma il disegno di legge di stabilità lascia a bocca asciutta i pensionati.
Kamsin La legge di stabilità per il 2015 è stata ufficialmente presentata dal governo con la pubblicazione nel sito internet di Palazzo Chigi nei giorni scorsi.
Sono sostanzialmente tutte confermate le misure anticipate sulle pagine di questo giornale nei giorni scorsi in materia di lavoro ad iniziare dalla riduzione dell'Irap. C'è in particolare la conferma che la componente lavoro relativa ai dipendenti a tempo indeterminato verrà dedotta dall'imponibile dell'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive. Tuttavia, come contraltare, verrà cancellato il taglio del 10 per cento introdotto con il dl Irpef dello scorso mese di aprile. Di conseguenza, le aliquote saliranno dal 3,5 al 3,9 per cento già a partire da quest'anno presentando un conto piu' salata per tutte quelle imprese, non poche, che non potranno compensare la perdita di questo beneficio con la deducibilità della componente lavoro dall'Irap.
La Decontribuzione - Sempre per favorire l'occupazione a tempo indeterminato, il ddl di stabilità prevede l'esonero dal versamento dei contributi a carico del datore di lavoro, per un periodo massimo di 3 anni e nel limite pari a 8.060 euro su base annua. Lo sgravio si applicherà sulle nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato, con esclusione dei contratti di lavoro di apprendistato e dei contratti di lavoro domestici, stipulati tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2015.
Bonus 80 euro - Confermato poi il bonus Irpef di 80 euro. L'importo è di 960 euro annui e diventa strutturale per i contribuenti che percepiscono un reddito complessivo compreso tra 8 e 24 mila euro annui; il bonus poi decrescera' proporzionalmente sino ad azzerarsi a 26mila euro. La misura è stata criticata nella giornata di ieri dal segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, che ha ricordato come dalla legge di stabilità si attendeva un segnale in favore dei pensionati che, a differenza dei lavoratori, non avranno il bonus di 80 euro. La sindacalista propone di portare la "no tax area ai livelli dei lavoratori dipendenti per dare un segnale di attenzione a questa parte di popolazione che vive spesso in condizioni di povertà dato che più della metà di loro non arriva a 1000 euro al mese".
Tfr in busta paga - L'altra misura, come anticipato, riguarda l'introduzione in via sperimentale, ai lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici e i lavoratori del settore agricolo, della possibilità di optare, con riferimento i periodi di paga tra il 1° marzo 2015 al 30 giugno 2018, per la liquidazione del trattamento di fine rapporto in busta paga. La novità, tuttavia, essendo considerata una integrazione di retribuzione, sarà imponibile in via ordinaria ai fini fiscali e di conseguenza sarà soggetta a tassazione ordinaria, anche se non sarà imponibile ai fini previdenziali.
Ammortizzatori Sociali - Sul fronte del lavoro c'è poi lo stanziamento di nuove risorse per la riforma degli ammortizzatori sociali. Infatti, per attuare il disegno di legge delega in materia di riforma del lavoro, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, e per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, il governo ha stanziato 2 miliardi di euro per il 2015.
Zedde
Ravvedimento operoso, ecco come cambia dal prossimo anno
Una norma nel disegno di legge di stabilità prevede l'allungamento delle ipotesi in cui è possibile fruire del ravvedimento operoso ai fini di regolarizzare errori ed omissioni.
Kamsin Il disegno di legge di stabilità 2015 dà il via ad un restyling del ravvedimento operoso, uno degli istituti che consente di chiudere eventuali errori o sviste con il fisco sul pagamento di tributi e tasse. L'obiettivo del governo è quello di eliminare gli impedimenti e le barriere i temporali alla fruizione dell'Istituto, con l'obiettivo di semplificare il rapporto tra fisco e cittadini.
Si tratta di un tentativo che va salutato certamente con positività in quanto, dalla sua rimodulazione, potrebbero esserci vantaggi sia per lo Stato, con aumento della riscossione "volontaria", che per i contribuenti i quali potrebbero essere maggiornamente invogliati a regolarizzare la propria posizione fiscale.
La disciplina attuale, cristallizzata nell' articolo 13, comma 1, del D.Lgs 472/1997, prevede che il contribuente sia premiato solo se la regolarizzazione delle violazioni arriva spontaneamente. La riduzione delle sanzioni, infatti, non spetta qualora la sanatoria venga avviata successivamente alla constatazione della violazione, oppure dopo l'inizio di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative volte all'accertamento della violazione del trasgressore.
L'articolo 44 del ddl di stabilità prevede invece che il contribuente possa utilizzare il ravvedimento operoso anche dopo l'inizio di una verifica o il ricevimento di un questionario, o addirittura dopo la consegna del processo verbale di constatazione. L'effetto preclusivo alla fruizione dell'Istituto viene mantenuto solo alla notifica degli atti di liquidazione e di accertamento, comprese le comunicazioni conseguenti alla liquidazione e al controllo formale delle dichiarazioni.
La novità, quindi, è del tutto evidente rispetto alla normativa attuale. Il contribuente, infatti, può sanare le violazioni beneficiando dello sconto della sanzione anche in presenza di atti istruttori avviati dall'Amministrazione finanziaria, purché il ravvedimento avvenga prima della notifica degli atti impositivi (si pensi esempio un avviso di accertamento).
Ravvedimento Operoso: Tempi piu' lunghi - La novità è abbinata, peraltro, all'allungamento dei limiti temporali per la regolarizzazione volontaria. Attualmente, il ravvedimento operoso deve essere perfezionato entro il termine di scadenza della presentazione della dichiarazione relativa all'anno nel corso del quale è avvenuta la violazione, oppure, ove non sia prevista la dichiarazione, entro un anno dalla commissione della violazione. Con la nuova normativa, invece, non ci saranno più limiti temporali, fermo restando la proporzionalità delle entità del trattamento premiale alla rapidità della regolarizzazione.
Il ddl prevede, infatti, delle sanzioni ridotte graduate in base alla data in cui viene invocata la regolarizzazione. Nello specifico, oltre alle riduzioni attualmente vigenti, viene stabilito che la sanzione è ridotta ad un nono del minimo, in caso di regolarizzazione entro il novantesimo giorno successivo al termine per la presentazione della dichiarazione, ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro 90 giorni dall'omissione o dall'errore.
Ad un settimo del minimo, in caso di regolarizzazione entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello del corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro due anni dall'omissione o dall'errore.
Ad un sesto del minimo, in caso di regolarizzazione oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello del corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, oltre due anni dall'omissione o dall' errore.
La novità si applicherà tutte le violazioni, compresi gli omessi versamenti, relativi a qualsiasi tributo mentre, la riduzione ad un settimo e ad un sesto del minimo, si applicherà solo ai tributi di competenza dell'Agenzia delle Entrate.
Parallelamente all'estensione della fruibilità del ravvedimento operoso, il disegno di legge prevede la soppressione degli strumenti deflattivi superflui quali l'accertamento mediante adesione (di cui al D.Lgs 218 1997) e l'adesione ai processi verbali di constatazione. Il nuovo ravvedimento, infatti, consentirebbe di conseguire lo stesso risultato, senza il vincolo di dover accettare integralmente il contenuto dell'atto istruttorio, potendo il contribuente liberamente decidere quali rilievi recepire e quali no.
L'estensione dei limiti per il ravvedimento operoso non opererà nei casi di omessa dichiarazione. In tali situazioni pertanto la regolarizzazione potrà avvenire, come prevede la disciplina attualmente vigente, entro 90 giorni con una sanzione pari ad un decimo del minimo. Parimenti, in caso di omessi versamenti, la regolarizzazione potrà avvenire entro 30 giorni con il pagamento di una sanzione pari ad un decimo del minimo.
Zedde
Sblocca Italia, cambia forma il bonus per chi affitta l'immobile nuovo
Sono state fissate nuove condizioni relative all'entità del canone di locazione per godere dell'incentivazione sugli investimenti in abitazioni da concedere in locazione.
Kamsin Il canone di locazione non dovrà essere superiore a quello previsto per le locazioni di edilizia convenzionata, ovvero non superiore al minore importo tra il canone concordato e il canone speciale. È quanto prevede la nuova formulazione dell'articolo 21 del decreto legge Sblocca Italia approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati la scorsa settimana.
L'indicazione dovrebbe precisare meglio i contorni circa il canone di locazione praticato dal soggetto che intende beneficiare della deduzione dal reddito del 20% sull'acquisto dell'immobile nuovo da concedere il locazione. L'agevolazione, infatti, potrà essere concessa - tra le altre condizioni - solo nel caso in cui il canone di locazione sia tenuto sufficientemente "basso", in modo tale da consentire il rilancio del mercato delle locazioni e di centrare, quindi, gli obiettivi del legislatore di tenere bassi i canoni d'affitto. Nello specifico il canone locatizio dell'immobile non deve essere superiore a quello previsto per le locazioni di edilizia convenzionata, oppure non superiore al minore importo del canone concordato e il canone speciale.
La deduzione per l'acquisto di un immobile nuovo - Com'è noto, l'articolo 21 del Dl 133/2014, ha introdotto una deduzione del 20 per cento in favore di chi, al di fuori di un'attività commerciale, acquista tra il 1° gennaio 2014 ed il 31 dicembre 2017 unità immobiliari a destinazione residenziale, di nuova costruzione o invendute oppure oggetto di interventi di ristrutturazione edilizia o di restauro e di risanamento conservativo.
La deduzione è pari al 20 per cento del prezzo di acquisto dell'immobile risultante dall'atto di compravendita nel limite massimo complessivo di spesa di 300 mila euro, con la precisazione, a seguito delle modifiche della Camera, che possono essere inclusi anche gli interessi passivi dipendenti da mutui contratti per l'acquisto dell'unità immobiliare.
Sostanzialmente confermate, poi, tutte le condizioni per avere diritto all'agevolazione presenti nel testo governativo. Oltre al vincolo sull'entità del canone, di cui si è già detto, l'immobile deve essere concesso, entro sei mesi dall'acquisto , in locazione per almeno 8 anni continuativi ma il diritto alla deduzione, non viene meno se, per motivi non imputabili al locatore, il contratto di locazione si risolve prima del decorso del suddetto periodo e ne viene stipulato un altro entro un anno dalla data della suddetta risoluzione del precedente contratto.
Inoltre l'immobile deve avere destinazione residenziale e non appartenere alle categorie catastali A1, A8 e A9; non deve essere ubicato nelle parti del territorio destinate ad usi agricoli; deve conseguire prestazioni energetiche certificata in classe A o B, e tra locatore e locatario non devono, infine, sussistere rapporti di parentela entro il primo grado.
La deduzione viene ripartita in 8 quote annuali di pari importo, a partire dal periodo d'imposta nel quale avviene la stipula del contratto di locazione. Considerando che il tetto alla deduzione è di 60 mila euro, la quota massima deducibile all'anno sarà dunque pari a 7500 euro. La deduzione non è cumulabile con altre agevolazioni fiscali previste per le medesime spese.
Viene inoltre consentito alle persone fisiche non esercenti attività commerciale di concedere in usufrutto, anche contestualmente all'atto di acquisto e anche prima della scadenza del periodo minimo di locazione di 8 anni, le unità immobiliari acquistate con le agevolazioni in parola, a soggetti giuridici pubblici o privati operanti da almeno 10 anni nel settore dell'alloggio sociale, a condizione che venga mantenuto il vincolo alla locazione e che il corrispettivo di usufrutto non sia superiore all'importo dei canoni di locazione previsti.
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Zedde
Bonus risparmio energetico, arriva la proroga per il 2015
Il disegno di legge di stabilità conferma la detrazione potenziata del 65 per cento anche nel 2015 per le spese di riqualificazione energetica degli edifici.
Kamsin Per gli interventi di efficienza energetica, il disegno di legge di stabilità 2015 ha previsto che la detrazione, per gli interventi sulle singole unità immobiliari, si applichi in misura potenziata del 65 per cento sulle spese sostenute fino al 31 dicembre 2015.
Come già anticipato sulle pagine di queste giornale, la manovra per il prossimo anno elimina, dunque, quella rimodulazione dell'agevolazione prevista dalla legge di stabilità 2014 secondo la quale, per le spese sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015, la percentuale di detrazione si sarebbe fermata al 50 per cento.
Inoltre, per gli interventi eseguiti sulle parti comuni condominiali (artt. 1117 e 1117-bis del codice civile), o su tutte le unità immobiliari dell'edificio, viene previsto che la misura della detrazione Irpef/Ires del 65 per cento si applichi per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2015.
Come è noto, gli interventi di efficienza energetica agevolabili, ai fini della detrazione in parola, riguardano: a) gli interventi su strutture opache orizzontali, verticali, finestre comprensive di infissi; b) gli interventi di riqualificazione energetica globale; c) l'istallazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda; d) la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con caldaia a condensazione; e) la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza; f) la sostituzione di scaldacqua tradizionali con quelli a pompa di calore.
Zedde
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Bonus mobili ed edilizi, ecco l'ABC delle novità per il 2015
Il disegno di legge di stabilità proroga per tutto il 2015 le detrazioni previste per il recupero del patrimonio edilizio, del risparmio energetico e del bonus mobili.
Kamsin Proroga per tutto il prossimo anno della detrazione Irpef del 50 per cento sulle ristrutturazioni edilizie, dell'agevolazione prevista per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici e di quella Irpef e Ires del 65 per cento sui lavori per il risparmio energetico qualificato. È quanto dispone l'articolo 8 del disegno di legge di stabilità, approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri.
Nessun intervento, invece, è stato previsto sulla detrazione Irpef e Ires del 65 per cento sugli interventi antisismici cosiddetti qualificati, che dunque sarà ridotto al 50 per cento dal 2015. Via libera anche nel 2015 delle agevolazioni fiscali per i lavori verdi sulle parti comuni condominiali: la bozza del disegno di legge prevede infatti che il bonus del 65 per cento viene prorogato dal 30 giugno 2015 al 31 dicembre 2015.
Vediamo dunque di riassumere in breve le modifiche previste dalla legge di stabilità per il prossimo anno.
Recupero edilizio - L'intervento del governo estende fino alla fine del 2015 la maxi detrazione del 50 per cento sugli interventi di recupero del patrimonio edilizio, cioè le manutenzioni, le ristrutturazioni, gli interventi di restauro e di risanamento conservativo degli edifici. La disciplina vigente prevede invece che le spese sostenute nel 2015 fossero agevolabili al 40 per cento. Dal primo gennaio 2016, comunque, se non ci saranno ulteriori proroghe, si dovrebbe tornare alla percentuale ordinaria di detrazione pari al 36 per cento.
Risparmio energetico - Il disegno di legge porta sino alla fine del 2015 la detrazione del 65 per cento ai fini Irpef e Ires sugli interventi per il risparmio energetico qualificato degli edifici, bonus in vigore dallo scorso 6 giugno 2013. La disciplina attualmente vigente prevede invece che le spese sostenute nel prossimo anno fossero agevolabili al 50 per cento.
Bonus mobili - L'intervento del governo proroga per tutto il 2015 la detrazione del 50 per cento, nel limite massimo di 10mila euro, per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A (A+ per i forni), finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione. Dal 2016 il beneficio verrà soppresso.
Condomini - La detrazione del 65 per cento, in vigore dal 6 giugno 2013, viene prorogata fino al 31 dicembre 2015. Si tratta, com'è noto, degli interventi sul risparmio energetico relativi a parti comuni degli edifici condominiali di cui agli articoli 1117 e 1117- bis del codice civile o che interessano tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio.
L'attuale normativa prevede che le spese sostenute fino al 30 giugno 2015 fossero agevolate al 65 per cento, mentre, quelle sostenute dal primo luglio 2015 e sino al 30 giugno 2016 fossero agevolate al 50 per cento. Con la novella viene aumentata, pertanto, la percentuale del bonus del 50 al 65 per cento nel secondo semestre del 2015 ma viene ridotta l'agevolazione nei primi sei mesi del 2016.
Misure antisismiche - L'intervento del governo non incide invece, sulla detrazione Irpef e Ires del 65 per cento prevista sulle misure antisismiche delle abitazioni principali o delle costruzioni adibite ad attività produttive ricadenti nelle zone ad alta pericolosità sismica. Restando immutata l'attuale disciplina, pertanto, solo le spese avvenute tra il 4 agosto 2013 e il 31 dicembre di quest'anno potranno godere dell'agevolazione del 65 per cento, mentre per i pagamenti avvenuti nel 2015 la detrazione scenderà al 50 per cento.
Zedde
Nuovo Isee, dal prossimo anno entrano le giacenze sui conti correnti
Maggior peso ai valori mobiliari nel nuovo ISEE. L'indicatore avrà come riferimento anche il valore medio di giacenza annuo dei depositi dei conti correnti bancari e postali.
Kamsin Nella determinazione del nuovo ISEE entreranno in gioco anche le giacenze annue di depositi e conti correnti bancari e postali. E' questo quanto prevede l'articolo 26, comma 12 del disegno di legge di stabilità per il 2015 firmato dal Presidente della Repubblica la scorsa settimana.
Com'è noto l'ISEE è l'indicatore, in vigore dal 1998, che viene utilizzato per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l'accesso alle prestazioni sociali e socio sanitarie erogate da diversi livelli di governo. Ad esempio, l'ISEE viene utilizzato per l'applicazione di tariffe differenziate in relazione alla condizione economica oppure per la fissazione di soglie oltre le quali non è ammesso l'accesso alla prestazione. Nel solo 2012 sono state presentate ai fini ISEE circa 6,5 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu), corrispondenti a più di 5,8 milioni di nuclei familiari, circa il 30 per cento della popolazione.
Le regole attuali prevedono che la situazione economica della famiglia sia valutata tenendo conto del reddito di tutti i componenti, del loro patrimonio (che viene valorizzato il 20 per cento) e, attraverso una scala di equivalenza, della composizione del nucleo familiare (cioè del numero dei componenti e loro caratteristiche).
La scala di equivalenza consente di tenere conto delle "economie di scala" nella spesa familiare derivanti dalla convivenza. È un parametro basato sul numero dei componenti il nucleo familiare, ma anche di alcune caratteristiche di quest'ultimo rilevanti ai fini della valutazione della condizione economica, come la presenza del nucleo familiare di più di due figli a carico, di genitori lavoratori e di figli minorenni (in particolare se hanno meno di tre anni) o di nuclei monogenitoriali.
Dal prossimo anno, l'Inps e l'Agenzia delle Entrate, nella determinazione del nuovo ISEE dovranno prendere in considerazione anche il valore medio di giacenza annuo di depositi e conti correnti bancari e postali, che sino ad oggi era stato escluso dalla componente mobiliare del nucleo familiare.
Zedde
Divorzi e separazioni più facili, ecco cosa cambia con la riforma Renzi
L'accordo consensuale di separazione o divorzio potrà essere stipulato anche in presenza di figli minori a condizione che il pubblico ministero verifichi che l'accordo risponda l'interesse dei figli.
Kamsin Con l'approvazione in prima lettura da parte del Senato la scorsa settimana del decreto legge sulla giustizia civile, per i coniugi sarà possibile, se d'accordo, sciogliere il matrimonio con la sola assistenza degli Avvocati.
È stata infatti sostanzialmente confermata la possibilità, offerta dall'articolo 6 del dl 132/2014 ai coniugi di concludere una negoziazione assistita per separarsi consensualmente o sciogliere il matrimonio senza passare per il tribunale.
I coniugi potranno, pertanto, alla presenza di almeno un avvocato che rappresenti ciascuna parte, ottenere piu' rapidamente la separazione consensuale, il divorzio (nei casi di avvenuta separazione personale legale nei casi previsti dalla legge) o la modifica delle preesistenti condizioni di separazione o divorzio.
Con le modifiche approvate dal Senato l'accordo raggiunto dovrà essere tuttavia vagliato dal pubblico ministero il quale, qualora non ravvisi elementi di irregolarità, darà il nulla osta alla trascrizione nei registri dello stato civile. La novella approvata dal Senato consentirà inoltre di utilizzare questo iter anche in presenza di figli minori, di maggiorenni incapaci o portatori di handicap (ai sensi della legge 104/1992) ovvero economicamente non autosufficienti. In tal caso il pubblico ministero dovrà, inoltre, verificare che l'accordo risponda all'interesse dei figli prima di concedere il nulla osta. Nella versione attualmente vigente dell'articolo 6 del dl 132/2014 l'accordo in parola, invece, non poteva essere raggiunto nei casi in cui fossero presenti figli minorenni.
Nell'accordo dovrà essere indicato che gli avvocati hanno tentato di conciliare le parti e le hanno informate della possibilità di esperire la mediazione familiare e che queste siano state informate dell'importanza per il minore di trascorrere tempi adeguati con ciascuno dei genitori.
L'accordo, una volta ricevuto il nulla osta da parte del pubblico ministero, è equiparato ai provvedimenti giudiziali che definiscono i procedimenti di separazione personale, di cessazione degli effetti civili o di scioglimento del matrimonio.
Zedde
Pensioni Quota 96, ora il Governo dovrà chiarire la posizione ufficiale
La Senatrice Laura Puppato (Pd) ha presentato un'interrogazione ufficiale al Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per comprendere se intende risolvere la vicenda che vede protagonisti circa 4mila tra docenti e personale Ata della Scuola del movimento "Quota 96".
Kamsin E' stata firmata praticamente da componenti di tutte le forze politiche che sostengono il Governo l'interrogazione promossa dalla Senatrice Laura Puppato volta a chiarire il destino dei 4mila docenti e personale Ata della Scuola che si riconoscono nel movimento cd. "Quota 96". L'interrogazione, proposta dal Partito Democratico lo scorso 8 Ottobre a Palazzo Madama (Atto Senato 4-02798), ha visto l'adesione di esponenti del M5S, di Ncd e Italia dei Valori ed ha come destinatario il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
L'interrogazione vuole fare il punto della situazione, dopo mesi di tira e molla, per i docenti che hanno maturato un diritto a pensione nell'anno scolastico 2011/2012 e che, per via della Riforma Fornero sono rimasti intrappolati sul posto di lavoro.
Il testo dell'interrogazione - "La riforma pensionistica cosiddetta riforma Fornero introdotta con il decreto-legge n. 201 del 2011, "Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici", convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, ha prodotto effetti negativi soprattutto su circa 4.000 lavoratori del comparto scuola tra docenti e personale ATA nati nel 1951 e 1952, detti "quota 96";
a giudizio degli interroganti, la riforma varata dal Governo "tecnico" contiene in particolare un "errore tecnico" ammesso dallo stesso estensore della riforma, che esclude dal diritto maturato di andare in pensione tali lavoratori nonostante nel dicembre 2012 ne avessero i requisiti, obbligandoli in tal modo ad un'ulteriore permanenza in servizio per un periodo che va dai 2 ai 7 anni;
in conseguenza della specificità della scuola che distingue l'anno scolastico da quello solare, per lavoratori appartenenti al comparto scuola è possibile andare in pensione esclusivamente nel giorno del 1° settembre, pur avendo maturato i requisiti in precedenza;
considerato che:
sulla questione hanno assunto più volte posizione sia il Governo che numerosi parlamentari, con l'impegno di addivenire ad un rapida soluzione del problema che a tutt'oggi non è pervenuta;
uno Stato che si dica affidabile e credibile agli occhi dei cittadini non può non provvedere alla correzione di errori che pesano sulla vita delle persone;
l'ammontare delle risorse necessarie per garantire il diritto alla pensione ai lavoratori vittime dell'"errore tecnico" calcolato dalla Ragioneria dello Stato è stato calcolato in 400 milioni di euro, distribuibili su più annualità da spendere in più anni;
considerato inoltre che:
il nuovo sistema di calcolo del PIL, detto Sec2010, realizzato in accordo dai diversi sistemi statistici europei, secondo il quale l'ISTAT sta rivedendo i conti italiani, provocherebbe un miglioramento del rapporto tra deficit e PIL di 0,2 punti percentuali, passando dall'attuale 3 per cento al 2,8 per cento;
ciò libererebbe risorse, comunque da reperire sul mercato, per un minimo di 1,5 miliardi di euro e fino a 3 miliardi, in ogni caso ben superiori alle necessità per risolvere l'errore "quota 96",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover investire parte delle risorse liberate dal nuovo sistema di conteggio del PIL per correggere l'errore e sancire dunque con forza il principio per cui il diritto acquisito del singolo non è ritrattabile dallo Stato senza il consenso dello stesso".
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Pensioni, Pes (Pd) pronta una interrogazione per i "revocati" e Quota 96
"Molti lavoratori della scuola, non avendo raggiunto il minimo contributivo, da settembre, non ricevono né stipendio né pensione a causa di un’interpretazione errata della legge che chiediamo di riconsiderare".
Kamsin "Chiederò ai ministri competenti la possibilità ottenere una proroga dei trattenimenti in servizio nella Pubblica Amministrazione". E' quanto ha dichiarato la deputata Caterina Pes (Pd) all'agenzia di stampa Agenparl la settimana scorsa in una intervista rilasciata circa la situazione dei lavoratori della pubblica amministrazione che saranno collocati in quiescenza d'ufficio dal prossimo 1° Novembre.
"I revocati sono quei dipendenti della P.A.,tra cui molti insegnanti, ai quali è stata tolta la proroga di permanenza in servizio di due anni oltre l’età pensionabile: con i deputati Pd della commissione Cultura, di cui faccio parte, abbiamo presentato un’interrogazione ai Ministri della Pubblica amministrazione e dell’Istruzione per chiedere di valutare l’opportunità, essendovi ancora i tempi tecnici,di intervenire sul pensionamento dei “Quota 96″ e sul mantenimento in servizio, per il periodo di proroga già ottenuto, dei revocati”, ha detto la Pes.
“In particolare vorrei richiamare la vicenda di molti insegnanti che si sono visti comunicare il pensionamento d’ufficio a meno di un mese dall’inizio della scuola: questo fatto ha ovviamente creato molti problemi alla vita delle persone che si sono ritrovate con un anno da riprogrammare sia dal punto di vista economico che organizzativo ” chiarisce la parlamentare dem ” vi è inoltre il caso di molti dipendenti che non avendo raggiunto il minimo contributivo, da settembre, non ricevono né stipendio né pensione a causa di un’interpretazione restrittiva se non errata della legge che chiediamo di riconsiderare".
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