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Si riaprono i termini per chiedere un piano di rate per i debiti con il fisco. Chi è decaduto fino a fine 2014 può fare la richiesta entro il 31 luglio.

Kamsin Disco verde alla riapertura dei termini per la rateizzazione delle cartelle di Equitalia. Lo prevede un emendamento contenuto nel decreto legge milleproroghe 2015 approvato ieri in prima lettura della Camera dei Deputati. In relazione anche al momento di particolare crisi e difficoltà finanziaria delle famiglie e delle imprese del nostro Paese, i relatori in accordo con il governo hanno dato parere positivo ad una nuova proroga dei termini per chiedere la rateizzazione delle cartelle di Equitalia. Il provvedimento era molto atteso dai contribuenti che, in forza della crisi economica, erano decaduti dal beneficio della rateizzazione perché avevano saltato delle rate.

La misura prevede quindi che i contribuenti decaduti entro il 31 dicembre 2014 potranno richiedere la concessione di un nuovo piano di rateizzazione fino a un massimo di 72 rate mensili, presentando la richiesta entro e non oltre il 31 luglio 2015, mentre la possibilità era scaduta nel luglio 2014. A seguito della presentazione della richiesta, non potranno essere avviate nuove azioni esecutive nei confronti del beneficiario. Se la rateazione è richiesta dopo una segnalazione effettuata da una pubblica amministrazione prima di eseguire un pagamento (ai sensi dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973), la stessa non può essere concessa limitatamente agli importi che ne costituiscono oggetto. 

Sempre sul fisco tra le altre misure, torna in vita il vecchio regime dei minimi Iva (con tassazione agevolata al 5%) che coesisterà per tutto il 2015 con il nuovo regime (al 15%). Niente da fare per l'aumento dell'Iva sul pellet. Capitolo importante anche per quanto riguarda il "rientro" dei cervelli. Se ne era parlato già con l'Investment compact, ma alla fine la proroga degli incentivi per arginare la "fuga dei cervelli" e rendere più invitante la prospettiva di tornare in patria è arrivata, per i prossimi due anni. Passa anche da 4 a 6 anni la durata massima degli assegni di ricerca.

Fino al 30 luglio, inoltre, i sindaci, anche le unioni di Comuni, potranno chiedere la riapertura degli uffici soppressi per effetto del riordino. Slitta invece a fine anno il termine per completare l'unione dei Comuni Per "compensare" la reverse charge dell'Iva, il governo ha deciso di prorogare fino a fine 2016 l'anticipo di una quota degli appalti alle imprese, quota aumentata al 20% per attenuare i problemi di liquidità delle aziende. Congelato per il 2015 l'ampliamento dell'accesso al Fondo di garanzia per le Pmi alle imprese fino a 499 addetti. Slitta alla fine del 2017 la riforma dell'esame di abilitazione degli avvocati, mentre per due anni la titolarità delle farmacie si potrà ottenere con la sola iscrizione all'albo, salvo che per le 2.600 nuove sedi oggetto del concorso straordinario.

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Zedde

Sarà piu' facile per le pubbliche amministrazioni collocare forzosamente in pensione i dipendenti pubblici che abbiano maturato un diritto a pensione.

Kamsin Chi ha raggiunto l'età pensionabile potrà essere messo a riposo d'ufficio. E' questa la sintesi della Circolare della Funzione Pubblica 2/2015 pubblicata in settimana da Palazzo Vidoni. Il provvedimento conferma in sostanza le regole introdotte dal Dl 90/2014 la scorsa estate individuando, con precisione, i limiti e le modalità per l'esercizio del potere di collocare in pensione d'ufficio i dipendenti pubblici.

Da un lato la Circolare conferma che tutte le amministrazioni nonché le Authority potranno, facoltativamente, procedere alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro dei propri dipendenti quando maturano i requisiti per l'anzianità contributiva (42 anni e sei mesi se uomini, 41 e sei mesi se donne) e hanno compiuto 62 anni di età. Prima di agire l'amministrazione dovrà dare un preavviso di sei mesi (il preavviso potrà essere anche comunicato in anticipo rispetto alla realizzazione dei relativi presupposti). La facoltà in parola è tuttavia preclusa nei confronti dei dirigenti medici responsabili di struttura complessa (i primari), i magistrati, il personale difesa e soccorso pubblico e i professori universitari.

L'altro punto è la conferma dell'abolizione del trattenimento in servizio. Quando il lavoratore ha raggiunto l'età per la vecchiaia non potrà piu' chiedere di restare in servizio, come accadeva in passato, al fine di maturare una pensione piu' succulenta. C'è solo una deroga. Le amministrazioni, infatti, non dovranno comunque penalizzare i lavoratori che, pur avendo raggiunto i limiti di età, non hanno i contributi pieni: in questo caso è prevista infatti la possibilità di permettere il proseguimento dell'impiego fino ai 70 anni (più l'adeguamento alla speranza divita).

Dirigenti Medici. Resta il regime speciale per i dirigenti medici. Il limite massimo per il pensionamento di vecchiaia è, per questi professionisti, a 65 anni ma, su richiesta dell'interessato, è possibile chiedere la permanenza in servizio sino a 40 anni di servizio effettivo purché non si superino i 70 anni di età. L'amministrazione, in questi casi, potrà concedere l'allungamento del rapporto di lavoro se non si determina un «aumento del numero dei dirigenti».

Chi ha raggiunto la Q96 entro il 2011. La Circolare ribadisce inoltre che i dipendenti che hanno maturato il requisito di accesso al pensionamento entro il 31 dicembre 2011 rimangono soggetti al regime di accesso al pensionamento previgente (anche in applicazione dell'articolo 2, comma 4, del decreto legge 31 agosto 2013, n. 101). Pertanto nei confronti di questi dipendenti l'amministrazione può esercitare il recesso al raggiungimento del limite ordinamentale (cioè a 65 anni), nonché al conseguimento del requisito dell'anzianità contributiva di 40 anni di servizio.

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Zedde

L'istituto previdenziale avrà un presidente ed un direttore generale entrambi provenienti dall'esterno. La scelta di Cioffi è stata concordata con il Neopresidente Tito Boeri.

Kamsin Il governo completa l'assetto di vertice dell'Inps. Su proposta del neopresidente Tito Boeri, il ministro del Lavoro Poletti ha indicato per la direzione generale Massimo Cioffi, già direttore del personale dell'Enel, uscito dopo l'arrivo di Francesco Starace alla guida del colosso elettrico. Affinché il nuovo dg diventi operativo occorrerà attendere il decreto ministeriale a firma del responsabile del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha già confermato all'Inail dg uscente, Giuseppe Lucibello.

I tempi dovrebbero essere rapidi anche per consentire all'Inps di tornare nel pieno dell'operatività dopo l'uscita dal commissariamento breve di Tiziano Treu e in attesa della definizione della nuova governance. Un modello duale con Cda leggero e Civ ridotto che dovrebbe essere accompagnato da un vasto processo riorganizzativo. Anche per questo motivo la scelta sarebbe ricaduta su Cioffi, bocconiano come Boeri. La nomina sarà formalizzata la prossima settimana: è così destinata a durare pochi giorni la reggenza di Antonello Crudo, scelto come dg facente funzioni dopo la scadenza del mandato di Mauro Nori e della relativa proroga di 45 giorni.

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Zedde

Botta e risposta tra il presidente del Senato, Piero Grasso, e la presidente della Camera, Laura Boldrini, sull'abolizione del vitalizio agli ex parlamentari condannati in via definitiva. Ne discutono entrambi i rami del Parlamento da circa otto mesi. Ma ancora non s'è fatto nulla. «Lo stop arriverà entro l'anno» assicura Grasso. Che, poi, attacca: «Abbiamo correttamente aspettato la Camera, ma la loro decisione non è arrivata. Decideremo ugualmente, anche senza il parere dei deputati». «La questione è stata da me posta già a giugno all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza della Camera», ribatte Laura Boldrini. «Ho sollecitato la conclusione dell'istruttoria anche nella riunione dell'Ufficio di Presidenza dell'8 ottobre — sottolinea la presidente di Montecitorio — sono fiduciosa che l'iter si concluderà quanto prima.

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Zedde

Nel decreto legge milleproroghe non sono state approvate nuove deroghe alla Riforma Fornero. All'interno del Pd tuttavia cresce il fronte per chiudere i conti con il fenomeno degli «esodati», cioè coloro che erano già in quiescenza quando sono stati alzati i limiti d'età e che sono rimasti senza stipendio e senza pensione.

Kamsin L'approvazione del decreto legge milleproroghe contiene notizie positive, sul fronte previdenziale, solo per i lavoratori con partita Iva iscritti in via esclusiva alla gestione separata. Per loro l'aliquota dei contributi previdenziali verrà riportata al 27,72% quest'anno contro il 30,72% previsto dalla attuale disciplina. Un traguardo questo, raggiunto dopo una lunga maratona in Commissione alla Camera durata tutta la settimana.

Ma se a cantar vittoria possono essere i professionisti senza cassa non l'hanno invece spuntata gli esodati, nonostante i tentativi dei gruppi politici di opposizione (soprattutto della Lega Nord) di chiedere una estensione delle tutele. Il Governo ha infatti blindato il testo del provvedimento.

Finora sono stati sei i provvedimenti che hanno «salvaguardato» gli esodati, cioè consentito loro di andare in pensione con le regole in vigore prima della legge Fomero proprio per evitare che rimanessero senza reddito. L'ultima mossa è stata fatta con la legge 147/2014, la sesta salvaguardia, le cui procedure si sono chiuse lo scorso 5 gennaio 2015. In tutto le persone messe in sicurezza (o che almeno sulla carta lo saranno dopo l'elaborazione delle graduatorie da parte dell'Inps) saranno poco piu' di 170mila per una spesa stimata di 11,6 miliardi di euro.

Secondo le stime della Cgil a restare senza tutela c'è però almeno un numero pari a quello dei salvaguardati. Basti pensare che le stime fornite dal Governo alla Commissione Lavoro della Camera lo scorso 15 Ottobre hanno dimostrato che ci sono almeno altre 49.500 persone che sono rimaste escluse dalla tutela. Ma il numero non tiene conto degli esclusi "storici" come le quindicenni dimissionarie, chi ha perso il lavoro per il fallimento dell'azienda, chi ha beneficiato del trattamento edile, eccetera. E il conto si ferma a chi il lavoro lo aveva perso entro il 2011; cioè senza considerare i lavoratori che nei prossimi mesi potrebbero diventare esodati, sempre per effetto dello spostamento in avanti dell'età pensionabile e della perdita del lavoro dopo il 2011.

Per ora l'unico, seppur insufficiente, passo avanti sta nell'introduzione dell'Asdi, un sostegno al reddito che potrà scattare per chi il lavoro lo ha perso però dal 1° maggio 2015 ed ha esaurito la Naspi. La misura è contenuta nel decreto delegato sugli ammortizzatori sociali (Jobs Act) e si potrà attivare proprio per aiutare le persone vicine alla pensione. L'assegno sarà erogabile, però, solo in favore dei soggetti che siano privi di occupazione ed in condizione economica di bisogno e per i quali l'intera durata della NASpI sia stata fruita entro il 31 dicembre 2015.

L'assegno sarà erogato mensilmente per una durata massima di sei mesi e sarà pari al 75 per cento dell'ultima indennità NASpI percepita, e, comunque, in misura non superiore all'ammontare dell'assegno sociale (circa 448 euro al mese); l'importo potrà essere incrementato per gli eventuali carichi familiari del lavoratore. Come dire che solo una piccola parte delle centinaia di migliaia di lavoratori ne potra' trovare ristoro.

All'approvazione di nuovo intervento in favore di coloro che dopo la riforma delle pensioni fatta dal governo Monti, sono rimasti o rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione stanno comunque lavorando Maria Luisa Gnecchi e Cesare Damiano (Pd), il presidente della commissione Lavoro della Camera. L'obiettivo, condiviso anche dalla minoranza dem, è quello di addivenire in tempi rapidi all'elaborazione di un documento base per una settima salvaguardia da sottoporre all'esecutivo.

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Zedde

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