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Il Decreto Competitività è legge. Ecco il testo coordinato
E' stata pubblicata in Gazzetta la legge di conversione del Decreto Competitività. Qui il testo del decreto legge 91/2014 coordinato con la legge di conversione.
Kamsin Il pacchetto per la crescita e competitività, con le misure anche su ambiente a agricoltura, è legge. E' stata infatti oggi pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 116/2014 che converte il Dl 91/2014 meglio noto come decreto competitività.
Il provvedimento prevede vari interventi in favore delle imprese tra cui la spinta agli investimenti del manifatturiero, il rafforzamento della patrimonializzazione delle imprese (da compiersi con il rafforzamento dell'Ace), norme in grado di agevolare l'ingresso in borsa delle Pmi, e il taglio del 10% della bolletta energetica.
Il decreto prevede, di particolare importanza, la concessione di un credito d'imposta al 15% per gli investimenti in nuovi macchinari (gli investimenti andranno fatti entro il 30 giugno 2015 mentre si potrà usufruire del beneficio in compensazione a partire dal 2016 e in tre quote annuali). C'è poi una revisione dell'Ace che dovrà rafforzare la patrimonializzazione delle piccole medie imprese, soprattutto di quelle che si quotano in borsa.
Più nel dettaglio, a partire dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2014, i soggetti Irpef e Ires potranno fruire di un credito di imposta commisurato all'eccedenza del rendimento nozionale non utilizzato nel periodo di imposta per incapienza del reddito complessivo netto. Il credito d'imposta è fruibile in 5 anni nei limiti dell'Irap dovuta in ogni esercizio. Nel caso di soggetti incapienti Ires, lo sgravio potrà essere trasformato in un credito di imposta sull'Irap. Per chi si quota in borsa avrà inoltre un "Super Ace": per tre periodi d'imposta scatterà una maggiorazione del 40% della variazione in aumento del capitale per le società ammesse alla quotazione. L'incremento è temporaneo e si applicherà per tre periodi d'imposta, e cioè quello di ammissione alla quotazione e i due successivi, mentre negli esercizi successivi la variazione in aumento del capitale proprio sarà determinata senza tenere conto della maggiorazione del 40%.
Completano il pacchetto lo sconto sulla bolletta per le Pmi (norma che sarà completamente operativa entro un anno); la previsione di un sostegno al credito attraverso fonti di finanziamento alternative alle banche: si prevede in particolare la possibilità per assicurazioni e società di cartolarizzazione di finanziare le imprese. Queste potranno erogare direttamente finanziamenti alle aziende, senza limitarsi ad acquistare crediti esistenti ed erogati da altri. Infine alcune norme del decreto semplificano gli adempimenti in materia di agricoltura.
Ancora in materia di imprese il Decreto modifica i criteri di determinazione del valore delle azioni delle società quotate nel caso di recesso nonché la disciplina dell’acquisto della società da promotori, fondatori, soci e amministratori e della trasformazione di società di persone e il diritto di opzione. E’ ridotto il capitale minimo richiesto per la costituzione di una società per azioni da 120.000 euro a 50.000 euro. Si abroga l’obbligo di nominare un organo di controllo o un revisore unico per le srl aventi un capitale sociale non inferiore a quello minimo stabilito per le società per azioni.
Con il provvedimento viene modificato il regime fiscale di obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie, estendendo l’applicazione dell’imposta sostitutiva del 12,50 per cento (in luogo della ritenuta del 26 per cento) agli interessi e agli altri proventi derivanti da obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie non negoziati, purché detenuti da uno o più investitori qualificati.
In materia di credito alle imprese, esenta da ritenuta alla fonte gli interessi e altri proventi derivanti da finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese, erogati da enti creditizi, imprese di assicurazione, organismi di investimento collettivo del risparmio che non fanno ricorso alla leva finanziaria costituiti negli Stati UE e SEE, cd. “white list”.
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Accantonato per ora un prelievo sulle pensioni d'oro e d'argento, una delle ipotesi sulla quale il governo sta lavorando, secondo quanto anticipa oggi il Messaggero, è quella di prorogare per altri due anni il blocco delle retribuzioni del pubblico impiego. Kamsin Dal 2010, ormai, 3,3 milioni di lavoratori dello Stato si vedono negare da governi di vario colore il rinnovo contrattuale: una misura che è stata confermata dall'ultima legge di Stabilità fino alla fine del 2014. Per l'indennità di vacanza contrattuale, invece, è previsto uno stop ai valori del 2012 fino al 2017. La stretta sugli stipendi degli statali ha permesso di risparmiare, tra il 2010 e il 2014, circa 11,5 miliardi di euro. Il nuovo blocco della contrattazione inserito dal governo Letta nella manovra finanziaria ha permesso ulteriori risparmi per altri 5 miliardi di euro, grazie non solo al congelamento delle retribuzioni, ma anche al blocco del turn over fino al 2018.
Un impatto questo che il Def 2014 ipotizza di estendere al prossimo anno. I tecnici di via XX Settembre hanno infatti scritto che «nel quadro della legislazione vigente, la spesa per redditi da lavoro dipendente delle Pa è stimata diminuire dello 0,7% per il 2014, per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3 per cento nel 2018, per effetto dell'attribuzione dell'indennità di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018/2020». Di taglio in taglio, in effetti, i dipendenti pubblici nel giro di 5 anni hanno visto ridursi il salario reale del 14,6%. Con un sacrificio pro-capite che la Cgil quantifica in circa 4 mila euro. Il carico, ovviamente, cambia a seconda della mansione svolta: un impiegato ministeriale con meno di 30 mila euro lordi di stipendio ha dovuto rinunciare a circa 2.800 euro lordi, che diventerebbero 4 mila con il prolungamento al 2015 e 2016. Il salasso cresce salendo i gradini della gerarchia: sono 8.900 euro per un dirigente di seconda fascia, e arriva ai 19 mila euro di un ministeriale apicale e se lavora per un ente pubblico non economico Inps, Aci o Istat si sorpassano i 21 mila euro.
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Riforma Pensioni, Renzi: no al prelievo sulle retributive
Renzi boccia l'idea di chiedere un contributo di solidarietà a chi riceve una pensione calcolata con il metodo retributivo, oltre una certa soglia.
Kamsin Sull'ipotesi del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti di introdurre un contributivo di solidarietà (aggiuntivo rispetto a quello già attualmente previsto dalla legge di stabilità 147/2013) per finanziare un intervento in favore degli esodati (ma anche di altre categorie di lavoratori, come ad esempio i precoci) si è scatenata la bufera. La proposta che mira ad inserire un prelievo sulle pensioni più alte calcolate con il vecchio metodo retributivo ha infatti trovato subito contrari i sindacati, le associazioni dei manager, una stessa parte del Pd, gli alleati del Ncd e Forza Italia.
L'idea non è piaciuta nemmeno al premier Matteo Renzi che ieri ha seccamente smentito il titolare del Dicastero di Via Veneto indicando che un'ipotesi del genere, proposta da Cottarelli nel Marzo scorso era stata già bocciata dal governo. E dunque non sarà riproposta nelle legge di stabilità. Nemmeno in una forma surrogata. Anche perchè i tempi sono molto stretti (il governo deve presentare la legge di stabilità entro il 15 Ottobre) e lo studio di un simile intervento sarebbe piuttosto complesso. Certo è, comunque, che la legge di stabilità sarà l'ultima chiamata per il governo per dare una risposta soddisfacente, dopo i vari annunci, ai tanti capitoli aperti sul fronte previdenza. Ma le risorse, complice anche il peggioramento del Pil, sono sempre piu' esigue.
Poletti ha bisogno di risorse e sa come tutti che realizzare la prossima legge di Stabilità ( dai 23 ai 25 miliardi) agendo esclusivamente sul versante dei tagli di spesa non sarà affatto semplice. Solo per salvaguardare circa 170 mila esodati sono stati necessari più di 11 miliardi. E dall'inizio della crisi ogni anno è andato alla cassa integrazione in deroga ( quella cioè finanziata conta fiscalità generale e non con i versamenti delle imprese) oltre un miliardo di euro. Ben si comprende quindi come l'idea di Poletti, per quanto criticata, avrebbe potuto portare "denari" per realizzare quegli interventi tanto sbandierati nelle scorse settimane dall'esecutivo sulle pensioni.
Molte sono infatti le questioni sulla previdenza che dovranno essere affrontate entro l'autunno. Prima di tutto c'è l'introduzione di soluzione strutturale al fenomeno degli esodati (si vuole realizzare una sorta di scivolo che accompagni alla pensione per coloro che hanno perso il lavoro) e la sterilizzazione delle penalizzazioni per i lavoratori precoci. Già a fine mese si dovrebbero poi conoscere le intenzioni di Renzi sui quota 96 della scuola e, sempre con la legge di stabilità, potrebbe essere rilanciata l'opzione donna per concedere un anticipo dell'età pensionabile al prezzo di un assegno calcolato totalmente con il sistema contributivo. Piu' difficile un intervento sulle ricongiunzioni onerose e sulle pensioni minime così come l'estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati.
Nessuna novità, invece, sul fronte dell’età pensionabile che resterà quella fissata dalla legge Fornero (67 anni o 42 anni e 6 mesi di contriubuti) anche perché un cambio di rotta su questo fronte non verrebbe approvato da Bruxelles.
E nella legge di Stabilità potrebbe infine essere inserito un tetto alle pensioni calcolate pro rata con il metodo contributivo. In mancanza di un limite, infatti, oggi alcune categorie che possono andare in quiescenza con oltre 70 anni di età (dai professori universitari ai magistrati), riescono a maturare un assegno pensionistico pari al 100 per cento, ma anche oltre, dell’ultima retribuzione.
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Pensioni, Renzi smentisce: nessun prelievo in arrivo
Secca smentita del premier Renzi all'ipotesi di un prelievo aggiuntivo sulle pensioni d'oro o d'argento rilanciato da Poletti nei giorni scorsi.
Kamsin Non ci sarà nessun prelievo nella legge di stabilità sulle pensioni d'oro o d'argento. E' secca la smentita di Renzi alle ipotesi circolate tra ieri ed oggi sulla possibilità di un prelievo sulle pensioni retributive: Maddeche? Ovvero, Ma di cosa stiamo parlando? Ma quando mai. Matteo Renzi riappare cosi' su twitter, il social network prediletto da quando e' diventato presidente del consiglio, e ferma sul nascere le polemiche sollevate dalla sola idea di toccare le pensioni al di sopra dei 3.500 euro netti, calcolate con il vechio metodo retributivo.
Nulla di tutto questo, dunque: "I giornali di agosto - spiega il premier - sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo. #nonesiste #maddeche". E, quasi a voler sottolineare meglio il concetto, Renzi elenca, con una serie di 'cinguettii', i temi caldi per il governo.
Gli investimenti, la scuola e soprattutto la Giustizia per la quale si prepara una sorta di rivoluione copernicana. "I progetti del governo non sono segreti. Iniziamo dalla giustizia, a cominciare da quella civile che oggi civile non e'". Il riferimento e' alla riforma alla quale sta lavorando il ministro Andrea Orlando e che e' attesa al consiglio dei ministri del 29 agosto. Ma non e' tutto: il 29 agosto approderanno in Consiglio dei ministri anche le linee guida sulla scuola, un tema che sta a cuore al presidente del consiglio visto che, spiega, "tra dieci anni l'Italia sara' come la fanno oggi gli italiani.
Ci sono infine gli investimenti che nell'agenda di Renzi si trovano alla voce Sblocca Italia, una serie di misure relative a "infrastrutture, energia, autorizzazioni pubbliche, finanza per investimenti" su cui il governo punta per tornare a vedere l'economia italiana correre e competere.
Zedde
Dalle Pensioni al Turn-over. La Riforma della Pa è legge
La Riforma della Pubblica Amministrazione è legge. I dipendenti pubblici non potranno piu' chiedere di rimanere in servizio per un biennio dopo aver raggiunto l'età pensionabile.
Kamsin Con la pubblicazione ieri in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione al Dl 90/2014 il primo passo della Riforma della Pa è diventata da oggi una realtà. Il Parlamento ha approvato lo scorso 7 agosto il provvedimento che contiene diverse novità, gia anticipate da Pensioni Oggi nei giorni scorsi, tra cui lo stop al trattenimento in servizio dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione, il via libera alla possibilità di trasferire un dipendente pubblico nel raggio di 50 chilometri, purché non abbia figli sotto i tre anni o usufruisca della legge 104 per assistere disabili, gli oltre mille posti da vigili del fuoco, e un turn over più flessibile, con il via libera ad assunzioni per non più del 20% delle spese sostenute per chi è uscito da quella amministrazione (percentuale che diventerà del 40 nel 2015 e del 100 nel 2018).
Con l'abolizione del trattenimento in servizio dalla fine di ottobre dunque qualunque dipendente pubblico abbia i requisiti per la pensione dovrà lasciare il posto (finora poteva, previo assenso della Pa, fermarsi ancora due anni), norma che solo per magistrati si applicherà più avanti, da inizio 2016. Per loro, però, si introduce una stretta nella possibilità di avere un'aspettativa per lavorare con la Pubblica amministrazione: chi ha incarichi di diretta collaborazione, non potrà più ricorrere all'aspettativa, dovrà andare fuori ruolo.
La stretta sui trattenimenti in servizio comporterà peraltro che, laddove il limite ordinamentale per il servizio risulti fissato a 65 anni, il lavoratore dovrà obbligatoriamente lasciare il posto a 65 anni se a tale età avrà maturato un diritto a pensione (in pratica la pensione anticipata). In caso contrario il rapporto proseguirà fino ai nuovi limiti previsti per il conseguimento della pensione di vecchiaia (66 anni 3 mesi). Non solo. Le amministrazioni potranno già risolvere il rapporto all'età di 62 anni, anche nei confronti dei dirigenti (ma non nei confronti dei magistrati, professori universitari e primari), purché questi abbiano raggiunto la massima età contributiva (cioè i 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne). Per attivare tale possibilità sarà tuttavia necessario un atto motivato e la risoluzione del rapporto non dovrà recare pregiudizio alla Pa.
C'è inoltre una stretta al conferimento degli incarichi a pensionati. Le pubbliche amministrazioni, nonché gli enti inseriti nel conto economico consolidato della Pa così come individuati dall'Istat, le autorità indipendenti e la Consob non potranno attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Agli stessi soggetti non potranno essere conferiti incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo delle amministrazioni e degli enti e società da esse controllati. Sono salvi da questa regola solo i componenti delle giunte degli enti territoriali e i componenti o titolari degli organi elettivi di ordini e collegi professionali, nonché di enti aventi natura associativa. Gli incarichi e le collaborazioni sono tuttavia consentiti a titolo gratuito e per la durata massima di un anno. Non sono previste né proroghe, né rinnovi e i rimborsi spese eventualmente corrisposti dovranno essere rendicontati. Tali disposizioni troveranno comunque applicazione agli incarichi conferiti dopo la data di entrata in vigore del decreto (cioè dopo il 25 giugno 2014).
Il provvedimento prevede anche un taglio del 20% della remunerazione per i membri dei Cda di società partecipate che lavorano in maniera praticamente esclusiva con la Pa. Caleranno anche le somme che le imprese versano alle Camere di commercio, ma gradualmente: ci sarà un taglio del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e un dimezzamento nel 2017.
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