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Decreto Pa, in Gazzetta la legge di conversione. Il testo coordinato
E' stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione numero 114/2014 del Decreto Legge di Riforma della Pa. Qui il testo coordinato del Decreto legge 90/2014 che riforma la Pubblica Amministrazione.
Kamsin Con la pubblicazione in Gazzetta della legge di conversione al Dl 90/2014 si è completato il primo passo della Riforma della Pubblica Amministrazione annunciata dal Governo Renzi all'inizio di Giugno. Molte le novità del provvedimento che è stato profondamente rivisto durante l'esame parlamentare.
Tra le novità principali, al fine di favorire il ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni, il decreto dispone l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio e l’ampliamento dell’ambito applicativo dell’istituto della risoluzione unilaterale del contratto da parte della P.A. nei confronti dei dipendenti che abbiano maturato i requisiti pensionistici. Per quanto attiene a quest'ultimo, si dispone che, in via generale, l'istituto non può trovare comunque applicazione prima del raggiungimento di un'età anagrafica che possa dare luogo a una riduzione percentuale del trattamento pensionistico per effetto del pesnionamento anticipato (62 anni). Oltre a ciò, si prevede che l'istituto non si applichi al personale di magistratura e che per i dirigenti medici e del ruolo sanitario del SSN la risoluzione unilaterale non possa avvenire prima del compimento dei 65 anni di età (articolo 1).
Il provvedimento contiene nuove disposizioni in materia di turn over nelle P.A.. In particolare, si dispone la rimodulazione delle percentuali del turn over, per il quinquiennio 2014-2018, per determinate amministrazioni dello Stato (ed altri enti), per gli enti di ricerca e per gli enti territoriali. Sono inoltre previste l’ulteriore proroga dei contratti a termine stipulabili dalle province per specifiche necessità (già prorogati al 31 dicembre 2014) e la non applicazione dei limiti assunzionali previsti per determinate fattispecie lavorative ai lavori socialmente utili, ai lavori di pubblica utilità e ai cantieri lavoro, nel caso in cui il costo del personale sia coperto da specifici finanziamenti.
Zedde
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Governo, niente aumento tasse Non c'e' trattativa su conti con Ue
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Cgia, pressione fiscale record. Nullo l'effetto del bonus di 80 euro
La pressione fiscale, nel 2014, e' destinata a salire dello 0,2% rispetto al livello raggiunto l'anno scorso. Kamsin E' quanto sostiene la Cgia di Mestre sottolineando che in questo modo "e' destinata a toccare il livello record del 44%: la stessa soglia raggiunta nel 2012". Dal 1980 ad oggi, segnala inoltre l'Ufficio studi della confederazione, la pressione fiscale in Italia e' aumentata di 12,6 punti percentuali.
E "secondo il Def (Documento di Economia e Finanza) approvato nella primavera scorsa - si legge in una nota - quest'anno la pressione fiscale e' destinata a toccare il livello record del 44%: la stessa soglia raggiunta nel 2012. Con un record di tasse che ci proietta ai vertici della classifica dei piu' tartassati d'Europa, le imprese italiane versano al fisco italiano ben 110,4 miliardi di tasse all'anno. Nell'Ue, sottolinea l'Ufficio studi della Cgia, solo le aziende tedesche pagano in termini assoluti piu' delle nostre, anche se va ricordato che la Germania conta oltre 80 milioni di abitanti: 20 piu' dell'Italia.
"Con un carico fiscale di questa portata - sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - e' difficile fare impresa e soprattutto creare le condizioni per far ripartire l'economia". Secondo il leader degli artigiani mestrini, le cause di questo nuovo record fiscale sono "gli effetti legati alla rivalutazione delle rendite finanziarie, all'aumento dell'Iva, che nel 2014 si distribuisce su tutto l'arco dell'anno, all'introduzione della Tasi e, soprattutto, all'inasprimento fiscale che gravera' sulle banche, compensano abbondantemente il taglio dell'Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Alla luce di tutto cio' - aggiunge - la pressione fiscale di quest'anno e' destinata a salire dello 0,2 % rispetto al livello raggiunto l'anno scorso". Ritornando al carico fiscale che grava sulle imprese, fa notare la Cgia, se calcoliamo la percentuale delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale, a guidare la classifica europea e' il Lussemburgo, con il 17 per cento.
Sul secondo gradino del podio si posiziona il nostro Paese, con il 16%, mentre al terzo troviamo l'Irlanda, con il 12,3 per cento. Tra i nostri principali competitor la Cgia segnala che "la Germania fa segnare l'11,6%, il Regno Unito l'11,2%, la Francia il 10,3%, mentre la media dell'Ue dei 15 e' pari all'11,3%". "Alle nostre imprese - conclude Bortolussi - viene richiesto lo sforzo fiscale piu' pesante. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione sia la peggiore pagatrice d'Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedelta' fiscale delle nostre imprese e' al top".
Zedde
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Governo, nessun aumento tasse Non c'e' trattativa con Ue su conti
- Roma, 18 ago. - Nessuna trattativa con Bruxelles per 'ammorbidire' le richieste sui conti pubblici italiani, ne' nuove tasse all'orizzonte. Il governo, dopo giorni di boatos e polemiche, mette i puntini sulle i e conferma, nuovamente, che la linea non e' cambiata. Del resto lo stesso Matteo Renzi l'aveva detto chiaro e tondo alla vigilia di Ferragosto: nessuna manovra correttiva, nessun aumento di tasse e tutto nel rispetto del fatidico parametro del 3%. Ma la pausa agostana non ha bloccato le voci, complici i dati Istat e le parole di Mario Draghi, ed oggi fonti di Palazzo Chigi smentiscono le notizie che giungono dall'asse Roma-Bruxelles. "Non e' in corso alcuna trattativa ne' pubblica ne' 'segreta' con l'Europa e neppure alcun piano taglia debito" spiegano dal governo. E a corollario aggiungono che "l'Italia fara' la sua parte come piu' volte ribadito dal premier, rispettando il vincolo del 3%". Insomma, "non esiste un problema Italia in Europa: esiste un problema dell'eurozona che l'Italia contribuira' ad affrontare". Perche' se e' vero che l'Italia piange, certo Bruxelles non ride, come dimostrano i dati dei conti pubblici francesi e tedeschi. Segno che il premier intende fare perno sul rischio crisi che sfiora tutti i paesi dell'Eurozona, compresa la locomotiva tedesca, per arrivare a una ridefinizione complessiva della valutazione dei conti dei singoli Paesi. E molto probabilmente, piu' che qualche 'spicciolo' concesso come sconto all'Italia dalla attuale commissione guidata da Barroso con l'occhio severo di Olli Rehn, da Roma sperano di rinegoziare l'intera architettura dei conti pubblici europei con la nuova commissione, che si insediera' dopo, e non prima, il varo della legge di stabilita'. Ma per adesso il premier e' concentrato sui conti pubblici italiani. Una manovra di 16 miliardi di tagli alla spesa pubblica, grazie anche alla spending review e' gia' stata messa in cantiere. Molti temono l'arrivo di nuove tasse, ma palazzo Chigi smentisce di nuovo: "l'Italia rispettera' il 3%, e senza aumentare le tasse". La scommessa, infatti, e' di riuscire a far ripartire l'economia con nuovi investimenti, soprattutto stranieri, nuove assunzioni, taglio della spesa pubblica e nuove infrastrutture. L'ennesima scure fiscale, ormai e' chiaro a tutti, potrebbe solo deprimere ulteriormente i consumi gia' agonizzanti. Resta aperto il capitolo pensioni, a cui si sta lavorando al ministero dell'Economia, ma su quel fronte il dibattito e' appena avviato. .
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Pensioni, Poletti rilancia il prelievo sulle retributive
Poletti ha rilanciato la possibilità di un prelievo di solidarietà sulle pensioni piu' alte per finanziare gli interventi sugli esodati. Critiche da Forza Italia e Ncd.
Kamsin Ieri il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ufficialmente sdoganato il possibile prelievo di solidarietà sulle pensioni per finanziare gli strumenti correttivi alla Riforma Fornero. Un taglio che potrebbe essere esteso alle agevolazioni fiscali per imprese e famiglie. Della prima ipotesi si sa che si inizierà dalle voci meno sensibili come l'abolizione delle agevolazioni fiscali per le spese cimiteriali a quelle per le spese veterinarie e le palestre.
La seconda vede la possibilità di un taglio della pensione a tutti coloro che percepiscono un assegno calcolato attraverso il sistema retributivo superiore a una certa soglia. La stampa di oggi lancia l'allarme che sarebbero colpite le pensioni oltre i 2mila euro ma per cronaca va precisato che il ministro del Lavoro non ha indicato alcuna soglia specifica. A Palazzo Chigi e al Tesoro prevale quindi la prudenza: «Vedremo, discuteremo, c'è ancora tempo».
Le ipotesi sul tavolo dell'esecutivo sono quelle elaborate agli inizi dell'anno dal Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli che fissavano in verità l'asticella sopra i 3000-3500 mila euro lordi al mese. Il piano di Cottarelli chiede un contributo di solidarietà del 10-15% e un blocco della indicizzazione biennale a coloro i quali percepiscono una pensione con il sistema retributivo sopra tale soglia; una proposta che colpisce quei pensionati che ricevono un assegno sproporzionato rispetto ai contributi effettivamente versati creando uno squilibrio sui conti pubblici. Squilibrio ancora piu' difficilmente giustificabile, secondo Cottarelli, nei confronti di chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il 1996 che ha una pensione, piu' leggera, calcolata con il sistema contributivo.
Nel piano di Cottarelli, fermato da Renzi a Marzo scorso, oltre al contributo di solidarietà ed al blocco delle indicizzazioni c'era anche l'aumento di un anno dell'anzianità delle donne per la pensione anticipata e la revisione delle pensioni di reversibilità. Un "bottino" che consentiva un risparmio di 1,8 miliardi nel 2014, 2,4 nel 2015, 3,4 nel 2016.
Sacconi: preoccupati dalle parole di Poletti
Intanto piovono critiche alle affermazioni di Poletti da parte delle forze politiche. Secondo Maurizio Gasparri: "Renzi è già quasi alla canna del gas. Il ministro Poletti lo ha detto chiaramente: il premier vuole colpire le pensioni, considerando alte le erogazioni da tremila euro lordi, pari a mille e cinquecento euro al mese. 'E questa l'asticella del governo, pronto a massacrare pensionati che non possono certo essere considerati ricchi". A difendere il ministro, e ad attaccare Gasparri, ci pensa il deputato pd Edoardo Patriarca: «Si pretende che il governo Renzi in pochi mesi faccia di più di quanto non hanno realizzato in venti anni gli esecutivi Berlusconi. Nei fatti i governi di centro-destra hanno tagliato le politiche sociali, aumentato la povertà, portato a livelli massimi lo spread. Gasparri abbia più pudore».
Ma anche Maurizio Sacconi, del Nuovo centrodestra, si dice «preoccupato» dal riferimento alle pensioni medie già erogate che potrebbero essere penalizzate: «Questo indurrebbe una più generale insicurezza nei pensionati, sulle loro aspettative di vita e sui loro consumi».
Pensioni, Poletti: ok ad un contributo di solidarietà per aiutare gli esodati

