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La Senatrice Laura Puppato (Pd) ha presentato un'interrogazione ufficiale al Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per comprendere se intende risolvere la vicenda che vede protagonisti circa 4mila tra docenti e personale Ata della Scuola del movimento "Quota 96".

Kamsin E' stata firmata praticamente da componenti di tutte le forze politiche che sostengono il Governo l'interrogazione promossa dalla Senatrice Laura Puppato volta a chiarire il destino dei 4mila docenti e personale Ata della Scuola che si riconoscono nel movimento cd. "Quota 96". L'interrogazione, proposta dal Partito Democratico lo scorso 8 Ottobre a Palazzo Madama (Atto Senato 4-02798), ha visto l'adesione di esponenti del M5S, di Ncd e Italia dei Valori ed ha come destinatario il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

L'interrogazione vuole fare il punto della situazione, dopo mesi di tira e molla, per i docenti che hanno maturato un diritto a pensione nell'anno scolastico 2011/2012 e che, per via della Riforma Fornero sono rimasti intrappolati sul posto di lavoro.

Il testo dell'interrogazione - "La riforma pensionistica cosiddetta riforma Fornero introdotta con il decreto-legge n. 201 del 2011, "Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici", convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, ha prodotto effetti negativi soprattutto su circa 4.000 lavoratori del comparto scuola tra docenti e personale ATA nati nel 1951 e 1952, detti "quota 96";

a giudizio degli interroganti, la riforma varata dal Governo "tecnico" contiene in particolare un "errore tecnico" ammesso dallo stesso estensore della riforma, che esclude dal diritto maturato di andare in pensione tali lavoratori nonostante nel dicembre 2012 ne avessero i requisiti, obbligandoli in tal modo ad un'ulteriore permanenza in servizio per un periodo che va dai 2 ai 7 anni;

in conseguenza della specificità della scuola che distingue l'anno scolastico da quello solare, per lavoratori appartenenti al comparto scuola è possibile andare in pensione esclusivamente nel giorno del 1° settembre, pur avendo maturato i requisiti in precedenza;

considerato che:

sulla questione hanno assunto più volte posizione sia il Governo che numerosi parlamentari, con l'impegno di addivenire ad un rapida soluzione del problema che a tutt'oggi non è pervenuta;

uno Stato che si dica affidabile e credibile agli occhi dei cittadini non può non provvedere alla correzione di errori che pesano sulla vita delle persone;

l'ammontare delle risorse necessarie per garantire il diritto alla pensione ai lavoratori vittime dell'"errore tecnico" calcolato dalla Ragioneria dello Stato è stato calcolato in 400 milioni di euro, distribuibili su più annualità da spendere in più anni;

considerato inoltre che:

il nuovo sistema di calcolo del PIL, detto Sec2010, realizzato in accordo dai diversi sistemi statistici europei, secondo il quale l'ISTAT sta rivedendo i conti italiani, provocherebbe un miglioramento del rapporto tra deficit e PIL di 0,2 punti percentuali, passando dall'attuale 3 per cento al 2,8 per cento;

ciò libererebbe risorse, comunque da reperire sul mercato, per un minimo di 1,5 miliardi di euro e fino a 3 miliardi, in ogni caso ben superiori alle necessità per risolvere l'errore "quota 96",

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover investire parte delle risorse liberate dal nuovo sistema di conteggio del PIL per correggere l'errore e sancire dunque con forza il principio per cui il diritto acquisito del singolo non è ritrattabile dallo Stato senza il consenso dello stesso".

Zedde

"Molti lavoratori della scuola, non avendo raggiunto il minimo contributivo, da settembre, non ricevono né stipendio né pensione a causa di un’interpretazione errata della legge che chiediamo di riconsiderare".

Kamsin "Chiederò ai ministri competenti la possibilità ottenere una proroga dei trattenimenti in servizio nella Pubblica Amministrazione". E' quanto ha dichiarato la deputata Caterina Pes (Pd) all'agenzia di stampa Agenparl la settimana scorsa in una intervista rilasciata circa la situazione dei lavoratori della pubblica amministrazione che saranno collocati in quiescenza d'ufficio dal prossimo 1° Novembre. 

"I revocati sono quei dipendenti della P.A.,tra cui molti insegnanti, ai quali è stata tolta la proroga di permanenza in servizio di due anni oltre l’età pensionabile: con i deputati Pd della commissione Cultura, di cui faccio parte, abbiamo presentato un’interrogazione ai Ministri della Pubblica amministrazione e dell’Istruzione per chiedere di valutare l’opportunità, essendovi ancora i tempi tecnici,di intervenire sul pensionamento dei “Quota 96″ e sul mantenimento in servizio, per il periodo di proroga già ottenuto, dei revocati”, ha detto la Pes.

“In particolare vorrei richiamare la vicenda di molti insegnanti che si sono visti comunicare il pensionamento d’ufficio a meno di un mese dall’inizio della scuola: questo fatto ha ovviamente creato molti problemi alla vita delle persone che si sono ritrovate con un anno da riprogrammare sia dal punto di vista economico che organizzativo ” chiarisce la parlamentare dem ” vi è inoltre il caso di molti dipendenti che non avendo raggiunto il minimo contributivo, da settembre, non ricevono né stipendio né pensione a causa di un’interpretazione restrittiva se non errata della legge che chiediamo di riconsiderare".

Zedde

Il 1° Novembre termina il periodo transitorio dei trattenimenti in servizio già concessi nelle Pubbliche Amministrazioni. Il personale interessato sarà collocato in pensione d'ufficio.

Kamsin Ancora pochi giorni prima dello stop definitivo ai trattenimenti in servizio nella Pubblica Amministrazione. L'articolo 1, comma 2 del Dl 90/2014 convertito con legge 114/2014 ha abolito l'istituto del trattenimento in servizio prevedendo una disciplina transitoria per quei trattenimenti che erano già stati concessi alla data di entrata in vigore del Dl 90/2014 (25 Giugno 2014). Tali trattenimenti sono stati fatti salvi, infatti, sino al 31 ottobre 2014 (o fino alla loro scadenza, se anteriore) mentre i trattenimenti in servizio disposti ma non ancora efficaci a tale data sono stati revocati.

Alla luce di questa normativa il personale in parola dovrà, pertanto, essere obbligatoriamente posto in quiescenza dal 1° novembre 2014 non potendo piu' beneficiare del periodo transitorio.

Unica eccezione è prevista per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari. In loro favore si è previsto, per garantire la funzionalità degli uffici giudiziari, che i trattenimenti in servizio (anche quelli non ancora disposti al 25 Giugno 2014) saranno fatti salvi fino al 31 dicembre 2015 (o fino alla loro scadenza, se anteriore).

Con la misura dunque viene meno quella possibilità che consentiva ai dipendenti pubblici, previo accoglimento della richiesta da parte dell'amministrazione di appartenenza in base alle proprie esigenze organizzative e funzionali, di restare in servizio per un biennio oltre il compimento dell'età pensionabile, cioè sino all'età di 68 anni (67 anni se è stato raggiunto un diritto a pensione prima del 2012).

L'entrata in vigore della misura è stata anticipata per il personale scolastico. Infatti la legge ha previsto che al fine di salvaguardare la continuità didattica e di garantire l’immissione in servizio fin dal 1° settembre i trattenimenti in servizio del personale della scuola sono fatti salvi fino al 31 agosto 2014 o fino alla loro scadenza (se anteriore).

Riforma Pensioni, ecco le nuove regole nelle PaZedde

L'Adepp critica la stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza privata. Sale infatti dall'11 al 20 per cento il prelievo sui fondi pensione e viene incrementata dal 20 al 26 per cento l'aliquota sui rendimenti delle Casse previdenziali private. 

Kamsin "Portare l'aliquota sui rendimenti al 26 per cento, dopo che una precedente norma di legge aveva stabilito una tassazione del 20 per cento in attesa di una ulteriore armonizzazione del sistema di primo e secondo pilastro, costituirebbe un unicum in Europa e un danno irreparabile per le future prestazioni pensionistiche, in particolare dei giovani professionisti". È duro il giudizio di Andrea Camporese, presidente dell'Adepp, al doppio colpo previsto dalla legge di stabilità sulle Casse private e i fondi pensione.

"L'aumento della tassazione, inoltre, sottrae risorse oggi indispensabili per permettere agli enti di continuare ad assicurare quel welfare integrato ed allargato resosi necessario per far fronte ad una delle peggiori crisi che abbia mai investito il sistema. Un sostegno che ha superato i 540 milioni di euro, che ha registrato un 65 per cento in più in termini nominali di azioni del Welfare messi in campo dalle casse di previdenza", ricorda Camporese.

La protesta contro i maxi rincari tributari arriva dopo la decisione del Governo di alzare il prelievo fiscale sulla previdenza privata. Un sistema che dovrebbe sorreggere le prestazioni obbligatorie per consentire ai giovani la percezione di una trattamento di quiescenza adeguato e compensare l'introduzione del sistema contributivo da cui scaturiranno assegni più magri rispetto al passato.

L'intervento del governo prevede infatti un duro innalzamento del prelievo fiscale sui rendimenti delle Casse private, che passerebbe dal prossimo anno dal 20 al 26 per cento, e l'incremento dall'11,5 al 20 per cento del prelievo sui fondi pensione. La stangata non risparmierà neanche i fondi di categoria o aziendali introducendo, di fatto, un regime fiscale  che li equiparerà, sostanzialmente, ai fondi di investitori privati a carattere speculativo.

"Equiparare quasi i fondi a un qualsiasi operatore speculativo di mercato significa travisare la missione istituzionale e costituzionale della previdenza obbligatoria penalizzando la contribuzione versata alle casse rispetto a quanto previsto per quella corrisposta all'Inps", osserva Camporese. Che chiede lo stralcio dell'aumento del prelievo fiscale in occasione della discussione della legge di stabilità: "l'iter parlamentare di approvazione della legge di stabilità dovrà consentire la correzione di questo grave atto di ingiustizia nei nostri confronti".

Zedde

Tra le novità compare l'ennesima proroga dell'uscita di scena di Equitalia, il cui termine viene portato al 30 giugno 2015 nell'attesa che il decreto attuativo della riforma fiscale evidenzi il nuovo quadro normativo.

Kamsin La legge di stabilità chiede ai Comuni un taglio ulteriore di 1,2 miliardi di euro ai propri bilanci. In cambio arriva una magra consolazione. Il disegno di legge offre, dall'altro piatto della bilancia, il taglio degli obiettivi da rispettare per il patto di stabilità 2015. La base di calcolo sarà rappresentata dalla spesa media 2010-2012, in cui comuni dovranno applicare il moltiplicatore 7,71 (invece del precedente 14,07) e le Province avranno un moltiplicatore del 7,83 (invece del 17). Una minore stretta che vale circa 3 miliardi ma sempre se i Comuni avranno in cassa denari da spendere.

Il ddl cancella il patto di stabilità integrato, cioè quella possibilità di ridistribuire autonomamente gli obiettivi di finanza pubblica tra gli enti di una regione, purché rimanga invariato l'obiettivo complessivo a livello regionale. Nelle gestioni associate, viene imposto che la redistribuzione degli obiettivi dagli enti capofila agli altri comuni possa essere disposta solo in presenza di un accordo tra loro.

Novità in arrivo anche per le partecipate. Ciascuna regione dovrà approvare entro marzo, ed attuare entro fine anno, un piano di razionalizzazione per tagliare il numero di società partecipate presenti nella regione. Per incentivare il compito si introducono sconti fiscali e bonus sul patto di stabilità degli enti locali, oltre alla possibilità di prevedere forme di mobilità del personale fra le società oggetto del piano di razionalizzazione.

Viene poi rilanciato l'obbligo di gestire gli affidamenti di servizi pubblici locali tramite ambiti ottimali, cancellando il ruolo dei singoli enti.

Disco verde anche al fondo per la giustizia. L'articolo 10 del ddl prevede un fondo presso il Ministero di Grazia e Giustizia, con una dotazione di 50 milioni di euro nel 2015, risorse che saranno portate a 90 milioni 2016 e raggiungeranno quota 120 milioni nel 2017. Obiettivi del fondo sono il ricupero dell'efficienza del sistema giudiziario nonché  il completamento del processo telematico.

Tra le ultime conferme c'è la ennesima proroga dell'uscita di scena di Equitalia, il cui termine di operatività viene portato ora al 30 giugno 2015 sempre in attesa che il decreto attuativo della delega fiscale chiarisca il nuovo ruolo dell'ente nella riscossione dei tributi locali.

Zedde

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