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Riforme: Di Maio (M5s), noi arrabbiati ma tavolo non e' chiuso
Italicum, 'gelo' tra Pd e M5s Renzi replica 'poche chiacchiere'
- Roma, 7 lug. - Torna il 'grande freddo' e Pd e M5S non si trovano per quell'incontro sulle riforme che i pentastellati avevano 'spinto' ancora nel corso della mattinata, annunciandone la diretta streaming sui blog di riferimento. Oggetto del contendere, le "risposte formali" che i democrat attendono dai 5 Stelle, che a loro volta rispondono ricordando la pubblica presa di posizione di Di Maio, con un'intervista al Corriere della Sera di domenica. A adare avvio alle ostilita' Roberto Speranza, che ricorda a tutto come il Pd "consideri questo confronto molto serio ed importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare piu' forza al percorso delle riforme.
Proprio per queste ragioni - puntualizza - riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico". "Stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome", ribatte Di Maio. Poi scendono in campo i due pezzi da novamte. Attacca per primo Beppe Grillo, via blog. "E' una dittatura fatta da questo ebetino, che e' un ebetone pericolosissimo, quindi molto sottovalutato anche da me, e questo me ne dispiace. Ma andiamo verso veramente una grande criminalita' organizzata di stampo democratico", tuona. Inutile dire chi sia l'ebtino e chi voglia creare una "dittatura di sgruffoni".
Anche Matteo Renzi,per rispondere, sceglie il social media da lui prediletto. In questo caso twitter. "Pochechiacchiere", ashtagga con senso della sintesi, "Non e' uno scherzo, sono le regole! Chiediamo un documento scritto per sapere se nel M5S prevale chi vuole costruire o solo chi urla". Frase che intenderebbe creare un distinguo all'interno del M5S tra l'ala oltranzista e quella dialogante. Cammino ancora poco appianato, insomma, se e' vero che entra in gioco anche il Mattinale con una presa di posizione che sembra vagamente uno scappellotto.
"Sappiamo bene - scrive - che i rapporti di forza giocano a favore di Renzi. Ma la questione decisiva, su un tema di cosi' importanti implicazioni per la democrazia, non puo' e non deve essere impostato sui rapporti di forza. Nessun ricatto: non ci tireremo indietro, e in ogni caso ci affidiamo alla lungimiranza di Berlusconi. Per questo chiediamo a Renzi di riflettere, di non correre".
Csm: Anm, gli sms di Ferri sono stati una grave interferenza
Salta incontro Pd-M5s su ItalicumGrillo, si va verso una dittatura
- Roma, 7 lug. - Beppe Grillo chiude con il Pd dopo l'annullamento dell'incontro con i 5 stelle su riforme e legge elettorale. Sul suo blog, il leader M5S attacca il premier Matteo Renzi "le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi" e accusa: "stiamo scivolando lentamente verso una dittatura". Ma ammonisce: "M5S non restera' a guardare".
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"Si prende atto che un confronto democratico e trasparente in Italia e' oggi impossibile - scrive Grillo sul suo blog - il Pd ha annullato l'incontro con il M5S per la legge elettorale nonostante (o forse proprio per questo) l'apertura dimostrata dal M5S con l'intervista del Corriere della Sera di domenica di Luigi Di Maio. Si prende atto che il Pd preferisce gli incontri al chiuso di cui nessun cittadino sa nulla con un pregiudicato con il quale si appresta a fare la 'riforma' della giustizia". "Si prende atto che Renzi, le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi, rifiuta con il M5S ogni confronto democratico e che l'Italia dovra' pagarne tutte le conseguenze. Il M5S - prosegue - rappresenta milioni di italiani che non possono essere trattati come dei paria, come dei cani in chiesa da personaggi mai eletti in libere elezioni, da sbruffoni della democrazia. Nessuno potra' piu' imputarci di non aver cercato il dialogo. Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge, il M5S non restera' a guardare e spera che i sinceri democratici che esistono negli altri partiti facciano altrettanto".
Riforme: Grillo chiude con Pd, e' una dittatura di sbruffoni
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Riforme: torna il 'grande freddo' Pd-M5S, salta' l'incontro
Salta l'incontro sull'Italicum M5s dal Pd richieste ridicole
- Roma, 7 lug. - Un duro botta e risposta tra grillini e democratici sull'Italicum ha portato al naufragio del dialogo tra M5s e Pd. A Renzi, che chiedeva un documneto scritto sui dieci punti proposti dai democratici, i pentastellati hanno risposto con una intervista di Luigi Di Maio ritenuta pero' insufficente, tanto da spingere i grillini a disdire l'incontro fissato per oggi alle 15. "Quando ho sentito Guerini, ed e' una questione di serieta', abbiamo fissato ora, data e luogo" aveva detto Di Maio, ma alle richieste del Pd aveva obiettato: "stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome".
DI MAIO: "IL PD E' INAFFIDABILE, ORA PARLIAMO SOLO CON RENZI" (LEGGI)
"La nostra piu' grande apertura e' l'inizio di questo tavolo di confronto. Abbiamo dimostrato una buona volonta' per discutere e pianificare un percorso. Poi, nei singoli punti il dibattito diventa un po' noioso. La legge elettorale non e' il problema dell'Italia ma e' importante. Noi ci teniamo molto alle preferenze, loro ci tengono ad altri punti, speriamo in un punto d'incontro". Di Maio ha confermato anche che "siamo pronti a cancellare l'idea delle 'preferenze negative', pero' facciamo una legge per cui i condannati in via definitiva, a parte quelli per reati di opinione, in Parlamento non entrano piu'". Sui tempi per avere la nuova legge elettorale Di Maio ha detto che "Renzi la vorrebbe portare a casa in autunno ma i tempi stanno gia' slittando. Noi ci siamo dati, dopo un'eventuale intesa col Pd, 100 giorni incluso agosto".
A dare l'annuncio del forfait era stata Alessandra Moretti: "Per quanto ne so io, l'incontro oggi non si tiene. Io sto per partire per Bruxelles" avvea detto, "Per sedersi intorno ad un tavolo bisogna ragionare in maniera approfondita. Serve un documento, non basta un'intervista", in ogni caso, l'importante e' che si sia aperto un dialogo costruttivo". Il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, ha confermato che l'incontro si terra' "solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito Democratico". .
Italicum: Di Maio, Pd inaffidabile, ora parliamo solo con Renzi
Pensioni Pa, si lascia a 65 anni se i requisiti sono stati maturati entro il 2011
I dipendenti pubblici che hanno maturato un qualsiasi diritto a pensione con le regole previgenti la riforma Monti-Fornero e che sono ancora in servizio dovranno lasciare il posto di lavoro al compimento del 65esimo anno di età. Kamsin È quanto ha precisato, con un'interpretazione autentica, l’articolo 2, comma 4 del Dl 101/2013 che ha risposto a "brutto muso" alla decisione del Tar del Lazio che aveva di fatto messo in dubbio la possibilità per le Pa di collocare a riposo i dipendenti secondo le regole di pensionamento previgenti. E le vecchie regole prevedevano per l'appunto la pensione di vecchiaia al perfezionamento dei 65 anni, il limite ordinamentale per la permanenza in servizio per la maggior parte dei pubblici dipendenti.
Sin dall’entrata in vigore del Dl 201/2011 (decreto Salva Italia) la Funzione pubblica con la circolare 2/2012 e l’Inps - gestione ex Inpdap – avevano interpretato l’articolo 24 della riforma nel senso che il lavoratore con un diritto a pensione acquisito entro il 31 dicembre 2011 non potesse permanere in servizio al fine di raggiungere i nuovi e più severi requisiti richiesti dalla nuova norma ma dovesse obbligatoriamente lasciare al perfezionamento dei requisiti di pensionamento fissati dalla vecchia disciplina.
Il Tar Lazio, con la sentenza 2446/2013, aveva però annullato la parte della circolare nella parte in cui stabiliva che la Pubblica amministrazione doveva collocare a riposo al compimento del 65esimo anno di età i dipendenti che nell’anno 2011 erano già in possesso della massima anzianità contributiva (40 anni) o comunque dei requisiti prescritti per l’accesso a un trattamento pensionistico diverso dalla pensione di vecchiaia. Nel contempo, il Tar aveva accertato il diritto del ricorrente a permanere in servizio fino al compimento del 66esimo anno, nuovo limite di età previsto dalla riforma previdenziale per il 2012.
Il legislatore ha pertanto sconfessato l'indirizzo del Tar ribadendo che "l'art. 24, comma 3, primo periodo, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in legge 22 dicembre 2011, n. 214, si interpreta nel senso che il conseguimento da parte di un lavoratore dipendente delle pubbliche amministrazioni di un qualsiasi diritto a pensione entro il 31 dicembre 2011 comporta obbligatoriamente l'applicazione del regime di accesso e delle decorrenze previgente rispetto all'entrata in vigore del predetto articolo 24".
In altri termini il 65esimo anno di età il limite invalicabile nei confronti di quei lavoratori con un qualsiasi diritto a pensione perfezionato entro il 31 dicembre 2011. E per effetto della recente abolizione del trattenimento in servizio (dl 90/2014) le eventuali prosecuzioni potranno essere ammesse solo al fine di garantire continuità tra stipendio e assegno pensionistico nell’ipotesi in cui la decorrenza di quest’ultimo non sia immediata.
Si ricorda inoltre che il rapporto di lavoro potrà essere risolto anche al compimento del 40esimo anno contributivo qualora tale ipotesi sia applicabile all’Ente. L’articolo 72, comma 11, del Dl 112/2008 concede infatti la possibilità in capo alle amministrazioni di risolvere il rapporto di lavoro nei casi di raggiungimento dell’anzianità massima contributiva di 40 anni.
Zedde

